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CobasSindacatodiClasse cobasta at libero.it
Sat Mar 26 16:41:17 CET 2011


Uniti per lo sciopero, contro la crisi, contro ogni guerra, contro chi ci 
ruba il futuro. Uniti perché in un mondo che ci vuole sempre più frammentati 
e deboli unirsi è una necessità. Uniti non sulla base di schemi vecchi e 
politicisti, non mediante ricomposizioni artificiose, ma con percorsi veri, 
che vivano nei piccoli centri e nelle grandi metropoli.





L'occasione è lo sciopero generale chiamato dalla CGIL per il 6 maggio, uno 
sciopero che per le modalità e le tempistiche di convocazione rischia di 
essere insufficiente rispetto alle grandi lotte che si sono espresse in 
questi anni e in questi mesi. Ma su questo occorre ricordare un elemento non 
marginale: la convocazione di uno sciopero generale contro questo Governo è 
stata una rivendicazione che le lotte degli studenti, dei metalmeccanici, 
dei precari e di molte categorie di lavoratori hanno posto in modo 
fortissimo nelle battaglie di questo autunno.

Sarebbe quindi errato affrontare questa giornata con spirito critico e 
distaccato: è necessario rapportarsi con lo sciopero generale come un 
occasione non da misurare, ma con cui misurarsi. I limiti di questo sciopero 
ci consegnano il compito di radicare davvero lo sciopero nei territori, 
generalizzandolo e generalizzandone la composizione.

Estendere lo sciopero è l'obiettivo, facendo sì che studenti, precari e 
movimenti sociali distanti dai percorsi sindacali, lotte territoriali, 
comitati referendari dell'acqua e contro il nucleare, realtà pacifiste e 
tutti coloro che subiscono ed hanno subito le politiche di governi di destra 
e di sinistra negli ultimi vent'anni possano per una volta unirsi nella 
costruzione di una giornata di blocco vero della produzione e della 
circolazione per fermare concretamente il paese.

I metalmeccanici hanno saputo porre una lotta propria come lotta di tutti e 
tutte, ribadendo che l'attacco non è solo rivolto ai diritti di chi lavora 
alla fiat, ma ai diritti di tutti i soggetti della produzione. Con questo 
spirito dovremo costruire relazioni forti con tutte le lavoratrici e i 
lavoratori che scenderanno in piazza il 6 maggio.

Gli studenti e le studentesse hanno saputo riaprire spazi di legittimità del 
conflitto e con una mobilitazione costante ed efficace hanno bloccato 
piccole città e grandi metropoli, praticando così nuove forme di sciopero. 
Con quello stesso spirito dovremo affrontare quella giornata, agendo 
comunemente e valorizzando tutte le specificità. Uniti per lo sciopero 
significa mettere a valore e connettere tra loro i percorsi con cui 
studenti, lavoratori e realtà in mobilitazione parteciperanno, ognuno con le 
proprie modalità, allo sciopero generale del 6 maggio.

Il percorso che ci conduce verso lo sciopero deve essere anche per noi 
l'occasione di estendere l'insieme delle rivendicazioni sociali e politiche, 
anche oltre quelle poste dalla convocazione ufficiale: democrazia, 
precarietà e welfare, ma anche la campagna per l'acqua bene comune e contro 
il nucleare. Su beni comuni, già domani sabato 26 marzo costruiremo una 
tappa decisiva che ci porterà alla mobilitazione a favore dei referendum.

Il desiderio per una primavera di mobilitazione e conflitto non può 
prescindere dalla valorizzazione dei percorsi che hanno attraversato il 13 
febbraio e l'8 marzo in cui tantissime studentesse, precarie, lavoratrici, 
donne migranti hanno messo in questione il rapporto tra sessualità e potere, 
ben oltre gli scandali sessuali del premier, rivendicando diritti, welfare, 
salute e parità reale in tutti i luoghi di partecipazione politica e 
sociale.

Siamo in un quadro politico in cui si è definitivamente affermata la rottura 
del nesso tra istanze sociali e capacità e volontà della rappresentanza 
politica di accoglierle: crediamo che sia questo snodo decisivo a essere 
messo ogni volta in questione nelle lotte in Europa e nel Mediterraneo. La 
pratica democratica che passa dentro i tumulti che si sono prodotti ci dice 
che la questione sociale e la crisi democratica restano e devono restare 
indissolubilmente legate.

Da tempo un'intera generazione rivendica il proprio futuro, qui ed ora. La 
precarizzazione del lavoro e della vita è quindi al centro del nostro 
discorso politico. La precarietà, infatti, da questione prettamente 
generazionale si sta estendendo all'intero mercato del lavoro fino ad 
abbattere la distanza tra garantiti e non garantiti, colpendo però in 
particolar modo giovani e donne. È quindi al centro del nostro percorso di 
generalizzazione dello sciopero l'obiettivo di liberare le nostre vite da 
questo ricatto. Per questo guardiamo con interesse al 9 Aprile, come 
giornata utile a riaffermare il protagonismo dei precari nel percorso verso 
lo sciopero. Ma non solo: metteremo in campo verso lo sciopero una campagna 
sul welfare universale e in particolare per il reddito garantito, 
consapevoli che tale rivendicazione non può più essere portata avanti senza 
rimettere, da subito, radicalmente in discussione la spesa pubblica e 
l'attuale redistribuzione della ricchezza, a partire dal taglio alle spese 
militari, dell'opposizione al finanziamento alle scuole private e da una 
tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie.

Come per tutte le forme di protesta anche per lo sciopero si pone il tema 
dell'efficacia: sarà importante aprire un dibattito pubblico anche sulle 
modalità con cui generalizzarlo. Se, infatti, la segreteria CGIL si è 
limitata ad indire uno sciopero di 4 ore, e con una scelta positiva che 
sosteniamo molte categorie hanno esteso tale indizione ad 8 ore, nostro 
compito sarà coinvolgere studenti, e tutte e tutti coloro che, essendo 
precari, hanno tempi di vita e tempi di lavoro coincidenti: per questo lo 
sciopero dovrà durare 24 ore.

Il mese e mezzo che ci separa da quella data dovrà essere un mese denso, di 
azione e discussione pubblica. Per questo fin da subito sarà necessario 
avviare in tutto il paese assemblee regionali, metropolitane e territoriali, 
capaci, sulla base degli spunti condivisi, di programmare il percorso, 
organizzare la partecipazione, coinvolgere il territorio, rendere possibile 
la generalizzazione dello sciopero generale.

Ancora una volta, la guerra è piombata nelle nostre vite, e ancor più in 
quelle delle popolazioni che con determinazione e coraggio stanno provando a 
rovesciare il tiranno e contro le quali la guerra stessa tenta di imporre un 
processo di normalizzazione. Si tratta dell'ennesima guerra finalizzata a 
spartire la torta degli interessi economici, l'ennesima guerra per il 
petrolio che usa strumentalmente motivazioni umanitarie per mascherare il 
bieco interesse che le muove.

Crediamo che il tema della guerra non sia oggi scindibile dal dramma dei 
migranti che attraversano il Mediterraneo e che non possiamo respingere o 
rinchiudere in lager chiamati CIE, e che sia intimamente connesso al tema, 
riattualizzato dal dramma nucleare giapponese e dall'impegno referendario, 
del modello di produzione, delle risorse energetiche e della sostenibilità 
ambientale.

Per questo è necessario mettere in campo fin da subito una campagna che, 
partendo da Lampedusa, ponga il tema della libertà di movimento in Europa e 
per l'accoglienza dei migranti.

Abbiamo fin da subito guardato con entusiasmo alle rivolte nel Maghreb e del 
Mashrek, perché hanno espresso la stessa determinazione e la stessa ansia di 
futuro che abbiamo visto nelle piazze italiane. Ma non vogliamo limitarci 
alla semplice evocazione di quel fenomeno straordinario, ma esprimere 
concreta vicinanza con una carovana che travalichi i confini della Tunisia.

Chi prima dell'insorgenza ribelle libica stringeva solidi accordi col 
Colonnello si trova oggi costretto, per difendere i sui interessi, a 
bombardare il suo alleato, così facendo svela tutta la debolezza e doppiezza 
dei governi occidentali. Per questo, senza ambiguità alcuna ci mobiliteremo 
contro la guerra, raccogliendo l'appello a scendere in piazza il 2 Aprile in 
tutto il paese.

Il 6 maggio dovremo generalizzare lo sciopero, proseguire la mobilitazione, 
perché la primavera è già iniziata.

UNITI PER LO SCIOPERO

Assemblea nazionale - Facoltà di Lettere - Università La Sapienza - Roma

venerdì 25 marzo 2011

http://www.unicommon.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2662:report-assemblea-nazionale-uniti-per-lo-sciopero&catid=85:comunicati&Itemid=279




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