[Redditolavoro] Fw: Amianto al Porto di Ravenna: indagine sul CdA dei portuali

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Fri Mar 25 09:26:03 CET 2011


 Amianto al Porto di Ravenna: indagine sul CdA dei portuali


Ravenna - Indagini sull'ex Cda dei portuali





Amianto killer: per la morte di Attilio Collinelli, deceduto nel 2004 a
causa di un tumore ai polmoni legato all'esposizione al pericoloso metallo,
si riaprono le porte della procura



RAVENNA - L'allora console della Compagnia Portuale dello scalo, accusato di
omicidio colposo, è nel frattempo morto. E così per il decesso di Attilio
Collinelli - portuale originario di Civitella di Romagna stroncato a 67 anni
nella primavera del 2004 da un tumore ai polmoni legato una prolungata
esposizione all'amianto -, il gup Anna Mori del tribunale, dopo avere
pronunciato sentenza di non luogo a procedere per la morte del reo (che oggi
avrebbe 81 anni), ha disposto nuove indagini sull'allora Cda della Compagnia
Portuale restituendo gli atti alla procura per l'accertamento di eventuali
responsabilità. A chiederlo, il pm titolare del fascicolo Cristina D'Aniello
sulla base di una sentenza della Cassazione del 2010 secondo la quale
l'azione penale in questi casi può essere esercitata su tutti i membri del
Cda. Se si dovesse arrivare di nuovo a udienza preliminare, i familiari
della vittima - tutelati dagli avvocati Silvia Fantin e Francesco Manetti -
potrebbero di nuovo presentare domanda di costituzione di parte civile.



La morte di Collinelli, sebbene l'uomo fosse stato forte fumatore, secondo
la Procura è riconducibile all'amianto la cui esposizione era andata avanti
per 19 anni sulle banchine del porto ravennate. Motivo per cui era stato
chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo del console che era stato
alla guida della più grande cooperativa dello scalo romagnolo dal 1967 al
1979 e per la quale il sessantasettenne aveva lavorato dal 1963 al 1987. La
diagnosi per il portuale era arrivata nell'autunno del 2003 nel corso di
alcuni approfondimenti clinici. A distanza di un mese dal decesso, la
patologia era stata collegata a una malattia professionale che come tale era
stata riconosciuta nel 2007 dall'Inail.



Sull'accaduto, dalla corposa relazione della Medicina del Lavoro dell'Ausl -
nella quale le allora condizioni di lavoro al porto erano state descritte
nelle audizioni dei colleghi del defunto - era emerso che tra le merci
movimentate in banchina c'era appunto anche l'amianto in sacchi. All'inizio
gli involucri erano di carta, quindi in pallets ricoperti di plastica. Sotto
il profilo amianto, la condizione nello scalo romagnolo era migliorata negli
anni '70 anche se i dispositivi di protezione personale (maschere a doppio
filtro, tute a perdere, stivali e guanti oltre agli aspiratori) sarebbero
arrivati solo negli anni 1982-'83. I primi interventi per amianto erano
stati fatti già nel 1977 -'78 proprio su sollecitazione della Compagnia
Portuale la quale aveva coinvolto l'allora Servizio di Medicina del Lavoro
del Comune (oggi dell'Ausl) per preoccupanti dispersioni di minerale. Ma a
quel punto ormai l'esposizione si era ridotta alle sole stive delle navi che
avevano trasportato amianto. Di fronte a un quadro simile, secondo l'accusa
ipotizzata dal pm D'Aniello, l'azienda avrebbe dovuto adottare alcuni
accorgimenti per evitare i rischi da esposizione. E ciò non sarebbe accaduto
tra il 1971 e il 1982 e limitatamente alle lavorazioni molto polverose.




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