[Redditolavoro] NO TAV come GENOVA: la polizia spara di nuovo per uccidere
prolcompa at libero.it
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Mon Jul 25 23:26:54 CEST 2011
NO TAV 24 luglio, hanno di nuovo sparato per uccidere!
Hanno di nuovo sparato ad altezza d'uomo per uccidere. Nella valle che resiste
un uomo che decide di stare al posto giusto, nel momento giusto, diventa l'uomo
sbagliato nel momento sbagliato, nel luogo peggiore. Era giusto esserci, oggi,
in...sieme a chi ha scelto di indossare il cappello degli alpini e passeggiare
al di là delle reti di un cantiere che non c'è. Ed era giusto esserci, questa
sera, per partecipare all'evento NO TAV = NO MAFIA organizzato per ricordare
Borsellino, Falcone e tutte le vittime della mafia, inclusi gli uomini e le
donne della scorta che per lottare contro la mafia hanno perso la vita. Al
contrario di chi, oggi, ha ancora una volta attaccato cittadini disarmati,
sparando NON per allontanarli per effetto dei gas lacrimogeni (peraltro
tossici, al CS), ma con il preciso intento di COLPIRLI con i proiettili, troppo
spesso sparati ad altezza uomo, puntando non tanto chi si avvicina al cancello,
ma chi si avvicina con una fotocamera o una telecamera in mano. Già, perché di
questo hanno paura più che di una pietra, di chi si "arma" di pericolose
videocamere e poi è pronto a raccontare la verità, quella che non sentirete a
nessun TG. La verità è che non è stato possibile commemorare le vittime della
mafia, non è stato possibile ricordare i nomi di Agostino, Claudio, Emanuela,
Vincenzo, Eddie Walter, uccisi per mano della mafia e schegge deviate di quello
stato che con la mafia aveva scelto di venire a patti piuttosto che
combatterla. A.L., Valsusino doc over 45, come tutti noi, voleva tenere viva la
memoria di questi uomini e queste donne, ricordandoli nel luogo dove oggi
un'intera popolazione resiste e lotta contro l'ennesima grande opera inutile e
devastante che vogliono imporre con la forza per favorire gli interessi di
pochi, consapevoli e noncuranti dell'altissimo rischio di infiltrazioni di
mafia e 'ndrangheta. Alle 19:45 stava preparando, insieme ai compagni di
Resistenza Viola, il materiale per allestire la videoproiezione del film "IO
RICORDO" davanti alla centrale, poiché era previsto di estendere l'invito anche
alle forze dell'ordine, alle quali avremmo regalato alcune Agende Rosse. Poi
gli spari, alcuni lacrimogeni arrivano nell'area tende ed è il caos. A.L. ha
già vissuto quella scena, lo sgombero, il 3 luglio, le notti... è pronto,
indossa la maschera antigas, gli occhialini e corre nella zona dove si stava
recando per preparare l'evento, tiene in mano la macchina fotografica per
documentare ed è pronto ad aiutare chi ne avesse bisogno. Raggiunge il ponte
tra una marea di gente che corre, occhi gonfi, tosse, qualcuno sembra
disorientato. C'è molto fumo, troppo per capire da dove stanno sparando, quasi
una coltre di nebbia. A.L. tenta di filmare e, poco prima di essere colpito al
volto riesce a filmare il lancio di un lacrimogeno che parte, presumibilmente,
dai mezzi mobili, quelli che hanno montati dei piccoli "cannoni" usati
soprattutto per lanciare lacrimogeni a lunghe distanze. Ma qui parliamo di 20,
forse 30 metri.
Con quei mezzi, infatti, stavano sparando NON SOLO nell'area tende, ma anche
sui NO TAV che ancora resistevano nella zona del ponte, a pochi metri dal
cancello dietro il quale erano fermi i blindati. UN SECONDO è il tempo
impiegato dal colpo che dal blindato raggiunge il ponte. Poi il video
s'interrompe. A.L. viene colpito in pieno volto pochi secondi dopo, la maschera
distrutta, il colpo è talmente forte da farlo cadere a terra. Alcuni compagni
lo aiutano a sollevarsi e allontanarsi, ha il volto coperto di sangue, è
confuso, non riesce a parlare. Raggiunge l'area tende dove subito arrivano
alcuni medici presenti alla manifestazione e gli prestano le prime cure, la
situazione è grave, naso e mascella sono gonfi, perde molto sangue, ha
lacerazioni interne, sotto il palato, viene portato in auto al pronto soccorso
di Susa. Arrivato al pronto soccorso i medici, vista la gravità della
situazione, lo sottopongono ad una TAC, che rivelerà fratture multiple a naso,
mascella, lacerazioni profonde che vengono suturate immediatamente, ma la
prognosi resta riservata, in attesa di trasferimento al reparto di chirurgia
maxilo facciale di un ospedale di Torino, dove verrà sottoposto ad intervento
chirurgico. Doveva essere una giornata colorata, pacifica, resistente ancora
una volta all'insegna della non violenza che da sempre contraddistingue le
azioni del movimento NO TAV. Ma la frangia violenta ha agito ancora,
presumibilmente usando nel modo peggiore (sparando a distanza troppo
ravvicinata) un'arma che avrebbe lo scopo di allontanare le persone per effetto
dei GAS e non per la spinta dei PROIETTILI! In questo modo la frangia violenta
è quella in divisa, l'ingiustizia è coperta ancora una volta da una legalità
svuotata ormai di ogni significato, se non quello di garantire l'impunità a chi
commette forse la peggiore delle violenze, perché di questo si tratta quando un
esercito armato fino ai denti spara a cittadini disarmati. La macchina del
fango ha continuato per giorni nell'azione preventiva di costruire quanto oggi
è accaduto, parlando di "infiltrati" reduci dalle manifestazioni per il decimo
anniversario del G8 di Genova, oltre ai black bloc dei quali si continua a
parlare, ma che nessuno evidentemente è in grado di identificare e arrestare
(sarà che sono sempre un'invenzione?), quindi dovevano agire, dovevano creare
gli scontri e l'hanno fatto prima del solito. Perché le altre sere attendevano
una certa ora, ma questa volta no: hanno gasato il campeggio, dove c'erano
anche anziani, donne e bambini, tra le 19:30 e le 20:00, annullando così gli
eventi previsti, perché nella valle che resiste non si può dire che NO TAV = NO
MAFIA!
Dall'ospedale A.L. manda un messaggio a tutti: "non mollate, ragazzi. Non
molliamo. Resistere! Resistere! Resistere!". Uno dei medici che lo ha accolto
al pronto soccorso ha semplicemente detto, dopo averlo esaminato "Lo stato è
morto, la democrazia è morta, ma te ne rendi conto solo quando vedi queste
cose". Queste cose noi non vogliamo più vederle. Abbiamo il diritto di
conoscere le regole d'ingaggio, e di sapere chi ha ordinato di sparare sulle
persone (altezza uomo) da quei blindati, con una potenza che ha rischiato di
UCCIDERE perché avrebbe potuto finire così se A.L. fosse stato, come tanti,
sprovvisto di maschera. Sappiamo che gli uomini in divisa hanno filmato tutto,
sta a loro identificare esecutori e mandanti, inclusi i responsabili politici.
Perché ancora una volta è stata ridotto ad una questione di ordine pubblico un
problema che ha a che fare con la democrazia, con il fallimento della politica,
con uno stato assente. Ora è giusto che nelle forze dell'ordine sia avviata
un'inchiesta ed è tempo che la politica torni ad affrontare la questione che da
22 anni non trova soluzione. E' tempo di riportare il tema sul piano politico,
dove da sempre avrebbe dovuto essere affrontato democraticamente.
La Valsusa è pronta, ma non chiedeteci di ascoltare, o di discutere "come"
accettare quest'opera inutile e devastante, e non tentate di farcela digerire
spostandola in Liguria perché il messaggio è sempre stato forte e chiaro: né
qui, né altrove. E' arrivato il momento di fare allontanare le truppe e
riaprire il dialogo. La Valsusa è pronta a spiegare le ragioni del NO, come lo
è gran parte degli italiani. Perché i sogni non si distruggono con i
lacrimogeni. Neanche sparandoli in faccia. Sans pitié, mon ami. Résistance.
Qui l'intervista fatta questa notte alle 01:00 ad A.L. in ospedale: http://www.
youtube.com/watch?v=-joCay544Ms&feature=player_embedded (TG NO TAV MADDALENA)
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