[Redditolavoro] [Fwd: sab 26 e dom 27 febbraio: spettacolo teatrale "insanamentemia" a livorno e a firenze]
telviola at ecn.org
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Mon Feb 21 07:32:39 CET 2011
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Subject: sab 26 e dom 27 febbraio: spettacolo teatrale "insanamentemia" a
livorno e a firenze
From: antipsichiatriapisa at inventati.org
Date: Sat, February 19, 2011 4:23 pm
To: "viruzantagonista at virgilio.it" <viruzantagonista at virgilio.it>
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"ambientefuturo at interfree.it" <ambientefuturo at interfree.it>
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"asesino at hotmail.it" <asesino at hotmail.it>
"redazione at autautpisa.it" <redazione at autautpisa.it>
"brisop at inventati.org" <brisop at inventati.org>
Cc: cua.pisa at autistici.org
precautpisa at inventati.org
aular at autistici.org
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SABATO 26 febbraio 2011
c/o il teatro officna refugio
in scali del refugio a LIVORNO ore 22:00
DOMENICA 27 febbario 2011
c/o il csa nEXt emerson
in via di bellagio a FIRENZE ore 21:30
il progetto ZENA in collaborazione con
il collettivo antipsichiatrico a.artaud
presentano
INSANAMENTE MIA
azione teatrale del laboratorio zena
"la realtà è terribilmente superiore
ad ogni storia, a ogni favola, a ogni divinità
a ogni surrealtà" a.artaud
per info e prenotazioni:
zeta.lab at email.it
3280254173
INSANAMENTEMIA
spettacolo teatrale a cura del Progetto Zena
in collaborazione con il Collettivo antipsichiatrico A. Artaud.
Un ospedale. Una sala d'aspetto.
Cinque donne nell'attesa di una metamorfosi indotta.
Da donne a soggetti psichiatrizzati.
Aggrappate al loro intimo equilibrio e annichilite dalla paura.
Sarà il dottor Marchi a guidarle attraverso suggestive patologie, terapie
e farneticazioni della sua stessa mente.
Donne e psichiatria, la necessità assoluta di agire contro gli stereotipi
che producono atteggiamenti
discriminatori, oppressivi e violenti verso le donne e le loro fasi
naturali.
Passività e incoscienza indotte da farmaci o ribellione?
Il conflitto è inevitabile, considerando però che una satira spietata sia
la migliore lettura della realtà.
"InsanaMente Mia" nasce da una riflessione collettiva su un tema di
genere, la patologizzazione e la medicalizzazione della vita e delle
fasi naturali della donna da parte della psichiatria, da sempre
strumento di controllo e di gestione della diversità, del disagio e
dell'incompatibilità sociale.
Dalla volontà di comunicare attraverso il teatro, di mettere in scena la
nostra rabbia con i nostri corpi - che risentono della minaccia
psichiatrica tanto quanto le nostre menti - è nato il Progetto Zena, un
collettivo teatrale che da un anno lavora su questo tema, attraverso
l'orizzontalità e la condivisione.
Le donne hanno da sempre vissuto sulla propria pelle i meccanismi di un
sistema che le voleva normalizzate, pena una spietata esclusione e
repressione, che in passato portò ai processi alle streghe, ma che anche
oggi prevede accettazione, segregazione e contenzione, sia fisica che
farmacologica.
Alle donne viene chiesto di essere figlie esemplari, mogli, madri, nonne,
lavoratrici precarie in casa e fuori casa, oggetti del desiderio
maschile ma anche depositarie della più austera morigeratezza! La
mancata corrispondenza a modelli e ruoli imposti le rende prede della
psichiatria, che con le sue diagnosi e "cure" nega loro la possibilità
e la libertà di essere semplicemente se stesse: donne libere ed
autodeterminate nelle scelte che riguardano i propri corpi, le loro
identità e diversità.
Oggi più che mai la donna viene avviluppata nella ragnatela psichiatrica,
proprio in virtù di quelle che sono le fasi naturali della sua vita,
momenti di cambiamento e di crescita trasformati dalla medicina in
diagnosi, disturbi, psicosi (disturbo disforico premestruale,
depressione post-partum etc.)
per arricchire le casse delle multinazionali del farmaco, e, ancora una
volta, a causa del suo non- corrispondere, del suo essere non omologata
e improduttiva.
Le donne portate in scena sono incatenate nel meccanismo di produzione e
riproduzione sociale.
Anche loro non sono felici, ma si ribellano. Anche loro non accettano
modelli omologanti ed opprimenti, così come non accettano diagnosi e
terapie psichiatriche. Trovano forza ascoltandosi reciprocamente,
ritrovandosi e ribellandosi. Così come si ribellarono altre donne in
passato, messe sotto processo, legate alle corde del "curlo",
torturate da aguzzini che tormentavano i loro corpi per
salvare le loro anime.
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