[Redditolavoro] Fw: SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! "LETTERE DAL FRONTE" DEL 17/09/12
bastamortesullavoro@domeus.it
cobasta at libero.it
Mon Sep 17 21:05:10 CEST 2012
ricordiamo a tutti riunione nazionale della rete nazionale per la sicurezza
sui posti di lavoro roma SABATO 6 OTTOBRE dalle 10.00 alle 15.00
presso i locali del Consiglio Metropolitano
via Giolitti 231 (vicino alla stazione termini)
SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! "LETTERE DAL FRONTE" DEL 17/09/12
INDICE
Aldo Mancuso aldo.mancuso at asf.toscana.it
DA SAMBA: VECCHIE NOTIZIE "DAL FRONTE" - 6
Marco Caldiroli marcocaldiroli at alice.it
30/09/12: GIORNATA MONDIALE DI AZIONE CONTRO L'INCENERIMENTO DEI RIFIUTI
Gino Carpentiero ginocarpe at teletu.it
AL LAVORO PER IL LAVORO
Marco Bazzoni bazzoni_m at tin.it
VIDEO: LA MORTE BIANCA
No Parcheggio Sotteraneo (Pistoia) ginetti.a at tin.it
13/10/12 MANIFESTAZIONE A RAVENNA
Lorena Tacco lorenatacco at fastwebnet.it
PAKISTAN: 289 OPERAI BRUCIATI VIVI
Resistenza Pcarc resistenza.pcarc at rocketmail.com
REPORT DEL TAVOLO TEMATICO "DA TARANTO ALLA VAL SUSA
Senza patria anarres56 at tiscali.it
E IL MARMO BIANCO, FAMOSO IN TUTTO IL MONDO, SI RITINGE DI ROSSO
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Da: Aldo Mancuso aldo.mancuso at asf.toscana.it
A:
Data: 24/08/2012 9.13
Ogg: DA SAMBA: VECCHIE NOTIZIE "DAL FRONTE" - 6
PREMESSA
Ricevo da Aldo Mancuso alcune notizie dal fronte di guerra degli omicidi sul
lavoro.
Sono notizie pubblicate da SAMBA, Associazione Salute Sicurezza Ambiente di
Firenze.
Da una prima lettura sembrano notizie recenti (i mancati controlli da parte
delle autorità, la necessità e l'importanza della formazione dei lavoratori)
e anche l'analisi è attualissima (la connivenza dei partiti e dei sindacati
col potere economico).
Leggendole con più attenzione ci si accorge invece che sono notizie che
risalgono al 1999 o addirittura prima. La storia si sta ripetendo
praticamente immutata, a dimostrazione che la guerra condotta da
imprenditori e dalla gran parte delle istituzioni (compresi partiti e
sindacati) contro la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini,
in nome del profitto economico e del potere, va avanti ininterrotta da
sempre.
Altre vecchie notizie dal "fronte" sono state pubblicate nelle mie
precedenti nuove "Lettere dal fronte".
Marco Spezia
MORTE NEI CANTIERI TOSCANI
Il 30 giugno scorso moriva a Firenze per un infortunio sul lavoro Vincenzo
Veritiero di Ercolano - 52 anni, moglie e tre figli - una delle tante
vittime del lavoro che ormai fanno solo la "felicità" dei mezzi di
informazione visto che, almeno in questa fase, i morti sul lavoro
giornalisticamente "tirano".
Infatti al di là del clamore della notizia per la morte di un lavoratore,
nulla! Né sulle cause di quest'ennesimo omicidio in terra di Toscana, né
sull'intervento del sempre più oscuro organo di Prevenzione e Controllo
competente. Questa ennesima povera morte di un lavoratore presenta alcuni
elementi che la legano alle nuove normative di sicurezza sul lavoro che è
importante cogliere, anche solo per evitare di far sempre e comunque il
gioco degli assassini impuniti.
Ci sono domande che pesano ed esigono risposte puntuali. I lavori in cui ha
perso la vita Vincenzo Veritiero sembrano essere meri lavori di
ristrutturazione di un immobile di proprietà del comune di Firenze
(Committente). E' molto probabile che tali lavori rientrino nella "494" (la
normativa di derivazione europea per la tutela dei diritti dei lavoratori
nel settore delle costruzioni). Sono stati rispettati gli obblighi previsti
dalla nuova legge? il comune ha nominato il Responsabile dei Lavori, il
Coordinatore per la Progettazione e quello per l'Esecuzione dei lavori? E'
stato fatto il Piano della Sicurezza?
E se, per qualunque motivo non era applicabile la "494", il
Comune-Committente si è fatto carico delle responsabilità che ancora oggi
comporta la gestione degli appalti in edilizia? Ha accertato l'idoneità
tecnico-professionale - in particolare la capacitò di eseguire i lavori in
sicurezza, di tutelare i diritti dei lavoratori - dell'impresa appaltatrice?
Ci sono le responsabilità penalmente sanzionate (per quello che vale) e
quelle che servono solo per misurare l'insensibilità civile e politica della
classe dirigente fiorentina.
Pare che l'impresa alla cui dipendenze lavorava Vincenzo Veritiero fosse
conosciuta dall'organo competente per i controlli sulla Sicurezza nei
cantieri (l'U.O. di P.I.S.S.L. dell'Azienda Sanitaria). Pare addirittura che
fosse nota la resistenza del lavoratore all'uso della cintura di sicurezza
per la tutela dal rischio di caduta dall'alto nei lavori su tetti,
cornicioni ecc. (l'infortunio mortale è stato causato proprio dal mancato
uso del sistemi di protezione contro il rischio di caduta dall'alto).
Il tendenziale rifiuto dell'uso dei mezzi personali di protezione dei
lavoratori edili (veri e propri salvavita) è un dato assodato, in Toscana e
nel resto del paese; assodato al punto che la "riottosità" dei lavoratori
viene spesso utilizzata per reclamizzare retoriche campagne culturali come
unico rimedio alla strage sul lavoro in edilizia (addossando quindi la
responsabilità degli infortuni ai lavoratori stessi). E' fenomeno assai
diffuso quello dell'imprenditore edile che denuncia e invoca aiuto perché
non sa come rimediare alla riottosità dei lavoratori. E' bene dire senza
alcuna titubanza che gli imprenditori in buona fede, che sentono il peso non
meramente economico degli infortuni sul lavoro, esistono davvero. Ma è
altrettanto bene dire senza ambiguità che non è "l'ombra culturale" che
ammazza i lavoratori edili: nel settore delle Costruzioni il ricatto
occupazionale morde sempre più che negli altri settori e nella stragrande
maggioranza dei cantieri l'indifferenza per le misure di sicurezza è vissuta
come un segnale di fedeltà alle ragioni dell'impresa che il padrone non può
far a meno di apprezzare (si spreca meno tempo, si è più produttivi).
C'è un fatto su cui vale la pena di fermarsi a riflettere. L'ormai famoso
decreto legislativo 626/94 ha posto a carico dei datori di lavoro (piccoli e
grandi, pubblici e privati) l'obbligo di Formazione di tutti i lavoratori
subordinati. Ciò significa in pratica che tutti i padroni sono obbligati ad
attivare una concreta ed efficace attività formativa tesa a fornire a tutti
i lavoratori gli strumenti diretti per lavorare in sicurezza.
E' bene annotare, a proposito di Formazione, che tutto il battage
pubblicitario che si muove intorno ad essa è in generale motivato dai grandi
interessi speculativi che di formazione si nutrono (fondi comunitari e non
solo). Anche in ambito lavorativo la formazione è diventata in questi anni
terreno di caccia succulento per tanti soggetti: spezzoni di "classe
dirigente", particolarmente avidi, saccheggiano fondi cospicui - di
provenienza diversa - senza ottenere alcun risultato pratico oltre a quello
di ingrassarsi sempre più vistosamente.
Ma la Formazione del lavoratori a tutto può ridursi tranne che ad una
sceneggiata per foraggiare formatori avidi ed incompetenti, e il PISSL ha
l'obbligo di controllare ed eventualmente sanzionare attività formative
malfatte o inesistenti.
Come si controlla la formazione dei lavoratori? Facendo chiarezza sugli
obiettivi della formazione, che sono essenzialmente tre: educare a sapere
(Conoscere), a saper fare (Operare), ad evitare errori (Comportamenti
corretti). In pratica un lavoratore "Formato" Sa (conosce in particolare i
rischi del suo lavoro), Sa Fare (sa quindi anche come evitare i pericoli),
si Comporta effettivamente in conseguenza della (buona) formazione ricevuta.
I risultati dl una buona formazione sono dunque la Salute e la Sicurezza del
lavoratore.
Alcune conseguenze di queste "banali" considerazioni sono evidenti: la
prima, utilizzare lavoratori non formati equivale a mandarli alla guerra
disarmati; la seconda, tollerare che un lavoratore operi nelle condizioni in
cui ha trovato la morte Vincenzo Veritiero (e tanti altri) rende troppo
leggera la responsabilità per mera colpa dei padroni.
Ma a che punto è la formazione dei lavoratori prevista dal D.Lgs. 626/94?
Ebbene, la Formazione dei lavoratori (dovere per i padroni e diritto del
lavoratori) é un latitante che nessuno si dà la pena di ricercare. Il
Governo per bocca di uno dei suoi (ovviamente) autorevoli ministri, per
evitare costi aggiuntivi e "insostenibili" ai padroni, ha sostenuto una vera
bestialità, ovvero che l'obbligo di formazione previsto dal "626" non vale
per chi rispettava la vecchia normativa del '55, senza che nessuno del suoi
colleghi di governo battesse ciglio.
Del resto lo stesso Parlamento si è dato un gran da fare per tentare di
depenalizzare gran parte del "626". Perche? Per la solita, italica urgenza:
tutelare sempre meglio le imprese dal lato dei costi (andiamo, c'è la
Concorrenza, la Globalizzazione...), anche quando questa tutela è
direttamente conflittuale con la tutela del diritti della vita dei
lavoratori!
Fino a quando la Formazione del Lavoratori latiterà, la strage impunita
avanzerà imperterrita. Fermare (chiudere, altro che far ripartire il volano
dell'economia nazionale!) tutti i cantieri nei quali la latitanza della
tutela dei diritti dei lavoratori è "normale" avrebbe un solo effetto:
fermerebbe la strage, azzerando i morti sul lavoro in edilizia.
Ma può considerarsi normale un paese che pensa più alla tutela della vita
del lavoratori che agli interessi economici degli imprenditori e del resto
della classe dirigente?
P.S. L'ultima "urgenza" per Parlamento e Governo sembra essere proprio
quella di modificare la "494"; troppi i lacci agli appalti e le nuove
responsabilità dei Committenti, di quelli che hanno sempre goduto dei
vantaggi degli appalti "strozzati", al massimo ribasso ecc. (di solito
grandi e medie imprese edili che si sono trasformate in vere e proprie
società finanziarie, perennemente a caccia di appalti, abituate a scaricare
l'esecuzione dei lavori su piccole e piccolissime imprese con guadagni
ridotti all'osso e perciò costretti a "risparmiare" sulla sicurezza dei
lavoratori). La scomparsa delle grandi imprese edili capaci di "fare tutto"
e la comparsa di micro imprese specializzate è determinata proprio delle
buone opportunità garantite dalla speculazione sugli appalti.
Ma non avevano detto che le speculazioni sugli appalti era una delle cause
più importanti della morte dei lavoratori nei cantieri?
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Da: Marco Caldiroli marcocaldiroli at alice.it
A:
Inviato: lunedì 10 settembre 2012 14:47
Oggetto: 30/09/12: GIORNATA MONDIALE DI AZIONE CONTRO L'INCENERIMENTO DEI
RIFIUTI
Per chi già non ne è al corrente.
Saluti
Marco Caldiroli
Anche quest'anno si svolgerà la GIORNATA MONDIALE DI AZIONE CONTRO
l'INCENERIMENTO DEI RIFIUTI prevista per il 30 settembre prossimo.
Come ormai sta avvenendo da 10 anni in Italia questa scadenza internazionale
viene proposta quale opportunità per tutte le realtà locali di coordinare a
livello globale piccole e grandi iniziative aventi come tema il contrasto
all'incenerimento in tutte le sue forme (combustione "dedicata", combustione
in cementifici e/o in centrali a "biomasse", trattamenti termici quali la
gasificazione, la piro-gasificazione ecc) legato alla proposta della
alternativa rifiuti zero.
A questo proposito si invitano le realtà locali che potranno aggiungere il
proprio logo alla "celebrazione" della giornata (promossa anche nell'arco
della settimana che ruota intorno al 30) a segnalare almeno ad uno dei
presenti indirizzi mail italiani date, luoghi e breve descrizione della
iniziativa programmata.
Sarà cura del "cartello" di associazioni e movimenti di cui sopra lanciare a
livello stampa l'elenco completo delle iniziative italiane. il "valore
aggiunto" di questa giornata sta proprio nel "rendere globale" una
iniziativa locale più o meno grande. L'opportunità sarà quella di poter far
conoscere in ogni angolo del mondo (visto che la "Global alliance for
incinerator alternatives" raccoglie quasi un migliaio di gruppi diffusi in
decine di Paesi) la propria iniziativa e le proprie problematiche.
Per rendere più efficace il risultato di questo coordinamento si invita ad
inviare notizia della iniziativa programmata non oltre il 28 settembre in
modo da poter inviare a GAIA l'elenco completo delle iniziative italiane ed
in modo da poter inviare alle agenzie stampa italiane notizia di tutto
l'insieme di attività.
Come "cassetta degli attrezzi" viene messo a disposizione: il comunicato
stampa (tradotto) di GAIA, il comunicato stampa redatto dalle associazioni
italiane coordinatrici, locandina nazionale della giornata di azione e, per
i comuni, la Delibera Rifiuti Zero.
Poiché il tema della giornata di quest'anno è proprio la promozione della
strategia rifiuti zero (o "zero waste") anche i comuni possono aderire
magari approvando la delibera di adesione alla suddetta strategia.
Per gruppi e comuni, infine, è a disposizione, opportunamente richiesto, il
libro "Rifiuti zero, una rivoluzione in corso" di Paul Connett con Rossano
Ercolini e Patrizia Lo Sciuto (edizione Dissensi).
Per info: 338 28 66 215
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From: Gino Carpentiero ginocarpe at teletu.it
To:
Sent: Monday, September 10, 2012 11:53 PM
Subject: AL LAVORO PER IL LAVORO
Da ALBA (Alleanza Lavoro Beni Comuni Ambiente) un comunicato sul Referendum
per abrogare gli articoli 8 (del Decreto Berlusconi dell'agosto 2011, contro
la contrattazione collettiva ) e le modifiche peggiorative all'articolo18
del governo Monti.
Inoltre sostegno alle lotte operaie e infine il primo annuncio sul Convegno
di Torino sul lavoro (6 e 7 ottobre).
Saluti a tutti
Gino Carpentiero
Sezione Pietro Mirabelli di Medicina Democratica Firenze
* * *
Buongiorno, ciao
ormai siamo alla ripresa piena dell'attività dopo il rallentamento estivo e
i mesi che ci aspettano saranno molto intensi.
Come dal titolo della mail, mettiamoci al lavoro, per il LAVORO (prima parte
del nostro nome)
1) REFERENDUM UNITARIO SUL LAVORO SU ARTICOLO 8 E ARTICOLO 18: NOI CI STIAMO
Martedì 11 settembre, verranno depositati da un ampio schieramento di
soggetti 2 quesiti referendari sul Lavoro.
Noi, come ALBA, saremo tra i proponenti.
La campagna di raccolta firme inizierà ai primi di ottobre. Da subito è
importante attivarsi, in ogni territorio, per la costituzione di Comitati
referendari, coinvolgendo tutte quelle realtà, movimenti e associazioni che
hanno portato alla vittoria referendaria del 2012.
Il comunicato di adesione è al link:
http://www.soggettopoliticonuovo.it/2012/09/06/referendum-unitario-sul-lavoro-su-art-8-e-art-18-noi-ci-stiamo/
ALBA ha fin da subito denunciato il carattere regressivo del Governo Monti,
fedele esecutore dei diktat della troika europea: da una parte, l'attacco al
lavoro e demolizione dei suoi principali strumenti di tutela; dall'altra, il
ricatto sul debito pubblico e la modifica dei meccanismi della sovranità,
con i quali imporre ai governi di ogni livello presenti e futuri la svendita
dei beni pubblici, la privatizzazione delle risorse e i tagli al welfare.
In questo quadro, che abbiamo definito costituente e al tempo stesso
totalitario, solo una grande risposta di popolo può riaprire il campo al
futuro e alla speranza, dando voce all'indignazione diffusa e al radicale
desiderio di cambiamento.
A questo livello profondo è necessaria la risposta, per questo è di grande
importanza la possibilità di fare nella forma più larga e unitaria una
grande campagna referendaria unitaria per la riappropriazione dei diritti
sul lavoro e sulla democrazia, fondamenta della nostra Costituzione e unica
vera risposta alla crisi economica e sociale in atto: ripristinare
l'articolo 18, violentato dalla Riforma Fornero, e abolire l'articolo 8
dell'ultima manovra del Governo Berlusconi, che di fatto cancella il
contratto collettivo nazionale di lavoro.
Per questo accogliamo positivamente la generosa decisione dell'IDV di
ritirare i quesiti già presentati per ripresentarli con un comitato largo,
di cui saremo parte. Questo risultato è stato possibile anche grazie al
ruolo importante svolto dalla FIOM e al ruolo del giornale "Il manifesto"
nel rendere possibile questo confronto.
Su questi due quesiti può riaprirsi una discussione sul futuro del nostro
Paese, sulla forma che vogliamo dare alla nostra democrazia: le sofferenze
dei nostri territori possono così trovare espressione in una battaglia che
riafferma il diritto al lavoro e al futuro, contro la precarizzazione della
vita e il ricatto dell'occupazione.
Sarà fondamentale, come è stato nella straordinaria campagna referendaria
ultima, fare sì che questa campagna referendaria sia la campagna di tutte
quelle realtà, movimenti e associazioni che hanno portato alla vittoria
referendaria del 2012.
L'ampio fronte democratico e costituzionale che sosterrà i due quesiti
rappresenta inoltre un primo momento di ricomposizione di forze umane e
sociali in grado di scompaginare il quadro politico del Paese, magari
lanciando nelle prossime settimane un'ulteriore campagna che colpisca il
secondo pilastro dell'azione del Governo Monti: il fiscal compact, quel
meccanismo col quale si impongono tagli al welfare e svendita del patrimonio
pubblico.
ALBA - Alleanza Lavoro Benicomuni Ambiente - è nata con l'intenzione di
affermare una nuova idea di politica e convivenza civile fondata sulla
partecipazione, i diritti sociali e la rimessa in discussione del modello
economico e sociale dominante: questo referendum su/per il lavoro non fa che
rappresentarne una prima importante affermazione e un imprescindibile punto
di partenza per il riscatto del nostro Paese.
2) SOSTEGNO ALLA LOTTA DEI LAVORATORI
Importante è il sostegno che in molti nodi stiamo dando alle lotte in corso.
Una molto importante, che vede il nodo di ALBA molto attivo, è quella della
fabbrica Jabil (ex-Nokia Siemens) di Cassina de' Pecchi.
Qui trovate il comunicato di sostegno e di adesione all'iniziativa di
venerdì 14 settembre.
http://www.soggettopoliticonuovo.it/2012/09/03/alba-sostiene-loccupazione-della-fabbrica-jabil-ex-nokia-siemens-di-cassina-de-pecchi/
3) TORINO - 6/7 OTTOBRE- 2 GIORNI SU LAVORO, CRISI, EUROPA.
L'organizzazione dell'appuntamento torinese sta procedendo bene, news e
aggiornamenti a breve. SEGNIAMOCI LA DATA.
Staff Web ALBA
http://www.soggettopoliticonuovo.it
http://forum.albasoggettopoliticonuovo.it
http://www.facebook.com/SoggettoPoliticoNuovo
http://twitter.com/#!/sgpoliticonuovo
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From: Marco Bazzoni bazzoni_m at tin.it
To:
Sent: Tuesday, September 11, 2012 7:37 PM
Subject: VIDEO: LA MORTE BIANCA
Cortometraggio sulle morti nei posti di lavoro, usando un punto di vista
surreale, che cerca di arrivare al senso di disumanizzazione che provoca
questo fenomeno.
Lontani da un punto di vista didascalico e realistico, affrontiamo un
problema enormemente attuale, sperando che colpisca l'attenzione dello
spettatore:
http://www.youtube.com/watch?v=DAn6Q4emMpY
"Dicono che se ne muoiono più di mille è come una guerra, da 3 morti il
giorno. Una tragedia perpetua. Invece se in un anno ne muoiono 980 il
commento è: dati in calo, del 6,9%, miglioramento dal 2009. Siamo ai minimi
di sempre. In pratica tu sei parte di un miglioramento. Sei nel lato
positivo della tragedia".
UN VIDEO CHE DOVREBBE INVITARCI ALLA RIFLESSIONE TUTTI QUANTI.
Guardatelo.
Spero che qualche mezzo d'informazione lo pubblichi.
Saluti.
Marco Bazzoni
Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
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Da: No Parcheggio Sotteraneo (Pistoia) ginetti.a at tin.it
A:
Data: 11/09/2012 22.40
Ogg: 13/10/12 MANIFESTAZIONE A RAVENNA
A seguire il volantino con l'appello per la manifestazione di sabato 13
ottobre a Ravenna a cui abbiamo aderito e parteciperemo
Antonio Ginetti
NO PARCHEGGIO SOTTERANEO (PISTOIA)
13 OTTOBRE 2012
ORE 14.00 - STAZIONE F.S. RAVENNA
Promuovono:
NO TAV Torino e Cintura Sara Dura in collaborazione con Coordinamento NO CMC
Elenco adesioni:
NO PEOPLEMOVER BOLOGNA
RAVENNA PUNTO A CAPO
PIEMONTESI E LIGURI CONTRO IL TAV-TERZOVALICO
CITTADINI DI FEGINO BARBARADOVA
COMITATO PER SCARPINO GENOVA
DON GALLO
MARIO ACTIS PRESIDENTE LEGAMBIENTE VALSUSA
CSA PACI' PACIANA BERGAMO
COLLETTIVO DELLA ZI DEL VAG 61
BSA ATTIVA TOSCANA
BSA NAZIONALE
KOLLETTIVO ONDA ROSSA
NO PARCHEGGIO SOTTERANEO (PISTOIA)
RIFIUTI ZERO
COLLETTIVO COMUNISTA PIEMONTESE
NO EXPO
UGO MATTEI
CUB PIEMONTE
COBAS PIEMONTE
In ogni parte del mondo le lobby finanziarie, politiche e mafiose
aggrediscono, depredano e devastano usando l'ormai insostenibile alibi del
progresso e la promessa di una "crescita del lavoro", con la complicità del
governi.
Accade in Centro America, in Africa, in Asia come qui in Italia. Le
situazioni di attacco ai territori e alle loro ricchezze sono innumerevoli.
Da Nord a Sud non è possibile elencare tutti gli scempi.
Dalla Vale di Susa, passando per il Mugello, arrivando fino in Sicilia i
grandi affaristi violentano la terra cementificando, perforando, scavando e
inquinando.
Calpestano la possibilità di una vita libera, felice e condivisa,
sacrificandola alle logiche di poteri forti che muovono fili invisibili per
asservirci ai loro scopi: i loro profitti, quelli che non bastano mai.
Fra i responsabili spiccano Impregilo, Eni, Todini e non ultima la C.M.C. di
Ravenna. L'unico modo che abbiamo per contrastare queste mire rapaci e
devastanti è costituire aggregazioni sempre più allargate e diffuse,
rendendo evidenti le opposizioni e rendendoci conto che noi siamo più di
loro e che solo uniti possiamo sconfiggerli.
Noi proponiamo il 13 ottobre una manifestazione a Ravenna contro la
Cooperativa Muratori e Cementisti (CMC) che, dopo essere state artefice in
questi anni di numerose devastazioni sul territorio italiano, si accinge a
realizzare il tunnel geognostico alla Maddalena di Chiomonte in Val di Susa.
Un'azienda che fra i vari progetti distruttivi, vuole realizzare un cantiere
rifiutato da decine di migliaia di residenti nella Valle e da un Movimento
che ormai è presente in tutta la penisola e oltre confine. In gioco non ci
sono solo le spartizioni legate al TAV, ma soprattutto altre logiche
decisionali e autoritarie come il dimostrare che se il PD (che è dietro la
CMC) e qualunque altro partito politico decidono qualcosa, nessuno può
permettersi di dissentire, di opporsi, di resistere.
L'azione di opposizione critica, di lotta e di disobbedienza, della comunità
e del territorio infatti mette in discussione gli stessi meccanismi del
potere, gli equilibri dello scambio clientelare e mafioso. Queste le ragioni
per cui è importante che tutte le persone che vogliono impedire la
devastazione del pianeta Terra partecipino a questa prima manifestazione per
rilanciare l'opposizione alla lobby traversale degli affari.
Per info e adesioni:
nocmc13ottobre at gmail.com
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From: Lorena Tacco lorenatacco at fastwebnet.it
To:
Sent: Friday, September 14, 2012 3:28 PM
Subject: PAKISTAN: 289 OPERAI BRUCIATI VIVI
8 MARZO IN QUEL DI SETTEMBRE
Non è successo l'8 marzo ma il 12 settembre. Non a Chicago ma a Karachi,
Pakistan.
I morti sono, per il momento, 289 operai bruciati vivi, che lavoravano in
una fabbrica tessile, la Ali Enterprise. La fabbrica, un edificio di 4 piani
nel quartiere di Baldia Town, occupava circa 2.000 lavoratori; gli operai
lavoravano in vasti scantinati con le finestre chiuse da sbarre e come unica
via d'uscita una piccola porta che si è bloccata subito. Il grande
generatore elettrico che ha dato il via all'incendio si trovava all'entrata
principale. Sono riusciti a salvarsi quelli che si sono buttati dalle
finestre, scardinando le sbarre o gettandosi dai piani superiori. Molti di
questi hanno avuto le gambe rotte.
Facevano magliette e prodotti tessili che noi compriamo, anche se
l'etichetta recita "made in . qualsiasi paese" tranne quello in cui sono
prodotti.
Pagati pochi centesimi e ora morti bruciati perché, come dice uno dei
sopravvissuti, "i proprietari erano più preoccupati di proteggere i loro
tessuti che i loro lavoratori".
Nella città di Lahore, per lo scoppio di un generatore, sono morti - sempre
oggi - altri 25 operai. Fabbricavano scarpe.
I loro nomi non li sapremo mai, ma sappiamo che tra loro c'erano anche molti
bambini.
E' sempre più difficile - perché sono tanti, troppi - ricordarsi dei morti
sul lavoro. Domani un'altra tragedia ci distrarrà. Ma quella di oggi, in
tempo di crisi, ci dice alcune cose, oltre a riempirci di rabbia e di dolore
per l'ennesima volta.
Di questi tempi va di moda scagliarsi contro la finanza e i "mercati", anche
da parte di chi questi "mercati" e il sistema capitalistico di cui fanno
parte li ha sempre sostenuti come l'unico mondo possibile (vedi Bersani
che - domani, un domani che non arriva mai - non vuole "il governo delle
banche". ma intanto lo sostiene a spada tratta), ma OGGI l'economia "reale",
quella dello sfruttamento diretto di quella merce umana che si chiama
forza-lavoro, si è presa la sua sanguinosa rivincita.
Ci sono tanti modi per ammazzare i popoli. Direttamente con la guerra, come
in Afganistan, in Iraq, in Libia (e, prossimamente, in Siria); con lo
strangolamento economico, come in Grecia.. e ogni giorno nelle fabbriche e
nei luoghi di lavoro di tutto il mondo, dove il profitto conta più della
vita umana.
L'importante è produrre, ci dicono, aumentare la produttività: così usciremo
dalla crisi.
Il Pakistan attraversa una crisi energetica con continui tagli dell'energia
elettrica e i padroni delle fabbriche usano sempre più generatori a gasolio
perché la produzione non si interrompa, anche se questo aumenta a dismisura
i rischi per i lavoratori, che lavorano in condizioni sub-umane.
L'estrazione del plusvalore non può fermarsi.
Il rogo di Chicago avvenne nel 1908: sono passati più 100 anni e, nella
sostanza e ormai anche nelle forme, la barbarie del capitalismo non è
cambiata.
Oggi, con la morte nel cuore, non possiamo dire altro che "pietà l'è morta"
e che dobbiamo abbattere questo sistema.
Centro di Iniziativa Proletaria "G.Tagarelli"
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni
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From: Resistenza Pcarc resistenza.pcarc at rocketmail.com
To:
Sent: Saturday, September 15, 2012 11:41 AM
Subject: REPORT DEL TAVOLO TEMATICO "DA TARANTO ALLA VAL SUSA
REPORT DEL TAVOLO TEMATICO "DA TARANTO ALLA VAL SUSA COME DIFENDERE SALUTE E
AMBIENTE GARANTENDO UN LAVORO SICURO PER TUTTI", TENUTO IL 5 SETTEMBRE A
NAPOLI ALL'INTERNO DEL FORUM SOCIALE URBANO
Napoli, 10/09/12
Il tavolo è stato promosso da Resistenza (mensile del Partito dei CARC) e da
Contropiano (rivista della Rete dei Comunisti) all'interno del Forum Sociale
Urbano (http://forumsocialeurbanonapoli.org/) che numerose reti e
associazioni hanno organizzato dal 3 al 7 settembre a Napoli - in
alternativa al socialmente inutile ed economicamente oneroso (per le tasche
dei contribuenti) VI Forum Mondiale Urbano dell'ONU-Habitat - per sviluppare
una riflessione collettiva su un altro modello di società, che metta al
centro il diritto all'abitare, la difesa dei beni comuni, la necessità di
uno sviluppo ecosostenibile, la lotta contro le grandi opere, la democrazia
partecipativa.
Quante Ilva ci sono nel nostro paese? Cosa unisce la lotta di Taranto a
quella della Val di Susa e quali le prospettive di entrambe? E' possibile
spezzare la spirale disoccupazione-condizioni di lavoro poco
sicure-devastazione dell'ambiente combinando lavoro, ambiente e città
vivibili, salute e diritti? Come e chi può farlo?
Che ruolo possono svolgere i sindacati conflittuali, i movimenti come quello
NO TAV e dei disoccupati, le reti per la sicurezza sul lavoro, coordinamenti
come il quello NO Debito? Queste le domande su cui si è incentrato il tavolo
che è stato introdotto e moderato da Fabiola D'Aliesio (Segretaria della
Federazione campana e membro della Direzione Nazionale del P. CARC) e a cui
sono intervenuti, nell'ordine, Franco Rizzo (operaio dell'Ilva, ex delegato
FIOM e RLS, membro del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti),
Giorgio Cremaschi (ex presidente del Comitato Centrale Fiom, promotore
dell'Area programmatica Opposizione Organizzata CGIL, membro del Comitato No
Debito), Alberto Perino (portavoce del movimento NO TAV - in collegamento
telefonico), Fabrizio Tomaselli (membro dell'Esecutivo nazionale USB e del
Comitato No Debito), Michele Franco (redattore di Contropiano), Manuela Maj
(direttrice di Resistenza e membro della Direzione Nazionale del P.CARC),
Antonio Musella (membro del Laboratorio Insurgencia ed esponente di Global
Project), Gino Monteleone (esponente del movimento dei disoccupati
organizzati napoletani); non hanno invece potuto essere presenti, per
impegni lavorativi e problemi logistici, Mirko Pusceddu, ex operaio
ThyssenKrupp ed esponente dell'associazione Legami d'Acciaio né Alessandra
Arezzo, della Rete nazionale sicurezza sul lavoro.
Nel seguito riportiamo i passaggi principali degli interventi, che sono
disponibili anche in versione integrale nel video report
http://www.youtube.com/watch?v=81VKoiqVwH8 realizzato dalla sezione Napoli
Centro del P.CARC).
Nella sua introduzione FABIOLA D'ALIESIO ha sottolineato che il tavolo
tematico contribuiva al Forum Sociale Urbano mettendo al centro la necessità
e la possibilità di conciliare lavoro, ambiente e salute, perché per
rimettere in piedi il nostro paese devastato dalla crisi in ogni suo
aspetto, sociale, ambientale, economico e politico c'è bisogno del lavoro di
tutti. Le lotte in corso a Taranto e in Val di Susa hanno assunto un ruolo
che va oltre il problema specifico, chiamano in causa chi e come dirige il
nostro paese e pongono con forza la necessità di costruire un'alternativa
politica al governo Monti. I relatori invitati al tavolo tematico
rappresentano organizzazioni, associazioni, movimenti di resistenza che
stanno portando avanti battaglie per affermare un modello di sviluppo, un
modo di produrre e di convivere alternativo a quello imposto da padronato e
banche oggi incarnato dal governo Monti-Napolitano.
FRANCO RIZZO ha spiegato che la situazione è difficile, i tentativi di
dividere il fronte tra chi è per il lavoro e chi è per l'ambiente sono tanti
e forti. Il 2 agosto a Taranto, però, è successo qualcosa di imprevedibile,
un Apecar seguito da lavoratori e cittadini ha affermato con forza che
lavoro e ambiente devono marciare insieme. L'Ilva ha prodotto non solo
acciaio, ma morti, malati, donne che non riescono a portare a termine la
gravidanza, il disastro del quartiere Tamburi, addirittura secondo uno
studio fatto da un'équipe di medici dell'università di Bari, i cittadini di
Taranto sono OGM! La sentenza della Todisco, che ha visto solo il 10% di
quello che l'Ilva ha provocato, ha bucato un sistema, il "sistema Riva" che
abbraccia politici locali e nazionali, istituzioni, Chiesa, forze
dell'ordine, sindacalisti collusi, organizzazioni criminali. A Taranto il
sindaco è Riva, non Stefàno, tutta l'economia ruota intorno a Riva. Adesso
però tira un'aria diversa, all'interno della fabbrica e all'esterno, si è
sviluppata una mobilitazione popolare inedita, per forme e partecipazione,
dal dopoguerra a oggi. Per cambiare la situazione ci vogliono volontà e
risorse. Riva la volontà non ce l'ha: dice che la fabbrica produce al 70%,
ma non è vero, è molto di più, dice che metterà 146 milioni di euro per
risanare la situazione, ma in realtà sono solo 56 perché 90 sono soldi che
doveva già mettere in base ad accordi passati. Ci vogliono risorse, ci vuole
un piano industriale serio. Adesso si parla di CIG: se è necessario per fare
gli interventi di risanamento va bene, ma a stipendio pieno, perché non sono
i lavoratori a dover pagare, abbiamo già pagato troppo!
Nel suo intervento GIORGIO CREMASCHI ha affermato che la conciliazione tra
lavoro e ambiente non è automatica, tutti adesso dicono che bisogna
conciliarli, ma non è così: il lavoro nel capitalismo è sfruttamento
dell'uomo e della natura, in fase di crisi è supersfruttamento. Non si
tratta di conciliare lavoro e ambiente, ma di attuare un profondo
cambiamento per cui occorre fare delle scelte radicali. In questi anni c'è
stato un ricatto, un lavorio continuo del padrone in fabbrica e fuori, agli
operai è stato imposto di uccidere se stessi per poter lavorare e questo
cambia le persone, cambia anche la loro attenzione e sensibilità verso il
problema ambientale. L'acciaio serve, ma non possiamo accettare che la
produzione continui a queste condizioni. Ci sono strumenti tecnici per
produrre acciaio senza ammazzare la gente, ci sono progetti elaborati da
esperti, però costano e l'Ilva non ha intenzione di usarli. La soluzione non
può essere lasciato al mercato, quindi c'è solo una strada: l'esproprio
dell'Ilva (è previsto dalla Costituzione, bisogna applicarla), intervento
pubblico, creazione di un organismo autonomo e indipendente di controllo
sulla fabbrica e sul suo risanamento. Senza di questo i 346 milioni che il
governo ha stanziato per Taranto saranno solo un regalo a Riva. Riva invece
deve pagare l'indennizzo per i danni provocati al territorio e ai
lavoratori, lo Stato deve fargli causa e costituirsi come parte civile.
Questo è un nodo più generale, perché, a proposito di quante Ilva ci sono
nel nostro paese, tutto il mondo del lavoro è sotto ricatto, non solo
all'Ilva: a Melfi, ad esempio, c'è una concentrazione altissima di operai
malati a causa dei ritmi di lavoro. Occorre una risposta adeguata, una
piattaforma generale. La lotta del movimento NO TAV rafforza la resistenza
contro la politica di macelleria sociale e deve diventare patrimonio
generale. Abbiamo bisogno di un piano pubblico per la riconversione delle
produzioni dannose, il risanamento ambientale è anche un'occasione di
lavoro. L'esempio dell'Italsider di Bagnoli è chiaro: cosa c'è al posto
dell'acciaieria? che ne è stato della bonifica? Se si chiude un'acciaieria,
ci vuole un piano per mantenere i posti di lavoro e per bonificare il
territorio e chi ha inquinato deve pagare.
Non dobbiamo cadere nell'errore di suggerire al potere le misure da
adottare, chi ha il potere non è che fa quello che fa perché non ha capito,
ma lo fa proprio perché ha capito. Il sistema va cambiato, ci vuole una
proposta sociale e politica. Bisogna sostenere tutte le lotte, coordinarle e
costruire un sistema alternativo.
ALBERTO PERINO, dopo aver illustrato sinteticamente la situazione in Val di
Susa, ha detto che il movimento NO TAV è sotto attacco perché è diventato un
esempio per tutto il paese. La TAV è la cassaforte del PD (e degli altri
partiti in vista delle elezioni), serve alle mafie e a un pugno di grandi
imprese come la CMC (contro la quale il 13 ottobre ci sarà una
manifestazione a Ravenna). Quello che serve al nostro paese non sono le
grandi opere inutili, ma migliaia di piccole opere utili che danno anche
lavoro, un lavoro che deve essere sicuro, dignitoso e adeguatamente
remunerato. Tutte le forze popolari, i movimenti, le reti devono unirsi per
costruire un'alternativa alla politica delle grandi opere, della
devastazione dell'ambiente e della salute, della disoccupazione.
FABRIZIO TOMASELLI ha sottolineato che tutti i relatori erano
sostanzialmente d'accordo, quindi mancava un po' il contraddittorio. A
proposito dell'Ilva, ha detto che Riva deve essere arrestato e pagare per i
danni prodotti, deve ottemperare tutte le prescrizioni della magistratura
altrimenti l'Ilva a nazionalizzata, anche se ha poi sottolineato che quando
era Italsider c'erano comunque sfruttamento dei lavoratori e inquinamento. I
sindacati sono una concausa di quanto successo a Taranto: quando si
privilegiano gli interessi dell'organizzazione sindacale rispetto a quelli
dei lavoratori il risultato è quello che c'è a Taranto. Il sindacato deve
assumersi nuove responsabilità, anni fa faceva battaglie principalmente per
ottenere aumenti salariali, ma oggi non basta, sui redditi dei lavoratori
incidono pesantemente mutui, tasse, costi della scuola e della sanità, ecc.,
il lavoro precario ha assunto una dimensione tale per cui anche chi lavora
ha un reddito insufficiente per vivere. Quindi il sindacato non può più
ragionare solo in termini di salario, deve allargare il suo raggio d'azione
al sociale, al territorio, ecc. Il coordinamento delle lotte è fondamentale,
il tentativo di dividere e mettere gli uni contro gli altri nasce dalla
paura che le lotte si saldino. Il movimento NO TAV è un'esperienza molto
importante che va studiata attentamente per capire come estenderla, come
promuovere movimenti di massa.
MICHELE FRANCO, raccogliendo la sollecitazione a problematizzare la
discussione, ha detto che per imporre l'esproprio/nazionalizzazione
dell'Ilva occorrono dei rapporti di forza che attualmente non ci sono.
Quindi è necessario essere interni alle lotte e allo stesso tempo alludere
in esse al fatto che finché i lavoratori identificano il proprio destino con
quello dell'azienda sarà difficile cambiare i rapporti di forza. Bisogna
alludere alla necessità di un altro sistema, di un altro modello.
MANUELA MAJ ha affermato che lavoro, ambiente, sicurezza, diritti sono non
solo compatibili, ma strettamente legati tra loro (tanto vero più si cede ai
padroni in un campo, più bisogna cedere anche in altri) e che il lavoro ha
un ruolo centrale. In Italia ci sono circa 20 milioni di occupati, ne
servono almeno altrettanti per fare nel giro di 5-10 anni le grandi opere
veramente utili: 7-8 milioni per sistemare il territorio e le cose, 4-5
milioni per far funzionare anche solo decentemente i servizi pubblici, 1
milione per il recupero e la valorizzazione del patrimonio artistico e
paesaggistico, 6 milioni per il recupero e la sistemazione degli edifici
pubblici (un esempio per tutti: solo il 34% degli edifici scolastici è a
norma!) e privati. I soldi ci sono (vanno presi dai profitti dei Riva,
dall'abolizione del debito pubblico, vanno usati i soldi che oggi lo Stato
regala al Vaticano e spende per armamenti e missioni di guerra), come anche
gli strumenti tecnici e i progetti.
Gli ingredienti per risolvere la situazione ci sono tutti, occorre la
volontà politica di impiegarli in modo combinato, duraturo e finalizzato
alla bonifica dell'ambiente, alla creazione di posti di lavoro utili e
dignitosi, alla tutela della salute dei lavoratori e pubblica (altrimenti
succede come a Marghera, con il petrolchimico: 5 miliardi di euro stanziati
per progetti di bonifica, con il risultato che i soldi sono spariti e i
progetti sono rimasti sulla carta). Questo non lo possono fare gli stessi
che sono responsabili del disastro in cui ci troviamo, a Taranto come in
tutto il paese. Non lo può fare certo il governo Monti: Clini, l'attuale
ministro dell'Ambiente, dal 2001 al 2011 è stato direttore generale del
ministero dell'ambiente (non solo era a conoscenza della situazione
dell'Ilva, ma è uno dei responsabili); nel decreto "salva Italia" (poi
confermato in quello "semplificazioni") i professori milionari hanno
inserito un dispositivo (la cosiddetta messa in sicurezza operativa- Miso)
che altro non è che un condono mascherato per le aziende che hanno inquinato
e inquinano; l'esproprio dell'Ilva, giusto, ma chi lo fa? Monti? In più non
dimentichiamoci che fino al 1995 l'Ilva era pubblica, e la situazione non
era molto diversa.
Lo può fare un governo di emergenza popolare che ha come suo programma
"lavoro, ambiente, sicurezza, diritti", che agisce su mandato delle RSU,
delle organizzazioni, reti, associazioni mobilitate in questi campi e deciso
a passare sopra gli interessi dei Riva e compari. In questo modo i
lavoratori non dovranno più identificare il proprio destino con quello delle
aziende! Senza un progetto di governo alternativo a Monti, le nostre lotte
anche le più decise in definitiva si riducono a chiedere ai responsabili del
problema di fare qualcosa per risolvere il problema che hanno creato. E'
vero che bisogna attuare un cambiamento profondo per cui servono scelte
radicali: la scelta radicale, coraggiosa che persone come Cremaschi,
Tomaselli, gli altri dirigenti dei sindacati conflittuali e quanti hanno
influenza e seguito tra i lavoratori sono chiamati a fare è di costituirsi
da subito in un Comitato di Salvezza Nazionale che si colleghi con le
organizzazioni operaie e popolari, le mobiliti insieme a scienziati,
esperti, ecc. per mettere a punto misure alternative a quelle di Monti e
iniziare ad attuarle, chiami i funzionari pubblici a non obbedire alle
direttive di un governo che si è installato e opera in violazione della
Costituzione. Bisogna osare diventare la nuova direzione del paese!
ANTONIO MUSELLA ha sottolineato che per il futuro dell'umanità è
fondamentale riqualificare le città e promuovere uno sviluppo
ecosostenibile. Non può esistere però una produzione sostenibile
dell'acciaio, non inquinante. Ambiente e salute non sono compatibili con la
contraddizione capitale-lavoro, occorre un rivolgimento rivoluzionario. La
rivolta di Taranto è molto importante per il Mezzogiorno e bisogna
sostenerla. Come fare per costruire un'alternativa? E' molto importante
mettere al servizio delle lotte gli intellettuali liberi e pensanti (come ad
es. Viale), ma le lotte e il protagonismo popolare devono essere centrali.
Rispetto a Taranto, l'Ilva interrava i rifiuti dentro la fabbrica stessa e
gli operai non dicevano nulla. Non è vero che le bonifiche non sono
possibili (bonifiche reali: a Marghera la "bonifica" è stata fatta, nel
senso che hanno costruito sopra le aree inquinate). La bonifica dei
territori è un aspetto centrale per la ricostruzione del paese. Dobbiamo
mettere al centro di tutto qui e adesso l'alternativa, ma non su un piano
astratto e scollegato dalle lotte.
Rispetto a quanto detto da Musella, Rizzo ha precisato che non è vero che
gli operai dell'Ilva non hanno detto nulla: hanno fatto molte denunce e
organizzato anche scioperi sulla questione ambientale, lui stesso è stato
licenziato per questa lotta (poi Riva è stato costretto a riassumerlo). Per
capire la situazione dell'Ilva, è fondamentale partire dal fatto che tutto
il sistema è corrotto.
Infine GINO MONTELEONE, ha spiegato che la lotta dei disoccupati e dei
precari BROS per il lavoro mette al centro la bonifica dei territori e la
raccolta differenziata porta a porta dei rifiuti. E' fondamentale unire il
lavoro alla difesa dei beni comuni, portare avanti percorsi di lotta e
mobilitazione unitari, coordinare le forze. Non ci si può affidare alla
magistratura che va a braccetto con il governo, alla Procura di Napoli è
stato costituito un pool speciale contro i disoccupati e i precari. Tutto
passa attraverso un modello diverso di governo.
Alla fine degli interventi programmati, hanno preso la parola LUIGI SITO
(segretario del Sindacato Lavoratori in Lotta) che ha illustrato
l'esperienza degli operai dell'ex Esplana Sud di Nola (per far fronte al
fallimento dell'azienda, hanno deciso di occupare la fabbrica e si sono
organizzati nella cooperativa "La Carovana" per riavviare la produzione) e
il percorso di autorganizzazione del lavoro avviato dai disoccupati del SLL
(inquadrato nella lotta per far istituire alla giunta De Magistris un tavolo
per il lavoro, composto da esponenti dei movimenti dei precari e disoccupati
e dei sindacati per elaborare e attuare progetti per rimettere in piedi la
città di Napoli) e UMBERTO ORESTE (Comitato Pace e Disarmo) che ha posto il
problema dell'industria bellica (distoglie fondi dalla sanità, dalla scuola,
ecc. e va smantellata e riconvertita) e sottolineato il legame tra nocività
del processo produttivo e nocività del prodotto.
Dopo una breve replica di Cremaschi (ha concordato sulla necessità di un
governo alternativo e di ragionare come se avessimo in mano le leve del
potere e affermato che Taranto e la Val di Susa sono battaglie decisive,
dall'esito di queste battaglie dipenderà se saremo più forti o meno),
D'Aliesio ha chiuso il tavolo tematico mettendo in luce che dal dibattito è
emerso con chiarezza che combinare lavoro, diritti, ambiente e salute è
strettamente legato alla lotta contro il governo Monti-Napolitano e alla
costruzione di un'alternativa di governo deciso a mettere in campo tutte le
conoscenze, competenze, forze materiali e intellettuali necessarie. Questa è
la partita che si gioca oggi, il cui esito è il futuro.
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From: Senza patria anarres56 at tiscali.it
To:
Sent: Sunday, September 16, 2012 6:57 AM
Subject: E IL MARMO BIANCO, FAMOSO IN TUTTO IL MONDO, SI RITINGE DI ROSSO
CARRARA 7 SETTEMBRE
Un cavatore è morto in una cava di Carrara rimanendo schiacciato sotto una
scaglia di marmo, pesante alcune tonnellate, staccatasi da una bancata della
montagna. Un altro operaio che si trovava vicino è riuscito miracolosamente
a salvarsi per un pelo riuscendo a fuggire quando si è accorto che la
bancata si stava sgretolando.
La vittima si chiamava Lucio Cappè, aveva 47 anni, era sposato con un
figlio.
L'incidente è accaduto verso le 9.30 in località Calocara.
A seguire il volantino a firme congiunte USI-AIT e gruppi di Carrara,
distribuito il 10 settembre mattina, durante il mercato settimanale.
In programma per giovedì 13 un volantinaggio in località Ponte di Ferro,
punto di accesso ai bacini di Miseglia-Fantiscritti e
Colonnata-Tarnone-Gioia.
Alle sei di mattina saremo lì a distribuire il volantino ai cavatori che si
stanno recando al lavoro.
E IL MARMO BIANCO, FAMOSO IN TUTTO IL MONDO, SI RITINGE DI ROSSO
E' uno dei paradossi più tragici e drammatici del vivere umano: lavorare per
vivere e invece morire del proprio lavoro.
E' una tragedia per le famiglie che si trovano private all'improvviso di un
loro caro, padre, zio, fratello, figlio: la morte non guarda in faccia
nessuno.
E' una tragedia per i colleghi, che noi però preferiamo chiamare compagni di
lavoro, visto che spesso passiamo più tempo assieme a loro che a casa con le
nostre famiglie.
E' una tragedia per l'umanità piangere e stringersi attorno a tutte queste
persone ancora oggi, nonostante le tecnologie, la prevenzione, la sicurezza,
che in teoria dovrebbe rendere tutto ciò impossibile.
Invece basta leggere i giornali: è un bollettino di guerra. Più di due morti
al giorno è questa la media delle vittime sul lavoro in Italia.
BISOGNA DIRE BASTA A QUESTE MATTANZE!
Ritmi stressanti. sovraccarichi di ore lavorative, sicurezza sui luoghi di
lavoro solo di facciata per non incorrere in sanzioni.
Questa è la realtà del mondo del lavoro ad eccezione di qualche oasi felice,
e ora ce l'hanno anche allungata questa nostra triste realtà, innalzandoci i
requisiti di età per raggiungere il tanto atteso pensionamento.
Chi la paga la crisi?
Chi paga veramente, e come sempre per l'ennesima volta, la crisi creata da
banche, speculatori finanziari, evasori totali e governi conniventi?
Il popolo, i lavoratori, stretti ancor di più nella morsa del ricatto di
perdere il posto di lavoro.
A Taranto gli operai manifestano per preservare un posto di lavoro insalubre
e dannoso per loro e per la città che li ospita.
Come se non avessero avuto fino ad adesso diritto ad un lavoro sano e la
collettività non avesse avuto il diritto di vivere senza venire avvelenata.
Ma i costi per rendere tutto ciò possibile sono alti, i costi per la
sicurezza non hanno ritorni economici.
Costavano troppo i bulloni nei capannoni crollati come castelli di carta in
Emilia.
Costa troppo mantenere tre punti di soccorso cave.
Costava troppo, si sa che il tempo è denaro, rispettare le normali procedure
di lavoro.
"Produzione" è il grido di battaglia!
In tutto il mondo esistono storie come queste, storie di sfruttati e
sfruttatori ed è venuto il momento che gli sfruttati se ne rendano conto.
IL MOMENTO E' ORA !!!
L'interesse del capitale non può continuare a stritolare vite umane, bisogna
avere il coraggio di dire basta.
Soli siamo una pedina facilmente ricattabile, ma uniti siamo una forza.
Ed è con forza che chiediamo lavoro, dignità, sicurezza. abbassamento delle
ore lavorative a parità di salario, che deve essere consono al mantenimento
di una vita decorosa.
Se sembra tanto, vi sembra poco morire di lavoro?
A NOI PARE SEMPLICEMENTE ASSURDO... BASTA!
U.S.I. Unione Sindacale Italiana, sezione di Carrara
Gruppo Germinal FAI, Carrara
Circolo Goliardo Fiaschi, Carrara
Gruppo Malatesta FAI, Gragnana
Circolo Ludovici Vico, Torano
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