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Mon Aug 8 18:07:41 CEST 2011


LA PENISOLA DEL LAVORO, UNA LUNGA LINEA DI SANGUE E INDIFFERENZA

Chi vi scrive è un gruppo di persone (RLS, operai, liberi professionisti, 
tecnici della prevenzione ASL, familiari delle vittime del lavoro), che ha 
cercato e cerca in tutti i modi e con un impegno quotidiano, di tenere viva 
l' attenzione sulla carenza di prevenzione, protezione e sul dramma delle 
morti sul lavoro, chiamate ancora ed inaccettabilmente "morti bianche".

L' uso dell' aggettivo "bianco" è fuorviante e sbagliato, perché sono 
sporche, di calcinaccio, di nerofumo, di terra e di sangue, inaccettabile 
perché allude all' assenza di una responsabilità per l' accaduto: NESSUN 
RESPONSABILE, NESSUN COLPEVOLE, NESSUNA GIUSTIZIA!!!

Quello che non si dice in modo chiaro e netto e non si scrive mai abbastanza 
è che i morti sul lavoro quasi mai sono dovuti alla fatalità o alla 
"leggerezza" delle vittime (quasi che per una leggerezza fosse plausibile 
una sorta di "pena di morte" immediata, sul campo e senza processo), ma il 
più delle volte sono causati dalla decisione dei responsabili di "tagliare", 
sia nelle risorse sia nei tempi di lavorazione, imponendo prestazioni sempre 
più elevate e veloci, consapevoli del rischio conseguente sulla prevenzione, 
formazione e sicurezza
Andrebbero quindi chiamati col loro nome e molti sarebbe giusto definirli 
omicidi, di cui questo governo è corresponsabile, con la sua politica di 
risparmi e tagli fatta sulla pelle delle persone.

Quello che non si dice e non si scrive è che esistono da anni leggi, norme 
tecniche, procedure, che se applicate correttamente porterebbero il rischio 
di infortunio e di malattia professionale a livelli enormemente più bassi 
rispetto agli attuali, ma che da parte degli imprenditori non c' è la 
volontà di farlo, così come da parte del governo non c' è la volontà di 
intensificare le misure di promozione e controllo, aumentando le risorse 
delle ASL, affinché queste norme siano rispettate, sia in termini economici, 
che di persone e in particolare di tecnici della prevenzione, in barba agli 
impegni assunti solennemente in Parlamento (Ordine del Giorno della Legge 
123/07 per  reinvestimento delle somme delle sanzioni ex D.Lgs.758/94).
C' è bisogno di più risorse, per maggiori verifiche e migliori programmi di 
ricerca.

La sicurezza sul lavoro è importante, purtroppo non viene presa molto in 
considerazione: molti datori di lavoro la considerano un costo per l' 
azienda insopportabile da tagliare, non un valore su cui investire, i mezzi 
d' informazione ne parlano raramente e solo quando accadono gravi infortuni 
mortali; non c' è (e non viene favorita) cultura della sicurezza nei luoghi 
di lavoro e la politica, il governo in particolare, ne parlano solo quando 
costretti dagli eventi, con un insopportabile atteggiamento ipocrita, che fa 
pensare alle "lacrime di coccodrillo".

Partiamo da qui e quando parliamo e scriviamo di sicurezza è bene chiarire 
dove stanno i meriti e le colpe di ciascuno, sapendo (e sottolineando) che 
il calo nelle morti registrato dall' INAIL negli ultimi due anni è 
certamente un risultato importante, ma non è certo merito del ministro 
Sacconi, che in questi tre anni di intenso e silenzioso lavoro ha 
smantellato a colpi di decreti il Testo Unico sulla Sicurezza (D.Lgs.81/08) 
e da ultimo ha banalizzato la sicurezza con la campagna in cui il suo 
Ministero dice che "la sicurezza la pretende chi si vuole bene" (come se 
fosse un problema di mancanza di amor proprio, ed anzi sottendendo che la 
responsabilità della sicurezza è spostata dal datore di lavoro al 
lavoratore).

E l' INAIL ci fornisce dei dati sugli infortuni e le morti sul lavoro molto 
ottimistici, ma fortemente sottostimati, perché tengono conto solo degli 
infortuni denunciati, come è stato sottolineato anche del Presidente dell' 
INAIL stesso, visto che gli infortuni che appartengono nel sommerso, 
ammontano a circa 200.000 ogni anno: un enormità. Senza contare i morti 
ancora nel sommerso che sfuggono ad ogni statistica ufficiale!!!

Oltre a questo, occorre considerare che il calo degli infortuni è in gran 
parte dovuto anche alla contrazione del numero di occupati e delle ore 
lavorate derivanti dalla crisi economica, alla delocalizzazione dei siti 
produttivi, allo spostamento dei lavoratori "regolari" verso settori meno a 
rischio.
Peccato che di queste cose l' INAIL non ne tenga conto, anche se standard 
tecnici richiedano di analizzare il fenomeno infortunistico non in termini 
assoluti, ma proprio in funzione dei parametri di cui sopra.
Se analizziamo tali dati (fonte Carmine Tomeo su Articolo21) scopriamo che 
considerando i dati dell' ISTAT su ore lavorate e numero di lavoratori 
dipendenti, la fredda statistica racconta che il 2010 ha fatto registrare 
25,6 infortuni ogni milione di ore lavorate, praticamente come il 2009 
(quando erano stati 25,9) e che i dati infortunistici non migliorano, se 
messi in rapporto con il numero di lavoratori, per cui, ogni 100.000 
dipendenti si sono infortunati in 41 nel 2010, come nel 2009. E per ogni 
100.000 dipendenti, nel 2010 sono morte sul lavoro poco più di 5 persone 
(5,5 è il rapporto nel 2009).

L' INAIL ha un "tesoretto", derivante dagli avanzi di bilancio annuale, che 
ammonta a circa 15 miliardi di euro, con avanzi di bilancio, che arriva alla 
considerevole cifra di circa 2 miliardi di euro l' anno.
Purtroppo questi soldi, non vengono spesi per aumentare le rendite da fame 
agli invalidi del lavoro, alle famiglie dei morti sul lavoro, ma sono 
depositati in un conto infruttifero della Tesoreria dello Stato, e possono 
essere spesi, solo per ripianare i debiti dello Stato e anche questa è una 
vergogna!!!

Inoltre, c' è un dramma molto spesso sottovalutato, cioè quello delle 
malattie professionali, che ogni anno fanno migliaia di morti.
Per l' anno 2010, c' è un nuovo record delle malattie professionali con un 
incremento del 22%, pari a 42.347 denunce: 7.500 circa in più rispetto al 
2009 e oltre 15.000 rispetto al 2006: cioè il 58% in più.

Crediamo che sia fondamentale investire in "cultura", in educazione del 
lavoro.
In questo Paese manca quel minimo di consapevolezza, di forza, che permetta 
a chi lavora di alzare la testa e dire a chi sta in ufficio "NO! Questo non 
lo faccio perché è pericoloso!".
Abbiamo trascorso troppo tempo con la testa bassa, piangendo in silenzio le 
morti dei colleghi e abbracciando i loro cari, senza reagire.
Investire in cultura significa poter un giorno arrivare a rompere il ricatto 
di chi ci dice "O lo fai o te ne vai!".

Come cittadini e "addetti ai lavori" ci auguriamo che almeno in materia di 
sicurezza, formazione e prevenzione sul lavoro ci sia il coraggio, la 
volontà e il senso di responsabilità da parte di tutti (partiti, parti 
sociali, media, associazioni, movimenti), di mettere da parte le discussioni 
spesso stucchevoli di questi mesi, perché il continuare a tacere in modo 
omertoso su questo argomento in "una Repubblica democratica fondata sul 
lavoro" , che però in concreto non tutela proprio i cittadini che con il 
loro lavoro ne rappresentano le fondamenta, significa di fatto divenire 
complici di questi omicidi, in attesa della prossima Thyssen Krupp ...

E noi questa responsabilità morale non la vogliamo !

FIRMATARI:
Bazzoni Marco: RLS
Coppini Andrea: RLS
De Angelis Dante: RLS
Di Nucci Vincenzo: tecnico prevenzione ASL
Gandolfi Claudio: RLST
Pratelli Massimo: figlio di Pratelli Carlo morto sul lavoro il 26/06/06
Serranti Patrizia: consulente, RSPP e tecnico della sicurezza
Spezia Marco: ingegnere, libero professionista e tecnico della sicurezza

ADERENTI:
Barbieri Federica:  Associazione Famiglie Esposti Amianto (AFEA)
Benvenuti Esther: Croce Rossa Italiana
Boccuzzi Antonio: ex operaio Thyssen Krupp
Cardellini Luca: RLS / RLST
Carpentiero Gino: Medicina Democratica
Cirio Corrado: tecnico della prevenzione ASL
Ciulli Luigi: RLS Camera dei deputati e ingegnere della sicurezza
Coletti Lorena: sorella di Coletti Giuseppe morto sul lavoro il 25/11/06
Corradino Stefano: giornalista di Articolo21
Cortese Daniela: RLS
Crociati Marco: presidente Cassa di Solidarietà Ferrovieri
Cufari Filippo: RLS
Cuomo Maria Antonietta: vedova di Acampora Nicola, morto sul lavoro il 
28/10/10
D' Amico Rosario: figlio di D' Amico Antonio, morto sul lavoro il 06/03/02
De Vincenzi Emanuela: sorella di De Vincenzi Celestino, morto sul lavoro il 
09/09/09
Di Persio Samanta: autrice del libro "Morti Bianche"
Federzoni Antonella: mamma di un ragazzo che "non si è voluto bene"
Grillo Giuseppe: RLS
Marota Graziella: mamma di Gagliardoni Andrea morto sul lavoro il 20/06/06
Morisi Leo: ex Responsabile SIRS-RER
Parrini Valeria: Associazione Ruggero Toffolutti per la Sicurezza sul Lavoro
Pileggi Leopoldo: operaio
Pompei Renato: cittadino per la sicurezza sul lavoro e del lavoro
Raimondo Raffaele: libero professionista,
Vitale Anna: moglie di Di Lorenzo Giovanni morto sul lavoro il 26/07/07



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