[Redditolavoro] no a riforma lavoro e art.18

procomta ro.red at libero.it
Sat Mar 24 06:41:48 CET 2012


pc 23 marzo - ATTACCO ART. 18: GLI EFFETTI CONCRETI SULLA CONDIZIONE DEI 
LAVORATORI
L'attacco del governo Monti/Fornero all'art.18, si è denunciato più volte in 
queste settimane, significa togliere ogni freno e dare un chiaro segnale di 
via libera alla libertà di licenziamento da parte delle aziende; ma è 
nell'analizzare gli effetti concreti che si vede tutta la sua portata di 
attacco ai lavoratori. Le condizioni per cui può scattare il licenziamento 
per "motivi economici" sono tante e tanto generiche da far stare tutti gli 
operai e i lavoratori permanentemente sotto una "spada di Damocle".
Infatti, il licenziamento potrebbe scattare, a parte per crisi aziendale, 
per:
- soppressione della mansione cui era addetto il lavoratore - questo può non 
centrare nulla con i problemi economici bensì rientrare nella "normale" 
legge dei padroni di tagliare il costo del lavoro per es. accorpando 
mansioni;
- cancellazione del reparto o dell'ufficio in cui lavora il dipendente da 
licenziare - anche in questo caso sarebbe gioco facile peri padroni far 
passare una ristrutturazione o riorganizzazione produttiva, per "motivi 
economici";
- introduzione di macchinari che fanno risparmiare sul lavoro umano - quindi 
altro che "motivi economici"! Ma solo la classica e sempre attuale legge del 
capitale di aumentare la produttività e i suoi profitti riducendo 
l'occupazione, facendo, con l'introduzione di macchinari, lavorare un 
operaio al posto di due/tre attraverso aumento dei carichi, dei tempi di 
lavoro;
- affidamento di servizi alle imprese esterne - se non fosse tragico qui ci 
sarebbe da ridere: sempre più le grandi aziende esternalizzano servizi ma 
non certo perchè in crisi, ma unicamente per abbattere costi, per avere gli 
stessi lavori senza dover garantire salari, diritti;
chiusura dell'attività produttiva - salvo poi andare a ritrovare all'estero 
la stessa ditta.

E non basta. E' evidente che la formula, volutamente generica, di "motivi 
economici", è fatta a posta per mascherare licenziamenti sindacali, 
licenziamenti politici, dove di "economico" sta solo nel senso di difesa dei 
profitti aziendali liberandosi della presenza di "teste calde" che 
"pretendono" di difendere gli interessi operai.

Per questo oggi la difesa dell'art. 18 assume una funzione importante e 
concreta, oltre che politica, di discriminante tra il fronte che difende i 
profitti dei capitalisti e il fronte di classe che difende gli interessi dei 
lavoratori.

proletari comunisti-PCm Italy
23 marzo 2012 



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