[Redditolavoro] marchionne alla fiat sata
CobasSindacatodiClasse
cobasta at libero.it
Wed Mar 30 08:03:14 CEST 2011
Marchionne: a Melfi
il modello Mirafiori
di Francesco Russo
MELFI - «Dopo Pomigliano e Mirafiori, il nuovo contratto investirà anche lo
stabilimento di Melfi»: Sergio Marchionne, amministratore delegato della
Fiat, lo ha annunciato l'altra sera in tv, ribadendo un concetto già ripreso
dalla «Gazzetta» lo scorso 19 gennaio. L'intenzione del manager
italo-canadese di estendere a Melfi - ma anche a Cassino - i contenuti di
quel contratto, non è quindi una novità in terra lucana. Ma in parte delle
organizzazioni sindacali, si spera che Marchionne possa cambiare idea,
mentre tra gli operai c'è la preoccupazione di un peggioramento delle
condizioni di lavoro.
«I modelli - commenta il segretario della Fiom della Basilicata, Emanuele De
Nicola - non si esportano, ma si discutono con i sindacati, puntando sugli
investimenti e sui prodotti. I lavoratori di Melfi - aggiunge - già
rigettarono nel 2004, con le lotte dei 21 giorni, condizioni di lavoro che
erano peggiori rispetto ad altri stabilimenti, e potrebbero farlo ancora».
Dello stesso avviso, è il segretario regionale della Cgil, Antonio Pepe.
«Gli operai lucani - spiega - hanno dimostrato ampiamente di essere
determinati nel difendere le proprie condizioni di lavoro. La fabbrica di
Melfi, comunque, è ad oggi la più produttiva del gruppo, e non vedo perché
si debba estendere anche in Basilicata il contratto di Mirafiori». «Siamo
d'accordo - dice invece Marco Roselli, segretario regionale della Fismic -
con le parole di Marchionne, perché è un manager pragmatico e serio; forse è
poco politico e diplomatico, ma questa è anche la sua forza. Siamo pronti ad
accettare la sfida pure su Melfi, con l'obiettivo comune di innalzare i
salari e l'occupazione».
«Dalla Lucania - sottolinea Giuseppe Giordano, segretario regionale dell'Ugl
metalmeccanici - chiediamo a Marchionne di dirci cosa fare, oltre alla già
collaudata produzione della Grande Punto. Bisogna iniziare con urgenza, alla
Sata, un percorso di confronto: il marchio Fiat va tutelato, ma lo devono
essere ancora di più i lavoratori italiani e di Melfi».
Per il segretario della Uilm, Vincenzo Tortorelli, «gli operai della Fiat di
Melfi non hanno nulla da temere dalle dichiarazioni di Marchionne:
piuttosto, dopo l'esito del referendum di Mirafiori - mette in chiaro - si
impone la necessità di accelerare l'attuazione del piano di investimenti, a
cominciare dall'anticipazione per il sito di Torino, che significherebbe
passare da un anno e mezzo ad un anno, per poter verificare il piano stesso,
i diritti applicati e l'importante investimento complessivo di 20 miliardi
di euro».
«Le parole di Marchionne sono scontate - dice il segretario generale della
Fim-Cisl lucana, Antonio Zenga - ma le relazioni industriali si fanno coi
sindacati, non sulla stampa. E' evidente - prosegue - che da Pomigliano ad
oggi lo scenario è completamente cambiato, e per responsabilità di chi ha
scelto di radicalizzare il confronto per necessità di natura politica. Più
che estendere il modello Mirafiori a Melfi, mi sembra che stia accadendo
l'esatto contrario: è la Sata di Melfi che per produttività e organizzazione
del lavoro si sta imponendo come modello industriale per tutto il gruppo
Fiat».
More information about the Redditolavoro
mailing list