[Redditolavoro] Val Susa: I "buoni" accompagnano i "cattivi"

procomta ro.red at libero.it
Thu Jul 7 18:55:30 CEST 2011




Un racconto della battaglia contro la Tav di domenica scorsa da uno studente
dell'Orientale di Napoli

I pullman da tutta Italia
arrivano la mattina presto all'autoporto di Susa e lì riceviamo la
cartina della zona della Maddalena e tutte le indicazioni utili per
la giornata.
I concentramenti sono
due: il corteo grosso che vedrà la partecipazione di varie forze,
comprese le componenti istituzionali, e che accoglierà la quasi
totalità dei compagni provenienti da altre città, partirà da Exil,
arriverà alla “centrale” dove ci sarà il blocco della polizia e
lì si dividerà in due con una parte che resterà lì e un altra che
salirà i sentieri in mezzo ai boschi per cercare di entrare nel
cantiere da Ramat. L'altro corteo invece partirà da Giaglione, sarà
composto soprattutto da valligiani, attraverserà i boschi per vari
sentieri e cercherà di assediare il cantiere della tav in vari punti
presidiati dalle forze dell'ordine.
Scegliamo Giaglione come
luogo dal quale partire per poter farci il corteo a contatto con chi
vive quelle terre e per avere l'opportunità di capire direttamente
la composizione e i sentimenti della gente della valle per questa
giornata. Il corteo che parte da Giaglione, ma solo se paragonato
all'altro, è il corteo piccolo che sfila tra strade quasi a
strapiombo e sentieri di montagna. Come previsto è composto
soprattutto da gente del luogo di età diversissime ma tutti
determinati e combattivi. Dall'altro corteo arrivano buone notizie, è
enorme e ci sono compagni organizzati da tutta Italia.
Per tutto il percorso
siamo pedinati in maniera pressante da un elicottero della polizia
che non ci lascerà un attimo. Arrivati a un tratto il corteo si
ramificherà in un paio di sentieri che attraversando i boschi
cercano di arrivare al cantiere militarizzato, una parte arriverà su
un ponte che troverà totalmente blindato da blocchi di cemento, un
altra guaderà un fiume e arriverà da sopra verso la Maddalena
incontrandosi con i compagni che, provenendo da Exil, sarebbero scesi
da Ramat.
Tutti questi spostamenti
tra i boschi non sarebbero stati assolutamente possibili se i
compagni non fossero stati guidati fino ai punti dell'assedio da
gente del posto, da valligiani esperti dei luoghi, da signori anziani
combattivi e determinati a cercare di forzare il blocco della polizia
e che, per farlo, ben vedevano la solidarietà attiva di tante
persone e giovani provenienti da fuori. L'attraversare sentieri e
boschi più o meno agevoli ha ovviamente scremato il corteo ma fin
dall'inizio era stato programmato che sarebbe stato posto l'assedio
da entrambi i cortei attraverso le tracce in mezzo agli alberi
segnate i giorni precedenti dai valligiani e da questi seguite il
giorno del corteo.
Per usare le categorie
dei giornalacci dei giorni seguenti: sono stati i “buoni” a
scortare e accompagnare i “cattivi” tra i boschi verso la
Maddalena; sono stati gli “abitanti della val Susa” a organizzare
 l'assedio e a portare in questi punti i “black block”.
Si arriva in prossimità
al cantiere della Maddalena: lo scenario è surreale con i
manifestanti in mezzo agli alberi e completamente avvolti dal fumo
dei lacrimogeni che caratterizzerà questa giornata come non mai.
Verranno sparati continuamente, per ore e ore, di tutti i tipi e
“ripescando” stock di dubbia legalità che non si vedevano da
anni nei cortei. I compagni e la gente della valle farà il possibile
per resistervi con tutti i metodi di fortuna di questi casi ma la
quantità del gas che avvolgerà la valle e i boschi è
indescrivibile. Dall'altro lato, alla “centrale”, i manifestanti
taglieranno la recinzione del corteo e, guardando in lontananza
dall'altro lato della valle i fuochi d'artificio in risposta ai
lacrimogeni della polizia, scoppierà in un applauso di sostegno alla
battaglia.
Negli scontri saranno
presenti compagni (da tutta Italia e di tutte le aree politiche) e
moltissimi valligiani di tutte le età (ma con una forte componente
di “montanari duri” di oltre 60 anni) che, con pietre, fionde,
fuochi d'artificio e altri mezzi di fortuna cercheranno per ore di
entrare a riprendersi il cantiere resistendo a cariche, lacrimogeni
tirati ad altezza d'uomo (la maggior parte dei feriti a fine giornata
sarà causata dall'uso da parte della polizia dei candelotti di gas
come veri e propri proiettili per colpire i manifestanti). Altro che
la solita divisione tra “buoni” e “cattivi”: è stata molto
più simile a una rivolta popolare con la gente della valle in prima
linea al fianco di chi solidarizza in tutta Italia alla battaglia
no-tav. È stata la gente della valle il “reparto scelto” del
corteo per le sue conoscenze del luogo, la sua capacità di
destreggiarsi in un terreno di montagna, la sua rabbia e la sua
determinazione nell'attaccare la polizia e riprendersi il cantiere
della Maddalena.
Ci saranno per tutto il
tempo bellissimi momenti di “fusione” e di solidarietà attiva
tra la gente della valle e chi dal resto d'Italia è andato in prima
linea insieme a loro. La battaglia renderà tutti quei manifestanti
scesi fino al cantiere un corpo unico in grado di far preoccupare
seriamente la polizia e i carabinieri. Si tornerà a casa tra i
controlli della polizia, le notizie di arresti e feriti e i saluti e
i ringraziamenti tra manifestanti della valle e chi torna ai bus e
alle macchine verso altre città.
Come dicono da queste
parti sulla battaglia contro la tav: sarà düra.

Vladimir



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