[Redditolavoro] Fw: SENTENZA THYSSEN KRUPP: UN IMPORTANTE PUNTO DI PARTENZA, MA NON BASTA!
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Wed Apr 20 07:22:19 CEST 2011
SENTENZA THYSSEN KRUPP: UN IMPORTANTE PUNTO DI PARTENZA, MA NON BASTA!
E' nota ormai a tutti l' importantissima sentenza della Corte di Assise di
Torino per il primo grado di processo per l' eccidio della Thysenn Krupp.
Per l' incidente della notte del 6 dicembre 2007 sulla linea 5 dello
stabilimento Thysenn Krupp di Torino che costò la vita a 7 operai, la
condanna è stata esemplare.
L' amministratore delegato della Thysenn Krupp Herald Espenhahn è stato
infatti condannato a 16 anni e mezzo di reclusione per il reato di omicidio
volontario con dolo eventuale, mentre altri cinque dirigenti (Marco Pucci,
Cosimo Cafueri, Giuseppe Salerno, Gerald Priegnitz e Daniele Moroni) sono
stati condannati a pene detentive comprese tra i 10 e i 13 anni per il reato
di omicidio colposo.
E' sicuramente una sentenza molto importante per vari motivi, ma al di là di
un primo momento di soddisfazione, occorre analizzare non solo i risvolti
positivi che essa potrà fornire nella lotta per la tutela della salute e
della sicurezza dei lavoratori, ma anche che cosa ancora rimane da fare.
Partiamo dalla consistenza della pena per l' Amministratore Delegato e per i
dirigenti della Thyssen Krupp. Per la prima volta in Italia viene comminata
una pena detentiva superiore ai dieci anni per un infortunio mortale sul
lavoro e questo è sicuramente un enorme passo in avanti rispetto a pene di
pochi anni di reclusione. Per le pene comminate inoltre non si può applicare
la sospensione condizionale e quindi esse dovrebbero essere effettive.
Ma l' aspetto più importante è che per la prima volta in Italia un omicidio
sul lavoro è stato rubricato, almeno per l' amministratore delegato, come
"volontario" e con dolo e non come semplice "colposo".
Questo costituisce una novità epocale che potrebbe dare vita a un nuovo
corso nel giudizio di datori di lavoro colpevoli di omicidio o lesioni sui
luoghi di lavoro.
Ma al di là di questi dati sicuramente positivi, occorre avere il coraggio
di esaminare anche i limiti e l' ambito di questa sentenza.
Innanzitutto, al contrario di quanto scritto da qualcuno, questa sentenza
non fa giurisprudenza. Per poterlo fare occorrerà attendere tutti i gradi
del processo fino alla sentenza definitiva della Corte di Cassazione. E
conoscendo la giustizia italiana, non dobbiamo meravigliarci se fino ad
allora non succederà qualcosa che permetta ai padroni della Thyssen di
pararsi il culo.
Ma anche se le condanne venissero confermate fino alla Cassazione, siamo
sicuri che faranno veramente scuola in tutti i processi relativi a infortuni
sul lavoro ?
Non dimentichiamoci che la strage della Thyssen Krupp, per il numero di
morti e per le modalità stesse dell' incidente, ha avuto un enorme risvolto
mediatico, come assolutamente non hanno gli altri infortuni che comportano
la morte di quattro lavoratori ogni giorno.
Sull' aula della Corte di Assise di Torino erano puntati gli occhi di tutta
Italia, grazie anche alla forte presenza delle associazioni che si battono
per la salvaguardia dei lavoratori.
Non dimentichiamoci ancora che il PM titolare è stato il dottor Raffaele
Guariniello, da sempre in primo piano nella lotta per la tutela della
giustizia.
Purtroppo però per le migliaia di altri processi in corso non ci saranno le
telecamere presenti a Torino, non ci saranno come PM persone come
Guariniello, non ci saranno per motivi oggettivi le associazioni che lottano
per la tutela dei lavoratori.
Non solo, il progetto destabilizzante del governo, volto a salvare il
presidente del Consiglio da possibili condanne per i procedimenti penali in
cui è e sarà coinvolto, stravolgerà l' andamento di tantissimi processi per
infortuni sul lavoro, col rischio di prescrizione degli indagati.
Ma, oltre a quanto sopra, il vero problema è un altro.
E' giusto e sacrosanto che chi, per la ricerca del proprio interesse, si
macchia di delitti contro i lavoratori paghi con il massimo possibile della
pena. Ma qualunque pena venga comminata, essa non ridarà la vita o la salute
ai lavoratori infortunati o ammalati.
Non si può agire solo sulla pesantezza della pena a seguito dell' incidente
mortale o lesivo.
Occorre preventivamente impedire agli imprenditori di fare lavorare in
condizioni che potenzialmente comportano un elevato rischio di infortuni e
di malattie professionali.
Le leggi per fare questo ci sono. Il D.Lgs.81/08, nonostante i peggioramenti
introdotti dal correttivo del governo Berlusconi, se applicato con rigore
permetterebbe veramente di fare prevenzione e ridurre alla fonte le
situazioni di rischio.
Il problema è che sull' osservanza di tale testo normativo i controlli sono
scarsissimi per la endemica carenza degli organici degli enti pubblici di
controllo.
I padroni sono liberi di disattendere la normativa nella certezza che la
probabilità di incappare in un controllo e in una sanzione è bassissima
(oggi solo il 3% delle aziende viene controllato dalle ASL).
Ma anche in caso di controllo e di contestazione, il reato penale viene
estinto a seguito del pagamento di una sanzione che, in proporzione al
rischio potenziale, è irrisoria.
Oggi in Italia si contano ogni giorno 4 infortuni mortali e migliaia di
infortuni spesso pesantemente invalidanti.
Solo l' incremento dei controlli e l' inasprimento delle pene in caso di
inadempienza al Testo Unico possono scoraggiare veramente l' attività
delinquenziale dei datori di lavoro che omettono le misure di prevenzione e
protezione dei lavoratori.
Assistiamo invece da un lato a una riduzione dell' apparato sanzionatorio
(vedi il D.Lgs.106/09 del governo Berlusconi che ha ridotto in maniera
generalizzata le sanzioni previste inizialmente dal D.Lgs.81/08 a carico di
datori di lavoro e dirigenti) da un altro a un mancato potenziamento degli
organi ispettivi.
E proprio a commento della sentenza Thyssen Krupp, il Ministro del Lavoro
Sacconi ha ipotizzato l' accentramento delle attività di vigilanza,
affermando che "dovremo in ogni caso riflettere, a fini di maggiore
omogeneità ed efficacia, sull' opportunità di riportare alle funzioni
centrali tutta la competenza in materia di salute e sicurezza nel lavoro e
la relativa attività di controllo come era disposto dalla riforma
costituzionale che non superò l' esame referendario".
Il che vorrebbe dire un controllo diretto del Ministero di Sacconi sulle
attività ispettive con le conseguenze facilmente immaginabili.
In conclusione se da un lato dobbiamo considerare positivamente la sentenza
Thyssen Krupp che per i contenuti potrebbe diventare una svolta epocale nel
giudizio di reati conto la salute e la sicurezza dei lavoratori, dall' altro
dobbiamo essere convinti che tale sentenza non può essere il punto di arrivo
della battaglia contro gli infortuni e le malattie professionale.
Deve essere al contrario un punto di partenza per intensificare tale
battaglia !
Marco Spezia
rete nazionale sulla sicurezza sui posti di lavoro
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