[Redditolavoro] kurz sulla germania

cybergodz cybergodz at ecn.org
Mon Jul 11 09:37:58 CEST 2011


piccola traduzione di un brevissimo scritto di Kurz

Breve nota: Kurz,come il gruppo a cui apparteneva (Krisis), sostiene che
ogni reale ripresa dell'economia mondiale sia oggi impossibile, questo
per la ragione che non ci sono i margini reali per una valorizzazione
effettiva della merce prodotta, legata oggi ad una produttività
straordinaria rispetto a qualsiasi altra epoca dell'umanità, raggiunta
con quote di lavoro ridicole rispetto ai parametri a cui siamo abituati.
Le “riprese economiche” ogni volta annunciate sono, sempre secondo Kurz
e compagnia, solo bolle destinate prima o poi scoppiare, dipendano esse
dall'emissione di denaro da parte dello Stato senza reale contropartita
in valore (ed esempi molto vistosi di questo meccanismo si sono visti
proprio con le emissioni forsennate di denaro emesse dagli Stati per
tamponare la crisi del 2008) o dai meccanismi perversi e
autoreferenziali della finanza. La Germania, ultimamente indicata in
Europa come una sorta di motore della ripresa, non esce da questi
schemi, e il suo attuale “boom” economico è destinato a risolversi,
anche in tempi brevi, nell'ennesimo fiasco e nell'ennesima bolla.
Per saperne di più sull'attività e sul pensiero di questi autori:
http://www.exit-online.org/
http://www.krisis.org/
(in entrambi i siti si possono trovare anche testi in lingua)

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Testo originale:
http://www.exit-online.org/textanz1.php?tabelle=aktuelles&index=1&posnr=514

Robert Kurz

LAVORO SENZA VALORE

La Germania riscuote ultimamente l'ammirazione di tutti per la sua
ripresa economica. La sua economia è in espansione, il suo mercato del
lavoro sta attraversando un boom. Ma le apparenze potrebbero ingannare.
La forte crescita rispetto ad altri paesi occidentali è solo l'altra
faccia del tremendo crash del 2009. Quest'anno la Germania ha segnato il
record negativo fra gli stati industralizzati con quasi il 5% in meno
(http://www.sueddeutsche.de/wirtschaft/rezessionsjahr-der-ganz-grosse-absturz-1.63535). 

Le oscillazioni estreme dapprima verso il basso poi verso l'alto
mostrano solo che l'economia tedesca è quella che dipende più di ogni
altra al mondo dall'export.

Il nuovo picco si concentra in particolar modo sull'industria dell'auto
e sulla costruzione di macchinari. I produttori di auto forniscono
soprattutto auto di lusso alla Cina e agli USA, mentre le vendite in
Europa ristagnano. L'industria dell'auto segue in misura crescente
l'ondata di investimenti in Cina, con la quale laggiù la crisi è stata
frenata. Ma entrambi questi motori esteriori della crescita vengono
mantenuti in vita grazie a grandi programmi di aiuto statali e ad una
moneta resa artificialmente conveniente. Una volta che la già crescente
inflazione imponga importanti rialzi dei tassi alle banche federali
cinese e americana, il boom potrebbe velocemente svanire. Le molto
acclamate posizioni acquisite nel centrale settore dell'esportazione si
rivelerebbero dunque come “bolla”,  destinata a scoppiare poiché il
potere d'acquisto per l'esportazione non poggia su una reale creazione
di valore. La macchina da soldi statale è impraticabile come prima lo è
stata quella finanziaria.

Nonostante la febbre da boom, la base lavorativa industriale per
l'export in Germania si sta restringendo. Allo sciovinismo ideologico
legato all'export corrisponde in realtà una piccola “aristocrazia del
lavoro”, mentre all'ombra ai profitti e alle entrate del commercio
estero l'occupazione precaria interna aumenta in modo vertiginoso. La
riduzione della disoccupazione, presentata con tanto orgoglio, riguarda
solo pochi segmenti dell'export che danno pochi posti di lavoro
garantito e a tempo pieno. La maggior parte dei nuovi posti di lavoro è
a tempo determinato e sottopagata. In particolar modo si è molto espanso
il numero dei “lavori a 400 euro”, che nel 2010 è aumentato a 7.300.000
unità. Un numero sempre maggiore di posti di lavoro “regolari” si
dissolve in questo tipo di impieghi, che vengono pagati circa la metà
del salario minimo garantito. E quasi due terzi di questi
“mini-lavoratori” sono donne. Secondo le leggi dell'economia, l'attuale
congiuntura dovrebbe far aumentare in generale il prezzo della forza
lavoro. Che al contrario la sua svalutazione progredisca drammaticamente
è un segno della poca sostanza reale della “ripresa”.

Di fatto comunque una gran parte dell'occupazione precaria si trova in
settori capitalisticamente improduttivi. Essa dovrebbe venir alimentata
dalla produzione reale di plusvalore, che invece viene solo simulata
attraverso la creazione di moneta da parte dello stato. Il boom
dell'export, così artificialmente nutrito, è nei maggiori paesi
industriali, e in particolar modo in Germania, un evento minoritario. Il
denaro conveniente porta solo in questi settori ad un ampliamento degli
investimenti, che tuttavia restano alla larga dall'industria, dalla
manifattura e dai servizi. Invece l'eccedenza di denaro scorre in gran
parte, come di consueto, dalle banche centrali nelle strutture
finanziarie. L'altra faccia del “lavoro senza valore” è una rinnovata
bolla dei mercati azionari, che a queste condizioni non rappresentano
più alcun vero indicatore per il reale sviluppo dell'economia, ma sono
autoreferenziali e forniscono solo illusioni. Insieme all'inflazione e
alla crisi del debito, viene così messo in programma il prossimo shock
economico dei mercati finanziari.


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