[Redditolavoro] Manduria: il bastone e la carota

cobasta cobasta at libero.it
Tue Apr 5 23:24:52 CEST 2011


Ieri sera a Manduria il clima tra gli immigrati che avevano passato in 200 
la notte fuori dal campo era di un'attesa dubbiosa, ma pronti a riaccendere 
la protesta.
Anche se le voci erano varie: una parte diceva, rientriamo stanotte e poi 
nel caso le promesse di permesso di soggiorno per tutti, anche a scaglioni, 
non risultassero vere, torniamo ad uscire subito dal campo; altri davano più 
credibilità alle dichiarazioni del Questore; ma altri ancora dicevano che 
finchè non vi saranno fatti concreti, non bisogna rientrare nel campo e 
proseguire la protesta rimanendo anche la seconda notte nella campagna 
antistante il campo e continuando a rifiutare il cibo dell'interno.
Nel pomeriggio la tensione era aumentata perché erano giunte notizie di un 
accordo con la Tunisia per rimandare gli immigrati nel loro paese. Tre sono 
stati ricoverati in ospedale, uno si era provocato delle ferite a un 
braccio.
Per tutto il giorno la polizia, gli uomini del Consorzio Connecting People 
che gestisce la tendopoli, la Croce rossa, la Caritas avevano fatto un'azione 
martellante di convincimento. Con la tattica del bastone e della carota, da 
un lato le forze dell'ordine spargono "terrorismo", per incutere paura tra 
gli immigrati (se continua la protesta, se vanno via, non hanno più il 
permesso di soggiorno.), dall'altro, seminano promesse incredibili: ieri la 
stessa polizia insieme al Consorzio ha fatto distribuire un volantino in 
arabo che diceva addirittura che oggi (martedì) gli immigrati avrebbero 
avuto il permesso e sarebbero stati liberi di andare via dal campo.
La linea la parola d'ordine era di "tranquillizzare" la situazione, 
tenendola rigidamente sotto controllo.
Per questo l'arrivo delle compagne dello Slai cobas per il sindacato di 
classe ha allarmato immediatamente Digos, poliziotti. Le compagne dall'arrivo 
a quando sono andate vie sono state sempre tallonate, ogni discussione, 
capannello con gruppi di immigrati vedeva subito movimenti nervosi, 
poliziotti che si avvicinavano per ascoltare. Ad un certo punto è stato 
impedito ad una compagna di avvicinare la persona che gli immigrati ci 
avevano indicato come colui che aveva distribuito il volantino in arabo, e 
che aveva fatto credere agli immigrati di essere di un'associazione 
antirazzista.
Il nuovo incontro, dopo la grande giornata di protesta di sabato scorso, 
delle compagne con gli immigrati, e con alcuni loro rappresentanti di fatto, 
ha proseguito e rafforzato il legame anche umano, di solidarietà, di unità. 
Le compagne avevano portato un volantino con i punti principali della 
battaglia di questa fase, e nonostante la difficoltà della lingua, nei 
capannelli è stato letto insieme agli immigrati. Abbiamo poi portato le 
notizie dalla Tunisia sugli scioperi degli operai; abbiamo discusso sulla 
natura del governo Berlusconi e sul perché non si poteva semplicemente 
restare in attesa delle sue promesse; abbiamo parlato della guerra in Libia, 
delle giuste rivolte dei popoli, arrivando perfino a parlare della campagna 
a sostegno della guerra popolare in India e che cosa è questa guerra 
popolare, e la differenza tra le rivolte, come quella della Tunisia e la 
guerra di popolo.
Ma abbiamo soprattutto parlato, insieme anche ad altri compagni della zona, 
della necessità di non accettare la manovra di "tranquillizzazione" fatta 
dalla polizia con il volantino; che era giusto, perché effettivamente ci 
fossero delle soluzioni collettive per tutti gli immigrati, mantenere la 
protesta nelle varie forme collettive che gli immigrati stanno decidendo, 
estenderla, costruire, soprattutto da parte nostra, una lotta unitaria 
contro il governo tra lavoratori/popolazioni della zona e immigrati.

In un clima bello, di fraternità, di rafforzamento della conoscenza 
reciproca, gli immigrati ci hanno poi aggiornato sulla invivibilità del 
campo: ancora non vi sono docce calde, il cibo è scarso e pessimo (alcuni 
dicevano anche avariato), pur avendo alcuni di loro dei soldi, non possono 
comprarsi nulla, dalle sigarette, alle ricariche dei telefonini (tanto che 
abbiamo prestato i nostri per fare delle telefonate ai loro familiari), non 
possono cambiarsi, ecc.

Quando siamo andate via ci hanno salutato con affetto, chiedendoci di 
ritornare presto.

Le compagne dello Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto 



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