[Redditolavoro] Fw: Precari: nel 2009, 295 giovani sotto i 35 anni sono morti lavorando

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Mon Apr 11 16:54:25 CEST 2011




ricordiamo 15 aprile a torino ore 9 tribunale di torino - ultima udienza
processo thyssen

 Precari: nel 2009, 295 giovani sotto i 35 anni sono morti lavorando




Il nesso prercarietà/infortuni sul lavoro è stato denunciato da tempo dalla
Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, occupando l'agenzia interinale
Intempo a Ravenna e organizzando un riuscito convegno nazionale sempre a
Ravenna sul tema della precarietà che uccide e molte altre iniziative sono
state messe in campo in molte altre città.

Le manifestazioni/sfilate dei precari CGIL del 9 aprile non spostano di un
millimetro i rapporti di forza con i padroni e governo perchè si arrivi al
cuore della questione che è l'abolizione definitiva dei rapporti di lavoro e
delle leggi che estendono il precariato. La CGIL che punta al rilancio della
concertazione va in direzione opposta. In parlamento maggioranza e
opposizione hanno detto e fatto le stesse cose per estendere sempre più la
precarietà, così come sono inutili gli appelli alle istituzioni e la delega
ai partiti parlamentari.

Riportiamo i dati di un'inchiesta su questo tema.





Fonte: CARMINE SAVIANO - Repubblica.it



Sono i più esposti perché alla ricerca di una occupazione. "Il 35,2% dei
giovani lavoratori fa degli sforzi fisici considerevoli e il 17,8% lavora in
condizioni di pericolo". E al danno si aggiunge la beffa: uno stato di
subordinazione cronica



Vogliono riprendersi il futuro. E far parte di una società il cui modello di
sviluppo metta al centro le loro energie e le loro capacità. Come non accade
oggi. I giovani precari italiani, che sabato 9 aprile scenderanno nelle
piazze italiane per "Il nostro tempo è adesso"  mettono sul tavolo non solo
rivendicazioni di principio. Ma dati, numeri, statistiche e ricerche. Che
forniscono una mappa dettagliata della "condizione precaria". Un mondo che
vive ai margini del diritto, dove scarseggiano dignità e tutele. Un mondo
pericoloso: solo nel 2009, 295 giovani sotto i 35 anni sono morti lavorando.
Daniele Di Nunzio, ricercatore dell'Ires , ha in cantiere un saggio "Tra
rischi sociali e per la salute: le condizioni di lavoro dei giovani".
Repubblica.it ne anticipa le linee principali.



Infortuni sul lavoro. La ricerca parte dall'analisi delle statistiche
ufficiali. E da più di mille interviste realizzate a lavoratori sotto i 35
anni. E l'intento è andare a fondo, analizzare e spiegare le condizioni di
vita, togliere ogni patina di retorica: "Dietro le difficoltà occupazionali
dei giovani e la loro dequalificazione all'interno dei processi produttivi
si nasconde il dramma poco rilevato delle difficili condizioni di lavoro che
essi vivono". Condizioni che hanno "un impatto negativo sul loro stato di
salute, fisico e psicologico". Poi i dati. Uno spietato susseguirsi di
cifre. Nel 2009, in Italia, un infortunio sul lavoro su tre ha coinvolto un
lavoratore sotto i 35 anni. "Precisamente, l'Inail ne ha registrati
262.233".



L'impatto sulla salute. E non è tutto. Sempre nel 2009, sono morti sul
lavoro 295 giovani. E "tra il 2005 e il 2009, 44.478 lavoratori sotto i 35
anni hanno subito un danno permanente a causa di un incidente sul lavoro".
Cioè, "un'invalidità che li segnerà per il resto della loro vita". E,
secondo la ricerca, sono "proprio i giovani hanno il tasso infortunistico
più elevato: secondo le nostre elaborazioni si registrano 5,06 infortuni
ogni 100 occupati per chi ha fino a 34 anni e 3,72 infortuni ogni 100
occupati per chi ha più di 34 anni". E quando si cerca di spiegare questo
quadro, in genere si arriva alla "scarsa esperienza lavorativa dei giovani".
Una giustificazione extra-legale, che non ha nessun fondamento nel diritto.
"La legge prevede che la tutela sia massima per tutti attraverso un'adeguata
prevenzione. D'altra parte, proprio la ricerca dimostra che la dura realtà
del lavoro per i giovani è la ragione primaria della loro elevata
esposizione ai fattori di rischio".



Il carico di lavoro. Come lavora, giorno dopo giorno, un precario? Quali
sono le sue condizioni, fisiche e psicologiche? Le risposte della ricerca di
Di Nunzio partono dal carico di lavoro: "Il 35,2% dei giovani lavoratori fa
degli sforzi fisici considerevoli e il 17,8% lavora in condizioni di
pericolo". E al danno si aggiunge la beffa: uno stato di subordinazione
cronica. "Due lavoratori su tre non possono scegliere o cambiare i metodi di
lavoro (64,2%)". E questa condizione è più forte, paradossalmente, "per chi
ha un contratto di collaborazione occasionale o a progetto (per il 65,8% di
loro) piuttosto per chi ha un tempo indeterminato (55,4%)". Ovvero come la
flessibilità favorisca più la subordinazione che l'autodeterminazione. "Più
della metà dei collaboratori non può cambiare la velocità con cui svolge il
lavoro (55,6%) o scegliere con una certa libertà i turni di lavoro (54,7%) e
nemmeno decidere quando prendere i giorni di ferie (57%)" Ancora: "due su
tre non possono cambiare i metodi di lavoro (65,7%) e nemmeno cambiare
l'ordine dei compiti assegnati (70,7%), uno su cinque non può nemmeno
prendere una pausa quando ne ha bisogno (20,6%)".



Diritti e prospettive. E se si guarda al futuro, le cose non migliorano.
"Per il 58,2% non c'è nessuna possibilità di carriera nel posto in cui
lavora". E molti convivono con la paura del licenziamento: "uno su tre, il
35,4%, è preoccupato di perdere il posto di lavoro". E alla precarietà si
aggiunge l'assenza di diritto: "Il 40% dei giovani intervistati dichiara di
aver svolto lavoro in nero". Le conclusioni? "Il lavoro è troppo spesso un
vettore di sottomissione alla realtà piuttosto che uno strumento capace di
favorire la tutela, l'emancipazione individuale e la promozione sociale".
L'urgenza, diventa "capire come costruire un modello di sviluppo efficace e
coerente, che miri ad elevare la qualità complessiva dei processi di
lavoro". Per mettere insieme "la competitività delle aziende con il
benessere dei lavoratori".



(ovviamente non possiamo essere d'accordo su questo punto: con questa
chiusura il redattore semina ancora l'illusione che la salute e sicurezza
dei lavoratori possano convivere con il profitto dei padroni, ndr)



Rete per la sicurezza sul lavoro-Ravenna




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