[Redditolavoro] intervista per il processo eternit

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Tue Jul 5 12:18:23 CEST 2011


 "UN BEL punto di arrivo. In pullman, mentre tornavamo a casa, ci siamo 
detti questo: siamo arrivati fin qui, ma non abbiamo ancora finito". Romana 
Blasotti Pavesi ha 82 anni, l'amianto le ha portato via una figlia, il 
marito e la sorella, ma non le ha fatto perdere né la gentilezza né la 
lucidità. Se le si chiede che ne pensa del carcere, dell'espiazione, del 
significato di un'eventuale condanna per i due imputati, anziani signori di 
un altro paese per il quale oggi l'accusa ha chiesto vent'anni di carcere, 
risponde decisa: "È giusto che paghino, concretamente. Loro continuavano ad 
accumulare soldi su soldi, quando già sapevano che le persone morivano, i 
lavoratori come i cittadini. Soltanto in Casale abbiamo avuto 1.700 morti. 
La richiesta di vent'anni di prigione è giusta".
Signora Blasotti, qual è stata la sua reazione, ascoltando il pubblico 
ministero?
"Di gratitudine. Noi familiari delle vittime siamo grati a lui, al dottor 
Colace e alla dottoressa Panelli, agli avvocati e ai giornalisti, per il 
modo in cui ci hanno accompagnato in questi anni. Senza il loro lavoro 
scrupoloso e tenace, senza la vostra attenzione, non saremo mai arrivati 
fino qui. Ma è stata una battaglia lunga e molto dolorosa, perché ogni volta 
che si parla di amianto si parla di una tragedia nazionale, ma, per noi, 
anche delle persone care che non ci sono più e di quelle che continuano a 
morire".
Da quanto tempo vi battete?
"Sono più di vent'anni. Per questo noi sappiamo più di chiunque altro che la 
pena chiesta dal pubblico ministero, vent'anni di carcere, è una pena 
giusta. Questo processo lo abbiamo voluto noi, senza la nostra lotta non 
sarebbe stato possibile. Sappiamo anche che non è finita: ci sono ancora 
tanti ammalati, la gente continua a morire".
Che cosa chiedete, oltre alla giustizia?
"Investimenti per la ricerca, si devono trovare le cure per chi può ancora 
curarsi. E la bonifica: non l'abbiamo ancora avuta completamente, vogliamo 
che Casale ritorni completamente pulita".
Che cosa le importa di più, che i due imputati vadano in carcere o che la 
sentenza sia un messaggio per tutti?
"Oggi (ieri, ndr) è stata una buona giornata. Vogliamo che loro paghino 
veramente, ma soprattutto che questo processo sia un grande esempio per 
tutti. Si sappia che non siamo carne da macello, che non si possono 
guadagnare soldi sulla vita degli altri".
Aspettate dei risarcimenti economici?
"Non saprei, ci fidiamo dei nostri avvocati. Lunedì e martedì parleranno in 
aula, sanno che cosa dire. Poi, ci saranno altre cause, anche perché dopo di 
noi purtroppo verranno altre vittime e altri familiari. Ma per quanto mi 
riguarda, tutta la giustizia che chiedo è in questo processo, non ho bisogno 
d'altro".
Vent'anni dopo, ricomincerebbe da capo?
"Certo. È stata una battaglia crudele, è molto doloroso sapere che qualcuno 
ha deciso deliberatamente di lasciare che la tua e altre famiglie si 
ammalassero e morissero. Ma io credo nella giustizia, e questo processo, 
fino a oggi, mi dimostra che faccio bene".



(05 luglio 2011)



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