[Redditolavoro] fincantieri la lotta continua

procomta ro.red at libero.it
Mon May 30 15:39:12 CEST 2011


Sono ormai  giorni che è in corso la rivolta degli operai della Fincantieri 
contro il piano di chiusura ristrutturazione della Fincantieri che prevede 
chiusure a Genova e Castellammare di Stabia, chiusure e tagli nelle altre 
sedi in tutt'Italia.
La lotta ha assunto subito i caratteri di una vera e propria rivolta con 
l'assalto alla Prefettura a Genova e occupazioni, blocchi di vario tipo a 
Castellammare di Stabia, a cui si sono aggiunti scioperi e cortei nelle 
altre città.
Sono fortemente positive sia la durezza delle forme di lotta sia l'unità che 
i vari stabilimenti hanno dimostrato, scendendo in lotta insieme.
Sotto accusa non c'è solo la Fincantieri ma il governo e le istituzioni 
locali; e intorno agli operai della Fincantieri, in particolare sia a Genova 
che a Castellammare di Stabia, ci sono anche ampi settori cittadini che 
comprendono gli effetti generali di questo piano di chiusure.
La radicalità della lotta e il fatto che venga messo in pericolo il lavoro 
di tutti, ha spinto finora le OOSS a muoversi unitariamente,rispondendo alla 
spinta di mobilitazione degli operai.
La lotta dei lavoratori si è scontrata con polizia a Genova e a 
Castellammare di Stabia, ma gli operai sono stati determinatissimi a 
respingere la repressione.
Detto questo, manca tuttora, però, nelle piattaforme sindacali una linea 
effettiva che contrasti il piano di ristrutturazione. Le proposte di "un 
grande progetto di riconversione della produzione navale affiancando altri 
settori alle navi da crociera e militare...penso a traghetti e all'off 
shore, allo smontaggio delle vecchie navi piene di amianto e veleni, che ora 
vengono inviate in India e Bangladesh" - espresse da Landini (Il Manifesto 
del 27/5), rappresentano la tradizionale serie di buone intenzioni che 
trascurano la logica del massimo profitto che c'è dietro il piano, le cui 
scelte produttive non sono caratterizzate tanto da incomprensione di tutti i 
settori in cui potrebbe esercitarsi l'attività cantieristica, ma appunto 
dalla linea del massimo profitto, della riduzione dei lavoratori e dei loro 
diritti, con il massimo sfruttamento di chi resta. E' in sostanza la logica 
del piano Marchionne. E come le buone intenzioni su "modelli e riconversioni 
ecologiche" nel caso della Fiat non hanno prodotto alcun cambio del piano 
Marchionne, lo stesso avviene in questo settore.
La situazione degli stabilimenti in chiusura può essere paragonata a quella 
di Termini Imerese, anche qui il risultato finale è la chiusura e il correre 
dietro a differenti proposte di ricollocazione in altri settori  lasciano il 
tempo che trova.
Il governo in questo caso non è solo un terzo che assiste le scelte dei 
padroni mettendo in campo al massimo un piano di ammortizzatori sociali, ma 
è tuttora l'effettivo padrone della Fincantieri tramite il Ministero del 
Tesoro.
Questo può essere una condizione favorevole all'azione dei lavoratori purchè 
si mantenga la rigidità di posizione rispetto all'unica effettiva 
 "soluzione" che gli operai hanno nelle mani in questa vertenza: la difesa 
di tutti i posti di lavoro e del reddito tramite la riduzione generalizzata 
dell'orario di lavoro.Bisogna scongiurare una linea simile a quella che sta 
portando alla chiusura definitiva di Termini Imerese.

Proletari Comunisti
30 maggio 2011 



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