[Redditolavoro] 138/11 del 13/8/11. L'apocalisse del diritto del lavoro
cybergodz
cybergodz at ecn.org
Tue Aug 16 11:19:42 CEST 2011
ma, a parte le vittorie calcistiche, per scendere spontaneamente in
piazza in italia cosa ci vuole, la cometa di halley sulla testa?
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http://www.senzasoste.it/speciali/138-11-del-13-8-11-lapocalisse-del-diritto-del-lavoro
138/11 del 13/8/11. L'apocalisse del diritto del lavoro
Martedì 16 Agosto 2011 09:18
Non è un rebus o un enigma. Non è il titolo di un saggio di numerologia
o l'inizio di un thriller in stile Dan Brown. Il primo è il numero del
decreto legge lacrime e sangue emanato sotto dettatura della BCE dal
Governo Berlusconi e la seconda è la data della sua approvazione. È solo
una coincidenza, evidentemente una di quelle coincidenze che fanno
nascere suggestive congetture basate su riferimenti astrali, calendari
Maya, scritti di Nostradamus, cavalieri templari e logge massoniche.
L'ultimo riferimento non fa ridere neanche un po', mi rendo conto.
È solo uno "slash" a rendere diversi numero progressivo e data di
approvazione, un "/" inserito tra il 13 e l'8. Cosa vorrà dire? Quale
significato recondito nasconde questa misteriosa barra obliqua? E che
dire della ulteriore inquietante numerologica assonanza tra il 138/11 e
il 183/10, il collegato lavoro di recentissima approvazione, genitore e
precursore di questo nuovo mostro?
Certo, se non ci fosse da piangere si potrebbe continuare a scherzarci
un po' sopra ma questi numeri sono drammatici e segneranno uno
spartiacque nella storia del nostro paese ed in particolare verranno
ricordati perché separano l'Italia ai tempi del diritto del lavoro
dall'Italia ai tempi della dittatura dei datori dei lavoro.
Inutile ricordare che questo decreto contiene (questa è la notizia
ufficiale così come riportata da tutti i media nazionali) misure
straordinarie per risanare i conti pubblici e quindi, sotto varie forme,
tagli alla spesa (in realtà tagli ai servizi e quindi ancora ai
diritti), nuove tasse e misure di razionalizzazione delle istituzioni.
Un capitolo del decreto, invece, si occupa curiosamente di modifiche
strutturali e radicali all'impianto del diritto del lavoro italiano così
per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi 63 anni.
"Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo
sviluppo". Questo è il titolo del decreto 138/11 del 13/8/11. È un
titolo che dice molte cose perché non potendo inserire le misure di cui
tra poco parleremo nel novero delle misure per la stabilizzazione
finanziaria dobbiamo, per esclusione, concludere che il Governo le abbia
volute inserire tra quelle "per lo sviluppo". Il titolo terzo del
decreto, infatti, si chiama "misure a sostegno dell'occupazione". Nei
prossimi giorni analizzerò anche le altre norme ma per il momento mi
limito al primo articolo di questo titolo terzo, l'art. 8, epicentro
esatto del terremoto che sconvolgerà il mondo del lavoro, le relazioni
sindacali e le tasche e le schiene dei lavoratori.
Come di consueto leggiamo la norma prima di commentarla.
"Art. 8
Sostegno alla contrattazione collettiva di prossimità
1. I contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello aziendale o
territoriale da associazioni dei lavoratori comparativamente più
rappresentative sul piano nazionale ovvero dalle rappresentanze
sindacali operanti in azienda possono realizzare specifiche intese
finalizzate alla maggiore occupazione, alla qualità dei contratti di
lavoro, alla emersione del lavoro irregolare, agli incrementi di
competitività e di salario, alla gestione delle crisi aziendali e
occupazionali, agli investimenti e all'avvio di nuove attività.
2. Le specifiche intese di cui al comma 1 possono riguardare la
regolazione delle materie inerenti l'organizzazione del lavoro e della
produzione incluse quelle relative: a) agli impianti audiovisivi e alla
introduzione di nuove tecnologie;
b) alle mansioni del lavoratore, alla classificazione e inquadramento
del personale;
c) ai contratti a termine, ai contratti a orario ridotto, modulato o
flessibile, al regime della solidarietà negli appalti e ai casi di
ricorso alla somministrazione di lavoro;
d) alla disciplina dell'orario di lavoro;
e) alle modalità di assunzione e disciplina del rapporto di lavoro,
comprese le collaborazioni coordinate e continuative a progetto e le
partite IVA, alla trasformazione e conversione dei contratti di lavoro e
alle conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro, fatta eccezione per
il licenziamento discriminatorio e il licenziamento della lavoratrice in
concomitanza del matrimonio.
3. Le disposizioni contenute in contratti collettivi aziendali vigenti,
approvati e sottoscritti prima dell'accordo interconfederale del 28
giugno 2011 tra le parti sociali, sono efficaci nei confronti di tutto
il personale delle unita' produttive cui il contratto stesso si
riferisce a condizione che sia stato approvato con votazione a
maggioranza dei lavoratori."
Bene. Che significa?
Significa che il diritto del lavoro è scomparso. Tutti noi pensiamo ai
diritti come qualcosa di universale, di valido per tutti. Se una norma
disciplina il licenziamento limitandolo a soli tre casi, quella norma si
applicherà a tutti i lavoratori. Se la conseguenza di un licenziamento
illegittimo, così come prevede l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori
(che è una legge, la 300/70) è la reintegra del lavoratore nel proprio
posto di lavoro, allora questo diritto vale per tutti. L'opposto del
diritto è, appunto, il privilegio, il sopruso, la barbarie.
Ebbene ecco a voi il privilegio, il sopruso e la barbarie. Con questa
bella leggina, infatti, in ciascuna azienda, in ciascun territorio,
potranno essere approvati accordi tra le aziende e le rappresentanze
sindacali aziendali o territoriali, che derogano a quei diritti validi
per tutti che, quindi, diventeranno diritti diversi per tutti. Ci
potranno essere aziende, ad esempio, che, ricattando le rappresentanze
sindacali interne con i livelli occupazionali in tempo di crisi,
otterranno il placet su accordi che prevederanno, in caso di
licenziamento, unicamente un risarcimento del danno in favore del
lavoratore limitandolo a poche mensilità, al posto della reintegra e del
risarcimento. E per aziende diverse si potranno avere situazioni
differenti per cui in una il lavoratore che ha subito il licenziamento
illegittimo si prenderà tre mensilità di risarcimento, in un'altra 5, in
un'altra ancora 8 a seconda della forza contrattuale della RSU o dei
sindacati territoriali.
Questo schema, poi, si applica, come abbiamo letto sopra, anche alla
possibilità di utilizzare sistemi audiovisivi (fino ad oggi fortemente
limitato), alla conversione dei contratti precari in contratti
subordinato a tempo indeterminato, alle mansioni (e quindi al divieto di
demansionamento) e all'orario di lavoro (e quindi ai suoi limiti). Ci
troveremo aziende dove un lavoratore sarà costretto a lavorare con
strumenti tecnologici che ne misurano la produttività, mentre in altre
questo sarà vietato, lavoratori che possono passare da inquadramenti
direttivi a semplice manovalanze ed altre dove questo non sarà
possibile. Ci saranno aziende dove l'uso del contratto a termine e del
contratto a progetto sarà indiscriminato e dove in caso di contratti
precari illegittimi la conseguenza non sarà più la trasformazione in
contratto subordinato a tempo indeterminato ma altro, magari ancora una
volta un banale risarcimento.
C'è da scommettere, poi, che le elezioni RSU, in un contesto come
questo, saranno di grande interesse per le aziende le quali potrebbero
avere la possibilità di ottenere maggioranze consenzienti attraverso il
controllo dei sindacati di comodo.
Siamo transitati in un caldo pomeriggio di metà agosto, dalla repubblica
fondata sul lavoro a quella fondata sulla forza e sul sopruso.
Ovviamente, così come era successo per il collegato lavoro, nessuno alza
una voce (forse sono tutti in ferie), nessuno mobilita niente, almeno
con la forza e la serietà che questa tragedia meriterebbe.
Queste, dunque, sono le norme poste a sostegno dello sviluppo che nel
nostro paese sono sempre state misure contro i lavoratori quasi che la
crisi oggi fosse determinata dai privilegi degli operai e degli
impiegati. Non vi sforzate di analizzare il resto del decreto perché
quelle ridicole diminuzioni delle spese degli enti locali non verranno
mai fatte (infatti si parla di efficacia nel 2018) e quei prelievi nelle
tasche dei più ricchi in senato o alla camera verranno ridotte al
niente. Come al solito c'è un piatto forte ed un contorno ed il piatto
forte è quello che Confindustria ha chiesto a questo governo sin dal suo
insediamento: il modello Pomigliano, la libertà di fare il proprio
comodo in casa loro, nelle loro aziende. Il potere di stritolare i
lavoratori per ottenere più profitto cancellando tutti i diritti
conquistati in tanti anni di lotte e di progresso sociale.
Davvero non saprei come descrivere la stringente necessità che tutto il
popolo italiano si indigni davvero per questo affronto senza precedenti,
per questo attacco finale alla storia del diritti dei lavoratori, e si
facesse sentire democraticamente e pacificamente con una voce tanto
forte da stralciare queste norme da quel decreto tanto iniquo. Lo dico
al popolo perché i partiti di sinistra hanno già scelto di far finta di
non aver capito.
Marco Guercio
tratto da http://marcoguercio.blogspot.com/
16 agosto 2011
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