[Redditolavoro] intervista a giorgio ferrari sul nucleare

cybergodz cybergodz at ecn.org
Thu Jun 9 16:46:41 CEST 2011


buondi' a tutte/i,
vi giro un breve intervista fatta a Giorgio Ferrari in occasione della
venuta di giorgio ferrari a livorno mercoledi' 1/6 per un seminario sul
nucleare e come contributo al nostro corso come "Libera Universita'
Popolare" su "energie e ambiente".
Naturalmente fatela circolare, se vedete il caso
La trovate comunque tutto anche qui (anche in PDF) ==>
http://liberauniversitapopolare.wordpress.com/
ciao

***
domanda-il nucleare serve a qualcosa? Opporsi al nucleare e' una scelta
ideologica, o una scelta di buon senso? Se e' l'unica scelta sensata,
come noi crediamo, puoi spiegarci in breve perche'?

Giorgio: Il nucleare appartiene a quel ciclo di tecnologie cosiddette
pesanti e quindi la sua utilità, considerata al di fuori del comparto
della produzione di energia elettrica, “serve” a sostenere investimenti
molto grandi in settori industriali che altrimenti non sopravvivrebbero:
E’ il caso del settore minerario per l’estrazione dell’uranio, di quello
dell’arricchimento, del ritrattamento del combustibile e della
sistemazione delle scorie: lavori letteralmente inventati esclusivamente
con lo sviluppo dell’energia nucleare, ma che sono molto inquinanti ed
anche pericolosi per la contaminazione ambientale. Opporsi a questa
tecnologia, a mio modo di vedere, non è una questione ideologica, ma la
presa d’atto che questa tecnologia, così costosa, pericolosa e
complicata rappresenta il passato, mentre soprattutto nel settore
energetico il futuro dovrebbe essere segnato dall’avvento della semplicità.

domanda-Perche' riproporre il nucleare oggi? Perche' le grandi lobbies e
le multinazionali vogliono riaprire la corsa al nucleare, quando ci sono
prove piu' che concrete che dimostrano quanto sia una tecnologia
obsoleta, costosa e in finale anche inutile?

Giorgio: Oggi nel mondo globalizzato il gap industriale tra mondo
occidentale ed altri paesi emergenti è sempre più sottile: in una
battuta si può dire che quello che non produce la Cina lo produce
l’India che messe insieme rappresentano una buona fetta dell’economia
mondiale. Restano pochi settori dove la differenza di Know how può fare
ancora la differenza per qualche anno ed uno di questi è senz’altro il
nucleare. Quindi il rilancio del nucleare da parte di un settore del
capitale multinazionale può essere visto come un tentativo da parte
dell’occidente (Stati Uniti e Francia) di mantenere una certa supremazia
rispetto alle nuove potenze dell’Est.

domanda-due parole sui referendum. Giusto andare a votare, e andare a
votare si', pero' fa un po' specie vedere questo "cacciucco" unito in un
fronte che va dal PD ai centri sociali. Non c'e' qualcosa di strano nel
vedere gente che spinge affinche' si producano inceneritori,
rigassificatori, TAV, che promuovono privatizzazioni e smantellamento
dello stato sociale e via dicendo, accalorarsi insieme alle piazze per
un voto che in qualche modo contraddirrebbe, specie se l'esito e' quello
sperato, le loro politiche? Che giochi ci sono dietro a tuo avviso?

Giorgio: E’ il consueto opportunismo della nostra classe politica (e non
solo di quella). Montanelli che era un uomo di destra dipingeva gli
italiani come quelli che primi corrono in soccorso dei vincitori.
Purtroppo è un ragionamento che va applicato anche ai resti di quella
che fu la sinistra: il PD è sempre stato favorevole a privatizzare i
servizi idrici (la Toscana insegna) e certo non è mai stato nemico del
nucleare, ma vista l’aria che tira  ha pensato di cavalcare la tigre dei
referendum, solo dopo il voto delle amministrative, ma con l’intento di
gestire questa fase protestataria riproponendo accordi con l’UDC e se ci
sta anche con Fini. Bisognerà impedire questa ennesima svendita.

domanda-credi che il voto sul referendum rappresenti un traguardo, nel
caso in cui vada per il verso giusto, si raggiunga il quorum e vincano i
si', come tutti in ogni caso speriamo, oppure una tappa per approntare
un discorso piu' complesso che metta in gioco un paradigma di
"civilta'", cioe' che apra verso una critica del capitalismo e della sua
voracita' in favore di un progetto di civilta' piu' a "misura d'uomo (e
di donna, ovviamente, anzi a maggior ragione)"? Per parafrasare vittorio
arrigoni, piu' che "restare umani" non e' forse il caso oggi di aprire
un percorso, anche politico, per "diventare umani", questo ovviamente
non facendo appello a un generico cambiamento dell'uomo, ma a una
radicale ristrutturazione dell'assetto sociale che cominci col mettere
in questione oltre che i rapporti di produzione anche il modo stesso in
cui si sta al mondo?

Giorgio: Sono d’accordo: bisogna proprio cambiare radicalmente la
società e nel contempo diventare veramente umani. Ma temo che non sarà
un processo indolore e se qualcuno pensa che si possa fare a colpi di
referendum commette un grave errore: i regimi, anche quando professano
la democrazia come nell’occidente sviluppato, non demordono se non c’è
un rapporto di forza tale a convincerli a mollare la presa. Meglio
pensarci per tempo.





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