[Redditolavoro] Fw: un operaia muore sul lavoro a barzano lecco

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Fri Apr 29 17:46:10 CEST 2011



info a cura della rete per la sicurezza sui posti di lavoro -nodo milano
bergamo

Dal Giorno-Lecco: le morti di cui non si parla, quelle delle
lavoratrici



Schiacciata da macchinario:
muore operaia di 46 anni

Incidente al salumificio Beretta, disposti accertamenti. Dalle prime
ricostruzioni pare che la donna stesse ripulendo una delle
apparecchiature utilizzate per la produzione e il confezionamento di
affettati e insaccati

Barzanò (LC), 29 aprile 2011 - Una donna è morta
schiacciata da un macchinario. L’infortunio sul lavoro si è verificato
ieri sera a Barzanò, presso gli stabilimenti del salumificio Fratelli
Beretta di via Giuseppe Garibaldi. La vittima della morte bianca è una
donna di 46 anni di Renate, provincia di Monza e Brianza. Si chiamava
Manuela Tatiana Zecchina. Dalle prime ricostruzioni dell’accaduto pare
che stesse ripulendo una delle apparecchiature utilizzate per la
produzione ed il confezionamento di affettati ed inscaccati, ma, per
cause ancora da accertare, vi è rimasta intrappolata all’interno. Si
tratterebbe di un’impastatrice per miscelare i trinciati. L’allarme è
scattato intorno alle 21. Sul posto sono accorsi l’equipe medica del
118 di stanza al San Leopoldo Mandic, i volontari della Croce Rossa
Italiana di Casatenovo e due squadre di vigili del fuoco, una del
distaccamento di Merate l’altra di quello di Erba. Una volta liberata,
il personale sanitario ha operato il possibile per salvarle la vita,
mettendo in atto tutte le manovre rianimatorie del caso, ma alla fine
non è rimasto altro che constatarne il decesso. A risultare fatali
sarebbero state soprattutto le gravi lesioni alla testa. Della vicenda
sono stati subito informati anche i carabinieri con una pattuglia di
militari della stazione di Cremella. Sono stati mobilitati anche i
funzionari del servizio antinfortunistica dell’Asl provinciale. Sulla
vicenda il Pm di turno ha disposto l’apertura di un fascicolo d’
inchiesta per stabilire eventuali responsabilità ed omissioni per
quanto riguarda i sistemi di sicurezza ed il rispetto delle norme per
scongiurare tali episodi. L’impastatrice è stata posta sotto sequestro,
mentre sulla salma della 46enne verrà probabilmente eseguita l’
autopsia.
di Daniele De Salvo




Dalla Sicilia on line


La morte di
un operaio al lavoro
La famiglia: “Non si è ammazzato”
antonio lanza,
Catania, incidente lavoro, suicidio
Non un suicidio ma un incidente
dovuto a un malore: sarebbe questa la causa del decesso di Antonino
Lanza, l’operaio di 50 anni della Pubbliservizi di Catania morto ieri
dopo un volo di due piani nella tromba delle scale del palazzo della
sua azienda dopo avere ricevuto una sospensione di sei giorni nell’
ambito di accertamenti su un furto. Ne sono convinti due suoi figli,
Giuseppe e Simone, che parlano con i giornalisti per fornire la
versione della famiglia che parla anche del furto: il loro congiunto
era stato minacciato di gravi ritorsioni se avesse collaborato alle
indagini.
“Mio padre era un uomo coraggioso – afferma Giuseppe – teneva
molto alla famiglia, ai noi figli e ai nipoti, non si sarebbe mai
suicidato. Io oggi sono stato alla Pubbliservizi, ho visto le scale. C’
é una ringhiera molto bassa, sono convinto che mio padre ha accusato un
malore ed è finito giù. Non credo ad altro”. “Il provvedimento di
sospensione dal lavoro – aggiunge Simone – scaturiva dal fatto che lui
non aveva fatto i nomi dei ladri che il primo marzo avevano commesso un
furto nel deposito di misterbianco della società. La Pubbliservizi gli
aveva intimato di fare i nomi, altrimenti lo avrebbe licenziato. Lui
era preoccupato. Temeva di perdere il lavoro”. Il giorno del furto
Antonino Lanza fu minacciato da un gruppo di banditi con il volto
coperto che gli puntò la pistola alla testa minacciandolo di ucciderlo
se avesse parlato. Per questo motivo, ricostruiscono oggi i suoi
familiari, era molto angosciato, perché, si sentiva “umiliato da questa
situazione”.





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