[Redditolavoro] "Più tumori, infarti e decessi così l'Ilva avvelena Taranto"

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Fri Mar 2 08:22:44 CET 2012


"Più tumori, infarti e decessi così l'Ilva avvelena Taranto"
 una drammatica perizia



I risultati della perizia epidemiologica depositata dai tecnici nel processo 
ai vertici delle acciaierie: 174 morti in sette anni, oltre a malformazioni 
e malattie respiratorie. Vanno a sommarsi a quelli ottenuti dai chimici 
sulla pericolosità delle sostanze sprigionate dallo stabilimento per la 
salute di lavoratori e cittadini.

A Taranto, per colpa dell'inquinamento, ci si ammala più di tumore di quanto 
su dovrebbe. Salgono il numero di malattie cardiovascolari per via del 
benzoapirene, prodotto quasi esclusivamente dall'Ilva. E sono segnalate 
anche anomalie nei tumori che colpiscono i bambini. Questi i risultati della 
perizia epidemiologica depositata dai tecnici esperti nominati dal gip di 
Taranto, Patrizia Todisco, davanti alla quale si è svolto l´incidente 
probatorio nell´inchiesta per disastro ambientale ai cinque vertici Ilva.

gravi le conclusioni della perizia

L'indagine, affidata a tre specialisti, ha accertato l'esistenza di una 
possibile connessione tra le malattie, le morti causate da tumori e 
l'inquinamento prodotto dalle emissioni dagli impianti industriali 
dell'Ilva, e sarà discussa in camera di consiglio nell'udienza del 30 marzo. 
E' la seconda parte della maxi-indagine: la prima, svolta dai chimici, ha 
già accertato la pericolosità delle sostanze inquinanti per la salute di 
lavoratori e cittadini di Taranto.


"L'esposizione continuata agli inquinanti dell'atmosfera emessi 
dall'impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni 
degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono in 
eventi di malattia e di morte". E' quanto sostengono i periti Annibale 
Biggeri, docente ordinario all'università di Firenze e direttore del centro 
per lo studio e la prevenzione oncologica, Maria Triassi, direttore di 
struttura complessa dell'area funzionale di igiene e sicurezza degli 
ambienti di lavoro ed epidemiologia applicata dell'azienda ospedaliera 
universitaria Federico II di Napoli, e Francesco Forastiere, direttore del 
dipartimento di Epidemiologia dell'Asl di Roma. I periti sono stati 
incaricati dal gip Todisco nell'ambito dell'incidente probatorio sull'llva 
chiesto dal procuratore capo Franco Sebastio, dall'aggiunto Pietro Argentino 
e dal sostituto Mariano Buccoliero. "Nei sette anni considerati, per Taranto 
nel suo complesso, si stimano 83 decessi attribuibili ai superamenti del 
limite Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la concentrazione annuale 
media di Pm10. Nei sette anni considerati per i quartieri Borgo e Tamburi - 
rilevano ancora i periti - si stimano 91 decessi attribuibili ai superamenti 
Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la concentrazione annuale media di 
PM10". E ancora nei sette anni considerati per Taranto "si stimano - sempre 
secondo la perizia - 193 ricoveri per malattie cardiache attribuibili ai 
superamenti del limite Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la media 
annuale delle concentrazioni di Pm10 e 455 ricoveri per malattie 
respiratorie".

"L'analisi per i quartieri Borgo e Tamburi, che sono particolarmente 
interessati al fenomeno dell'inquinamento dell'aria e dalle emissioni degli 
impianti industriali - rilevano sempre i periti incaricati dal gip - mostra 
che, nonostante la ridotta numerosità, una forte associazione tra 
inquinamento dell'aria ed eventi sanitari è osservabile e documentabile solo 
per questa popolazione", invece "le stime per la città di Taranto nel suo 
complesso sono in generale attenuate".

"Dobbiamo usare il massimo rispetto e la massima delicatezza nel parlare di 
dati che parlano di salute, cioè di un tema che riguarda prevalentemente 
storie personali" - ha commentato Adolfo Buffo, responsabile Sicurezza e 
ambiente dell'Ilva di Taranto a proposito della perizia. "La stessa 
perizia - ha insistito il responsabile sicurezza e ambiente dell'Ilva - fa 
riferimento a numeri, stime, statistiche e su queste siamo tutti chiamati a 
confrontarci parlando anche con un linguaggio tecnico, magari 
incomprensibile ai più, di incertezze e livelli di probabilità. E, 
drammaticamente, queste probabilità possono portare a conclusioni molto 
diverse tra loro e di questo si deve tenere conto prima di emettere facili 
giudizi". "Ci sono poi - ha proseguito Buffo - alcuni elementi che possiamo 
da subito evidenziare. Ad esempio non è emerso un eccesso di mortalità per 
tumori per le persone che hanno lavorato nello stabilimento che, però, sono 
stati i più esposti. Non sono stati considerati i fattori di rischio 
individuali. Ma, soprattutto, sono gli stessi periti che ci dicono che si 
dovrebbe tenere conto, per una corretta interpretazione dei dati, della 
riduzione negli anni dei livelli emissivi. Quindi fotografare il passato è 
diverso che fotograre il presente".

Nel procedimento contro l'Ilva risultano indagati Emilio Riva, il patron 
delle acciaierie, suo figlio Nicola, il direttore dello stabilimento Luigi 
Caporosso e Angelo Cavallo, responsabile dell'area agglomerato. A loro 
carico sono ipotizzate le contestazioni di disastro colposoe doloso, 
avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli 
infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e 
sversamento di cose pericolose e inquinamento atmosferico. Dopo i risultati 
dalla prima perizia chimica che accertavano la pericolosità della sostanze 
emesse dalla stabilimento per la salute dei lavoratori e dei cittadini, 
l'analisi epidemiologica rischia di aggravare ancord di più la loro 
posizione. Da quel responso, inoltre, dipende anche la possibilità di 
clamorosi provvedimenti, come il sequestro delle acciaierie, che metterebbe 
a repentaglio la sopravvivenza della fabbrica.

Nel frattempo, non è scesa l'attenzione sull'incidente di martedì. Valori 
"sensibilmente più alti" di Ipa (gli idrocarburi policiclici aromatici) sono 
stati rilevati quel giorno al quartiere Tamburi di Taranto, dopo l´incendio 
che ha riguardato il tubificio Erw dello stabilimento (FOTO). Lo scrive 
l'Arpa nella relazione inviata a ministero dell'Ambiente, prefetto di 
Taranto, Regione, sindaco e presidente della Provincia. Il rogo è stato 
causato da un trasformatore a raffreddamento a olio minerale appena 
installato, che ha preso fuoco, liberando una nube nera di 10 metri. "A 
causa dell'assenza di un sistema di raccolta e trattamento delle acque 
meteoriche - si legge - i liquidi di spegnimento" sono confluiti nella 
griglia collegata alla fogna, "come accaduto in occasione di altri 
incidenti". Secondo il direttore Giorgio Assennato, "emerge ancora la 
necessità che l'azienda si doti di un impianto di trattamento delle acque 
meteoriche".
(01 marzo 2012) 



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