[Redditolavoro] MANIFESTAZIONE DEL 15 OTTOBRE A ROMA. Slai Cobas: NO alla PIATTAFORMA RINALDINI-CASARINI

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Thu Oct 13 16:05:13 CEST 2011


Articolo   : MANIFESTAZIONE DEL 15 OTTOBRE A ROMA. Slai Cobas: NO alla 
PIATTAFORMA RINALDINI-CASARINI
URL        : 
http://slaicobastrentino.wordpress.com/2011/10/10/manifestazione-del-15-ottobre-a-roma-slai-cobas-no-alla-piattaforma-rinaldini-casarini/
Pubblicato : ottobre 10, 2011 at 11:38 am
Autore     : slaicobastrentino
Tag        : 15 ottobre roma
Categorie  : fiom, manifestazione 15 ottobre, SLAI COBAS NAZIONALE, USB

S L A I C O B A S
Sindacato dei lavoratori autorganizzati intercategoriale
Sede legale: via Masseria Crispi 4 / 80038 Pomigliano D'Arco NA / Tel. 081 
8037023
Sede nazionale: Viale Liguria, 49 20143 Milano / Tel. 02 8392117

L'ulteriore aggravarsi della crisi, a partire dalla scorsa estate, ha 
rappresentato l'occasione per un nuovo pesante attacco alle condizioni di 
vita e di lavoro ed ai diritti degli operai e di altri strati di lavoratori.
L'obiettivo è quello di scaricare su questi settori sociali, che 
rappresentano la maggioranza della popolazione, la crisi del capitale al 
fine di salvaguardare i profitti.
Il capitale finanziario europeo sta sempre più assumendo un ruolo attivo in 
questo attacco. Questo anche a causa del fatto che la stessa crisi non si 
traduce tanto in una contrapposizione diretta, commerciale e finanziaria, 
tra i vari paesi europei, quanto in un'occasione per un ulteriore 
peggioramento delle condizioni dei lavoratori e per un ulteriore 
restringimento reazionario dei diritti e degli spazi di democrazia.
Per quanto attiene all'Italia, questo è quello che concretamente significa 
il cosiddetto problema del debito pubblico. I lavoratori e gli strati 
sociali popolari in Italia sono sempre più assoggettati ad un doppio sistema 
di sfruttamento uno ad opera del "proprio" capitale nazionale, l'altro ad 
opera di quello europeo ed internazionale. Basti pensare a questo proposito 
a cosa ha rappresentato il passaggio all'Euro: un taglio netto a favore del 
grande capitale dei salari e dei redditi dei piccoli lavoratori autonomi di 
almeno il 30%.
Il modello di sviluppo del capitalismo italiano è oggi più che mai quello di 
un paese marginale nell'ambito delle principali potenze. Il capitale 
finanziario-industriale 'italiano' cerca sempre di migliorare le proprie 
posizioni ed incrementare i propri profitti, ponendosi dietro il carro del 
capitale finanziario europeo ed internazionale, incamerandone i diktat e le 
relative pretese e scaricando il tutto sugli operai, sugli strati popolari e 
sul meridione e le isole.
Dietro alla fraseologia nazionalista ed a volte alla demagogia 
protezionista, il tutto per altro ben funzionale allo sviluppo delle guerre 
tra poveri, alle imprese imperialiste ed alla fomentazione a livello di 
massa del razzismo e del fascismo, si nasconde la realtà di una borghesia, 
quella italiana, che nel suo complesso si
pone oggi sempre più al servizio del capitale europeo ed internazionale come 
strada privilegiata per la difesa dei propri interessi e profitti.

Senza rovesciare queste relazioni di dipendenza non potrà esserci, nelle 
attuali condizioni internazionali, nessuna fuori uscita dalla crisi per l'Italia, 
con la conseguenza che le 'contro-riforme' in atto ed ancor più quelle che 
si prospettano , invece di garantire una qualche ripresa, approfondiranno 
sempre più la stessa
crisi economica e politica.
Sino a quando sussisterà questo meccanismo strutturale, persino l'uscita 
dall'Unione Monetaria Europea o un qualche "non pagamento del debito 
pubblico", che certo rappresentano strade contorte e poco verosimili, non 
potrebbero che tradursi in una contrattazione e rinegoziazione dello stesso 
debito con ulteriore attacchi ai lavoratori ed agli strati popolari e 
drastico peggioramento delle loro condizioni di vita e lavoro.

E' anche rispetto a tutto questo che va valutata l'opportunità di un'adesione 
al fronte di forze promotore alla manifestazione nazionale del 15 a Roma, 
pur dando per scontata l'importanza di una partecipazione ad una giornata di 
lotta che aspira ad essere europea e persino internazionale.
Quali sono le forze che in Italia hanno promosso la manifestazione del 15 ? 
Con quali contenuti, programmi, prospettive, ipotesi di forme di lotta ?
A differenza forse che in altri paesi europei, ed ancor negli USA dove 
centinaia e centinaia di attivisti sono stati già arrestati dalla polizia di 
Obama, la manifestazione del 15 in Italia si presenta come promossa e 
gestita da un arco di forze, certo vasto ed articolato, ma anche in grado 
imprimere una gestione sul piano
organizzativo della giornata di mobilitazione, di convergere su un programma 
in 5 punti e di condividere una prospettiva ambiziosa, almeno dichiarata, 
relativa alla costruzione di un polo politico e sociale alternativo al 
centro-destra ed al centro sinistra.

Il programma in 5 punti, incentrato sull'obiettivo del "non pagare il debito 
pubblico" è indirizzato in primo luogo contro il grande capitale finanziario 
europeo individuato oggi come il principale responsabile degli attacchi alle 
condizioni di lavoro, ai diritti, alla democrazia ed alla sovranità 
nazionale.
Dal punto di vista dei contenuti si tratta però di un programma fuorviante : 
nasconde il ruolo che, praticamente tutte le componenti politiche, 
economiche e sociali della borghesia italiana (compresi i sindacati 
confederali) svolgono nella loro interessata riproduzione delle condizioni 
di dipendenza dal capitale finanziario europeo e dal FMI. Per non parlare 
poi della subordinazione dell'Italia all'egemonia politico-militare degli 
USA e della Nato o dell'enorme quantità di "cultura spazzatura" made in USA
propinata alla popolazione del nostro paese.
Questo programma in 5 punti se preso alla lettera è poi illusorio e 
velleitario e, se mai potrà essere realizzato nel quadro degli attuali 
assetti capitalistici, si tradurrebbe in ulteriori effetti disastrosi (vedi 
appunto la prospettiva di un rinegoziazione del debito pubblico).
Resta da dire che, sul piano politico si tratta di un programma tutt'altro 
che velleitario e non a caso è sostenuto anche dalla FIOM e dal PRC. Infatti 
di fronte ad una crisi che pone, persino dal punto di vista del sistema 
monetario, dei rapporti finanziari e della gestione delle banche e dei 
grandi gruppi industrialifinanaziari
(come da noi la Fiat), il problema politico e sindacale della lotta per il 
superamento del capitalismo, i 5 punti non pongono alcuna discriminante 
rispetto ad una serie di questioni oggi centrali come quelle della 
costruzione di un sindacato di classe, di un partito di classe e di un polo 
su scala nazionale realmente rappresentativo degli interessi degli operai, 
dei precari, dei lavoratori extracomunitari, dei piccoli lavoratori autonomi 
ecc.
La fuori-uscita dalla crisi dal punto di vista degli interessi dei 
lavoratori e degli altri strati popolari, l'effettivo abbattimento del 
debito pubblico, la reale rottura dei vincoli di dipendenza con il capitale 
europeo ed internazionale anche attraverso l'uscita dall'Unione Monetaria 
Europea e senza che il tutto si rovesci in una farsa pagata a caro prezzo 
dagli stessi lavoratori, il rilancio dell'industria nazionale e della 
ricerca, la ricostruzione e l'espansione dello stato sociale, la 
fuori-uscita dalla Nato, l'instaurazione di una democrazia di nuovo tipo 
capace di aprire la strada a misure di gestione pianificata, su base 
pubblica, dell'economia in funzione delle necessità sociali e della 
salvaguardia dell'ambiente, ecc., tutto questo è ormai del tutto 
incompatibile con il capitale e la borghesia 'italiani' e con quel 
miserabile aborto di democrazia rappresentativa in cui si sono 
irreversibilmente trasformate le istituzioni statali "repubblicane".
Senza evidenziare questa incompatibilità, senza scavare un profondo fossato 
tra, da un lato la classe operaia e gli strati popolari e, dall'altro gli 
assetti economici, politici, sindacali, militari dominanti ed egemoni, non c'è 
via d'uscita dal massacro sociale e dalla prospettiva di un moderno 
fascismo.
Ecco perché, almeno in Italia, la scadenza del 15, pur con tutti i suoi 
meriti, minaccia di tradursi in un'ennesima occasione persa ed in un 
relativo nuovo tentativo di reperire linfa per rivitalizzare una 'sinistra' 
che, giustamente, è andata in crisi, sia nelle sue forme istituzionali, sia 
in quelle movimentiste.
E' facile prevedere che la crisi metterà a dura prova questo tentativo e che 
il fronte che oggi converge tornerà a dividersi sull'essenziale.
Però tutto questo vuol dire che si sta perdendo tempo e che si suscitano 
volontà di lotta e di mobilitazione che finiranno per venire dissipate in 
quello che si presenta come il tentativo di suscitare un movimento di 
opposizione senza poter o voler assumerne tutte le conseguenze sul piano 
della necessità di portare a fondo
la discriminante nei confronti del sindacalismo confederale, di chi non 
vuole rompere con la CGIL e di chi vuole riproporre, magari in forma 
apparentemente più radicale, le stesse logiche e gli stessi programmi 
reazionari di una sinistra (come quella rappresentata dal PdCI o dal PRC) 
sempre più in decomposizione.

La conseguenza di tutto questo è che ancora una volta una grande giornata di 
mobilitazione potenzialmente anticapitalistica rischia di tirare la volata 
alla prospettiva di una "nuova" sinistra istituzionale e/o alla ripresa del 
centro-sinistra.

10 ottobre 2011 Slai Cobas - coordinamento nazionale

 



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