[Redditolavoro] Fw: [JUGOINFO] Milano 20/9: APPUNTAMENTO IN PIAZZA FONTANA ORE 18

procomta ro.red at libero.it
Thu Sep 20 08:07:30 CEST 2012


proletari comunisti milano aderisce e invita a partecipare



ATTENZIONE!!!  IL PRESIDIO E' STATO SPOSTATO IN PIAZZA FONTANA!!!!!

GIOVEDI' 20 settembre 2012 -  ORE 18.00
PRESIDIO-MANIFESTAZIONE
GIÙ LE MANI DALLA SIRIA!
MILANO - PIAZZA  FONTANA
"L'Italia ripudia la guerra come strumento d'offesa alla libertà degli altri 
popoli
e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali."
Costituzione della Repubblica Italiana - Art.11


Il Comitato contro la guerra Milano invita tutti i sostenitori del popolo 
siriano ad unirsi in una protesta forte e urgente per far sentire la propria 
voce in difesa della sovranità e dell'indipendenza siriana. Stanno 
continuando a giungere le adesioni di comitati e associazioni, alcune di 
carattere nazionale, all'iniziativa che vuole riaffermare il dettato 
costituzionale dell'articolo 11.

Poiché uomini italiani stanno agendo da tempo sul terreno siriano, così come 
nelle ultime ore sta emergendo anche attraverso trasmissioni televisive, il 
Comitato contro la guerra di Milano vuole dire con chiarezza al Governo che, 
con la violazione ormai evidente della sovranità della Siria, nessuna 
ipotesi ulteriore di escalation come la "no fly zone" può essere esaminata, 
senza doverla considerare un vero e proprio atto di guerra. Se a ciò si 
aggiunge che la signora Fornero ha invitato i disabili a farsi 
l'assicurazione privata, se si pensa alla questione degli esodati, se 
insomma si considera la situazione complessiva del nostro paese, si può 
ragionevolmente ritenere che, con disinvoltura, siamo già all'interno del 
conflitto siriano attraverso l'appoggio nascosto che stiamo dando ad una 
parte dei belligeranti, e naturalmente molti non ne sono al corrente. È qui 
che si inserisce la parola d'ordine:

NON UN SOLDO PER LA GUERRA! GIÙ LE MANI DALLA SIRIA!

A fronte della pretesa mancanza di risorse vogliamo dire al governo di 
rinunciare alle idee di guerra di aggressione che si sentono già ventilare.

Noi lo faremo, insieme ai numerosi cittadini e organizzazioni che stanno 
aderendo al nostro appello, con il presidio-manifestazione di giovedì 20 
settembre alle ore 18.00 in piazza  FONTANA  a Milano.

Per info e adesioni: comitatocontrolaguerramilano at gmail.com - 
http://comitatocontrolaguerramilano.blogspot.it/ -

cell. 3383899559


Rete No War saluta ed appoggia il presidio organizzato dal Comitato contro 
la guerra di Milano

Comunicato

È inammissibile e gravissimo che il mondo, soprattutto quello del pacifismo 
e di gran parte della sinistra, tentenni, fino all'immobilismo, di fronte ad 
una vera e propria invasione in atto in Siria - Paese sovrano -  ad opera di 
forze straniere per nulla interessate alle sorti del popolo siriano, alla 
sua autodeterminazione, o alle sue richieste di maggiore democraticità.

Ci sono tanti modi per insanguinare un Paese. La guerra in Siria c'è già: 
l'ingerenza esterna da parte delle potenze occidentali e petromonarchiche 
hanno alimentato una devastante guerra per procura, con la fornitura di 
finanziamenti, armi, combattenti, consiglieri e appoggio 
diplomatico.Wikileaks ha messo in luce la presenza in Siria della quinta 
colonna USA diretta a destabilizzare e provocare la crisi del regime di 
Assad, già molti anni prima della cosiddetta Primavera araba.

Non stiamo negando l'esistenza in Siria di proteste popolari pacifiche 
iniziate nel 2011. Ma per capire le reazioni del governo siriano a quelle 
proteste, bisogna comprendere il contesto di destabilizzazione pluriennale 
in cui doveva agire.

I grandi media occidentali, per mesi e mesi hanno taciuto sulla presenza di 
guerriglieri armati mescolati tra le folle pacifiche, dipingendo un regime 
cruento che si accanisce sul suo stesso popolo. Cosi, ancora una volta i 
cittadini dell'Occidente si sarebbero convinti che bisognava intervenire per 
fermare il massacro.

Oggi quelle milizie anti-regime, in gran parte straniere, così imponenti da 
travolgere e surclassare l'opposizione pacifica siriana, ha trascinato il 
Paese in una guerra civile in cui nessuno sa, nemmeno l'ONU, quanti morti 
siano da addebitare all'esercito siriano e quanti ai ribelli armati.

La cultura della guerra non cerca la verità ma solo pretesti per poter 
procedere con il beneplacito di quelle forze politiche e sociali che 
tradizionalmente si mobilitavano per la pace e contro l'imperialismo.

Noi di Rete No War siamo impegnati in un lavoro che vuole smontare le 
menzogne e mettere in luce le omissioni dei grandi media, funzionali ad ogni 
intervento di guerra.

Sulla Siria, spingiamo affinché l'Italia ed il resto del mondo ascolti e 
sostenga il movimento di riconciliazione dal basso"Mussalaha", nato 
spontaneamente dalla società civile siriana e dal suo bisogno assoluto di 
pace. Mussalaha non accetta che il suo Paese venga dilaniato da una guerra 
confessionale e smembrato al suo interno. Vuole essere un tentativo del 
tutto siriano che conduca alla pacificazione, unica strada possibile per una 
pace autentica perché libera da ingerenze e pressioni esterne.

Rete No War saluta ed appoggia il presidio a S. Babila [ il presidio è stato 
spostato in Piazza Fontana] organizzato dal Comitato contro la guerra, di 
Milano, e si unisce a tutte le persone, collettivi, movimenti che oggi si 
trovano insieme in questa Piazza e che ancora credono nei principi di non 
ingerenza, sovranità territoriale ed autodeterminazione dei popoli come 
deterrenti imprescindibili della guerra, in ogni sua forma.



L'internazionalismo e la solidarietà fra i popoli sono la nostra arma contro 
le guerre imperialiste
Giù le mani dalla Siria!
Fuori i fascisti comunque camuffati dalle mobilitazioni antimperialiste!
Denunciamo la complicità e la subalternità della sinistra con l'elmetto !



La Rete  dei Comunisti aderisce alla manifestazione "Giù le mani dalla 
Siria" indetta dal Comitato Contro la Guerra di Milano per il 20 settembre 
alle ore 18  in piazza San Babila.

Al tempo stesso mettiamo in guardia quanti si oppongono all'aggressione 
imperialista contro i popoli del Medio Oriente sull'opera d'infiltrazione 
delle forze neofasciste.
Forza Nuova, Eurasia, Fronte Sociale Nazionale hanno dato il loro 
strumentale contributo alla realizzazione della manifestazione sulla Siria 
il 20 settembre a Roma in piazza Montecitorio, insieme a parti della 
Comunità Siriana che vogliamo credere all'oscuro dell'appartenenza 
neofascista di alcuni oratori.
Quella dei neofascisti è un'operazione che distorce la realtà siriana e 
fornisce ulteriori elementi ai detrattori della mobilitazione contro 
l'aggressione al popolo siriano e del fronte di resistenza antimperialista.

Sosteniamo l'impegno del Comitato Contro la Guerra di Milano, che risponde 
all'appello "Giù le mani dalla Siria", firmato da oltre 40 strutture e 
organizzazioni della sinistra di classe e del pacifismo più coerentemente 
indipendente dal centro sinistra.
Come Rete dei Comunisti rilanciamo l'invito a partecipare alla riunione 
nazionale del 30 settembre a Roma in via Giolitti 231 alle ore 10, riunione 
che vuole essere un momento di confronto tra le diverse strutture che 
condividono l'appello "Giù le mani dalla Siria" rispetto allo scenario di 
guerra del Mediterraneo.


E' ormai evidente che la crisi economica sta incrementando la competizione 
all'interno e all'esterno delle aree valutarie europea e statunitense, 
delocalizzando la guerra e lo scontro nelle periferie produttive.
Il Mediterraneo, così strategico, è oggi uno dei teatri di questa lotta per 
l'accaparramento e il pieno sfruttamento delle risorse. In questo scenario 
si sono inserite le monarchie del Gulf Cooperation Council, Qatar, Oman e 
Arabia Saudita, che hanno investito i frutti del surplus petrolifero proprio 
nelle economie dei paesi del Medio Oriente  e del Nord Africa.
Questo ha dato vita ad un processo che nel corso degli anni ha visto 
crescere e consolidarsi interessi economici e politici, tra le borghesie 
islamiche locali e i finanziatori di Riad, del Qatar, di Londra, di Roma e 
di Washington.
L'Islam politico rappresenta, in Tunisia, in Egitto e in Turchia, l'egemonia 
politica della borghesia locale, ognuna con un suo specifico modello di 
apertura al capitalismo. A entrare nella globalizzazione capitalista è il 
modello corporativo ed interclassista "islamico", che nega e sopprime le 
differenze di classe.
 Con il discorso tenuto al Cairo  il 4 giugno 2009, Obama ha avviato il 
processo di sdoganamento dell'Islam politico, riconoscendo in primo luogo la 
Fratellanza Musulmana e segnando la riapertura della storica alleanza con i 
network islamici che era entrata in crisi con l'invasione NATO 
dell'Afghanistan e con  l'11 settembre.

Ma l'alleanza tra i diversi network islamici sostenuti dalle petromonarchie 
e gli imperialismi UE e USA è una coalizione conflittuale proprio perché al 
suo interno convivono  interessi coincidenti e divergenze.

Tuttavia questa coalizione in una prima fase è riuscita a raccogliere una 
serie di significativi successi.
Grazie alla vittoria elettorale islamico sunnita, ha capitalizzato le 
proteste sociali e politiche delle rivolte arabe in Egitto e Tunisia, ha 
represso la rivolta popolare nel Bahrein, ha preso il potere a Tripoli, ha 
espulso dall'agenda politica la Palestina (cosa molto gradita agli USA e a 
Israele) e ora punta alla destabilizzazione della Siria e dell'Iran.
Questa fase sembrava  rilanciare un Islam politico in grado di  garantire un 
quadro politico stabile, utile  alle relazioni commerciali e allo 
sfruttamento di risorse da parte delle imprese straniere.
Ma le proteste sociali e politiche non si sono mai fermate.
Da giugno a settembre di quest'anno, le città tunisine di Sfax, Sidi Buoazid 
e Monastir sono state percorse da scioperi e manifestazioni in difesa della 
laicità e contro le politiche economiche del FMI e del governo dell'islamica 
Al Ennahda.  Lo stesso anche in Egitto, dove il governo Morsi si sta 
scontrando con una serie di scioperi e di proteste da parte di una 
popolazione che sente drammaticamente il peso della crisi economica.

Sono stati i recenti assalti alle ambasciate occidentali, con l'uccisione 
dell'ambasciatore statunitense a Bengasi, a rendere  più evidente che 
innanzitutto la situazione è tutt'altro che pacificata; in secondo luogo, 
c'è un pezzo del  network islamico, fortemente radicato nella società, in 
conflitto aperto con l'imperialismo occidentale; terzo, questo filone 
islamico "salafita" è  in competizione violenta anche con la Fratellanza 
Musulmana e l'Islam politico moderato.

Lo scontro all'interno dell'alleanza tra imperialismi e Islam politico 
reazionario non nega la natura neocoloniale delle politiche dell'Unione 
Europea e degli USA, nè rende meno reazionario il progetto dell'Islam 
politico sunnita e wahabita.

Sul processo che sta ridisegnando in senso neocoloniale e reazionario l'area 
del Mediterraneo c'è il silenzio colpevole e complice della sinistra del 
primo mondo. La sinistra eurocentrica è talmente vile e collusa con le 
compatibilità del suo imperialismo che o giustifica apertamente gli 
interventi neocoloniali o lavora alla smobilitazione  delle iniziative 
contro la guerra, dichiarando che non si possono difendere le dittature... 
scomode all'occidente.

Questa complicità, o nel migliore dei casi subalternità, consente al governo 
Monti, attraverso il suo Ministro degli Esteri Terzi, di avere una politica 
aggressiva non solo contro la Siria e l'Iran ma contro i paesi che 
confliggono con gli interessi dell'UE.

Compagni,
nel momento in cui la competizione internazionale cresce, e le tensioni nel 
Mediterraneo sono una drammatica conferma, la classe dirigente italiana 
spinge per inserire sempre di più l'Italia nei meccanismi della NATO e del 
nascente esercito europeo, per giocare un ruolo da protagonista nella 
competizione internazionale; rilanciare la lotta contro la NATO e contro le 
aggressioni imperialiste è sempre più necessario.

La Rete dei Comunisti
www.retedeicomunisti.org

www.contropiano.org





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