[Redditolavoro] testo del gruppo krisis

cybergodz cybergodz at ecn.org
Mon May 21 15:31:37 CEST 2012


buondi' a tutte/i
non tutto il male viene per nuocere, cosi' queste domeniche piovose mi
hanno permesso di terminare almeno una prima traduzione di un testo
del gruppo Krisis sulla crisi che mi sembra valga la pena far
circolare.
Questo testo e' stato scritto poco dopo l'inizio della crisi, nel
2008, ma credo che non abbia perso la sua freschezza né la capacità di
penetrare, in modo analitico, le cause “profonde” (come recita il
titolo) della crisi stessa.
Se puo' aiutare, ecco qualche nota per una migliore comprensione :-)
La peculiarità del tipo di lettura che questo testo propone (così
come, comunque, tutta la riflessione del gruppo Krisis, a cui l'autore
appartiene) è, detto molto sinteticamente, questa: oggi si tende a
individuare la causa della crisi in una mala-gestione della ricchezza
che il sistema produttivo produce. Non sarebbe dunque il sistema il
problema, ma la sua cattiva gestione, rovesciata la quale tutto o
quasi tornerebbe a posto. Il gruppo Krisis (la cui produzione potete
trovare in gran parte qui, nel sito www.krisis.org) sostiene invece,
marxianamente, il contrario. Il sistema capitalistico, nella sua
versione caratterizzata dalla sovra-produzione iper-tecnologizzata
incontra i suoi limiti ultimi, satura ogni mercato e chiude tutte le
possibilità reali di valorizzazione (senza le quali il capitale, che
sopravvive solo se il famoso circolo denaro-merce-più denaro funziona,
perisce). In altre parole, il sistema produttivo attuale genera sì
ricchezza, che però, restando non valorizzabile secondo i criteri
della valorizzazione capitalistica, viene per lo più sprecata e resa
inutile. Non si dà più accumulazione reale quindi il sistema
crolla. Si tiene a galla soltanto grazie alla creazione di capitale
fittizio, quindi alla finanziarizzazione dell'economia, la quale
perciò è un effetto e non la causa della crisi. Tuttavia neanche
questa soluzione può funzionare a lungo perché, senza il supporto di
una valorizzazione che si basi sull'economia reale, cioè su
un'economia la cui produzione trovi dei mercati capaci di
valorizzarla, l'economia finanziaria si rivela per quello che è, cioè
una bolla gonfiata artificialmente, ed è destinata prima o poi a
scoppiare, presentando il conto alla società che l'ha creata.
Mi rendo conto che queste cose, peraltro tutt'altro che nuove, dette
così possono far storcere un po' la bocca, ma non pretendo certo di
chiarire qui problematiche che sono in piedi da più di un secolo e che
avranno bisogno probabilmente ancora di un bel po' di tempo prima di
essere sciolte.
Invito dunque i volenterosi ad una lettura attenta e poi, magari, a
commentare (anche aspramente, non ci sono problemi, mica devo
difendere nessuno)
Considerate che questo tipo di lettura non è presente, al momento, nel
dibattito italiano sulla crisi, mentre altrove lo è, e troverei quanto
meno giusto provare a proporla, fosse solo perché le soluzioni e le
letture prospettate attualmente mi pare siano un po' debolucce la
punto di vista dell'analisi e che comunque più il panorama è completo
più aumentano le probabilità di capirci qualcosa nel bailamme in cui
stiamo finendo, che pare ben lungi dall'esaurirsi.
Insomma, buona lettura
Max
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