[Redditolavoro] Fw: PROCESSO PER LA MORTE DEL FERROVIERE MASSIMO ROMANO: UDIENZA RINVIATA

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Sat Feb 12 07:09:23 CET 2011




PER LA MORTE DEL FERROVIERE MASSIMO ROMANO: UDIENZA RINVIATA


/*                                                  ancora*/
*/IN MARCIA !/*
*GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908
-----------------------------------------------------------------
RICEVIAMO E, VOLENTIERI, INOLTRIAMO
PROCESSO PER LAMORTE DEL FERROVIERE MASSIMO ROMANO: UDIENZA RINVIATA
*
*
MASSIMO ROMANO ERA UN FERROVIERE, DIPENDENTE DI RFI Spa,
  UN OPERAIO ADDETTO ALLA MANUTENZIONE DEI BINARI

E' MORTO A MONTEROTONDO (RM), INVESTITO DA UN TRENO, COME TANTI
ALTRI COLLEGHI, IL 15 NOVEMBRE 2006 MENTRE LAVORAVA SUI BINARI CON
  UN MARTELLO PNEUMATICO, IL CUI RUMORE GLI HA IMPEDITO DI SENTIRE IL
TRENO IN ARRIVO

DOPO LA SUA MORTE ABBIAMO ASSISTITO A DIVERSI TENTATIVI
DI CONDIZIONARE IL CORSO DELLA GIUSTIZIA, TANTO CHE SI E' COSTITUITO
  UN COMITATO PER "LA VERITA'" SULLA SUA MORTE

DI SEGUITO UN BREVE RESOCONTO SULLO STATO DEL PROCEDIMENTO GIUDIZIARIO
----------------------------*

PROCESSO PER LA MORTE
DEL FERROVIERE MASSIMO ROMANO

*Il*giorno 10 febbraio scorso si è tenuta a Castelnuovo di Porto, presso
la sezione distaccata del tribunale di Tivoli, la terza udienza della
fase dibattimentale del processo per la morte sul lavoro del ferroviere
di RFI Massimo Romano.

Massimo, operaio della Manutenzione Infrastrutture settore Lavori,
rimase travolto da un treno mentre stava operando con un martello
pneumatico sulla linea Roma - Fara Sabina nei pressi della stazione
Monterotondo, la mattina del 15 novembre 2006. Dall'istruttoria condotta
dalla Procura di Tivoli uscirono imputati il direttore compartimentale
infrastrutture di Roma (datore di lavoro delegato), il capo unità
territoriale nord ovest di Roma, il capo impianto Lavori di Monterotondo
e un operaio dello stesso impianto.

Nell'udienza preliminare che si è tenuta un anno e mezzo fa venne
prosciolto il direttore compartimentale, con la motivazione delle
deleghe effettuate in materia di controllo ai suoi sottoposti (capo
unità), e invece vennero rinviati a giudizio i rimanenti tre. Da allora
si è assistito ad una serie di rinvii delle udienze stabilite (tre), che
hanno portato a quella del 10 febbraio scorso anch'essa rinviata perché
i legali di un imputato hanno presentato un fascicolo di documenti da
acquisire agli atti chiedendo al giudice di leggerli prima di procedere
all'interrogatorio dei testi del PM.

Nell'udienza del 10 febbraio si sarebbero dovuti ascoltare, come testi:
l'ispettore della Direzione Provinciale del Lavoro di Roma c, un agente
della Polfer della stazione Tiburtina e un agente dei Carabinieri di
Monterotondo intervenuti sul luogo subito dopo dell'incidente mortale.

In apertura d'udienza il giudice ha comunicato la rinuncia alla
costituzione di parte lesa di alcuni familiari di Massimo Romano a
seguito di accordo transattivo con la società RFI; tuttavia uno dei
citati familiari era presente in aula per seguire l'andamento del
processo che prosegue nell'ambito penale per omicidio colposo.

Da alcune indiscrezioni circolanti nei corridoi del tribunale pare che
la difesa degli imputati sia intenzionata a sostenere la tesi che
Massimo Romano si  recò di propria iniziativa sul luogo dove rimase
travolto dal treno, essendosi reso disponibile a svolgere un'attività
per conto della ditta SALCEF a sua volta impegnata in lavorazioni
propedeutiche al rinnovamento del binario. Tale tesi circolò come "voce
della rotaia" già all'indomani dell'incidente e venne respinta con
sdegno dai rappresentanti dei lavoratori che parlarono di squallido
tentativo di depistaggio delle indagini. In effetti, come tutti i
ferrovieri sanno, è di fatto impossibile che uno di essi possa sottrarsi
alla catena di comando aziendale durante una giornata di servizio, e
considerando che quel giorno a pochi metri da dove fu travolto Massimo
operavano altri quattro ferrovieri a protezione di una squadra di operai
della ditta SALCEF, la tesi che egli si fosse prestato in privato ad
accordi fraudolenti con la stessa risulta tecnicamente grossolana oltre
che umanamente meschina.

Resta il fatto che a distanza di quasi cinque anni dalla morte sul
lavoro di Massimo il processo è impantanato allo stadio iniziale
dall'azione dilatoria dei legali della difesa, che fornendo con il
contagocce documentazione agli atti costringono il giudice a continui
rinvii. Va inoltre rimarcato il fatto che  la figura principale della
catena di comando aziendale, il datore di lavoro delegato, che come
detto è stato prosciolto in fase preliminare, quando già era stato
dimesso dall'azienda avrebbe iniziato al contempo un rapporto di
consulenza all'estero per la stessa RFI .

La prossima udienza è stata fissata per il 1 luglio 2011.

Attualmente la Direzione Territoriale Produzione Roma (ex DCI Roma) di
RFI è implicata in altri tre processi per la morte sul lavoro di:
*Anthony Forsythe *investito da un Eurostar nei pressi della stazione di
Torricola la notte del 10 dicembre 2007, *Bruno Pasqualucci* morto dopo
un mese di agonia per essere stato travolto da un mezzo d'opera il 23
ottobre del 2009 nella stazione di Maccarese, *Armando Iannetta
*travolto da un treno la notte del 19 dicembre a Piedimonte San Germano
in provincia di Frosinone.Tutti i processi sono ancora alla fase iniziale.

Castelnuovo di Porto, 10 febbraio 2011

                                                         Per"Comitato
per la verità sulla morte del ferroviere Massimo Romano"


                         Stefano Pennacchietti

                         Membro RSU 18 DTP RFI-Roma
*
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IN MARCIA !

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MASSIMO ROMANO ERA UN FERROVIERE, DIPENDENTE DI RFI Spa,
 UN OPERAIO ADDETTO ALLA MANUTENZIONE DEI BINARI

E' MORTO A MONTEROTONDO (RM), INVESTITO DA UN TRENO, COME TANTI
ALTRI COLLEGHI, IL 15 NOVEMBRE 2006 MENTRE LAVORAVA SUI BINARI CON
 UN MARTELLO PNEUMATICO, IL CUI RUMORE GLI HA IMPEDITO DI SENTIRE IL TRENO
IN ARRIVO

DOPO LA SUA MORTE ABBIAMO ASSISTITO A DIVERSI TENTATIVI
DI CONDIZIONARE IL CORSO DELLA GIUSTIZIA, TANTO CHE SI E' COSTITUITO
 UN COMITATO PER "LA VERITA'" SULLA SUA MORTE

DI SEGUITO UN BREVE RESOCONTO SULLO STATO DEL PROCEDIMENTO GIUDIZIARIO
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PROCESSO PER LA MORTE
DEL FERROVIERE MASSIMO ROMANO


Il giorno 10 febbraio scorso si è tenuta a Castelnuovo di Porto, presso la
sezione distaccata del tribunale di Tivoli, la terza udienza della fase
dibattimentale del processo per la morte sul lavoro del ferroviere di RFI
Massimo Romano.

Massimo, operaio della Manutenzione Infrastrutture settore Lavori, rimase
travolto da un treno mentre stava operando con un martello pneumatico sulla
linea Roma - Fara Sabina nei pressi della stazione Monterotondo, la mattina
del 15 novembre 2006. Dall'istruttoria condotta dalla Procura di Tivoli
uscirono imputati il direttore compartimentale infrastrutture di Roma
(datore di lavoro delegato), il capo unità territoriale nord ovest di Roma,
il capo impianto Lavori di Monterotondo e un operaio dello stesso impianto.

Nell'udienza preliminare che si è tenuta un anno e mezzo fa venne prosciolto
il direttore compartimentale, con la motivazione delle deleghe effettuate in
materia di controllo ai suoi sottoposti (capo unità), e invece vennero
rinviati a giudizio i rimanenti tre. Da allora si è assistito ad una serie
di rinvii delle udienze stabilite (tre), che hanno portato a quella del 10
febbraio scorso anch'essa rinviata perché i legali di un imputato hanno
presentato un fascicolo di documenti da acquisire agli atti chiedendo al
giudice di leggerli prima di procedere all'interrogatorio dei testi del PM.

Nell'udienza del 10 febbraio si sarebbero dovuti ascoltare, come testi:
l'ispettore della Direzione Provinciale del Lavoro di Roma c, un agente
della Polfer della stazione Tiburtina e un agente dei Carabinieri di
Monterotondo intervenuti sul luogo subito dopo dell'incidente mortale.

In apertura d'udienza il giudice ha comunicato la rinuncia alla costituzione
di parte lesa di alcuni familiari di Massimo Romano a seguito di accordo
transattivo con la società RFI; tuttavia uno dei citati familiari era
presente in aula per seguire l'andamento del processo che prosegue
nell'ambito penale per omicidio colposo.

Da alcune indiscrezioni circolanti nei corridoi del tribunale pare che la
difesa degli imputati sia intenzionata a sostenere la tesi che Massimo
Romano si  recò di propria iniziativa sul luogo dove rimase travolto dal
treno, essendosi reso disponibile a svolgere un'attività per conto della
ditta SALCEF a sua volta impegnata in lavorazioni propedeutiche al
rinnovamento del binario. Tale tesi circolò come "voce della rotaia" già
all'indomani dell'incidente e venne respinta con sdegno dai rappresentanti
dei lavoratori che parlarono di squallido tentativo di depistaggio delle
indagini. In effetti, come tutti i ferrovieri sanno, è di fatto impossibile
che uno di essi possa sottrarsi alla catena di comando aziendale durante una
giornata di servizio, e considerando che quel giorno a pochi metri da dove
fu travolto Massimo operavano altri quattro ferrovieri a protezione di una
squadra di operai della ditta SALCEF, la tesi che egli si fosse prestato in
privato ad accordi fraudolenti con la stessa risulta tecnicamente grossolana
oltre che umanamente meschina.

Resta il fatto che a distanza di quasi cinque anni dalla morte sul lavoro di
Massimo il processo è impantanato allo stadio iniziale dall'azione dilatoria
dei legali della difesa, che fornendo con il contagocce documentazione agli
atti costringono il giudice a continui rinvii. Va inoltre rimarcato il fatto
che  la figura principale della catena di comando aziendale, il datore di
lavoro delegato, che come detto è stato prosciolto in fase preliminare,
quando già era stato dimesso dall'azienda avrebbe iniziato al contempo un
rapporto di consulenza all'estero per la stessa RFI .

La prossima udienza è stata fissata per il 1 luglio 2011.

Attualmente la Direzione Territoriale Produzione Roma (ex DCI Roma) di RFI è
implicata in altri tre processi per la morte sul lavoro di: Anthony Forsythe
investito da un Eurostar nei pressi della stazione di Torricola la notte del
10 dicembre 2007, Bruno Pasqualucci morto dopo un mese di agonia per essere
stato travolto da un mezzo d'opera il 23 ottobre del 2009 nella stazione di
Maccarese, Armando Iannetta travolto da un treno la notte del 19 dicembre a
Piedimonte San Germano  in provincia di Frosinone. Tutti i processi sono
ancora alla fase iniziale.

Castelnuovo di Porto, 10 febbraio 2011

                                                        Per "Comitato per la
verità sulla morte del ferroviere Massimo Romano"


                    Stefano Pennacchietti

                    Membro RSU 18 DTP RFI-Roma





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