[Redditolavoro] Escalation militare italiana in Afghanistan: ma chi ne parla?

procomta ro.red at libero.it
Tue Jul 17 05:54:57 CEST 2012


16 Luglio 2012

di Fausto Sorini, segreteria nazionale, responsabile esteri PdCI

“Dunque la guerra non va in vacanza, nemmeno per gli italiani – scrive 
Tommaso Di Francesco sul Manifesto di domenica 15 luglio. Ora è ufficiale: i 
nostri quattro cacciabombardieri Amx del 51esimo stormo dispiegati a Herat 
stanno bombardando a tappeto il nemico talebano”.

La conferma ufficiale dell'escalation militare italiana in Afghanistan viene 
dalle dichiarazioni del generale Luigi Chiapperini, comandante del nostro 
contingente.

“Chi ha autorizzato l’entrata nella guerra aerea dell’Italia in Afghanistan? 
È stato il governo «tecnico», sostenuto da Pdl, Udc e Pd. E in particolare 
il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, il ministro che più tecnico non 
si può: è ammiraglio ed è stato comandante delle forze Nato. Lo stesso che 
in questi giorni muove lobby militar-industriali e schieramenti politici 
connessi per ottenere l’approvazione di ben 90 cacciabombardieri F-35, che 
ci costeranno 10 miliardi, nella finanziaria rivisitata dalla spending 
review, che taglia spese sociali, welfare e pensioni. Altro che conflitto d’interessi. 
È stato lui il 28 gennaio scorso, nel silenzio generale, a informare la 
Commissione difesa del parlamento della decisione di usare sul campo afghano 
«ogni possibilità degli assetti presenti in teatro, senza limitazione» 
armando gli Amx che fino a quel momento volavano senza bombe”.

Così dal 27 giugno i tremila soldati italiani impegnati a terra sono 
supportati dal cielo anche dagli Amx con armamento micidiale e sistemi 
sofisticati di precisione.

Ancora una volta è chiaro che l’Italia è in guerra, ma chi ne parla? Il 
Parlamento tace, non una sola voce critica si è levata. E all'Ammiraglio Di 
Paola è riuscito oggi, nel silenzio-assenso pressochè generale, quello che 
ieri non era riuscito al ministro Ignazio La Russa: che nel novembre del 
2010 aveva proposto di armare gli aerei italiani in Afganistan, suscitando – 
all'epoca – una levata di scudi generale. Adesso nulla.

“I pantani di guerra in corso e quelli nuovi che si annunciano – scrive 
ancora De Francesco - aiutano le leadership occidentali a sostenere il 
«percorso di guerra» – parola di Monti – dentro la crisi del capitalismo 
globale, del loro modello di sviluppo. Perché sostengono la spesa militare e 
le caste collegate, stabiliscono gerarchie e irrobustiscono alleanze 
militari come la Nato, rendendole l’unico vero strumento attivo, criminale e 
«democratico», di intervento nella realtà”.

Ora dal conflitto afghano tutti dichiarano di voler uscire (mentre si 
prepara la guerra alla Siria..), ma intanto l’obiettivo immediato delle 
forze NATO, Italia compresa, resta quello di vincere militarmente sul campo. 
Qualcuno dica che è ora di farla finita, qualcuno prenda la parola per le 
migliaia di civili straziati dalle bombe dei raid aerei ora anche «nostri».

Il PdCI denuncia l'escalation del coinvolgimento militare italiano nella 
guerra afghana, chiede il ritiro delle nostre truppe, invita tutte le forze 
di pace e fedeli al dettato costituzionale, dentro e fuori il Parlamento, a 
fare la loro parte e a non rendersi complici di questa ennesima barbarie ad 
utilizzare le risorse risparmiate per fronteggiare i problemi sociali più 
acuti, provocati dalla crisi capitalistica e da una politica governativa e 
dell'Unione europea che scarica il peso della crisi sulle spalle dei ceti 
popolari.





More information about the Redditolavoro mailing list