[Redditolavoro] 1° MAGGIO DI LOTTA! L'ARTICOLO 18 NON SI TOCCA!

Partito Comunista dei Lavoratori pclavoratoribologna at gmail.com
Mon Apr 30 01:08:04 CEST 2012


*1° MAGGIO DI LOTTA!
L'ARTICOLO 18 NON SI TOCCA! *

Questo Primo Maggio cade in una fase di inasprimento della crisi
capitalistica mondiale, una crisi che ormai dura da cinque anni e che le
banche, le imprese e i loro governi hanno scaricato sui lavoratori e le
masse popolari. Nell'Unione europea il mantra di questa politica è il
rigore e la crescita.
La politica del rigore imposta dalla trojka (Ue, Bce, Fmi) ai paesi europei
ha avuto una doppia caratterizzazione: dal lato delle imprese e delle
banche finanziamenti per migliaia di miliardi di euro (oltre 2.600 miliardi
tra finanziamenti statali e della Bce); dal lato dei lavoratori e delle
masse popolari tassazione indiretta e tagli lineari dei servizi sociali,
scolastici, sanitari, previdenziali e dei trasporti attraverso processi di
liberalizzazione e privatizzazione. Inoltre per garantire la continuità di
queste politiche ed assicurare i finanziamenti alle banche e alle imprese
la trojka ha chiesto ai governi europei l'inserimento nella legge
fondamentale della norma sul pareggio di bilancio e del fiscal compact. In
linea con questa tendenza il presidente della Bce, Mario Draghi, ha
dichiarato morto il welfare europeo, mentre il Fmi lancia l'allarme
sull'aumento dell'età media e sui costi insostenibili sanitari e
previdenziali.
La politica della crescita uscita fuori dagli incontri ai vertici europei
si è caratterizzata in una sola direzione: svalutare il lavoro salariato
europeo mettendolo in concorrenza direttamente con i lavoratori della
periferia capitalistica e per questa via aumentare i profitti. A questo
mirano le politiche di smantellamento dei contratti nazionali di lavoro, di
riduzione salariale, di precarizzazione, di liberalizzazione dei
licenziamenti e perfino di limitazione del diritto di sciopero.
A questo attacco al salario, ai diritti e alle tutele, conquistati con dure
lotte nei diversi paesi europei, la classe operaia e le masse popolari
hanno reagito con rivolte, mobilitazioni e scioperi: la sollevazione e gli
scioperi dei giovani e dei lavoratori greci, gli scioperi in Portogallo e
Spagna, lo sciopero dei metalmeccanici in Italia, la rivolta degli studenti
londinesi, la rivolta popolare in Romania, la mobilitazione a Praga. Quello
che ancora manca è il necessario salto nella mobilitazione per mettere in
campo una forza all'altezza dello scontro: unitaria, radicale e
concentrata. La sola che possa mettere in questione un sistema
capitalistico regressivo nell'intero continente e nel mondo.
In Italia in questi anni abbiamo assistito ai contratti separati,
all'accordo di Pomigliano, Mirafiori e alla sconfitta alla Bertone, quindi
alla disdetta del contratto unitario dei metalmeccanici del 2008, alla
cancellazione del contratto nazionale di lavoro, sostituito alla Fiat con
un contratto aziendale che mette fuori la Fiom dagli stabilimenti e
abolisce la rappresentanza e l'agibilità sindacale nelle fabbriche.
Infine ma non per gravità, il governo Monti dopo aver incassato senza una
reale opposizione sindacale di massa (appena tre ore di sciopero da parte
di Cgil, Cisl e Uil) la peggiore riforma previdenziale vigente in Europa,
ha ritenuto possibile l'affondo sul mercato del lavoro, mantenendo
sostanzialmente i livelli di precarietà in entrata, aprendo alla libertà di
licenziamento con l'abolizione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori e
riducendo pesantemente le coperture ed i sostegni in caso di crisi e
licenziamenti (mobilità, cassa in deroga, straordinaria e ordinaria). A
questo attacco i lavoratori, soprattutto i metalmeccanici sostenuti dalla
Fiom, hanno risposto con mobilitazioni, scioperi e blocchi stradali. La
burocrazia dirigente che fa capo alla Camusso in CGIL, invece di unificare
e concentrare la forza operaia e popolare contro il padronato e il governo
Monti mettendo in campo lo sciopero generale prolungato, in accordo con il
PD ha operato una funzione di contenimento e soffocamento della
mobilitazione dei lavoratori.
Sulla questione della difesa dell'art 18 all'interno della Cgil si è
differenziata un’area di forte dissenso alla linea della Camusso, a cui
chiediamo di trasformare questo dissenso in opposizione nei luoghi di
lavoro, nelle fabbriche e nelle categorie. In questo quadro riteniamo che
la necessaria convergenza della mobilitazione in Italia con il resto
dell'Europa necessita della costruzione di un fronte unico di lotta, contro
il governo e per la difesa “senza se e senza ma dell'art. 18”, di tutte le
forze della sinistra politica, sindacale e di movimento. In questa
prospettiva il PCL mentre propone alla FdS di rompere con i liberali (PD,
IDV) e costruire il fronte unico di classe, mantiene ferma la proposta del
No Debito e del governo dei lavoratori, nella prospettiva degli Stati Uniti
Socialisti d'Europa.


 *PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
*

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*SEZ. PROV. DI BOLOGNA*

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