[Redditolavoro] Fw: Navi, sicurezza in appalto
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Wed Jan 18 13:27:10 CET 2012
Navi, sicurezza in appalto
Il dramma al Giglio mette in dubbio un sistema produttivo.
di Franco Canevesio
da lettera43
Sembra sempre più plausibile l'idea che dietro il naufragio della Costa ci
sia una manovra azzardata del comandante Francesco Schettino. Ma il fatto
che la nave non abbia tenuto, che abbia perso così facilmente l'equilibrio,
ha portato gli esperti a chiedersi se la Concordia (114.500 tonnellate di
stazza lorda per quasi 3.800 passeggeri) sia stata costruita davvero con
tutti i crismi.
Non ha dubbi Mario Menini, ingegnere e perito assicurativo, uno dei maggiori
esperti italiani nei calcoli di stabilità per grandi navi da carico.
NAVI IPERCONTROLLATE. «Navi di quel genere hanno alle spalle un'esperienza
consolidata di costruzione. Sono ipercontrollate e ipercertificate dal Rina,
uno dei più antichi enti di classificazione delle navi mercantili, ma anche
da organismi internazionali come il Bureau Veritas, il Norske Veritas, il
Germanischer Lloyd. Avere l'approvazione da questi enti significa essere
certi che la nave è perfettamente equilibrata», spiega l'esperto.
Anche con mare forza sette questi giganti non patiscono nulla perché, spiega
Menini, «vengono costruiti in cantieri dove lavora una manodopera altamente
qualificata».
Ma i vecchi maestri d'ascia non esistono più e certi interventi si scontrano
sempre più spesso con logiche che non sono quelle dell'esperienza.
Se non si può risparmiare sulla materia prima, si ricorre ai subappalti
I problemi non stanno nei materiali, dicono gli esperti, perché la lamiera
utilizzata per costruire lo scafo è sempre la stessa, da decenni, e i grandi
cantieri navali non lesinano sui costi d'acquisto.
Ma «se non si può tagliare sul costo della materia prima, gli armatori
cercano di rifarsi coi tempi di lavoro e una catena di appalti e
subappalti», spiega a Lettera43.it un tecnico che preferisce rimanere
anonimo. «Se per costruire un gigante come la Costa Concordia, fino a
qualche anno fa, prima della crisi, si potevano impiegare anche due anni e
mezzo, oggi queste tempistiche si sono drasticamente ridotte».
MENO TEMPO, PIÙ LAVORO. Bisogna far presto: 16 mesi, in alcuni casi anche 14
mesi. Meno tempo, più appalti è la filosofia ma se si riducono i tempi di
produzione senza aumentare gli organici, viene da sè che si mette a rischio
il prodotto stesso.
Perché, e questo è il secondo ordine di problemi, «quello che viene messo a
rischio è il modello produttivo consolidato, sostituito da un nuovo sistema
fatto di appalti e subappalti al maggior ribasso».
TARIFFE RITOCCATE AL RIBASSO. L'estate scorsa pare che i cantieri più
gettonati abbiano ritoccato le tariffe chiedendo, quando non imponendo,
ribassi anche del 30%, o al minimo del 20%, alle ditte che volevano
partecipare alla gara del subappalto in genere utilizzata per le cabine,
l'arredamento, il sistema delle tubazioni negli impianti di refrigerazione e
di riscaldamento e per gli impianti elettrici.
La conseguenza è che «chi non riesce a starci dentro o dichiara fallimento
(sta avvenendo in molte parti d'Italia, soprattutto per le ditte medio
piccole) oppure accetta e cerca un anello della catena da tagliare per
recuperare qualcosa: in genere sono i contributi, che vengono sacrificati
sull'altare della riduzione costi».
Eccolo il meccanismo (perverso) che abbassa i costi, ma che può arrivare a
mettere a rischio la sicurezza della nave.
Il problema delle penali e dei tempi di consegna
Anche perché, collegate alle tempistiche strette, ci sono le penali: una
spada di Damocle su chi deve costruire. Per quanto riguarda i lavoratori,
soprattutto quelli delle ditte esterne, il patto è grossomodo questo: se non
mi consegni la nave nei tempi previsti non ti chiamo più.
La penale più grossa, riportata sul contratto, è quella tra le ditte
costruttrici e l'armatore: se questo si accorge di eventuali errori a fine
lavoro, provvede subito a decurtare l'importo da pagare.
Anche qui, a cascata, il minore incasso va a danno dei lavoratori e delle
successive commesse.
PROGETTAZIONE FUORI CANTIERE. «Dunque, se durante la costruzione della nave
salta fuori qualche sezione del progetto disegnata in modo difforme da
quello che dovrebbe essere realizzato, i lavoratori - invece di fermare i
lavori cercando coi progettisti la soluzione (cosa che determinerebbe
l'allungamento dei tempi) - "si ingegnano", attuando le modifiche di loro
iniziativa», spiega ancora il tecnico.
Anche questo evidenzia un ulteriore problema, quello della progettazione che
- in genere - non avviene mai nel cantiere di produzione. Fincantieri, per
esempio, progetta le navi nei suoi laboratori di Trieste, ma poi le
costruisce nei cantieri sparsi in Italia, generando una catena in cui la
testa non sa bene che cosa fa la mano.
Mercoledì, 18 Gennaio 2012
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