[Redditolavoro] no al cie in basilicata

CobasSindacatodiClasse cobasta at libero.it
Thu Apr 28 13:55:37 CEST 2011


info a cura
slai cobas per il sindacto di classe puglia-basilicata


No al CIE in Basilicata?



Ricordiamo ancora le parole del ministro degli interni Maroni: "ogni Regione 
avrà il suo C.I.E." (Centro di Identificazione ed Espulsione). Anche la 
Basilicata ora ha il suo.

Con decreto del Ministero dell'Interno il centro C.A.I. (Centro di 
Accolglienza e Identificazione) di Palazzo San Gervasio, usato per detenere 
i profughi tunisini portati via da Lampedusa, è stato trasformato in C.I.E. 
giovedì scorso, 3 giorni prima di Pasqua.

Nei giorni in cui, anche sulla scia del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, 
si parla e spesso straparla di una qualche nostra "identità"; nei giorni in 
cui viene incomprensibilmente assassinato in terra di Palestina un testimone 
della solidarietà incondizionata come Vittorio Arrigoni, che ha lasciato il 
suo infaticabile invito a tutti a noi a "restare umani"; nei giorni in cui 
anche il Papa invita all'accoglienza dei profughi nordafricani, "in modo 
solidale e concertato"; un centinaio di esseri umani, nel giro di 36-48 ore, 
si è visto costruire attorno un muro alto circa tre metri a tagliare lo 
sguardo rivolto all'orizzonte, alla sua speranza di un cambiamento; in 
questi stessi giorni qualcuno ha progettato quel muro e ne ha intascato i 
proventi; qualcun altro, sempre retribuito, assiste quegli esseri umani resi 
ingiustamente "reclusi", "carcerati"!!!

E' successo tutto in pochi giorni, come ormai la logica dell'emergenza, 
creata ad hoc, ci insegna. Emergenza che permette più facilmente di fare 
profitti eludendo tutte le pratiche di condivisione decisionale.

Quei cento esseri umani sono i tunisini attualmente reclusi (reclusi, non 
"ospitati") a Palazzo San Gervasio in quello che, da campo di accoglienza 
durante la sbandierata "emergenza-umanitaria-profughi-dal-Nordafrica", o 
esodo biblico (come spesso i politicanti di turno hanno affermato) è stato 
trasformato, per decisione del Ministro dell'Interno Roberto Maroni, senza 
un confronto vero con le istituzioni locali e i cittadini, a pochi giorni 
dalla Pasqua, in un CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione), uno dei 
veri e propri campi di concentramento nascosti dietro ad un acronimo con cui 
il Governo di questo Paese, assieme alla politica dei respingimenti, degli 
sgomberi, della xenofobia e del balletto di ipocrisie con l'Unione Europea, 
finge di affrontare le problematiche attuali e complesse dell'immigrazione.

In questi giorni "strani", quel muro carcerario e ammazza-speranze monca 
anche i princìpi della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, che parlano di 
"diritto alla libertà di movimento", di "diritto di cercare e di godere in 
altri Paesi asilo dalle persecuzioni", di "diritto a una cittadinanza" 
(artt. 13-15) e della nostra Costituzione, nata dalla Resistenza alla 
persecuzione nazifascista.



Prendendo fiato da questi princìpi, da questi ideali che vorremmo concreti 
nella nostra vita, gridiamo ad alta voce il nostro NO ai CIE!

NO! a questi lager per immigrati che offendono la dignità umana e il diritto 
di ognuno a cercare il proprio futuro.

NO! a queste occasioni di business dell'assistenza costruite sulle spalle 
degli immigrati (quanto rende "mantenere" un immigrato in un CIE?).

NO! alla deriva carceraria e alla società securitaria e xenofoba in cui il 
leghismo di governo sta ingabbiando culturalmente "noi" e fisicamente "loro".



Le alternative ci sono: progetti integrati tra istituzioni e volontariato 
per la costruzione di un'accoglienza diffusa, davvero solidale e aperta all'ascolto 
e non allo "sfruttamento" della manodopera più a basso prezzo per il sistema 
malato della nostra agricoltura.

Chiediamo alle istituzioni di ogni grado, sino ad ora consenzienti e 
conniventi, alle associazioni di volontariato, alle comunità di immigrati 
residenti nel territorio e a tutti i cittadini di dire NO! al muro del 
neonato CIE di Palazzo San Gervasio e di tutti gli altri CIE vecchi e in 
progetto, NO! alla "lampedusizzazione" del territorio.

Chiediamo di non essere indifferenti e complici a questa violenza fatta 
sulla pelle di chi sfugge da persecuzioni delle quali i governi occidentali 
sono complici!!!






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