[Redditolavoro] Fw: aproposito dell'assemblea dei sindacati di base di roma

procomta ro.red at libero.it
Sun Dec 4 09:18:19 CET 2011



un commento dal blog di proletaricomunisti.blogspot.com

pc 3 dicembre - Prima nota dal'assemblea nazionale dei sindacati di base
In attesa di avere il tempo di trascrivere gli appunti e ricostruire più in
dettaglio il dibattito dell'assemblea di oggi a Roma convocata dei sindacati
base, una prima sintetica nota.

La discussione e i contenuti di tutti gli interventi hanno confermato gli
elementi critici che avevamo sollevato subito dopo l'uscita del comunicato
con cui si revocava lo sciopero generale per il 2 dicembre e che oggi
riproponiamo sul blog.




.sopravvalutazione dell'importanza del "passaggio di fase" dal governo
Berlusconi al governo tecnico;

.sopravvalutazione del ruolo di BCE e UE, che porta oggettivamente a coprire
e sottovalutare il ruolo dell'imperialismo italiano e l'urgenza della lotta
contro di esso qui e ora, anche inizialmente minoritaria;

.sopravvalutazione del presunto consenso sociale di cui Monti ancora
godrebbe, accreditato dai media come speranza per uscire dalla crisi.

Tutto questo, abbiamo già scritto, in nome di un malinteso "realismo" porta
a disorientare i lavoratori, cui si propongono falsi bersagli (BCE, e la
finanza internazionale, invece che l'imperialismo e i padroni italiani) e
improbabili prospettive (il raccordo con le lotte e gli scioperi in tutta
Europa, la "via islandese" ecc.), rinvia lo sciopero generale e alla
possibilità di una lotta incisiva e finalmente maggioritaria contro il
governo Monti, a quando il contenuto delle misure adottate, il loro portato
di attacco pesante e generalizzato senza precedenti, l'avranno smascherato e
reso chiaro a tutti la sua natura e la sua azione economicamente recessiva,
quindi perfino inefficace a uscire dalla crisi.

Qualcosa considerazione in più è venuta dall'assemblea di oggi proprio sulla
questione dello sciopero.

È stato detto che "non è più tempo di scioperi identitari, fatti per
testimoniare l'esistenza di chi chi li convoca e li osserva" (Leonardi,
USB); che "ciò che serve è invece uno sciopero generale che pesi sui
rapporti di forza, li modifichi e faccia cadere il governo e per costruire
sciopero occorre accumulazione di forze e unità di classe, non dettare
dall'alto una scadenza unitaria da rispettare" (Granillo, Slai Cobas
ufficiale); che "serve uno sciopero blocchi l'intero paese, non solo i
luoghi di lavoro, e partecipato non solo dai salariati ma anche dai precari,
disoccupati, immigrati e per costruirlo la ripresa del conflitto sul lavoro
non basta, occorrono anche pratiche quotidiane di riappropriazione"
(Salemme, USI).

Tutte cose in parte, e in astratto, anche giuste ma, nel caso concreto, è
semplicemente paradossale che chi ha fatto negli anni degli "sciopericchi"di
testimonianza una specialità della casa si ravveda proprio oggi, quando è
invece importante iniziare ad "aprire il fuoco" contro il governo Monti,
anche in forma minoritaria.

Senza questa azione, senza rendere evidente, agente e attrattiva la
demarcazione tra chi lotta e chi si illude, tutti i discorsi sullo sciopero
che ci vorrebbe e le ricette per realizzarlo che si sono succeduti negli
interventi di oggi, suonano come uno rito ormai consueto e inconcludente



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