[Redditolavoro] morte operaia senza giustizia

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Sun Apr 3 16:38:58 CEST 2011


Morte bianca senza giustizia a NovaraMorte bianca senza giustizia di un 
operaio di Policoro in un cantiere Tav di Novara. Dopo oltre sei anni, la 
famiglia è ancora in attesa di un segnale di risarcimento
 30/03/2011 POLICORO - Il diritto applicato alla lettera spesso è sinonimo 
di ingiustizia come dicevano i latini. Ma quando la legge è latitante 
l'ingiustizia c'è sempre.
E la rabbia è ancora maggiore, quando alla perdita di un proprio caro non fa 
seguito il giusto risarcimento danni. Che non rimargina il dolore, ma almeno 
da atto alla legge terrena di avere un volto umano e un'anima. Ma nel 
momento in cui scriviamo chissà per quanto tempo ancora Enza Di Sanzo dovrà 
girare per le aule del tribunale di Pisticci nel frattempo che la causa 
civile del padre veda la luce: a sentenza.
Sei anni e mezzo fa in un cantiere di Novara il padre, Prospero, della 
giovane ragazza di Policoro lavorava per una ditta del posto ai cantieri per 
l'alta velocità ferroviaria nel lontano Piemonte, quando perse la vita sul 
lavoro schiacciato da una gru e sul rispetto delle norme di sicurezza non si 
è mai saputo nulla. Da allora in poi è iniziato il calvario di tutta la sua 
famiglia. Nessuno si è fatto vedere o sentire: nemmeno una parola di 
conforto, un supporto morale come si suol dire, per non parlare di quello 
materiale: «Nella sede Inail di Vercelli -racconta la ragazza- mi hanno 
quasi cacciata nel momento in cui ho chiesto un nostro diritto relativo 
all'infortunio sul lavoro di mio padre, anzi mi hanno risposto: "Lei è abile 
vada a lavorare!". Poi è stata elargita a mia madre una pensione per la 
morte bianca di mio padre di 1.000 euro, ma quando mia madre per cause 
naturali è venuta meno, noi figli non abbiamo avuto più nulla. Mio 
padre -continua la ragazza, che non si dà pace per il muro di indifferenza 
che circonda la vicenda- era prossimo alla pensione, avendo lavorato in 
quella ditta per 34 anni, facendo molto spesso turni massacranti.
Al suo decesso si fosse fatto vivo qualcuno.la ditta si è difesa con uno 
stuolo di avvocati dicendo in buona sostanza: "Sono cose che capitano." . Ci 
siamo rivolti al un legale per accertare eventuali responsabilità penali, ma 
ci ha consigliato di archiviare la pratica e a questo punto abbiamo 
intrapreso la via civile del risarcimento danni rivolgendoci ad un altro 
legale. Il 12 marzo 2010, quando si doveva celebrare l'udienza siamo andati 
alle 8 del mattino in tribunale e ci hanno fatto aspettare fino alle 14.30 
per dirci nel pomeriggio: l'udienza è aggiornata al 2011! Poi il nostro 
avvocato ci ha detto che dovevamo avere pazienza, perché è cambiato il 
giudice e dunque c'è bisogno che il suo sostituto si studi il fascicolo. Nel 
frattempo sono passati sei lunghi anni, mia madre è deceduta e noi figli 
stiamo girando in continuazione, i testimoni dell'incidente si sono 
dileguati con tutti i dubbi del caso sul rispetto delle norme sulla 
sicurezza». Giustizia mancata, giustizia negata.




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