[Redditolavoro] fincantieri sestri - info fiom e lettera aperta
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Tue Feb 21 08:18:01 CET 2012
Fincantieri. Pagano (Fiom): "Positivo l'accordo unitario relativo a Sestri
Ponente. Adesso occorre impegnarsi per risolvere le restanti criticità, a
partire da Castellammare di Stabia"
Alessandro Pagano, coordinatore nazionale Fiom-Cgil della cantieristica
navale, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.
"La Fiom nazionale valuta positivamente il raggiungimento di un accordo
unitario relativo alla delicata situazione produttiva e occupazionale della
Fincantieri di Sestri Ponente (Genova)."
"L'intesa prevede l'utilizzo della Cassa integrazione guadagni straordinaria
a rotazione per gestire lo scarico di lavoro che interesserà 330 unità nel
prossimo biennio, escludendo l'individuazione di esuberi strutturali.
Verranno inoltre accompagnati alla pensione i lavoratori che matureranno i
relativi requisiti nei prossimi tre anni; ciò sarà realizzato attraverso
l'utilizzo della mobilità su base volontaria, concordata per un massimo di
60 unità. Il cantiere manterrà sostanzialmente inalterata la sua capacità
produttiva che sarà utilizzata nell'ambito di una missione integrata con gli
altri cantieri del Gruppo adibiti alla costruzione di navi da crociera,
aprendosi anche a un futuro industriale di polifunzionalità."
"La continuità produttiva del cantiere di Sestri Ponente sarà garantita
attraverso la costruzione di una unità navale adibita al trasporto di
sezioni di navi o di altri grandi manufatti. Tale attività costruttiva, a
partire dal prossimo mese di settembre, durerà circa 9 mesi. Si tratta di un
risultato importante che permette di stabilire unitariamente un nuovo punto
di partenza per il rilancio del sito produttivo e per il suo futuro
consolidamento."
"I contenuti di questo accordo, che è stato approvato all'unanimità dalle
lavoratrici e dai lavoratori nelle assemblee che si sono svolte oggi nel
cantiere, risolvono radicalmente una delle criticità per le quali come Fiom
non avevamo condiviso l'intesa del 21 dicembre scorso, aggiungendosi, in
questo, agli importanti accordi unitari sottoscritti negli altri cantieri."
"Relativamente alla situazione complessiva del Gruppo, vanno risolte le
restanti criticità, a partire dalla salvaguardia e dal rilancio del cantiere
di Castellammare di Stabia (Napoli), ad oggi privo di una definita missione
produttiva. A questo proposito, come Fiom, riteniamo necessaria una rapida e
positiva conclusione dello studio di fattibilità del bacino di costruzione,
confidando sulla possibilità di un forte impegno unitario per il
raggiungimento di questo importante obiettivo."
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 16 febbraio 2012
Lettera aperta agli operai Fincantieri
Nel corso di questi ultimi anni, ogni volta che mi è stato possibile, sono
sceso in
piazza per la difesa del posto come delle condizioni di lavoro, al fianco
vostro, ma
anche di operai e lavoratori di altre aziende. Questo perché ritengo che
solo nella
solidarietà fra proletari si possano fronteggiare e risolvere i problemi che
in
questi tempi si aggravano sempre più per noi.
Poco importa, di fronte alla grandezza dei problemi attuali, l'accordo o
disaccordo
su questa o quella vertenza, ma ci sono momenti in cui non si possono
chiudere gli
occhi di fronte a quello che vogliono imporci di accettare, la resa
incondizionata
mascherata da mezza vittoria.
Mi riferisco ad alcuni aspetti dell'accordo raggiunto in questi giorni per
la
'sopravvivenza' del cantiere di Sestri Ponente. Uso le virgolette perché sei
mesi di
lavoro, fra sei mesi, per metà degli operai, non possono essere considerati
una
garanzia di sopravvivenza. Certo, come alcuni di voi hanno detto, meglio
questo che
il buio assoluto, ma vorrei invitarvi a riflettere su quanto accade anche in
altre
aziende, molto grosse e molto importanti. Esempio classico, la FIAT. Lotte
anche lì
ce ne sono state parecchie, pagate con denunce, sospensioni e altro. Ma alla
fine dei
conti, il padrone è quello che decide dei mezzi di produzione, ed ha detto
chiaramente, 'o così o fuori', e decido io se si chiude o no. Questo non per
sminuire
le vostre lotte, ma solo per dire che alla fine, quello che viene fuori è
sempre e
solo l'interesse del padrone. Di fatto da aprile a settembre lo stabilimento
rimarrà
chiuso. Da settembre ad aprile 2013 lavorerà solo la metà degli operai. Nel
frattempo
330 rimarranno a casa, fra mobilità (che è sinonimo di esubero) e cassa
integrazione.
E poi? Nuovi incontri e nuovi accordi. Ovvero, nessuna garanzia di rientro,
che come
sottolineano i quotidiani, l'azienda 'non può e non vuole dare', dato che ha
più
volte dichiarato fra l'altro che non le conviene, e quindi non intende,
mantenere una
struttura produttiva di otto stabilimenti.
Inoltre, la cassa integrazione, come insegnano le esperienze non solo mie,
ma anche
di altri lavoratori in tempi odierni, non è affatto uno strumento che va a
favore
dell'operaio, ma il più delle volte è l'anticamera del licenziamento, o
'esubero',
come adesso lo chiamano per non turbare gli animi. Tra le altre cose, il
governo sta
discutendo attualmente sul modo per eliminare la cassa integrazione in
quanto costo
che grava sulle casse dello stato. Facile capire dove vogliano andare a
parare.
D'altra parte, il confronto 'con le parti sociali' in questi giorni , è
centrato
sulla riforma del mondo del lavoro, per dare maggiore 'flessibilità',
'mobilità' e
minori costi alla forza lavoro. In questo senso, giocare sulle parole è
abbastanza di
cattivo gusto, dato che esubero o eccedenza hanno alla fine lo stesso
significato, e
che l'aggiungere il termine 'congiunturale' significa abbastanza poco, date
fra
l'altro le previsioni relative all'andamento dell'economia per l'anno
prossimo.
Un altro aspetto da chiarire a questo punto, è quello relativo alla crisi,
che molti
sintetizzano con la frase 'non c'è lavoro'. Questa è una delle bugie più
grandi che
si possano raccontare. Perché su questo, i punti di vista dei lavoratori e
dei
padroni non possono essere uguali. Per chi lavora, per una società in
generale, il
lavoro serve a produrre quanto serve alla comunità per vivere e progredire.
Di
conseguenza si dovrebbe produrre, in termini di beni di consumo come di
servizi, solo
quello, e quanto, serve alla comunità per vivere. Per i padroni invece il
lavoro è il
mezzo per aumentare a spese dei lavoratori il loro capitale, e per questo
producono
quello che conviene loro e nella quantità massima possibile, per ingrossare
con la
vendita i loro capitali e ricominciare daccapo. Ma arrivati ad un certo
punto, il
potenziale produttivo è troppo, ridurre il costo della forza lavoro fa
restare ancora
ad un certo livello i loro profitti, ma così si finisce per produrre troppo,
mentre
sempre meno possono permettersi di acquistare tutta questa merce. Serve a
poco anche
il sistema del credito, dell'indebitarsi perché costretti a comprare.
Un'infermiera cubana, qualche anno fa, quando cercai di spiegarle il sistema
dei
mutui e degli acquisti a credito, mi rispose 'ma così sarete sempre
costretti a
lavorare per pagare loro i debiti, così diventate schiavi': E questa di
fatto è la
realtà. In più, questa vendita per denaro che non esiste e che nessuno è in
grado di
pagare realmente, porta a scoppiare quella che chiamano ora 'bolla
finanziaria'.
Tanti soldi virtuali che a questo punto valgono quanto quelli del Monopoli.
E questa è la crisi, che come al solito vogliono far pagare a noi,
togliendoci il
posto di lavoro, in un modo o nell'altro, costringendoci a lavorare per
salari sempre
più bassi, con sempre meno servizi pubblici,sempre meno possibilità di
discutere e
obiettare; ma non basta, ci convincono addirittura del fatto che per campare
dobbiamo
andare a colpire gli interessi di altri operai come noi.
Mi riferisco ad esempio sia al tipo di produzioni, sia alle condizioni poste
per far
andare avanti uno stabilimento. Nel vostro caso, vi convincono che per
sopravvivere
avete bisogno di costruire fregate militari e carceri galleggianti. Intanto,
se
l'interesse non fosse sempre l'ingrasso di pochi padroni, nel settore navale
lavoro
ce ne sarebbe eccome, senza sguinzagliare per il mondo altre armi. Basti
pensare a
quante carrette del mare vengono fatte circolare senza riparazioni né
manutenzione,
con le conseguenze che derivano. O al business dello smantellamento e
recupero
materiali. È una ipocrisia tremenda far scendere in piazza dei lavoratori
per
reclamare la produzione di una nave da guerra che servirà, oggi a sterminare
altri
lavoratori in un'altra parte del mondo, ma domani magari proprio quelli
stessi che
l'hanno fabbricata, visto che gli eserciti, non da oggi, quando si mette
male servono
a 'domare' i lavoratori che non si sottomettono. Idem per le carceri, che
normalmente
rinchiudono per lo più proletari con problemi di sopravvivenza, ma non
dimentichiamo
che spesso rinchiudono anche chi lotta per migliori condizioni di vita,
inclusi
sindacalisti ed operai. Voi stessi avete ricevuto denunce per le lotte che
avete
portato avanti.
Stesso discorso per quanto riguarda Terzo Valico e Gronda. Premetto che non
ho
interessi a favore di nessun candidato, sindaco o imperatore che sia. Ormai
dovremmo
averlo capito che le poltrone servono solo a fare gli interessi di chi ha i
soldi. Il
punto è che, per voler credere in una promessa di lavoro futuro, che non è
detto
verrà mantenuta, per quanto sopra, non si può volere il male di altri
lavoratori che
si vedrebbero in alcuni casi espropriati della casa, nel generale comunque
esposti a
gravissimi rischi della salute, sia per il traffico ingente di mezzi, sia
perché il
famoso 'smarino' è costituito in gran parte da amianto, che fra le altre
cose
finirete per respirarvi anche voi. Il tutto in nome di due opere che sono
assolutamente inutili, perché come ampiamente dimostrato da vari tecnici,
non
risolverebbero alcun problema di traffico, perché, vista anche la crisi che
fa
rallentare la produzione, non si capisce dove sia questa mole immensa di
merci che
dovrebbero circolare più velocemente per fare incassare più velocemente i
padroni. È
chiaro che lo scopo è il lavoro per sé, il giro di milioni che verranno
intascati per
la semplice realizzazione dell'opera. Possiamo noi in nome di questo farci
rifilare
opere di questo genere? Perché no allora il ponte sullo Stretto di Messina?
O magari
una bella centrale nucleare davanti alla porta di casa.
Quello che voglio dire in definitiva, è che non possiamo farci convincere da
chi ci
lascia in mezzo ad una strada da un giorno all'altro, o nella migliore delle
ipotesi
ci spreme come un limone per quattro soldi, che è nostro interesse farci
ridurre
sempre più a schiavi ed in più farlo mettendoci contro altri operai e
lavoratori come
noi. Come potremmo lamentarci allora se alcuni di questi facessero lo stesso
con noi?
A qualcuno potrebbero promettere di fare delle belle case popolari in riva
al mare se
gli da una mano a buttare fuori gli operai Fincantieri dopo il famoso
'ribaltamento a
mare'. Ma questo è cannibalismo, mangiarci fra di noi, anziché renderci
conto del
fatto che il lavoro c'è, serve e va suddiviso fra tutti, per creare le
condizioni di
vita necessarie alla comunità. Gli unici che non servono a un bel niente
sono i
padroni, e molti esempi lo testimoniano. Gli operai ed i lavoratori della
INNSE hanno
lavorato in autogestione per un periodo; in Argentina ci sono 330 fabbriche
recuperate in autogestione dai lavoratori, quando i padroni volevano
chiuderle. E gli
esempi potrebbero essere molti di più. Questo significa che per il lavoro,
l'unica
cosa che non serve è il padrone. Semmai il problema è la loro economia di
mercato,
basata sui profitti di pochi senza tener conto dei bisogni dei molti,
riducendoli
alla fame e mettendoli gli uni contro gli altri.
Con questo ovviamente non voglio dire che mi dispiace che la metà di voi
abbia una
seppur minima prospettiva di poter lavorare per qualche mese ancora. Vorrei
solo che
aprissimo gli occhi tutti, me compreso, che lavoro in un settore,
l'edilizia, in cui
purtroppo l'ognun per sé è la regola del giorno. Noi siamo quelli che
producono tutto
ciò che c'è e non esiste già in natura, ma ci mordiamo alla gola e ai
garretti per
contenderci le briciole che i padroni fanno cadere dalla loro tavola.
L'unica nostra
speranza di sopravvivenza, prima che questo sistema ci butti dentro un'altra
guerra
generalizzata e disastrosa come nessuna altra visto il potenziale bellico, è
quella
di capire, o meglio, ricordarci, che siamo una classe, quella che manda
avanti tutto,
e solo facendo i nostri interessi, tutti uniti, potremmo scongiurare la
catastrofe a
cui ci stanno portando.
Sarò ancora e sempre al fianco delle lotte vostre, come di tutti gli operai,
per
sconfiggere la logica del cannibalismo e permettere alle generazioni
prossime di
vivere senza doversi scannare per un pezzo di pane.
Un abbraccio da operaio e da comunista,
Stefano Alias.
17/12/2012
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