[Redditolavoro] bastaindignarsi se si muore per 5 euro l'ora
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cobasta at libero.it
Thu Dec 15 07:36:30 CET 2011
Dal blog di Samanta di Persio
http://sdp80.wordpress.com/
In Italia è così se si vuole lavorare, per un lavoratore che rifiuta di
essere sottopagato e/o sfruttato, una moltitudine di italiani, e non, è
pronta ad accettare quel ricatto, perché altrimenti il lavoro va all'
estero, Marchionne docet.
Le donne di Barletta sono morte per 3 euro e 95 centesimi l' ora, erano in
nero, perfino Napolitano si è scosso, come fanno i bambini piccoli quando si
spaventano, ma non mi risulta che sia andato al loro funerale.
Qualcuno mi ha detto che non è prerogativa del Presidente della Repubblica
andare ai funerali di chi muore sul lavoro, forse bisogna apprezzare il suo
gesto quando presenzia le morti dei soldati italiani che hanno perso la vita
in Afghanistan ?
Nel rifinanziamento delle missioni all' estero deve esserci computato anche
il costo dei funerali di Stato, con tanto di spesa per gli spostamenti delle
cariche istituzionali.
In Italia la maggior parte dei giovani non sono figli di Craxi, Bossi, Di
Pietro & co i quali si sono dati alla politica con la garanzia di avere un
posto di privilegio perché hanno le spalle coperte.
Molti studenti, come Francesco Pinna, lavorano per pesare il meno possibile
sul bilancio familiare, prendono una miseria che a malapena permette loro di
pagarsi un posto letto.
Questa situazione non è un' eccezione, ma è il risultato di leggi volute da
chi governa. Se non si lavora a nero, esistono tipologie contrattuali,
previste dalla Legge 30, dove non si scappa: la paga oraria è misera.
Questo è anche il risultato di un sindacato concentrato a fare carriera
personale: vedi Bertinotti, Cofferati, Polverini: noti per il salto di
qualità in stipendio.
Basta di indignarsi è ora di agire. Bisognerebbe intervenire sui versanti:
formazione, controllo, certezza della pena.
Lavoratori e imprenditori devono fare corsi di formazione VERI: bisogna
spiegare loro l' importanza dell' utilizzo dei dispositivi di sicurezza.
Spesso i corsi si riducono all' apposizione di una firma. Qualora i
dispositivi di sicurezza fossero obsoleti è lo Stato che deve occuparsi di
ricerca e finanziamento, il lavoro è la colonna portante dell' economia di
un Paese non possiamo permetterci di perderli proprio sul lavoro.
La ASL è l' organo deputato a fare ispezioni nelle aziende attraverso i
tecnici della prevenzione, ma ha carenza di personale.
Si stima che ogni impresa può avere un controllo ogni 33 anni. Se poi
aggiungiamo che ogni impresa ha una durata media di 15 anni, il conto è
presto fatto: gli imprenditori sanno perfettamente che la probabilità di un
controllo è molto bassa, accettano il rischio di una sanzione, perché è
inferiore al costo della sicurezza.
Il tasto più dolente è la giustizia, anche per gli infortuni sul lavoro si
tratta di malagiustizia.
Nella migliore delle ipotesi le pene che vengono comminate ai responsabili
sono molto basse, anche quando vengono manomessi i sistemi di sicurezza, per
velocizzare la produzione, il reato contestato è omicidio colposo, invece si
tratterebbe di omicidio doloso.
Molti imprenditori sono incensurati quindi spesso vengono condannati con la
sospensione della pena. Ci sono casi in cui addirittura i reati si
prescrivono.
Nel 2011 abbiamo superato le morti sul lavoro avvenute nel 2010, 2009 e
perfino 2008. Se conteggiamo le morti sulla strada ed in itinere, i
lavoratori e le lavoratrici, che hanno perso la vita per sostentare se
stessi e la propria famiglia, sono oltre 1100 (dato dell' Osservatorio
Indipendente di Bologna).
Questo è il fallimento politico e sindacale in un Paese che viene definito
civile e democratico.
Un Presidente della Repubblica potrebbe proporre la difesa a carico dello
Stato, i familiari delle vittime spesso spendono migliaia di euro per non
avere giustizia.
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