[Redditolavoro] Fw: processi per amianto
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Mon May 21 19:09:46 CEST 2012
A Milano rinviati a giudizio sette ex dirigenti dell'Enel per l'uso di
amianto in una centrale elettrica che avrebbe causato tumori e decessi per
una decina di operai. Proseguono le inchieste per la Pirelli e l'Atm.
Dal fronte giudiziario emergono in queste settimane tante piccole 'Eternit'
sparse sul territorio nazionale.
Il pm milanese Maurizio Ascione ha chiuso le indagini, in vista della
richiesta di rinvio a giudizio, a carico di 7 ex funzionari pubblici
dell'Enel, che hanno ricoperto cariche direzionali nella centrale
termoelettrica di Turbigo, in provincia di Milano, in relazione a 10 casi di
lavoratori morti o che si sono gravemente ammalati a causa della ingente
presenza dell'amianto nello stabilimento lombardo.
I sette ex dirigenti dell'Enel - che, tra gli anni '70 e la fine degli '80,
hanno avuto ruoli di direzione nell'impianto (la cui prima attività risale
alla fine degli anni '20) o sono stati tra i componenti del Cda di Enel, che
all'epoca era una società pubblica - sono accusati di omicidio colposo e
lesioni colpose, con l'aggravante della violazione delle normative sulla
sicurezza.
Le indagini - il primo esposto risale al 1986, ma le prime indagini interne
realizzate dagli operai addirittura al 1979 - hanno accertato la
correlazione tra una quarantina di casi soprattutto di morti - tredici i
decessi finora - per mesotelioma pleurico, e la respirazione delle polveri
di amianto durante il lavoro nella centrale. Secondo l'accusa i 7 indagati
(per i quali è attesa a breve la richiesta di processo) non avrebbero
predisposto le necessarie misure di sicurezza per tutelare la salute dei
lavoratori.
E' la prima volta in Italia che a rispondere di reati di questo tipo vengono
chiamati ex funzionari pubblici e non manager privati. «Quando sostenevamo
questo pericolo venivamo ridicolizzati - ricorda Emidio Pampaluna, un tempo
sindacalista nella centrale, intervistato a gennaio da La Repubblica - non
si riusciva a credere che un ente pubblico sottovalutasse il pericolo
dell´amianto, lasciando che i lavoratori corressero questo pericolo. Ci
furono addirittura delle riunioni nelle quali ci fu raccomandato di non
usare la parola amianto nelle bolle di lavoro, preferendo espressioni meno
allarmanti come 'coibente' o 'calciosilicato'». Comunque la si chiamasse, la
sostanza killer era presente in quantità massicce nei tubi, nei serbatoi e
nelle coperture dei macchinari. «Bastava guardare per aria e vedere tutta
quella polvere che volava. E tossivamo come matti...», ricordava Pampaluna.
«Quando c'era qualche guasto si spaccava l'amianto a martellate e si
soffiava via la polvere con l'aria compressa. C'era polvere ovunque»
racconta a un sito di informazione locale Valentino Gritta, ancora oggi
lavoratore della centrale divenuta nel frattempo privata.
Intanto, sono ancora aperte le indagini, sempre del pm Ascione, per altri
casi di morti e malattie che si sono verificati, nel corso degli anni, nello
stabilimento dell'Alfa Romeo di Arese e in quello della Ansaldo a Legnano,
sempre in provincia di Milano.
Giovedì prossimo intanto riprenderà il processo a carico di 11 ex dirigenti
della Pirelli, accusati di omicidio colposo e lesioni colpose, per 20 casi
di lavoratori deceduti e quattro casi di operai che si sono ammalati di
forme tumorali causate anche in questo caso dal contatto con le fibre di
asbesto. Gli stessi ex manager sono indagati per altri 21 casi di
mesotelioma in un filone di inchiesta ancora aperto con al centro non solo
l'amianto, ma anche altre due sostanze pericolose, l'Ipa e l'Ammine che,
secondo l'accusa, sarebbero state utilizzate nelle procedure di lavorazione
degli pneumatici nonostante se ne conoscessero i rischi.
Ancora aperta, infine, anche l'inchiesta per lesioni aggravate, relativa ai
casi di ex dipendenti dell'Azienda di trasporto milanese Atm che, venuti a
contatto con l'amianto, si sarebbero ammalati.
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