[Redditolavoro] ilva-exnuovasiet grande vittoria dello slai cobas s.c in cassazione

CobasSindacatodiClasse cobasta at libero.it
Wed Nov 30 12:44:51 CET 2011


comunicato stampa

la cassazione ieri ha dato nuovamente ragione allo slai cobas per il 
sindacato di classe di taranto e ai lavoratori della ex- nuova siet
condannando in via definitiva claudio ed emilio riva per truffa ed 
estorsione ai danni dei lavoratori della nuova siet
cancellando l'assurda sentenza di assoluzione in appello, dopo la condanna 
nel primo grado.
lo slai cobas per il sindacato di classe di taranto dalla cui iniziativa è 
scaturito il processo e che ha visto la massiccia partecipazione a tutte le 
fasi dei lavoratori ex-nuova siet
esprime il massimo ringraziamento all'avvocato Soggia, che ne a tutelato le 
parti e ai lavoratori che con pazienza e sacrifici hanno seguito tutta la 
vicenda

ricostruiamo la vicenda e ricordiamo lo scandaloso atteggiamento dei 
dirigenti sindacali fim-fiom-uilm che sono stati chiamati a testimoniare a 
favore di riva e l'attuale segretario nazionale della UILM Palombella lo 
aveva effettivamente fatto
 ora si dimostra che Riva si può battere e che i diritti dei lavoratori 
possono essere tutelati


slai cobas per il sindacato di classe
cobasta @libero.it
tel.347-1102638
30 novembre 2011

i fatti
La  Nuova Siet, ex consociata dell'Ilva, ha operato per anni nello
stabilimento siderurgico tarantino;
sin dal 1971, i lavoratori dell'azienda si sono occupati degli appalti per i
trasporti, del trattamento delle scorie liquide, loppe, minerali, calcari,
materiali ferrosi, dimostrando grandi capacità tecniche ed organizzative.
L'azienda arrivò ad occupare circa 600 dipendenti con alta specializzazione
nei trasporti collegati al ciclo integrato per la produzione dell'acciaio e
derivati;
alla fine degli anni '90 tuttavia l'Ilva, guidata dalla famiglia Riva,
decise di non rinnovare la commessa e di disdire tutti gli appalti con la
Nuova Siet, costringendola a cedere tutti i beni aziendali. Dunque l'Ilva
assorbì le attività svolte dalla consociata e mise in mobilità tutto il
personale;
ai lavoratori fu poi proposto di rientrare in azienda sulla base di un nuovo
contratto. Molti accettarono, costretti dalla morsa della disoccupazione. In
tal modo l'Ilva attinse ai benefici contributivi per il personale in
mobilità;
conseguentemente i lavoratori tornarono a svolgere la medesima attività, con
gli stessi mezzi e procedure, ma non alle stesse condizioni. Infatti risulta
che i nuovi contratti non riconoscevano le anzianità né quanto maturato in
anni e anni di lavoro dai dipendenti, che peraltro subirono decurtazioni
salariali (circa un milione di lire gli operai e due milioni gli impiegati).
Tutto ciò in violazione di ogni accordo sindacale;
grazie all'esposto depositato da Slai Cobas, la vicenda fu oggetto di una
approfondita indagine da parte della procura di Taranto, che ascoltò i
lavoratori, l'ufficio provinciale del lavoro e sequestrò molta
documentazione, tra cui un accordo transattivo, che a quanto risulta,
sarebbe stato fatto firmare in bianco. Sia le famiglie dei lavoratori che
l'INPS si costituirono parte civile per i danni subiti;
la magistratura accertò l'ipotesi del ricatto e la violazione dei princìpi
sul trasferimento di azienda. Secondo quanto rilevato dal pubblico ministero
l'azienda avrebbe agito con animo speculativo, e sarebbe incorsa nei reati
di estorsione e di tentata estorsione ai danni dei lavoratori che si
sarebbero rifiutati di sottoscrivere il nuovo contratto;
il 20 settembre 2007 il giudice di primo grado ha emesso la sentenza di
condanna a carico degli imputati. Il presidente Emilio Riva, il figlio
Claudio e il capo del personale dell'acciaieria, Italo Biagiotti, sono stati
condannati a quattroanni di reclusione per truffa ai danni dell'INPS ed 
estorsione, mentre il
rappresentante della Nuova Siet, Giovanni Perona, è stato condannato ad un
anno e due mesi per truffa;
secondo la magistratura l'Ilva avrebbe internalizzato illegalmente l'azienda
e avrebbe violato le leggi che tutelano i lavoratori;
i 



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