[Redditolavoro] Lettera aperta agli operai Fincantieri

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Fri Feb 17 14:45:09 CET 2012


  Lettera aperta agli operai Fincantieri



Nel corso di questi ultimi anni, ogni volta che mi è stato possibile, 
sono sceso in piazza per la difesa del posto come delle condizioni di 
lavoro, al fianco vostro, ma anche di operai e lavoratori di altre 
aziende. Questo perché ritengo che solo nella solidarietà fra proletari 
si possano fronteggiare e risolvere i problemi che in questi tempi si 
aggravano sempre più per noi.

Poco importa, di fronte alla grandezza dei problemi attuali, l'accordo o 
disaccordo su questa o quella vertenza, ma ci sono momenti in cui non si 
possono chiudere gli occhi di fronte a quello che vogliono imporci di 
accettare, la resa incondizionata mascherata da mezza vittoria.

Mi riferisco ad alcuni aspetti dell'accordo raggiunto in questi giorni 
per la 'sopravvivenza' del cantiere di Sestri Ponente. Uso le virgolette 
perché sei mesi di lavoro, fra sei mesi, per metà degli operai, non 
possono essere considerati una garanzia di sopravvivenza. Certo, come 
alcuni di voi hanno detto, meglio questo che il buio assoluto, ma vorrei 
invitarvi a riflettere su quanto accade anche in altre aziende, molto 
grosse e molto importanti. Esempio classico, la FIAT. Lotte anche lì ce 
ne sono state parecchie, pagate con denunce, sospensioni e altro. Ma 
alla fine dei conti, il padrone è quello che decide dei mezzi di 
produzione, ed ha detto chiaramente, 'o così o fuori', e decido io se si 
chiude o no. Questo non per sminuire le vostre lotte, ma solo per dire 
che alla fine, quello che viene fuori è sempre e solo l'interesse del 
padrone. Di fatto da aprile a settembre lo stabilimento rimarrà chiuso. 
Da settembre ad aprile 2013 lavorerà solo la metà degli operai. Nel 
frattempo 330 rimarranno a casa, fra mobilità (che è sinonimo di 
esubero) e cassa integrazione. E poi? Nuovi incontri e nuovi accordi. 
Ovvero, nessuna garanzia di rientro, che come sottolineano i quotidiani, 
l'azienda 'non può e non vuole dare', dato che ha più volte dichiarato 
fra l'altro che non le conviene, e quindi non intende, mantenere una 
struttura produttiva di otto stabilimenti.

Inoltre, la cassa integrazione, come insegnano le esperienze non solo 
mie, ma anche di altri lavoratori in tempi odierni, non è affatto uno 
strumento che va a favore dell'operaio, ma il più delle volte è 
l'anticamera del licenziamento, o 'esubero', come adesso lo chiamano per 
non turbare gli animi. Tra le altre cose, il governo sta discutendo 
attualmente sul modo per eliminare la cassa integrazione in quanto costo 
che grava sulle casse dello stato. Facile capire dove vogliano andare a 
parare. D'altra parte, il confronto 'con le parti sociali' in questi 
giorni , è centrato sulla riforma del mondo del lavoro, per dare 
maggiore 'flessibilità', 'mobilità' e minori costi alla forza lavoro. In 
questo senso, giocare sulle parole è abbastanza di cattivo gusto, dato 
che esubero o eccedenza hanno alla fine lo stesso significato, e che 
l'aggiungere il termine 'congiunturale' significa abbastanza poco, date 
fra l'altro le previsioni relative all'andamento dell'economia per 
l'anno prossimo.

Un altro aspetto da chiarire a questo punto, è quello relativo alla 
crisi, che molti sintetizzano con la frase 'non c'è lavoro'. Questa è 
una delle bugie più grandi che si possano raccontare. Perché su questo, 
i punti di vista dei lavoratori e dei padroni non possono essere uguali. 
Per chi lavora, per una società in generale, il lavoro serve a produrre 
quanto serve alla comunità per vivere e progredire. Di conseguenza si 
dovrebbe produrre, in termini di beni di consumo come di servizi, solo 
quello, e quanto, serve alla comunità per vivere. Per i padroni invece 
il lavoro è il mezzo per aumentare a spese dei lavoratori il loro 
capitale, e per questo producono quello che conviene loro e nella 
quantità massima possibile, per ingrossare con la vendita i loro 
capitali e ricominciare daccapo. Ma arrivati ad un certo punto, il 
potenziale produttivo è troppo, ridurre il costo della forza lavoro fa 
restare ancora ad un certo livello i loro profitti, ma così si finisce 
per produrre troppo, mentre sempre meno possono permettersi di 
acquistare tutta questa merce. Serve a poco anche il sistema del 
credito, dell'indebitarsi perché costretti a comprare.

Un'infermiera cubana, qualche anno fa, quando cercai di spiegarle il 
sistema dei mutui e degli acquisti a credito, mi rispose 'ma così sarete 
sempre costretti a lavorare per pagare loro i debiti, così diventate 
schiavi': E questa di fatto è la realtà. In più, questa vendita per 
denaro che non esiste e che nessuno è in grado di pagare realmente, 
porta a scoppiare quella che chiamano ora 'bolla finanziaria'. Tanti 
soldi virtuali che a questo punto valgono quanto quelli del Monopoli.

E questa è la crisi, che come al solito vogliono far pagare a noi, 
togliendoci il posto di lavoro, in un modo o nell'altro, costringendoci 
a lavorare per salari sempre più bassi, con sempre meno servizi 
pubblici,sempre meno possibilità di discutere e obiettare; ma non basta, 
ci convincono addirittura del fatto che per campare dobbiamo andare a 
colpire gli interessi di altri operai come noi.

Mi riferisco ad esempio sia al tipo di produzioni, sia alle condizioni 
poste per far andare avanti uno stabilimento. Nel vostro caso, vi 
convincono che per sopravvivere avete bisogno di costruire fregate 
militari e carceri galleggianti. Intanto, se l'interesse non fosse 
sempre l'ingrasso di pochi padroni, nel settore navale lavoro ce ne 
sarebbe eccome, senza sguinzagliare per il mondo altre armi. Basti 
pensare a quante carrette del mare vengono fatte circolare senza 
riparazioni né manutenzione, con le conseguenze che derivano. O al 
business dello smantellamento e recupero materiali. È una ipocrisia 
tremenda far scendere in piazza dei lavoratori per reclamare la 
produzione di una nave da guerra che servirà, oggi a sterminare altri 
lavoratori in un'altra parte del mondo, ma domani magari proprio quelli 
stessi che l'hanno fabbricata, visto che gli eserciti, non da oggi, 
quando si mette male servono a 'domare' i lavoratori che non si 
sottomettono. Idem per le carceri, che normalmente rinchiudono per lo 
più proletari con problemi di sopravvivenza, ma non dimentichiamo che 
spesso rinchiudono anche chi lotta per migliori condizioni di vita, 
inclusi sindacalisti ed operai. Voi stessi avete ricevuto denunce per le 
lotte che avete portato avanti.

Stesso discorso per quanto riguarda Terzo Valico e Gronda. Premetto che 
non ho interessi a favore di nessun candidato, sindaco o imperatore che 
sia. Ormai dovremmo averlo capito che le poltrone servono solo a fare 
gli interessi di chi ha i soldi. Il punto è che, per voler credere in 
una promessa di lavoro futuro, che non è detto verrà mantenuta, per 
quanto sopra, non si può volere il male di altri lavoratori che si 
vedrebbero in alcuni casi espropriati della casa, nel generale comunque 
esposti a gravissimi rischi della salute, sia per il traffico ingente di 
mezzi, sia perché il famoso 'smarino' è costituito in gran parte da 
amianto, che fra le altre cose finirete per respirarvi anche voi. Il 
tutto in nome di due opere che sono assolutamente inutili, perché come 
ampiamente dimostrato da vari tecnici, non risolverebbero alcun problema 
di traffico, perché, vista anche la crisi che fa rallentare la 
produzione, non si capisce dove sia questa mole immensa di merci che 
dovrebbero circolare più velocemente per fare incassare più velocemente 
i padroni. È chiaro che lo scopo è il lavoro per sé, il giro di milioni 
che verranno intascati per la semplice realizzazione dell'opera. 
Possiamo noi in nome di questo farci rifilare opere di questo genere? 
Perché no allora il ponte sullo Stretto di Messina? O magari una bella 
centrale nucleare davanti alla porta di casa.

Quello che voglio dire in definitiva, è che non possiamo farci 
convincere da chi ci lascia in mezzo ad una strada da un giorno 
all'altro, o nella migliore delle ipotesi ci spreme come un limone per 
quattro soldi, che è nostro interesse farci ridurre sempre più a schiavi 
ed in più farlo mettendoci contro altri operai e lavoratori come noi. 
Come potremmo lamentarci allora se alcuni di questi facessero lo stesso 
con noi? A qualcuno potrebbero promettere di fare delle belle case 
popolari in riva al mare se gli da una mano a buttare fuori gli operai 
Fincantieri dopo il famoso 'ribaltamento a mare'. Ma questo è 
cannibalismo, mangiarci fra di noi, anziché renderci conto del fatto che 
il lavoro c'è, serve e va suddiviso fra tutti, per creare le condizioni 
di vita necessarie alla comunità. Gli unici che non servono a un bel 
niente sono i padroni, e molti esempi lo testimoniano. Gli operai ed i 
lavoratori della INNSE hanno lavorato in autogestione per un periodo; in 
Argentina ci sono 330 fabbriche recuperate in autogestione dai 
lavoratori, quando i padroni volevano chiuderle. E gli esempi potrebbero 
essere molti di più. Questo significa che per il lavoro, l'unica cosa 
che non serve è il padrone. Semmai il problema è la loro economia di 
mercato, basata sui profitti di pochi senza tener conto dei bisogni dei 
molti, riducendoli alla fame e mettendoli gli uni contro gli altri.

Con questo ovviamente non voglio dire che mi dispiace che la metà di voi 
abbia una seppur minima prospettiva di poter lavorare per qualche mese 
ancora. Vorrei solo che aprissimo gli occhi tutti, me compreso, che 
lavoro in un settore, l'edilizia, in cui purtroppo l'ognun per sé è la 
regola del giorno. Noi siamo quelli che producono tutto ciò che c'è e 
non esiste già in natura, ma ci mordiamo alla gola e ai garretti per 
contenderci le briciole che i padroni fanno cadere dalla loro tavola. 
L'unica nostra speranza di sopravvivenza, prima che questo sistema ci 
butti dentro un'altra guerra generalizzata e disastrosa come nessuna 
altra visto il potenziale bellico, è quella di capire, o meglio, 
ricordarci, che siamo una classe, quella che manda avanti tutto, e solo 
facendo i nostri interessi, tutti uniti, potremmo scongiurare la 
catastrofe a cui ci stanno portando.

Sarò ancora e sempre al fianco delle lotte vostre, come di tutti gli 
operai, per sconfiggere la logica del cannibalismo e permettere alle 
generazioni prossime di vivere senza doversi scannare per un pezzo di pane.

Un abbraccio da operaio e da comunista,

Stefano Alias.

17/12/2012

-- 
              -(Rapt)-
https://torniamoinclasse.noblogs.org/

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