[Redditolavoro] bologna Lo sciopero dei braccianti nella" fabbrica verde" di Nardò

procomta ro.red at libero.it
Wed Sep 21 06:10:12 CEST 2011


proletari comunisti ravenna partecipa all'iniziativa


 LO SCIOPERO DEI BRACCIANTI NELLA" FABBRICA VERDE" DI NARDÒ

 Nella Masseria Brancuri e nelle campagne di Nardò, nel mese di agosto,
 è nata un’esperienza di lotta e di autorganizzazione che ha prodotto
 risultati concreti nella battaglia contro il lavoro nero. Questa
 esperienza va fatta conoscere perché può aprire nuovi spazi di
 conflitti sociali in altri luoghi dello sfruttamento e del lavoro
 precario.

 Venerdì 23 settembre, alle ore 21, ne parliamo a
 Vag 61, via Paolo Fabbri 110, Bologna
 con
 YVAN SAGNET, il ragazzo camerunese, portavoce della protesta dei
 lavoratori migranti
 GIANLUCA NIGRO, dell'associazione "Finis Terrae", attiva insieme alle
 "Brigate di Solidarietà" alla Masseria Brancuri e nella campagna
 "Ingaggiami, contro il lavoro nero"
  L'incontro sarà preceduto, alle ore 20, da una cena di solidarietà
 per sostenere il progetto "InCassati"

 “Questa mattina alle sei i ragazzi sono tornati alla masseria dai
 campi, dove erano andati all`alba. Si sono rifiutati in massa di
 lavorare perché dovevano raccogliere pomodori a un prezzo molto basso.
 Poi hanno bloccato la strada…"
  Il 31 luglio nei campi di Nardò, dopo sessanta anni dalle occupazioni
 delle terre del latifondo dell'Arno, è successo qualcosa di
 straordinario e sorprendente. Una quarantina di braccianti migranti che
 stavano raccogliendo pomodori per 4 euro a cassone (un’ora circa di
 lavoro), di fronte alle pretese del caporale di svolgere un’ulteriore
 mansione, vogliono un adeguato aumento della retribuzione. Il caporale
 dice di no. E' già successo altre volte, ma questa volta loro non ci
 stanno, incrociano le braccia e interrompono la raccolta, sono stanche
 dell'ennesimo sopruso.
  Sono anni che in questi luoghi si assiste allo sfruttamento di
 centinaia di stagionali migranti. Le condizioni di indigenza e la
 drammatica precarietà in cui vivono li spingono a sperare, ogni
 mattina, di essere reclutati dai caporali per paghe da miseria. Ma
 stavolta i braccianti hanno fatto fronte comune e hanno deciso
 autonomamente di scioperare.
  Hanno denunciano lo sfruttamento del lavoro nero e il sistema dei
 finti
 ingaggi che consente ai caporali di far lavorare più migranti
 irregolari sotto un unico ingaggio falso. Hanno preteso il rispetto dei
 compensi definiti dal contratto provinciale, stabilendo un minimo
 sindacale di 6 o 10 euro a cassone a seconda della varietà di pomodoro.
 Hanno chiesto che siano effettuati in modo sistematico i controlli nei
 campi e un impegno reale per l’avvio di meccanismi di incontro tra
 domanda e offerta in grado di eliminare l’intermediazione del
 caporalato tra padroni e operai. Hanno rivendicato diritti, consapevoli
 del ricatto a cui erano sottoposti.

 Tutto questo è avvenuto, in parallelo alla campagna “Ingaggiami
 contro il lavoro nero”, portata avanti dalle "Brigate di Solidarietà"
 e da "Finis Terrae". Una mobilitazione, partita lo scorso anno e che si
 è rafforzata con lo sciopero dei migranti Nardò. Si tratta di una
 campagna che prevede pratiche, oltre che di assistenza e accesso ai
 servizi, di sensibilizzazione e informazione dei lavoratori rispetto al
 fenomeno del lavoro sommerso e alle nnormative contrattuali vigenti in
 agricoltura, per fornire gli strumenti necessari per una presa di
 coscienza collettiva dei migranti rispetto alla loro condizione
 lavorativa di sfruttamento. Dopo la lotta di Nardò si può dire che
 dalla consapevolezza dei diritti esigibili possono nascere principi di
 autorganizzazione per permettere ai lavoratori di ribellarsi alle
 condizioni di schiavitù su cui si fonda gran parte del sistema
 produttivo agricolo italiano.

 Yvan Sagnet, portavoce della protesta, ha dichiarato nei giorni scorsi:
 «Il nostro sciopero continuerà e si sposterà in tutta la Puglia, e da
 qui al resto d'Italia. Quella di quest'anno deve essere una stagione di
 svolta. Uno sciopero sul lungo periodo è difficile, ma non abbiamo
 scelta. Le istituzioni continuano a non assumersi le loro
 responsabilità, le aziende continuano a impiegare i caporali, e i
 caporali continuano a sfruttare i lavoratori, quindi non possiamo
 mollare».

 E tutti noi, con loro, non dobbiamo mollare.

 su
 http://www.zic.it/la-terra-rossa-di-nardo/ [1]

  Un lungo reportage, sullo sciopero dei migranti di Nardò contro il
 lavoro nero e il caporalato. Le condizioni di vita alla Masseria
 Boncuri. La solidarietà che la lotta ha trovato tra la gente del
 Salento

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