[Redditolavoro] Fw: SICUREZZA SUL LAVORO - KNOW YOUR RIGHTS ! - NEWSLETTER N.92 DEL 07/09/11

cobasta cobasta at libero.it
Thu Sep 8 08:54:22 CEST 2011



la newsletter n.92 del 07/09/11 di "Sicurezza sul lavoro ! - Know Your
rights !".



In questo numero:

-         L' abrogazione del lavoratore

-         Troppi infortuni nell' edilizia. E aumenteranno nei prossimi mesi
con la crisi ...

-         Morti sul lavoro dall' 1 gennaio al 5 settembre 2011

-         Amianto sulle navi della Marina militare: 223 morti e 12 indagati

-         La prevenzione della legionellosi

-         La valutazione dei rischi nella progettazione delle macchine



Invito ancora tutti i compagni della mia mailing list che riceveranno queste
notizie a diffonderle in tutti i modi.



La diffusione è gradita e necessaria. L' obiettivo è quello di diffondere il
più possibile cultura della sicurezza e consapevolezza dei diritti dei
lavoratori a tale proposito.



L' unica preghiera, per gli articoli firmati da me, è quella di citare la
fonte:

"Marco Spezia - sp-mail at libero.it"

DIFFONDETE & KNOW YOUR RIGHTS !



Marco Spezia

RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUL LAVORO



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L' ABROGAZIONE DEL LAVORATORE



Riporto a seguire il bellissimo articolo di Samanta di Persio sul "tentato
omicidio" dei diritti dei lavoratori attualmente in corso.



Giustamente nel suo articolo Samanta fa notare come relativamente al mobbing
non esiste nessuna tutela dal vista penale dei lavoratori mobbizzati. L'
unica via per fare valere i propri diritti è passare per vie civili, con i
tempi che ne conseguono.



Secondo me però c' è il modo per i lavoratori di proteggersi dal mobbing
anche da un punto di vista penale, cioè appellarsi all' articolo 28, comma 1
del D.Lgs.81/08 che impone al datore di lavoro, come obbligo non delegabile
(in conseguenza dell' articolo 17, comma 1, lettera a), quindi la sanzione
penale se la prende solo lui e non dirigenti o preposti) di valutare "tutti
i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli
riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche
quelli collegati allo stress lavoro-correlato" e in virtù di tale obbligo
appellarsi ancora all' articolo 28, comma 2, il quale impone che (ometto i
passi non significativi) "il documento di cui all' articolo 17, comma 1,
lettera a) [cioè il documento di valutazione dei rischi], deve contenere l'
indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate, l'
individuazione delle procedure per l' attuazione delle misure da realizzare,
nonché dei ruoli dell'organizzazione aziendale che vi debbono provvedere".



Cioè per farla breve il mobbing è causa, come giustamente mette in evidenza
Samanta di stress, che è evidentemente correlato al lavoro. Il D.Lgs.81/08
impone al datore di lavoro di valutare questo livello di stress, ma
soprattutto di adottare tutte le azioni per ridurre il rischio da stress, le
fonti dello stress stesso e di conseguenza anche il mobbing.



E se non lo fa commette reato penale. Il mancato adempimento dell' obbligo
di valutazione del rischio è infatti reato penale punito dall' articolo 55,
comma 1 del D.Lgs.81/08 "con l' arresto da tre a sei mesi o con l' ammenda
da 2.500 a 6.400 euro" mentre la mancata indicazione, all' interno del
documento di valutazione del rischio, delle misure di prevenzione e
protezione, delle procedure e dei ruoli aziendali è reato penale punito
dall' articolo 55, comma 3 del medesimo Decreto.



Visto che nessuna azienda ha ancora provveduto ad adempiere in maniera
corretta agli obblighi relativi dettati dal DLgs.81/08 è importantissima una
informazione di dettaglio a tutti i lavoratori sui loro diritti a proposito
dell' argomento stress lavoro correlato (tra cui anche il mobbing),
soprattutto in questo momento in cui i diritti dei lavoratori in generale
stanno andando a puttane.



Marco Spezia





Dal blog di Samanta di Persio

http://sdp80.wordpress.com/



Dal 2006 ho cominciato a fare ricerche per poter scrivere il primo libro
"Morti bianche".



Pensavo che il sindacato fosse il mio principale link per poter intervistare
lavoratori e familiari, mi sbagliavo di grosso. Nella pagina dei
ringraziamenti sono menzionati tutti quelli che mi hanno fornito materiale o
messo in contatto con i testimoni, basta una mano per aiutarsi nei conti
(sic!).



Scrissi una mail a tutte le sedi CGIL non mi rispose nessuno, quando andai a
L' Aquila, la città dove vivo, incontrai la segretaria della FILLEA, non le
dissi che stavo scrivendo un libro, mi finsi studentessa, la sua risposta
fu: "Vai all' INAIL" !



Incominciava la mia mutazione in palla da flipper. Ero contrastata fra due
sensazioni: smarrimento e presa di coscienza.

La seconda mi spaventava, per fortuna incontrai esponenti di sindacati
autorganizzati, la maggior parte provenienti da sindacati di base.

Un altro incontro fortunato fu quello con il dottor Luigi Carpentiero di
Medicina Democratica. Mi parlò di un fenomeno diffusissimo sul lavoro: il
mobbing.

Cominciai a fare contemporaneamente due ricerche: infortuni sul lavoro e
mobbing.



Nel codice penale italiano il mobbing non è previsto come un reato, per
questo il lavoratore che incappa in vessazioni sul luogo di lavoro, può
soltanto intraprendere una causa civile e chiedere il risarcimento del
danno. Fino a che il lavoratore mobbizzato non si ammala di mobbing, la
tutela in ambito penalistico non può essere applicata perché è difficile
dimostrare il nesso di casualità.

Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad
abbandonare spontaneamente il lavoro, senza quindi ricorrere al
licenziamento, per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (ad
esempio, denuncia ai superiori o all' esterno di irregolarità sul posto di
lavoro), o per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte o richieste
immorali (sessuali, di eseguire operazioni contrarie a divieti deontologici
o etici, ecc.) o illegali.

Tali comportamenti si verificano sia nel pubblico impiego che nel privato.



Secondo l' INAIL, che per prima in Italia ha definito il mobbing lavorativo
qualificandolo come costrittività organizzativa, le possibili azioni
traumatiche possono riguardare la marginalizzazione dalla attività
lavorativa, lo svuotamento delle mansioni, la mancata assegnazione dei
compiti lavorativi o degli strumenti di lavoro, i ripetuti trasferimenti
ingiustificati, la prolungata attribuzione di compiti dequalificanti
rispetto al profilo professionale posseduto o di compiti esorbitanti o
eccessivi anche in relazione a eventuali condizioni di handicap
psico-fisici, l' impedimento sistematico e strutturale all' accesso a
notizie, la inadeguatezza strutturale e sistematica delle informazioni
inerenti l' ordinaria attività di lavoro, l' esclusione reiterata da
iniziative formative, il controllo esasperato ed eccessivo.

Nella violenza attuata con la strategia delle sistemiche vessazioni morali,
per un desiderio di onnipotenza, talvolta inconsciamente, di processi
perversi che incatenano psicologicamente le vittime e impediscono loro di
reagire.



Questi stessi comportamenti, vere e proprie macchinazioni preparate per
ingannare, mortificare ed indurre la vittima a fare un passo falso, sono
classificabili in sei raggruppamenti: rifiuto della comunicazione diretta,
svalutazione e squalifica della professionalità, discredito della persona,
isolamento, oppressione mediante angherie, indirizzamento dell' altro all'
errore.



Ho raccolto molte testimonianze, persone demotivate, svuotate dell'
identità, sull' orlo del suicidio, ma grazie ai pochi strumenti che li
tutelano dopo vent' anni hanno vinto cause, dopo anni ce l' hanno ancora in
piedi e sperano di poter avere un epilogo positivo.



Se il governo Berlusconi, dopo la favola del milione di posti di lavoro (dal
1994 abbiamo perso milioni di lavoratori), concede la possibilità di poter
licenziare in deroga all' articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, di fatto
significa poter licenziare indiscriminatamente.

In molte realtà aziendali esistono dei veri e propri reparti confino, a
questo punto non hanno più motivo di esistere.

Ancora una volta, in culo ai lavoratori !



Samanta di Persio



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TROPPI INFORTUNI NELL' EDILIZIA. E AUMENTERANNO NEI PROSSIMI MESI CON LA
CRISI ...



Da: assemblealavoratori at libero.it


La crisi economica avrà ripercussioni negative anche sulla salute e
sicurezza dei lavoratori.

Peggiorando le condizioni di vita e di lavoro si accetteranno impieghi e
lavorazioni pericolose.

Particolare attenzione va riservata al settore edile dove domina il nero e
dove il risparmio avviene non solo assumendo personale a costi inferiori a
quanto stabilito dalla contrattazione nazionale (immaginiamoci cosa
succederà qualora dovessero rafforzare la contrattazione aziendale a
discapito del contratto nazionale tra deroghe e accordi favorevoli solo al
padronato) ma risparmiando sulle normative di sicurezza.


L' ultimo incidente, che ha portato due lavoratori in ospedale con varie
fratture, non può essere legato ad un caso fortuito.

La caduta è sempre un evento potenzialmente pericoloso, immaginiamoci se poi
non ci sono idonei sistemi anticaduta.

Sarebbe preferibile scongiurare, ove possibile, la caduta adottando sistemi
a "caduta prevenuta" (ovvero sistemi di trattenuta che impediscano di
raggiungere la zona di "pericolo di caduta") ma questi sistemi sono
giudicati troppo costosi dalle piccole aziende, che non prevedono una
formazione specifica nell' ambito dei corsi DPI (Dispositivi Protezione
Individuale) tra i quali anche la possibilità per i lavoratori di manovre di
autosoccorso in qualsivoglia lavoro in quota.


Inoltre, mancano delle linee guida in merito ai corsi DPI. con precise
indicazioni inerenti la durata ed i contenuti a seconda delle diverse realtà
cantieristiche (coperture, strutture metalliche, ponteggi, eccetera).

Le normative di legge prevederebbero un sistema di accesso nei lavori in
quota con tanto di piani di evacuazione in caso di pericolo imminente e
imporrebbe ai datori di lavoro di designare preventivamente i lavoratori
incaricati dell' attuazione delle misure di evacuazione dei luoghi di lavoro
in caso di pericolo grave ed immediato, di salvataggio, di primo soccorso.
ma come si concilia tutto ciò con i tagli al sistema di controllo dei
cantieri, insomma senza ispettori che vigilano sulla sicurezza nei luoghi di
lavoro, come sarà possibile prevenire infortuni e incidenti ?



E l' aumento di infortuni comporta maggiori spese della prevenzione . . .


Confederazione COBAS Sportello sicurezza nei luoghi di lavoro

Sandro Giacomelli e Federico Giusti


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MORTI SUL LAVORO DALL' 1 GENNAIO AL 5 SETTEMBRE 2011



Da: Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti per infortuni sul
lavoro

http://cadutisullavoro.blogspot.com/



Dall' inizio dell' anno ci sono stati 439 morti per infortuni sui luoghi di
lavoro, ma si arriva a contarne oltre 750 se si aggiungono i lavoratori
deceduti sulle strade e in itinere. Erano 375 sui luoghi di lavoro il 5
settembre del 2010, l' aumento è del 14,6%.



L' agricoltura ha già avuto 139 morti e registra il 31,8% di tutti i decessi
sui luoghi di lavoro.

Gli agricoltori, come tutti gli anni, muoiono per la maggioranza in tarda
età, schiacciati da trattori killer spesso senza protezioni che si
ribaltano. Dall' inizio dell' anno, solo sui campi, sono già 92 i morti
provocati da questa autentica bara in movimento. Da soli gli agricoltori
schiacciati dal trattore sono il 20,9% di tutti i morti sul lavoro.

Poi a questo terrificante numero di vittime occorre aggiungerne altre tra le
persone che incautamente sono a bordo del trattore con il guidatore: poi ci
sono altri morti sulle strade, quando il mezzo si scontra con automobilisti
e motociclisti. Di queste vittime la maggioranza ha oltre 65 anni. Spesso
questi anziani non sono in buono stato di salute per guidare un mezzo così
pericoloso in un territorio in pendenza come quello italiano. Diverse
vittime hanno addirittura oltre ottanta anni. A morire nell' indifferenza
generale sono i nostri padri e i nostri nonni. I morti sui luoghi di lavoro
con oltre 65 anni sono quasi un terzo di tutte le vittime sul lavoro e
moltissimi lavorano nell' agricoltura. Per salvare molte vite, sarebbe
opportuno obbligare ad intervenire sulla cabina del trattore, in modo tale
da non permettere al guidatore di essere sbalzato fuori in caso di manovra
errata. Sarebbe opportuno sottoporre gli anziani agricoltori anche ad una
visita medica d' idoneità alla guida, anche se si guida il mezzo in terreni
di proprietà. Con queste misure tantissimi familiari di agricoltori non
piangerebbero più la morte di un proprio caro.



L' edilizia ha già avuto dall' inizio dell' anno 119 vittime sui luoghi di
lavoro e rappresenta il 27,2 % sul totale, le morti in edilizia sono dovute
soprattutto a cadute dall' alto. Le vittime sono per la maggior parte
giovani edili meridionali e stranieri anche nei cantieri del nord

Gli stranieri morti sui luoghi di lavoro sono 49 con il 11,3% sul totale. I
romeni sono oltre il 40% tutti i morti sui luoghi di lavoro tra gli
stranieri

L' industria ha già avuto 43 morti con il 9,9%. A queste vittime occorre
aggiungere i lavoratori esterni che non sono dipendenti ma prestatori di
servizi.

L' autotrasporto 31 con l' 7,2%.

I giovani militari morti in Afghanistan sono già 6 dall' inizio dell' anno e
41 dall' inizio della missione.



Le regioni in testa a questa triste classifica per numero assoluto di morti
è la Lombardia con 50 vittime sui luoghi di lavoro. La provincia di Brescia
con 13 morti sui luoghi di lavoro risulta in questo momento quella con più
vittime, anche l' anno scorso (21 morti) è stata la prima in Italia in
questo triste primato. Un andamento peggiore della provincia di Milano che
ha moltissimi abitanti in più e che registra 11 morti. Occorre ricordare
però che la Lombardia ha più del doppio degli abitanti di qualsiasi altra
regione italiana. E questo, a nostro parere, è l' unico parametro valido per
valutare correttamente l' andamento di una regione. Resta l' anomalia di
Brescia che inspiegabilmente ha tantissime vittime sui luoghi di lavoro.

La Regione Emilia Romagna con 36 morti risulta purtroppo prima in questa
triste classifica come numero di morti in rapporto agli abitanti (Provincia
di Bologna 8).

La Sicilia con 34 morti risulta dopo l' Emilia Romagna seconda in rapporto
al numero di abitanti. Ragusa e Catania 7 morti, Messina e Trapani 5.

Il Veneto, con 31 morti, come l' anno scorso si sta confermando tra le
grandi regioni, una di quelle con il più alto numero di morti sui luoghi di
lavoro. Le province di Padova, Vicenza, Venezia e Rovigo hanno ciascuna 5
morti

Nonostante la terribile tragedia della Thyssen e dopo un calo costante delle
vittime che si registrava da quel tragico evento, anche la provincia di
Torino ha già 11 morti sui luoghi di lavoro e il Piemonte 29: il Piemonte ha
già superato il numero di vittime dell' intero 2010 (28 morti).

Anche la Toscana, una delle regioni che ha avuto negli ultimi anni un
andamento molto positivo rispetto alle altre, sta avendo quest' anno un
numero consistente di vittime, già 28 contro le 29 dell' intero 2010.

Peggioramento anche nella Regione Lazio che ha avuto moltissimi morti in
pochi giorni, le vittime sono diventate 26. Anche la Provincia di Roma dopo
un andamento molto positivo, registra un aumento dei morti sui luoghi di
lavoro, sono 8 dall' inizio dell' anno contro le 20 dell' intero 2010.

Le province di Bolzano 11 morti, Chieti 9, Savona, Napoli, Latina e Lecce 7
morti. L' Aquila e Bari 5



In agosto ci sono stati 49 morti solo sui luoghi di lavoro, a luglio 53
morti, a giugno 57, a maggio 51 e in aprile 45. Moltissimi morti sono dovuti
alle condizioni climatiche, soprattutto per le categorie che svolgono i
lavori all' aperto quali l' edilizia, l' agricoltura, la manutenzione
stradale, l' autotrasporto ecc.



Per queste categorie con un po' di buona volontà da parte di tutti è
possibile riuscire ad incidere sul fenomeno aumentando la prevenzione ed
allarmando le categorie quando ci sono maggiori rischi legate alle
condizioni del tempo. E' già possibile sapere con alcuni giorni d' anticipo
quando potrebbe esserci, in determinate province, un aumento delle vittime
per questi lavoratori, ed è per questo che siamo a segnalarvi un blog di
Meteorologia:

http://www.prevenzionemeteo.blogspot.com/

che, con la nostra collaborazione, fa previsioni del tempo mirate alla
prevenzione dei gravi infortuni sul lavoro per i lavoratori che operano all'
aperto, e anche per l' itinere.



Questi lavoratori, spesso rischiano la vita quando vanno o tornano dal
lavoro: a causa di turni pesanti in orari dove si dovrebbe dormire. In
questi casi le condizioni del tempo sono determinanti. I grafici elaborati
col materiale raccolto nel corso di questi 4 anni e le condizioni
meteorologiche danno una situazione abbastanza chiara e attendibile sui
rischi che si corrono.

Oltre le previsioni del tempo, sempre utili per tutti i lavoratori, il blog
segnala quali sono le province più a rischio, situazione che si verifica in
particolari condizioni atmosferiche. Nei mesi estivi tutto il Paese ha un
rischio molto elevato, ma in alcune giornate i rischi sono maggiori.

Molto pericolosi i giorni successivi a periodi persistenti di maltempo. I
lavoratori che operano all' aperto, o che sono sulle strade nelle province
evidenziate nelle giornate ad alto rischio, debbono prestare la massima
attenzione nei giorni segnalati.



Carlo Soricelli



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AMIANTO SULLE NAVI DELLA MARINA MILITARE: 223 MORTI E 12 INDAGATI



http://www.inail.it/



Torino, 2 settembre 2011



Il PM Guariniello conferma le iscrizioni nel registro degli indagati per i
vertici della Marina e i capi dello Stato maggiore in servizio alla fine
degli anni Novanta. Le ipotesi di reato: disastro colposo e omissione dolosa
di cautele antinfortunistiche.



Sono una dozzina gli indagati, tra capi di Stato maggiore e vertici della
Marina militare italiana in servizio fino alla fine degli anni Novanta, per
le ipotesi di reato di disastro colposo e omissione dolosa di cautele
antinfortunistiche nell' ambito dell' inchiesta avviata due anni fa dalla
procura di Torino per 223 casi di marinai morti per mesotelioma pleurico o
peritoneale, tumori riconducibili all' esposizione da amianto, in tutta
Italia.

L' iscrizione nel registro degli indagati, anticipata nei giorni scorsi
nell' edizione torinese del quotidiano La Repubblica, è stata confermata dal
Pubblico Ministero Raffaele Guariniello, che coordina l' inchiesta. Per i
magistrati piemontesi le morti sarebbero attribuibili alla presenza di
amianto sulle navi della Marina Militare dove gli uomini avevano prestato
servizio per anni.



Ripercorsa la storia sanitaria e professionale delle vittime.

Nei due anni di inchiesta gli investigatori e la Procura hanno raccolto
tutti i casi sospetti e hanno ricostruito la storia lavorativa e sanitaria
di ogni soggetto. Tra le vittime accertate vi sarebbero, secondo la Procura,
anche molti uomini che avevano svolto la leva sulle navi: fuochisti,
motoristi, caldaisti e, in particolare, chi prestava servizio vicino alle
centrali termiche delle imbarcazioni che avevano coibentazioni in amianto.



E a fine settembre riparte il processo Eternit.

Mentre, dunque, si attende la riapertura del maxi processo Eternit, prevista
per la fine di settembre e per il quale lo scorso luglio sono stati emessi i
capi di accusa e dichiarate le richieste delle parti civili, l' amianto
ritorna protagonista di un nuovo e importante filone giudiziario.

A motivare i capi d' accusa che imputerebbero agli indagati la
responsabilità di non aver agito per proteggere in modo adeguato i marinai
dall' esposizione d' asbesto l' insieme dei dati in merito alle morti
sospette raccolto dagli investigatori della procura che, oltre all' analisi
delle casistiche di tutti i deceduti, hanno anche indagato riguardo l'
utilizzo dei marinai sulle diverse navi, la presenza della fibra-killer
sulle imbarcazioni e le azioni di bonifica effettuate.



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LA PREVENZIONE DELLA LEGIONELLOSI



Metto in evidenza due aspetti che stranamente l' articolo di PuntoSicuro non
ha citato.



Una delle possibili fonti di contrarre la legionellosi è legato all'
utilizzo di docce negli spogliatoi aziendali. Infatti se la rete dell' acqua
potabile non è adeguatamente igienizzata è possibile che nelle tubazioni
(soprattutto nei punti di ristagno) si annidi il batterio della Legionella.
In tale condizioni durante la doccia, in cui l' acqua viene spinta con una
certa pressione attraverso gli orifizi, è possibile che si formi un aerosol
contenente il batterio che il lavoratore può inalare.



Un' altra fonte non menzionata è costituita dagli impianti di trattamento
dell' aria (ricircolo, riscaldamento, condizionamento degli ambienti di
lavoro), se l' impianto prevede anche l' umidificazione dell' aria in
circolo mediante nebulizzatori di acqua prelevata dalla rete dell' acqua
potabile. In tal caso, in presenza di batteri di Legionella nella rete,
questi vengono diffusi nell' ambiente di lavoro ancora in forma di aerosol e
possono quindi essere inalati dai lavoratori.



Di questi rischi il datore di lavoro deve tenere conto in maniera formale
all' interno del documento di valutazione del rischio, con particolare
riferimento agli obblighi derivanti dal Titolo XI "Esposizione ad agenti
biologici" del D.Lgs.81/08. Ma ciò in genere non avviene perché, per dolo o
per colpa, il datore di lavoro non tratta il rischio da agenti biologici se
non ne fa un uso deliberato (industrie farmaceutiche, ecc.).

In realtà la valutazione del rischio biologico va fatta sempre, anche se l'
azienda non fa uso deliberato di agenti biologici, per gli aspetti relativi
all' igiene degli ambienti di lavoro e relativamente a virus, batteri,
allergeni, ecc. .



Nel documento di valutazione, oltre alla definizione dell' entità del
rischio (che in caso di infezione da Legionella è sicuramente alta), il
datore di lavoro deve definire in maniera formale le misure di prevenzione e
protezione.



Per quanto riguarda la rete dell' acqua potabile per il rischio da docce, in
genere tali misure consistono in interventi di shock termico dell' acqua
della rete (surriscaldamento dell' acqua sopra i 60°C, temperatura alla
quale il batterio della Legionella non sopravvive, e sua circolazione in
tutti i rami dell' impianto aprendo tutti i rubinetti e i raccordi) oppure
di igienizzazione chimica (ad esempio mediante clorazione).



Per quanto riguarda gli impianti di trattamento dell' aria, in genere le
misure di prevenzione consistono nello spruzzare all' interno delle
tubazioni dell' impianto, specifichi prodotto battericidi.



In ogni caso dopo i trattamenti il datore di lavoro deve fare eseguire il
campionamento dell' acqua o dell' aria da parte di laboratori specializzati
per verificare che i livelli di batteri di Legionella siano inferiori a
quelli ammessi dalla ASL.

Tali campionamenti devono poi essere periodicamente ripetuti per verificare
che non si sia formato di nuovo il batterio della Legionella negli impianti
a rischio.



Segnalo relativamente a quanto sopra l' esistenza del documento "Documento
di linee-guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi",
predisposte dal Ministero della Sanità ed adottate dalla Conferenza Stato
Regioni il 04/04/00, scaricabile all' indirizzo:

http://www.analisiacqua.org/download/linee_guida_legionella.pdf



Marco Spezia







Da: http://www.puntosicuro.it



Anno 13 - numero 2689 di mercoledì 31 agosto 2011


Un documento europeo sulla prevenzione del rischio di contrarre la malattia
dei legionari. I lavoratori a rischio, i sistemi che favoriscono l'
esposizione alla legionella, le idonee misure di precauzione e le buone
politiche europee.



Bilbao, 31 Agosto 2011



In relazione alla campagna europea "Ambienti di lavoro sani e sicuri
2010-2011", una campagna dedicata al tema della manutenzione sicura, l'
Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha
recentemente pubblicato un articolata relazione dal titolo "Legionella and
Legionnaires' disease: a policy overview" (la legionella e la malattia dei
legionari: una panoramica sulla politica), una relazione che presenta il
quadro normativo sulla legionella e linee guida per un efficace prevenzione,
oltre alle politiche di alcune organizzazioni internazionali.



Come spesso accade la relazione è accompagnata da un factsheet riassuntivo,
anche in lingua italiana, che fa una sintesi dei problemi della legionella
in ambito lavorativo e presenta alcuni esempi di buone pratiche relative al
controllo dei rischi connessi a questa patologia.



In "Factsheet 100 - La legionella e la malattia dei legionari: politiche e
buone pratiche europee" si ricorda innanzitutto che la malattia dei
legionari è una forma di polmonite causata dal batterio Legionella
pneumophila e da altri batteri ad esso correlati. E una forma meno grave
della malattia è costituita da un' infezione respiratoria, nota come febbre
di Pontiac.



Se generalmente la malattia dei legionari si contrae inalando piccole gocce
di acqua (aerosol) contaminate dalla legionella, non tutte le persone
esposte alla legionella contraggono la malattia e non esistono documenti
attestanti la trasmissione della malattia da persona a persona. Inoltre
alcuni individui (le persone al di sopra dei 45 anni, i fumatori, i grandi
bevitori, le persone affette da malattie croniche delle vie aeree o dei reni
e i soggetti colpiti da immunosoppressione) risultano maggiormente esposti
al rischio di contrarre la malattia dei legionari.



In realtà quando si parla di questa malattia si pensa ad un problema di
sanità pubblica e meno ad una questione di malattia professionale.

In realtà la legionella colpisce spesso i lavoratori in luoghi ad alto
rischio di insorgenza della malattia ad esempio i tecnici addetti alla
manutenzione dei sistemi di condizionamento dell' aria o di fornitura di
acqua.



Tuttavia l' esposizione alla legionella può riguardare i lavoratori operanti
in luoghi in cui sono presenti macchine di atomizzazione, nonché dentisti,
operai di impianti petroliferi e a gas in mare aperto, saldatori, addetti ai
servizi di autolavaggio, minatori, operatori sanitari, operai di impianti
preposti al trattamento delle acque di scarico in diverse industrie, ad
esempio fabbriche per la produzione di pasta e di carta.

Per controllare questa patologia in Europa è stata istituita una rete
europea di sorveglianza della malattia dei legionari (ELDSNet).



Veniamo alle condizioni ideali per lo sviluppo della legionella:

-         temperatura dell' acqua compresa tra i 20 e i 45°C;

-         ristagno o scarso ricambio di acqua;

-         elevata concentrazione di microbi, compresi alghe, amebe,
mucillagini e altri batteri;

-         presenza di biofilm, incrostazioni, sedimenti, melma, ruggine o
altre materie organiche;

-         materiali di impianti idraulici degradati, come raccordi di gomma,
che possono fornire sostanze nutritive per aumentare lo sviluppo di batteri.



Questi invece i sistemi che favoriscono il rischio di esposizione alla
legionella:

-         sistemi idraulici che comprendono una torre di raffreddamento;

-         sistemi idraulici che comprendono un condensatore di evaporazione;

-         sistemi idraulici di acqua calda e fredda;

-         piscine termali (note anche come vasche idromassaggio, tinozze
scandinave e vasche termali);

-         umidificatori e sistemi di atomizzazione dell' acqua;

-         linee idrauliche per poltrone per dentisti;

-         vasche di aerazione in impianti di trattamento biologico e in
impianti preposti al trattamento delle acque di scarico industriali;

-         macchine per la purificazione di acqua ad alta pressione;

-         altri impianti e sistemi contenenti acqua che possono superare una
temperatura di 20 °C ed emettere spray o aerosol.

In particolare la pulizia e la manutenzione dei sistemi indicati sono
associate al rischio di esposizione alla legionella.



Ma come è possibile controllare i rischi legati alla legionella ?

Generalmente il controllo dei rischi derivanti dall' esposizione alla
legionella avviene attraverso misure che impediscono la proliferazione dei
batteri nel sistema, nonché attraverso la riduzione dell' esposizione a
goccioline di acqua e ad aerosol.

Ad esempio le misure di precauzione prevedono di:

-         controllare l' emissione degli spruzzi di acqua;

-         evitare temperature di acqua comprese tra i 20 e i 45 °C;

-         evitare il ristagno di acqua che possa favorire lo sviluppo di
biofilm;

-         evitare l' utilizzo di materiali che ospitano batteri e altri
microrganismi o forniscono sostanze nutritive per lo sviluppo di microbi;

-         mantenere la pulizia del sistema e dell' acqua al suo interno.

Inoltre è possibile che il personale addetto alla manutenzione debba
utilizzare attrezzature per la protezione personale (come, ad esempio, i
respiratori).



Nel recente rapporto dell' EU-OSHA sulla legionella si scopre che a livello
nazionale, quasi tutti i paesi europei hanno adottato politiche di salute
pubblica contro la legionella, benché siano pochi quelli che la considerano
una questione speciale nella propria legislazione in materia di sicurezza e
salute sul lavoro. Per lo più i rischi occupazionali derivanti dalla
legionella sono argomento di normative che si basano sulla direttiva
2000/54/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'
esposizione ad agenti biologici durante il lavoro.



Nel rapporto sono poi riportati diversi esempi significativi di politiche
nazionali.

Ad esempio l' Ispettorato olandese per i trasporti e le comunicazioni ha
elaborato alcune linee guida per la gestione dei rischi collegati alle
imbarcazioni. Infatti è stato rilevato che i sistemi idraulici di bordo
rappresentano un fattore di rischio per il contagio.

Un altro esempio positivo di controllo efficace della legionella è relativo
all' ospedale universitario Saint-Luc di Bruxelles che vanta una lunga
esperienza nella prevenzione dello sviluppo della legionella nel sistema di
fornitura di acqua calda. Fin dal 1980 l' ospedale ha installato e testato
diverse misure di controllo con vari livelli di successo. Oggi l' ospedale
applica un metodo di disinfezione chimica attraverso il biossido di cloro,
il cui utilizzo si rivela altamente efficace poiché favorisce la scomparsa
della legionella dall' acqua calda.



Concludiamo tuttavia con l' esempio positivo di un intervento italiano
relativo alla valutazione dei rischi per favorire la prevenzione di
contaminazione della legionella sui treni.

È stato istituito un gruppo di lavoro formato da specialisti dell' Istituto
Superiore per la Prevenzione E la Sicurezza del Lavoro (ex ISPESL, ora
INAIL), di Trenitalia e di Rete ferroviaria italiana, con l' intento di
valutare il rischio di esposizione alla legionella, sia per il personale
ferroviario, sia per i passeggeri. Sono state elaborate delle linee guida ad
hoc concernenti la valutazione e la gestione del rischio biologico sui
treni, in conformità della legge italiana (D.Lgs.81/08). Tutto il personale
ferroviario è stato formato per combattere i rischi derivanti dalla
legionella.

Inoltre in occasione di workshop sulla manutenzione, sia il personale
ferroviario sia gli addetti alla manutenzione (in particolare gli addetti
alla fornitura di acqua, alla gestione dei circuiti idraulici, alla pulizia
e alla riparazione) hanno ricevuto delle "Linee guida specifiche sulla
prevenzione e il controllo della contaminazione dalla Legionella nei
serbatoi per acqua di vagoni ferroviari". I lavoratori responsabili della
manutenzione e della disinfezione dei serbatoi, della riparazione del
sistema idraulico e della pulizia dei serbatoi d' acqua hanno ricevuto
dispositivi di protezione individuale. Per gli utilizzatori professionisti
sono state messe a disposizione schede di dati sulla sicurezza relative a
tutti i prodotti chimici, i disinfettanti, i detergenti o gli additivi
impiegati per la sanificazione e la disinfezione, insieme alla descrizione
delle relative procedure di lavoro.





Il documento EU-OSHA "Factsheet 100 - La legionella e la malattia dei
legionari: politiche e buone pratiche europee" è scaricabile all' indirizzo:

http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/110831_Osha_factsheet_100_legionella.pdf





Il documento EU-OSHA, Report "Legionella and Legionnaires' disease: a policy
overview", attualmente solo in lingua inglese, è scaricabile all' indirizzo:

http://osha.europa.eu/en/publications/literature_reviews/legionella-policy-overview.pdf



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LA VALUTAZIONE DEI RISCHI NELLA PROGETTAZIONE DELLE MACCHINE



Da: http://www.puntosicuro.it



Anno 13 - numero 2687 di lunedì 29 agosto 2011




Indicazioni per un' adeguata valutazione dei rischi per le macchine da
immettere sul mercato. La normativa europea, le definizioni, l' uso previsto
di una macchina, le informazioni e i fattori rilevanti per la stima del
rischio.



Torino, 29 Agosto



Affrontare il tema della sicurezza delle macchine e di tutte le strategie
possibili di prevenzione dei rischi è un dovere per tutti gli enti, le
associazioni e gli organi di informazione che hanno come finalità la
diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Ci soffermiamo su uno dei momenti fondamentali per l' efficacia di ogni
politica di prevenzione: la valutazione dei rischi.

Nel convegno "La centralità della Valutazione dei rischi nella prevenzione
degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali", un convegno
organizzato dalla ASL TO 3 che si è svolto il 28 aprile 2011 ad Avigliana
(TO), un intervento ha affrontato proprio il tema della valutazione in
riferimento alle macchine e alla progettazione.



Nel documento "La valutazione dei rischi nella progettazione delle
macchine", a cura dell' ing. Marco Vigone, si sottolineano innanzitutto
alcune indicazioni normative dell' Unione Europea.



Ad esempio si ricorda che la direttiva 2006/42/CE prescrive che il
fabbricante o il suo mandatario dovrebbe garantire che sia effettuata una
valutazione dei rischi per la macchina che intende immettere sul mercato. A
tal fine egli dovrebbe stabilire quali siano i requisiti essenziali di
sicurezza e di tutela della salute applicabili alla sua macchina e per i
quali dovrà adottare provvedimenti.



L' autore riporta alcune utili definizioni sul tema della sicurezza delle
macchine:

-         pericolo: fonte di possibili lesioni o danni alla salute;

-         evento pericoloso: evento in grado di causare un danno;

-         situazione pericolosa: qualsiasi situazione in cui una persona è
esposta almeno ad un pericolo;

-         rischio: combinazione di probabilità e gravità di possibili
lesioni o danni alla salute in una situazione pericolosa;

-         danno: lesione fisica e / o attentato alla salute o ai beni;

-         rischio residuo: il rischio che sussiste quando le misure di
sicurezza sono state prese;

-         valutazione del rischio: valutazione globale della probabilità e
della gravità di possibili lesioni o danni alla salute che si possono
verificare in una situazione pericolosa, al fine di scegliere le adeguate
misure di sicurezza;

-         misure di sicurezza: misure destinate al raggiungimento della
riduzione dei rischi;

-         sicurezza di una macchina: capacità di una macchina di svolgere la
sua funzione, di essere trasportata, installata, regolata, mantenuta,
smantellata ed eliminata nelle condizioni d' uso previsto specificate nel
manuale di istruzioni (e, in alcuni casi, in un dato periodo di tempo
indicato nel manuale stesso) senza provocare lesioni o danni alla salute.



L' autore riporta alcune indicazioni relative all' uso previsto di una
macchina, cioè all' uso di una macchina in conformità alle informazioni
fornite nelle istruzioni per l' uso (punto 3.23 della norma UNI EN ISO
12100): l' uso previsto implica anche il rispetto delle istruzioni tecniche
contenute nel manuale di istruzioni, e la presa in considerazione dell' uso
scorretto che è ragionevole prevedere.



In particolare per ciò che riguarda il prevedibile uso scorretto, si
dovrebbe, nella valutazione dei rischi, prendere in particolare
considerazione i seguenti comportamenti:

-         il comportamento scorretto prevedibile che risulta da una
trascuratezza normale e non dal deliberato proposito di usare la macchina in
modo scorretto;

-         la reazione istintiva di una persona durante l' uso, in caso di
disfunzioni, incidenti, guasti, ecc.;

-         il comportamento che deriva dalla "linea di minor resistenza"
durante lo svolgimento di un compito;

-         il comportamento prevedibile di alcune persone, quali i bambini o
i disabili, per alcune macchine (specialmente quelle a uso non
professionale)".



In merito al processo di valutazione dei rischi, la relazione sottolinea
alcune informazioni utili per la stima dei rischi. Ad esempio i limiti della
macchina, le "fasi di vita" della macchina, il piano di progettazione o
altri mezzi per definire la natura della macchina, la natura delle
alimentazioni energetiche, la statistica degli incidenti o degli infortuni,
ecc. .



Si ricorda inoltre che il rischio, relativo al fenomeno pericoloso
considerato, è una funzione della gravità del danno possibile per il
fenomeno pericoloso considerato e della probabilità che si verifichi il
danno.



Questi gli aspetti da considerare nella determinazione degli elementi di
rischio:

-         persone esposte;

-         tipo, frequenza e durata dell' esposizione;

-         rapporto tra esposizione e gli effetti;

-         fattori umani;

-         affidabilità delle funzioni di sicurezza;

-         possibilità di neutralizzare o eludere le misure di sicurezza;

-         capacità di mantenere le misure di sicurezza;

-         informazioni per l' uso.



Riguardo poi al raggiungimento degli obiettivi di riduzione del rischio, la
riduzione dei rischi può essere conclusa se:

-         il pericolo è stato eliminato o il rischio ridotto mediante
sostituzione con materiali meno pericolosi oppure introduzione di
protezioni;

-         la protezione scelta è sicura per l' uso inteso;

-         il tipo di protezione è adeguato all' applicazione in termini di
possibilità di neutralizzazione ed elusione, gravità del danno, ostacolo
nello svolgimento del compito richiesto;

-         le informazioni sull' uso della macchina sono chiare;

-         le procedure operative sono coerenti con le capacità dell'
utilizzatore;

-         i metodi di lavoro sono adeguatamente descritti;

-         l' utilizzatore è informato sui rischi residui;

-         è descritta l' eventuale necessità di DPI.



Ricordiamo che la stima di un rischio è un processo che presuppone:

-         l' analisi del rischio (determinazione dell' uso previsto della
macchina; identificazione dei pericoli; stima dei rischi);

-         la valutazione del rischio.



Questi, per concludere, i fattori rilevanti per la stima di un rischio:

-         gravità del possibile danno;

-         frequenza e durata dell' esposizione al pericolo;

-         probabilità dell' evento che può causare un danno;

-         possibilità tecniche o umane di evitare o limitare il danno.



Il documento "La valutazione dei rischi nella progettazione delle macchine",
a cura dell' ing. Marco Vigone, intervento al convegno "La centralità della
Valutazione dei rischi nella prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle
malattie professionali"  è scaricabile all' indirizzo:

http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/110614_ASL_TO3_valutazione_rischi_progettazione_macchine.pdf



Tiziano Menduto



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