[Redditolavoro] Fw: SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! "LETTERE DAL FRONTE" DEL 30/04/12

bastamortesullavoro@domeus.it cobasta at libero.it
Mon Apr 30 22:40:36 CEST 2012




SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! "LETTERE DAL FRONTE" DEL 30/04/12



INDICE



Coordinamento Nazionale SLAI COBAS coordinamento.nazionale at slaicobas.it

IL PROCESSO ALLA MARLANE MARZOTTO RIMANE A PAOLA


COBAS Pisa confcobaspisa at alice.it

QUANTO VALE LA VITA DI UN OPERAIO PER IL NOSTRO SINDACO?


ANCORA IN MARCIA ! redazione at ancorainmarcia.it

SI SPEZZA TRENO DELLA METRO A MILANO, NESSUN FERITO: POLEMICHE SU 
MANUTENZIONE E TRENI OBSOLETI



Webmaster USB webmaster at usb.it

ROMA 3 MAGGIO: INCONTRO 'LA CONTRORIFORMA "TECNICA" DEL LAVORO, IN ITALIA E 
IN EUROPA, ANALISI CRITICA E PRATICHE DI RISPOSTA



Macchinisti Sicuri filippocufari at macchinistisicuri.info

"626 RUN - UNA CORSA PER IL LAVORO SICURO" PRATO, 20 MAGGIO 2012



ANCORA IN MARCIA ! redazione at ancorainmarcia.it

INCIDENTE TRA DUE FRECCIAROSSA A ROMA TERMINI: FERITI I FERROVIERI



Marco Bazzoni bazzoni_m at tin.it

ARTICOLO 21: POI, UN GIORNO, LAVORANDO MUORI



Assemblea 29 Giugno  assemblea29giugno at gmail.com

COMUNICATO SULLE RESPONSABILITA' DELLA STRAGE DI VIAREGGIO



Scintilla Onlus scintilla.onlus at gmail.com

VIVA IL PRIMO MAGGIO!



A.I.E.A. Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano at fastwebnet.it

28 APRILE GIORNATA MONDIALE DELLE VITTIME DELL'AMIANTO



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Da: Coordinamento Nazionale SLAI COBAS coordinamento.nazionale at slaicobas.it

Data: 23/04/2012 20.04

A:
Ogg: IL PROCESSO ALLA MARLANE MARZOTTO RIMANE A PAOLA


Il processo alla Marlane Marzotto rimane a Paola


Ci hanno provato, le parti difensive dei responsabili del massacro dei 
lavoratori dell'azienda tessile, ad allungare ulteriormente i tempi del 
processo cercando di spostarlo a Vicenza e a estromettere, dal dibattimento, 
quel sindacato, lo SLAI COBAS, che dal primo momento è stato vicino ai 
lavoratori e alle loro famiglie.

Non sembra essere interesse degli avvocati difensori avere una sentenza, una 
sentenza su un fatto talmente grave che dovrebbe smuovere le coscienze di 
ogni cittadino, a prescindere dal ruolo che svolge.

Più che giusto che gli imputati abbiano dei difensori, meno giusto, meno 
morale, che gli studi di questi grandi oratori del foro italiano, Ghedini e 
Pisapia in testa, utilizzino escamotage per fare in modo che il processo non 
venga proprio fatto e arrivi alla prescrizione.

E' interesse anche degli imputati che il processo si svolga: la giustizia 
non è una variabile dipendente dal potere o ingabbiata in mille artifizi che 
le impediscano di procedere. Affermare questo, tentare di svilirne il 
significato, va contro gli stessi imputati e i loro avvocati.

Ricordiamo la vicenda, per chi ancora non ne fosse a conoscenza:

L'azienda fu fondata negli anni '50 dal conte Rivetti e produceva tessuti. 
Poi nel 1969 passò nelle mani dell' Eni-Lanerossi e, successivamente, nel 
1987, al gruppo Marzotto per 173 miliardi di lire.

Per ognuno dei 200 lavoratori espulsi la finanziaria dell'Eni mise a 
disposizione 44 milioni per una riallocazione occupazionale mai avvenuta.

La fabbrica, gestita dalla Lanerossi, tolse le mura divisorie e così nell' 
"open space" creato convergevano i fumi provenienti dalle sostanze chimiche 
della coloritura espandendosi ovunque.
Non c'erano aspiratori funzionanti e gli operai gettavano i coloranti in 
vasche aperte senza alcuna protezione.

Nella fabbrica c'era anche l'amianto presente nelle pastiglie dei freni dei 
telai, che, consumandosi, emetteva polveri respirate da tutti.

A fine giornata veniva "donata" una busta di latte ad ogni lavoratore, unico 
rimedio ai veleni respirati durante tutto il turno di lavoro.

Nel 1996 la tintoria veniva chiusa.

Ai tentativi della difesa di prolungare i tempi del processo risponde l'avv. 
Senatore, che rappresenta decine di lavoratori ammalati, famiglie di defunti 
e lo SLAI COBAS:

"La competenza deve rimanere sul posto. I veri danneggiati, gli unici 
danneggiati, sono loro ed hanno il diritto di veder giudicate le malefatte 
di questi 20 anni di follia dove decisioni, senza nessun rispetto per la 
salute dei lavoratori, venivano prese in loco e non altrove.

Gli autori, i responsabili della morte di oltre 160 persone, per patologie 
tumorali derivanti dai danni ambientali per l'uso di sostanze cancerogene, 
devono essere giudicati dove hanno commesso il fatto.

La richiesta delle difese di estromettere il sindacato SLAI COBAS non può 
essere accolta. Lo SLAI COBAS è stato il protagonista, assieme ai 
lavoratori, di tutta la vicenda. Senza le loro denunce oggi il processo non 
ci sarebbe".

E' chiara la tattica dilatoria delle difese. E' chiaro, altrettanto, che la 
giustizia non può essere negata a chi sta soffrendo, a chi è morto.

Un processo senza nessuna eco mediatica si sta svolgendo in quel profondo 
Sud abbandonato da uno Stato capace solo di imporre gabelle.

La giustizia, la verità, reclamano che il processo vada al suo giusto e 
naturale compimento, che i responsabili di una strage senza nessuna 
giustificazione vengano giudicati. Se questa è ancora una democrazia non 
potrà esserci una diversa conclusione.



Stefano Federici


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From: COBAS Pisa confcobaspisa at alice.it

To:

Sent: Tuesday, April 24, 2012 8:51 AM

Subject: QUANTO VALE LA VITA DI UN OPERAIO PER IL NOSTRO SINDACO?


Nelle settimane scorse i COBAS avevano chiesto alla Giunta e al Sindaco di 
riconoscere la cittadinanza onoraria alle vittime sul lavoro e di farsi 
carico delle spese per riportare la salma del lavoratore nepalese morto a 
San Rossore [Kumar Sanoy, morto colpito dal calcio di un cavallo in un 
ippodromo].

Entrambe le proposte sono cadute nel dimenticatoio, eppure l'ufficio stampa 
del Sindaco pullula di collaboratori ai quali non sarà sfuggita la nostra 
proposta che meriterebbe almeno una risposta ufficiale. Il Primo cittadino 
sembra preferire le proprie esternazioni su argomenti ameni, quali le cicche 
in corso Italia piuttosto, che intervenire sul lavoro nero, sugli impegni 
assunti e non rispettati dalla Giunta in merito ai cassa integrati della CRM 
(ma nel frattempo sta partendo l'ennesima operazione immobiliare nel 
quartiere...).

Allora ripetiamo la domanda allo "smemorato" Marco Filippeschi: quanto vale 
la vita di un operaio? Perché non vuole concedere cittadinanza onoraria alle 
vittime sul lavoro e farsi carico delle spese cimiteriali?

Attendiamo risposta e interlocuzione


Sportello sicurezza nei luoghi di lavoro Confederazione COBAS Pisa

www.cobaspisa.it

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From: ANCORA IN MARCIA ! redazione at ancorainmarcia.it

To:

Sent: Tuesday, April 24, 2012 9:29 PM

Subject: SI SPEZZA TRENO DELLA METRO A MILANO, NESSUN FERITO: POLEMICHE SU 
MANUTENZIONE E TRENI OBSOLETI



ancora IN MARCIA !

GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908


Dopo i Frecciarossa e l'Orient Express, anche le metropolitane si spezzano.

Rotto il gancio della seconda carrozza di coda del metrò linea 'verde'

Viaggiatori evacuati, nel tunnel in fila indiana.

Polemiche sulla manutenzione.


Milano 24 aprile 2012



Incidente ieri mattina nella metro M2 "verde" di Milano: erano quasi le 9 
quando il treno n. 53, si è spezzato in galleria tra la seconda e la terza 
carrozza dalla coda. Ovviamente le due parti si sono fermate per 
l'attivazione automatica del freno "continuo" ma per i circa 200 viaggiatori 
ci sono stati momenti di tensione e paura soprattutto per la mancanza di 
luce, ma anche perché sono stati costretti a scendere in galleria e recarsi 
a piedi, in fila indiana, verso la banchina della stazione successiva di 
Famagosta, sulla linea per Abbiategrasso.

Fortunatamente non ci sono stati feriti e l'evacuazione è avvenuta senza 
complicazioni. Il traffico bloccato per oltre due ore è stato perturbato a 
lungo sull'intera tratta, tanto che l'ATM ha attivato mezzi sostitutivi di 
superfice. "In 33 anni di servizio non ricordo fosse mai capitato un guasto 
così grave" dice Vincenzo Fanelli, delegato dei macchinisti ORSA.

Il treno numero 53, motrice 331, la cui barra di collegamento Jarret si è 
rotta nello scatto del convoglio in partenza dal capolinea di Abbiategrasso, 
è degli anni Settanta e viene considerato da molti degli addetti ai lavori 
"ferraglia vecchia e inaffidabile". Il convoglio, trainato in deposito per 
le indagini, era appena stato revisionato dall'officina ATM:

"E per questo - sottolinea Fanelli - l'incidente è ancora più preoccupante". 
Si pone anche nell'azienda di trasporto milanese la questione della 
manutenzione e, in particolare, l'adeguatezza delle procedure adottate per 
la revisione dei ganci e la verifica dello stato di usura dei componenti 
meccanici.

L'incidente richiama alla memoria gli incidenti analoghi ai treni 
frecciarossa, avvenuti nel luglio 2008 sempre a Milano, e ad Anagni nei 
pressi di Frosinone, a gennaio 2009 sulla linea AV Napoli Roma ma anche lo 
spezzamento dell'Orient Express, avvenuto a Verona il 25 settembre 2011. 
Anche questi casi furono occasione di forti critiche al sistema di 
manutenzione e di controllo sia di Trenitalia, per i Frecciarossa, che della 
società Venice Simplon Orient Express (VSOE) che gestisce le carrozza 
storiche dell'Orient Express per il servizio di trasporto con pernottamento, 
esclusivo ed extralusso, che collega alcune città europee.

Critiche all'ATM da Carlo Monguzzi, presidente PD della commissione 
Mobilità: «Purtroppo da tempo il settore manutenzione è sottoutilizzato, 
malgrado gli sforzi della nuova gestione, perché si è affermata la mentalità 
di buttare e cambiare. Il manutentore deve invece lavorare per mantenere 
affidabile il materiale rotabile, garantendo sicurezza, efficienza e comfort 
per i passeggeri. E soprattutto manutenzione vuol dire prevenzione, e un 
segno negativo in questo senso è il fatto che ultimamente siano stati 
spostati una ventina di tecnici dalla manutenzione di officina (preventiva) 
ai guasti in linea (dopo che gli incidenti sono avvenuti). Quello che 
chiediamo alla nuova ATM è un intervento urgente per prevenire rotture e 
guasti".

Il guasto eccezionale di ieri pone dubbi sul parco mezzi ATM e mette in luce 
l'urgenza di rinnovamento del materiale rotabile. Questa è la radiografia 
aggiornata dai depositi: 41 treni, i più vecchi, hanno ormai accumulato tra 
i 40 e i 49 anni di servizio; altri ventuno hanno un'età compresa tra i 35 e 
39 anni; ce ne sono 28 acquistati dall'azienda tra il 1978 e il 1991 e altri 
70, infine, sulle rotaie da meno di vent'anni (tra questi gli ultramoderni 
Meneghino commissionati negli ultimi tre anni ad Ansaldo Breda).

In attesa di finanziamenti dal Comune (servono 300 milioni), i vertici ATM 
stanno preparando un bando per venti nuovi treni della M1 e dieci della M2. 
Tenuto conto del recente aumento del prezzo dei biglietti tutti ci 
aspettiamo che le maggiori risorse disponibili siano indirizzate 
dall'azienda verso il miglioramento della sicurezza e l'affidabilità del 
servizio metropolitano dell'aerea milanese.



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From: Webmaster USB webmaster at usb.it

To:

Sent: Tuesday, April 24, 2012 2:13 PM

Subject: ROMA 3 MAGGIO: INCONTRO 'LA CONTRORIFORMA "TECNICA" DEL LAVORO, IN 
ITALIA E IN EUROPA, ANALISI CRITICA E PRATICHE DI RISPOSTA



La controriforma "tecnica" del lavoro

In Italia e In Europa analisi critica e pratiche di risposta

Incontro promosso dal forum Diritti Lavoro in collaborazione con USB e Rete 
28 Aprile


PRESIEDONO
Fabrizio Tomaselli (USB Nazionale)

Maurizio Marcelli (Rete 28 Aprile/FIOM Nazionale)

INTRODUZIONE DI

Carlo Guglielmi (avvocato Presidente Forum Diritti Lavoro)

Antonio Di Stasi (professore di diritto del lavoro - Università di Ancona)

COMUNICAZIONI DI

Silvia Niccolai (professore di diritto costituzionale - Università di 
Cagliari)

Glauco Zaccardi (magistrato - Segreteria Regione Lazio Magistratura 
democratica)

Paola Palmieri (USB Nazionale)

CONCLUDE
Franco Russo (Comitato No Debito)

INTERVENGONO
Rappresentanze Lavoratori In Lotta

Giorgio Cremaschi (presidente Comitato Centrale FIOM)

Paolo Sabatini (USB nazionale)

Giuliana Carlino (membro della Commissione lavoro del Senato IDV)

Gianni Rinaldini (coordinatore nazionale della mozione "La CGIL che 
vogliamo")

Luca Santini (presidente di BIN Italia)

Paolo Di Vetta (Blocchi precari metropolitani)

Roberta Fantozzi (Responsabile Nazionale Lavoro PRC)

Gianni Ferrara (Associazione per la democrazia costituzionale)

Riccardo Faranda (avvocato Forum Diritti Lavoro)

Arturo Salerni (avvocato Forum Diritti Lavoro)

Giuseppe Marziale (avvocato Forum Diritti Lavoro)

CON L'ADESIONE DEL COMITATO "NO DEBITO"



3 Maggio Ore 15

Palazzo Della Provincia Di Roma

Via Iv Novembre 119 - Sala Peppino Impastato



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From: Macchinisti Sicuri filippocufari at macchinistisicuri.info

To:

Sent: Wednesday, April 25, 2012 5:14 PM

Subject: "626 RUN - UNA CORSA PER IL LAVORO SICURO" PRATO, 20 MAGGIO 2012



Dalla ASL 4 di Prato riceviamo e volentieri inoltriamo....





"626 RUN - una corsa per il lavoro sicuro" 2012

Trofeo podistico "Francesco Rossi"

Gara a squadre per ragazzi della scuola media superiore

Prato, 20 maggio 2012

Corsa non competitiva di km 5 Sulla ciclabile che da Mezzana porta verso 
Santa Lucia.

Ritrovo dalle ore 8.00 presso giardini di Mezzana a Prato. Partenza ore 9.00



Quinta edizione "626 RUN - una corsa per il lavoro sicuro", organizzata 
dalla ASL 4 di Prato e dalla ONLUS "Regalami un sorriso", una corsa / 
camminata non competitiva di circa 5 o 12 km, che partendo dai giardini di 
Mezzana di Prato attraverserà la città sulla ciclabile che costeggia il 
fiume Bisenzio. La manifestazione vuole unire sport, solidarietà e senso 
della comunità.

Fin dalla prima edizione i ragazzi della scuola hanno partecipato a questa 
iniziativa dove naturalmente è sempre stato più forte lo spirito di 
partecipazione di quello dell'agonismo puro.

Il preside dell'Istituto Buzzi Francesco Rossi è stato uno dei primi a 
"coinvolgere" i suoi ragazzi in questa iniziativa.

Anche quest'anno per ricordarlo si assegnerà quindi il trofeo che vedrà 
impegnate, in un percorso di cinque chilometri, le squadre delle scuole 
medie superiori composte ciascuna da tre ragazzi e due ragazze 
contraddistinte dai colorati palloncini della ONLUS "Regalami un sorriso".

Lo spirito della gara è quello di fare squadra per arrivare uniti al 
traguardo coniugando sport, solidarietà e senso di squadra.

Piero Giacomelli ONLUS "Regalami un sorriso" Alfredo Zallocco


Premio simbolico per i primi arrivati della categoria ragazzi, ragazze 
uomini e donne:

Il servizio fotografico relativo alla corsa sarà disponibile in internet 
all' indirizzo:

www.pierogiacomelli.com
IL RICAVATO SARA' DEVOLUTO IN BENEFICIENZA

Per informazioni e/o iscrizioni:

Dipartimento della Prevenzione dell'Azienda USL 4 tel. 0574-435508.

La partecipazione è doverosamente aperta a tutti gli operatori della 
sicurezza, ed in particolare ai RLS.

Scarica e diffondi il materiale informativo all' indirizzo:

http://www.macchinistisicuri.info/ms/varie/5-Edizione-626-RUN_20mag2012.zip



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From: ANCORA IN MARCIA ! redazione at ancorainmarcia.it

To:

Sent: Thursday, April 26, 2012 9:14 PM

Subject: INCIDENTE TRA DUE FRECCIAROSSA A ROMA TERMINI: FERITI I FERROVIERI



ancora IN MARCIA !

GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908



INCIDENTE TRA DUE FRECCIAROSSA A ROMA TERMINI

La collisione tra i due ETR 500 è avvenuta all'ingresso dei binari 4 e 5. 
Spavento tra i viaggiatori per le carrozze inclinate sul fianco. Al momento 
solo ferrovieri tra i feriti. Metà stazione chiusa al traffico.

Poco fa [26 aprile], intorno alle 19,00, due treni ETR500, Frecciarossa, 
sono entrati in collisione nella stazione di Roma Termini. Dalle prime 
sommarie notizie si apprende che uno dei due treni Frecciarossa, in arrivo 
al binario 5 proveniente vuoto dal Parco Prenestino, impianto di 
manutenzione situato a poca distanza, è deragliato poco prima di entrare nel 
marciapiede di stazione urtando il treno Frecciarossa 9558 Salerno-Milano, 
appena ripartito dal binario 4.

Dai primi rilievi non ci sarebbero feriti tra i viaggiatori, ma alcuni dei 
nostri colleghi sono stati portati in ospedale con ferite lievi. Numerose le 
ambulanze e i mezzi di soccorso dei vigili del fuoco giunti in stazione.

Dalle testimonianze raccolte nell'immediato i viaggiatori hanno vissuto 
attimi di grande paura per l'urto, il "terrificante stridore delle lamiere" 
e per la posizione inclinata assunta da alcune delle carrozze che hanno 
fatto temere conseguenze più gravi. La bassa velocità ha impedito danni 
maggiori, anche se da qualche tempo la velocità di uscita dai quei binari 
della stazione Termini è stata aumentata da 30 a 60 Km/h per guadagnare una 
decina di secondi sulla percorrenza Roma Milano.

Una prima ipotesi sulle cause dell'incidente, formulata dagli investigatori 
presenti sul posto, sarebbe da ricondurre ad un cedimento delle rotaie in 
corrispondenza di uno scambio dove gli itinerari dei due treni, normalmente 
ravvicinati, si sono parzialmente sovrapposti. Non si escludono comunque 
altre cause.



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From: Marco Bazzoni bazzoni_m at tin.it

To:

Sent: Friday, April 27, 2012 8:52 PM

Subject: ARTICOLO 21: POI, UN GIORNO, LAVORANDO MUORI



Probabilmente questo articolo non piacerà a qualche mezzo d'informazione, 
che potrebbe esserne addirittura infastidito.

Invece io lo apprezzo molto, dalla prima all'ultima riga e ringrazio 
sinceramente Giovanni Dozzini per aver avuto il grande coraggio di dire con 
estrema chiarezza, cose che non sono molto popolari di questi tempi.

Saluti.



Marco Bazzoni

Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

Firenze





POI, UN GIORNO, LAVORANDO MUORI

di Giovanni Dozzini


Di solito, quando va bene, è la cronaca. Un giornale che ti racconta in 
cinque righe la storia di una morte, ti dice il nome, ti dice dove, ti dice 
come. Una morte, due, tre, quattro, in un solo giorno, chi cade da 
un'impalcatura, chi resta schiacciato sotto una pressa, chi prende fuoco. 
Sempre e comunque gente che una mattina come tutte le altre s'è svegliata 
per andare a lavorare, e che dal lavoro, quel giorno, non ne è uscita viva. 
Così vanno le cose, ogni tanto: lavorando passi la maggior parte del tuo 
tempo, probabilmente fatichi, se sei fortunato ti diverti, certe volte ti 
pagano bene, il più delle volte ti pagano male. Poi, un giorno, lavorando 
muori.

Le chiamano morti bianche, e non ci potrebbe essere modo peggiore di 
chiamarle. Non c'è niente di candido, nella morte, soprattutto quando si 
tratta di una morte del genere. Perché nessuno dovrebbe morire facendo 
quello che fa per garantirsi una vita dignitosa, perché la morte in un posto 
di lavoro è ancora più sporca, più scura, più nera di qualsiasi altra morte. 
Perché nella maggior parte dei casi ci vorrebbe pochissimo, per non morire 
lavorando. Basterebbe che chi ti dà da lavorare, per esempio, non si 
mettesse a fare calcoli su quanto gli costa garantire la tua sicurezza. La 
sicurezza sul lavoro, ecco, dovrebbe essere uno di quei valori che qualcuno 
chiama non negoziabili. Come si può risparmiare sulla vita o anche solo 
sulla salute di donne e uomini che lavorando ti fanno più ricco? Roba da 
pazzi. O meglio, da criminali.

Infatti ci sono le leggi, per quelli così, ci sono le punizioni. Solo che 
ogni tanto spunta sempre qualcuno, tra coloro che le leggi le fanno, che tra 
una chiacchiera e l'altra riesce a smussare qualche spigolo, addolcire 
qualche pena, aggiungere qualche attenuante. Il guaio è che noi, di queste 
cose, ne sappiamo poco. Sul giornale, o in televisione, le morti sul lavoro 
ci vanno, ma per il tempo di un batter di ciglia. Ti dicono il nome, ti 
dicono dove, ti dicono come, certo. Poi basta. Il giorno dopo cambieranno il 
nome, cambieranno il dove, cambieranno il come. La cronaca, giusto la 
cronaca. Perché approfondire è noioso, complicato, rischioso. I mass-media, 
quelli grossi, preferiscono altri tipi di morti, preferiscono i morti 
ammazzati, preferiscono i coltelli, le pistole, gli strangolamenti. Di sera 
la televisione si riempie di racconti e ricostruzioni e testimonianze 
riguardanti vicende che non hanno nulla a che vedere con lo stato di salute 
e di virtù di una società. Fatti drammatici, per carità, ma puramente 
individuali vengono trasformati in spettacoli di massa, in esempi, in 
moniti. È che le nostre viscere sono sensibili, al sangue e alle contorsioni 
della psiche umana, e quello che alimentiamo così è un genere di paura che 
in fondo ci piace - e piace a loro, verrebbe da dire.

La faccenda degli infortuni sul lavoro, che invece è un fatto sociale, 
andrebbe affrontata con decisione e continuità, andrebbe indagata, 
analizzata, la gente dovrebbe saperne di più, capirne di più. Però no, non 
si può. A meno che non ci sia una strage, che a quel punto diventa uno 
spettacolo come un altro, non si può. Non conviene a chi specula sulla 
morbosità del popolo, non conviene a chi ci mette i soldi, nel giochino 
dell'informazione, perché chi paga la pubblicità spesso è lo stesso che si 
ritrova a fare i conti su come poter risparmiare sulle condizioni di 
sicurezza delle donne e degli uomini che lavorando lo fanno più ricco.

I nodi sono questi, quando si parla di infortuni sul lavoro: l'informazione, 
la cultura e le leggi. Per chi fa questo mestiere, il mestiere di raccontare 
agli altri ciò che accade giorno dopo giorno, si tratta di un tema che fa 
eccezione rispetto a tutto il resto. In tema di sicurezza sul lavoro occorre 
essere militanti. Avere il coraggio di andare sempre oltre la pura e nuda 
cronaca, di indicare le responsabilità e le colpe. Anche così - e qui siamo 
alla cultura - quelle donne e quegli uomini che vanno a lavorare prendendo 
alla leggera i rischi che magari per venti o trent'anni o solo per un giorno 
sono riusciti a schivare si faranno più consapevoli, e cominceranno a 
prestare più attenzione, e ad accettare meno compromessi. Anche così, 
dall'altra parte, i loro datori di lavoro si sentiranno meno tutelati. E, di 
conseguenza, quelli cui spetta occuparsi di regolare le nostre vite 
attraverso le leggi avranno meno scuse per risparmiare severità e rigore a 
chi continua a trattare il lavoro alla stregua di una qualsiasi voce 
contabile.


28 aprile 2012


Da Articolo 21

http://www.articolo21.org/2012/04/poi-un-giorno-lavorando-muori/

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From: Assemblea 29 Giugno  assemblea29giugno at gmail.com

To:

Sent: Friday, April 27, 2012 11:06 AM

Subject: COMUNICATO SULLE RESPONSABILITA' DELLA STRAGE DI VIAREGGIO



Ancora una volta, Moretti è smentito: e responsabile (anche) penalmente!



In data 23 marzo 2012, la Direzione Generale per le Investigazioni 
Ferroviarie (DGIF) ha stilato la "Relazione di indagine sull'incidente 
ferroviario del 29 giugno 2009 nella stazione di Viareggio". Relazione che 
avrebbe dovuto essere presentata entro 12 mesi dal tragico evento.

Il compito del DGIF è esporre le proprie deduzioni e raccomandazioni per il 
miglioramento della sicurezza nella circolazione ferroviaria.

La Relazione chiude una prima parte dell'indagine (relativa alla rottura 
dell'assile). La seconda parte (relativa al ribaltamento ed alla rottura 
della cisterna), la DGIF informa che "presenta ancora margini di 
indeterminatezza e, quindi, la necessità di ulteriori approfondimenti 
tecnici".

Dalla stessa relazione: "altri incidenti della stessa tipologia di quello di 
Viareggio hanno avuto la stessa causa diretta, ma non hanno avuto, 
fortunatamente, conseguenze così tragiche".

"Il fenomeno degli svii (deragliamenti) registra un numero di episodi annui 
ancora troppo alto, con un conseguente rischio potenziale molto elevato per 
gli effetti disastrosi".

"Altro aspetto importante riguardo alla sicurezza attiva della circolazione 
ferroviaria riguarda l'adozione di dispositivi rilevatori sui carri. 
L'applicazione di detti dispositivi consentirebbe di avvisare in tempo utile 
il macchinista in ordine ad una eventuale instabilità di un carrello del 
treno, consentendo di porre in essere quelle azioni volte ad evitare 
l'incidente o, quantomeno, a ridurre le conseguenze di uno svio."

"Lungo le linee di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) debbono essere installati 
impianti di Rilevamento Temperatura Boccole (RTB) che consentono di 
verificare la temperatura delle boccole durante la marcia del treno. E' 
importante garantire una distribuzione capillare sul territorio (almeno ogni 
60 km) degli impianti RTB, anche di nuova generazione, in considerazione 
dell'estensione delle maglie della rete ferroviaria e dei molteplici 
percorsi che possono essere effettuati dai convogli ferroviari specie se 
trasportano merci pericolose".

Nella relazione, la DGIF ha avanzato undici "raccomandazioni".

Due (anti-svio e RTB) hanno un'importanza fondamentale perché se fossero 
state adottate, almeno, dopo i numerosi incidenti di questi anni, la strage 
di Viareggio non sarebbe accaduta.

Invece, l'AD delle ferrovie Moretti, a poche ore dalla strage, aveva 
dichiarato: "le nostre ferrovie sono le più sicure d'Europa e non abbiamo 
alcuna responsabilità".

Sulla prima affermazione, è stato più volte smentito: dall'ANSF (Agenzia 
Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria) alla DGIF (Direzione Generale per le 
Investigazioni Ferroviarie del ministero delle Infrastrutture). Oltre, a 
quanto viene sostenuto nelle relazioni di questi organismi, non dobbiamo 
dimenticare quanto affermò l'ing. Chiovelli, direttore dell'ANSF, il 10 
aprile 2010 di fronte ai familiari delle vittime: "Sì, la strage poteva 
essere evitata".

Sulla seconda affermazione, è sufficiente avere la conoscenza delle misure 
adottate dall'ANSF dopo la strage di Viareggio e le "raccomandazioni" 
avanzate dalla DGIF del 23 marzo scorso.

Le raccomandazioni 10 ed 11 (anti-svio e RTB) configurano chiaramente le 
pesanti e gravi responsabilità penali, perché se adottate avrebbero evitato 
il disastro, 32 vittime, gli ustionati a vita!

Per questo ed altre palesi omissioni e rimozioni, la realtà è che: NON 
IMPEDIRE UN EVENTO CHE SI AVEVA L'OBBLIGO GIURIDICO DI IMPEDIRE, EQUIVALE A 
CAGIONARLO!



24 aprile 2012

Associazione "Il mondo che vorrei" onlus

Assemblea 29 giugno



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From: Scintilla Onlus scintilla.onlus at gmail.com

To:

Sent: Sunday, April 29, 2012 8:21 AM

Subject: VIVA IL PRIMO MAGGIO!



Cari compagni e amici,

in occasione del Primo Maggio, giorno della solidarietà proletaria 
internazionale, inviamo questa poesia del grande poeta e drammaturgo 
sovietico Vladimir Majakovskij. Il poeta della Rivoluzione Socialista 
d'Ottobre celebra questa data con versi potenti e sentiti.

Saluti fraterni.



IL MIO MAGGIO



A tutti,

a quanti, spossati dalle macchine,

si sono riversati per le strade,

a tutti,

alle schiene sfinite dalla terra

e che invocano una festa,

il primo maggio!

Al primo fra tutti i maggi

andiamo incontro,compagni,

con la voce affratellata nel canto.

E' mio il mondo con le sue primavere.

Sciogliti in sole, neve!

Io sono operaio,

è mio questo maggio!

Io sono contadino,

questo maggio è mio!

A tutti

A quelli che, scatenata l'ira delle trincee,

si sono appostati in agguati omicidi,

a tutti,

a quelli che dalle corazzate

sui fratelli

hanno puntato le torri coi cannoni,

il primo maggio!

Al primo fra tutti i maggi

andiamo incontro,

allacciando le mani disgiunte dalla guerra.

Taci, ululato del fucile!

Chètati, abbaiare della mitragliatrice!

Sono marinaio,

è mio questo maggio!

Sono soldato,

questo maggio è mio!

A tutte

le case,

le piazze

le strade,

strette dall'inverno di ghiaccio,

a tutte

le fameliche

steppe,

alle foreste,

alle messi,

il primo maggio!

Salutate
il primo fra tutti i maggi

con una piena

di fertilità, di primavere,

di uomini!

Verde dei campi, canta!

Urlo delle sirene, innalzati!

Sono il ferro,

è mio questo maggio!

Sono la terra,

questo maggio è mio!



Vladimir Majakovskij, 1922


Scintilla Onlus

http://scintillaonlus.weebly.com

scintilla.onlus at gmail.com



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From: A.I.E.A. Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano at fastwebnet.it

To:

Sent: Sunday, April 29, 2012 12:45 PM

Subject: 28 APRILE GIORNATA MONDIALE DELLE VITTIME DELL'AMIANTO



ASSOCIAZIONE ITALIANA ESPOSTI AMIANTO

& Ban Asbestos Network

via dei Carracci, 2 20149 Milano

Tel. 02 49 84 678

Fax 02 48 01 46 80

www.associazioneitalianaespostiamianto.org

a.i.e.a.padernodugnano at fastwebnet.it



Salve

Ieri 28 aprile Giornata Mondiale delle Vittime dell'Amianto, A.I.E.A. di 
Paderno ha aderito al corteo in memoria delle vittime dell'amianto della ex 
Breda di Sesto San Giovanni organizzato dal Comitato per la Difesa della 
Salute nei luoghi di Lavoro e nel Territorio.

I padroni sapevano che l'amianto uccideva gli operai che ora stanno pagando 
un prezzo altissimo in vite umane.

In nome del profitto migliaia e migliaia di esseri umani hanno perso la vita 
e continueranno purtroppo a perderla nei prossimi anni, perché le malattie 
asbesto-correlate hanno una lunga latenza che può arrivare anche oltre 50 
anni dall'esposizione.

Hanno portato la loro solidarietà anche i Familiari delle Vittime e i 
Lavoratori dell'Eureco di Paderno Dugnano, dove nel novembre 2010 scoppiò un 
terribile incendio che ha causato la morte di 4 lavoratori e il ferimento di 
altri tre.

I lavoratori e i loro familiari colgono l 'occasione di precisare e di 
smentire notizie che riportano di essere aiutati da parte delle 
amministrazioni, che tutto ciò e assolutamente falso.

Perché si ritrovano ad oggi a non aver alcun sostentamento economico da 
parte delle istituzioni , si trovano ancora senza avere un lavoro ed alcuni 
sono con lo sfratto esecutivo.

Il Comitato a sostegno dei Familiari delle Vittime e dei Lavoratori Eureco, 
oltre a fare pressione sulle Istituzioni, non può che richiedere la 
solidarietà dei cittadini con l'unica forma di sostegno per aiutare i 
lavoratori ad alleviare il loro disagio.

Ricordiamo ancora il numero IBAN per il conto corrente dedicato alla 
raccolta fondi per i Lavoratori Eureco:

Conto di Solidarietà per i Lavoratori Eureco

IT71P0760101600000009791656


NESSUNO DEVE RIMANERE INDIFFERENTE DI FRONTE A TRAGEDIE COME QUELLE DELLE 
MORTI SUL LAVORO E PER IL LAVORO, ALTRIMENTI SI DIVENTA COMPLICI, OGNUNO DI 
NOI DEVE IN PRIMA PERSONA RIBELLARSI AD UNA LOGICA DI MERCATO CHE METTE 
DAVANTI A TUTTO SOLO ED ESCLUSIVAMENTE IL PROFITTO.

Una logica che purtroppo oggi tutti stanno attuando.



A.I.E.A. Sezione di Paderno Dugnano




COMUNICATO STAMPA - 28 APRILE GIORNATA MONDIALE CONTRO L'AMIANTO

Centinaia di lavoratori e familiari delle vittime dell'amianto hanno sfilato 
oggi pomeriggio in corteo a Sesto San Giovanni, in ricordo delle vittime, 
per affermare che la salute e la vita umana non sono in vendita e non hanno 
prezzo.

Il lungo corteo si è mosso dal Centro di Iniziativa Proletaria, sede del 
Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di Lavoro e nel Territorio.

In testa lo striscione d'apertura del corteo con la parola d'ordine "In 
ricordo di tutti i lavoratori uccisi in nome del profitto", dietro i 
famigliari delle vittime e gli operai delle ex fabbriche di Sesto per anni 
esposti all'amianto alla Breda, alla Falck, alla Magneti, all'Ansaldo, alla 
Pirelli, insieme a molti cittadini, al Comitato delle vittime della Tricom 
Galvanica di Bassano del Grappa e Tezze sul Brenta, dove sono morti decine 
di operai, i lavoratori della A.I.E.A. e gli operai sopravvissuti al rogo 
dell'Eureco di Paderno Dugnano.

Dopo aver percorso le vie cittadine, il corteo si è fermato davanti alla 
lapide di via Carducci, dove il presidente del Comitato Michele Michelino ha 
fatto una breve commemorazione ricordando i tanti compagni di lotta 
scomparsi a causa dell'amianto e della logica del profitto, chiedendo, per i 
datori di lavoro e i dirigenti assassini che hanno anteposto il loro 
guadagno alla salute dei lavoratori e dei cittadini, condanne e sanzioni 
esemplari, che servano da monito a chi non rispetta le norme di sicurezza, 
perché sulla salute e la vita non si tratta.

E' stato ricordato che dal 1992 con la legge 257 è stato vietata 
l'estrazione, importazione, l'esportazione, la produzione e la 
commercializzazione dell'amianto ma, paradossalmente, non il divieto di 
utilizzo dell'amianto.

Da questo deriva il permanere di 32 milioni di tonnellate di materiali 
contenenti amianto nei luoghi di lavoro e di vita, nel territorio del nostro 
paese.

E' necessario che lavoratori e cittadini, insieme, lottino e scendano in 
piazza per chiedere e imporre le bonifiche. Le imprese che si sono 
arricchite con l'amianto producendo morti e contaminazione del territorio 
non possono cavarsela comprandosi l'impunità e le parti civili nei processi 
in cui vengono chiamati in causa.

I responsabili di tanti lutti e della contaminazione del territorio, che 
continua a far ammalare e morire vittime innocenti e spesso inconsapevoli di 
essere stati esposti all'asbesto a livello professionale, familiare (le 
mogli morte per aver lavato le tute) e ambientale, devono contribuire 
finanziariamente sia a risarcire la vittime che alla bonifica del 
territorio. La difesa della salute e la giustizia per i lavoratori e i 
cittadini morti e malati è un problema di civiltà che ci riguarda tutti.

Al corteo erano presenti l'attore Moni Ovadia, Ettore Zilli ex deportato a 
Dachau, il professor Giancarlo Ugazio.

Al termine del corteo si è svolta un'assemblea aperta dove i rappresentanti 
delle varie associazioni hanno preso la parola.

Sono intervenuti anche Antonio Pizzinato e l'attore Renato Sarti, direttore 
del Teatro della Cooperativa di Niguarda.



28 aprile 2012



Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di Lavoro e nel Territorio

via Magenta 88

20099 Sesto S. Giovanni (MI)

tel./fax 02 26 22 40 99

c/o

Centro di Iniziativa Proletaria "G.Tagarelli"

cip.mi at tiscalinet.it

http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com





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