[Redditolavoro] Fw: fibronit di broni

bastamortesullavoro@domeus.it cobasta at libero.it
Sun Mar 25 18:47:47 CEST 2012



Broni viaggio dentro l’inferno della Fibronit
Ripulito il piazzale
dall’amianto killer, vernici protettive su muri e tetti Bonificati due
hangar, resta da svuotare il deposito da macchinari e scarti
di Linda
Lucini
BRONI. Il mostro è lì. Nascosto in 140mila metri quadri. Lo si
può avvicinare solo bardati in tuta bianca, calzari e mascherina.
Solamente gli occhi fuori a vedere quel che resta della Fibronit, la
fabbrica che per anni è stata il motore produttivo di Broni. Negli anni
’70 dava lavoro a 1200/1300 operai, più l’indotto. Poi ha cominciato a
dare morti. Cinquantadue solo l’anno scorso. Uno a settimana. Vite
inghiottite dall’amianto killer. E ora a combattere il drago che si
nasconde nei capannoni in disuso ci sono nove cavalieri in tuta bianca
guidati dal capo cantiere Dario Luzzana. Una crociata anti-amianto che
dura dal 2009. La conduce l’ingegner Maria Teresa Bottino della Broni-
Stradella. Oltre 5milioni di euro spesi, finora arrivati da Regione e
Stato. I cavalieri tengono a bada il mostro a colpi di vernice, due
mani di tinteggiatura rossa impregnante e poi ancora due mani di grigio
protettivo. Le hanno spennellate ovunque. E ora su tutto spicca il
grigio. Muri, tetti, pilastri, terrazze. Vernice rassicurante per la
salute pubblica. Grigio deprimente in quel luogo tombale. Non c’è più
nulla, ma tutto lì nei tre capannoni della Fibronit ha un che di
spettrale. Anche la luce fatica ad entrare. Ogni finestra, ogni
spiraglio è stato sbarrato da lastre protettive. Grige anche quelle. Il
resto è sospeso in un vuoto lugubre. I gocciolatoi dell’amianto nel
mega deposito (gli unici dove ancora si trovano copiose le fibre di
amianto) sono lì a far bella mostra della loro attuale inutilità. I
fornetti tondi che servivano ad essiccare i pezzi speciali sembrano
piccoli giocattoli verdi abbandonati. E poi i quadri lettrici
arrugginiti, grandi bocchettoni, cassoni di stoccaggio vuoti e il
macchinario che serviva a far scorrere i tubi appena “sfornati”. Tutti
arrugginiti e abbandonati. Sul fondo dell’hangar l’ingresso dell’
ufficio consegne porta ancora il logo della Fibronit. Tre segni
ondulati, come le sue lastre in amianto. Dentro la vetrata che separava
le impiegate dalla fabbrica. Tutto è impolverato, cadente e
spettralmente intatto. Sembrano mancare solo le impiegate e i
contabili.
A vedere i capannoni dismessi, il mostro sembra fare più
tristezza che paura. Ma solo perchè il mostro uccide con un veleno 1300
volte più sottile di un capello. Basta un fibra. Si infila nel polmone
e resta lì per anni. Poi, dopo un paio di decenni, si scatena l’
inferno. E non c’è scampo.
Macchinari abbandonati, resti inerti di
lavorazione, polvere a ricoprire gli enormi hangar. Quel che resta di
una fabbrica dismessa. Delle tonnellate di lastre ondulate, tubi e
canaline in cemento amianto che la Fibronit produceva non ce n’è più
una. Finite in Germania, in discariche autorizzate. Il mega deposito
dove venivano stoccate è vuoto. «Qui abbiamo bonificato soltanto un
corridoio di passaggio per poter aver libero accesso al piazzale»,
spiegano gli operai. Qui veniva fatta l’irrigazione del cemento-amianto
per farlo indurire. I due camion parcheggiati su un lato del
troneggiano nel vuoto. Solo qualche pezzo qua e là di grandi tubi
prodotti in seguito dalla Ecored, la ditta che riprese la produzione
all chiusura della Fibronit. Faceva gli stessi prodotti, ma non
utilizzava l’amianto. Peccato che locali e macchinari fossero gli
stessi di prima. Pieni di fibre killer, quindi. Ora dove la Ecored
sfornava i prodotti entrano solo i cavalieri in tuta bianca. E’ il
luogo più pericoloso. Qui, nella terrazza, gli operai hanno trovato
ancora cassoni zeppi di amianto, pronto a scorrere al piano di sotto
lungo la linea di produzione che sfornava lastre e tubi. «Siamo
arrivati alle ultime fasi della bonifica dell’intero capannone Ecored,
terrazza compresa», spiega Paolo Manazza, medico dell’Asl. Fuori ci
sono due campionatori, uno a sensore ottico e l’altro elettronico, a
misurare la quantità di fibre ancora presenti. Buoni gli esiti del l’
esame fatto la scorsa settimana, martedì si avranno i nuovi risultati.
Gli operai comunque appena dopo aver lasciato il capannone, devono
completamente bonificare i vestiti, lavarsi e tutta l’acqua di scarico
delle docce viene raccolta da un apposito impianto. Sull’enorme
piazzale interno dove avvenivano le consegne e dove i materiali in
amianto venivano stoccati, restano solo tubi innocui della Ecored e 320
sacchi con materiali contaminati dall’amianto raccolti alla Fibronit.
«Non è amianto puro – spiega l’esperto dell’Asl – ma per precauzione
vengono chiusi in un primo sacco e poi inscatolati in un altro».
Giovedì un terzo di loro sparirà dal piazzale. Direzione discarica. Un
viaggio già fatto da tante altre tonnellate di materiale pericoloso che
si trovava nel piazzale e negli hangar. «Ormai siamo alla fine – dice l’
assessore all’ambiente Mario Fugazza – L’amianto è stato impachettato,
bonificato e sigillato. Ora si deve buttare giù tutto e smaltire le
macerie. Ci vorranno almeno una quindicina di milioni di euro. Però
adesso si devono decidere a darceli. Noi stiamo già lavorando per il
progetto bis. Lo studio Tedesi lo sta già preparando».
14 marzo 2012




E' nata indoona: chiama, videochiama e messaggia Gratis. Scarica indoona per 
iPhone, Android e PC: http://www.indoona.com/ 



More information about the Redditolavoro mailing list