[Redditolavoro] La protesta dei ricercatori dell'Università di Bologna
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Sat Sep 25 20:05:00 CEST 2010
La protesta dei ricercatori dell'Università di Bologna
Lunedì 20 Settembre 2010 si è svolta l'assemblea generale dei ricercatori
dell'Alma Mater di Bologna.
La riunione è stato un momento di discussione aperto a tutte le componenti
del mondo accademico, un'iniziativa molto partecipata che è servita a fare
il punto sulla mobilitazione in corso attualmente, non solo nell'ateneo
bolognese, ma in molte altre Università italiane.
Ma di che mobilitazione si sta parlando?
E' la protesta di centinaia di ricercatori dell'Università di Bologna e di
molte altre Università italiane, i quali hanno deciso di dichiararsi
"indisponibili" alla didattica per l'AA 2010/2011; di negare, quindi, la
propria disponibilità all'insegnamento che da molti anni svolgono
gratuitamente e con grande competenza, portando avanti, nel caso di Bologna,
un terzo dei corsi dell'Ateneo, che altrimenti cesserebbero di esistere.
Il 17 Settembre si è tenuta a Roma un'assemblea nazionale indetta da "Rete
29 Aprile", alla quale hanno partecipato ricercatori a tempo indeterminato,
precari e studenti, che ha portato all'approvazione di un documento finale,
condiviso anche dai ricercatori in lotta di Bologna, i cui punti principali
sono le parole d'ordine di questa protesta: la necessità di fermare l'iter
parlamentare della Riforma Gelmini per garantire un'Università pubblica e di
qualità; la necessità di un'immediata mobilitazione dei ricercatori
attraverso lo strumento della dichiarazione di indisponibilità alla
didattica, da consegnare ai relativi presidi di Facoltà; il ritiro dei tagli
agli stipendi dei ricercatori; l'aumento di fondi destinati all'Università e
alla ricerca; la richiesta di nuove assunzioni tra i docenti e del
riconoscimento dello statuto giuridico dei ricercatori.
Sono queste, quindi, le rivendicazioni che uniscono i lavoratori della
ricerca e intorno alle quali si sta delineando un nuovo movimento di
protesta all'interno delle Università italiane.
A Bologna, però, quali caratteristiche e quale seguito ha questa protesta?
La riunione di Lunedì è stata una tappa di incontro fondamentale per
consolidare l'avvio di questa lotta e per capire, appunto, quali sono i
reali rapporti di forza all'interno dell'Ateneo felsineo; per capire, in
sostanza, quanti ricercatori sarebbero effettivamente disposti a consegnare
i moduli di "indisponibilità" e quali altre componenti dell'Università,
insieme a loro, si impegnerebbero attivamente nel rinviare il più in là
possibile l'inizio delle lezioni e nel continuare la mobilitazione
elaborando nuove forme di contestazione volte a sensibilizzare l'opinione
pubblica sul tema dell'istruzione e della Riforma Gelmini.
L'assemblea generale, alla quale erano presenti molti ricercatori, portavoce
di quasi tutte le Facoltà dell'Alma Mater, qualche dottorando e alcuni
studenti, si è aperta con l'intervento di uno dei coordinatori di
"Ricercatori Precari Bologna", il quale ha fatto un breve riassunto degli
avvenimenti principali svoltisi nei giorni scorsi riguardanti la protesta
bolognese. E' stata ricordata la decisione, poi rettificata, del rettore
dell'Università di Bologna, di sostituire i ricercatori indisponibili alla
didattica con docenti a contratto, docenti, quindi, pagati per svolgere un
compito assunto, invece, gratuitamente, da molti anni, dai ricercatori
stessi, con competenze a volte superiori perfino a quelle dei professori
ordinari. E' stata poi annunciata l'ultima proposta del rettore, quella di
rinviare l'inizio dell'Anno Accademico, previsto per il 27 Settembre, di una
settimana e di utilizzare questo lasso di tempo per organizzare iniziative
volte a spiegare a studenti, genitori, all'opinione pubblica, in sostanza, e
a tutte le forze politiche nazionali, le ragioni dell'inizio tardivo delle
lezioni, entrando nel merito dei contenuti della contestazione.
L'idea del rettore Dionigi è stata definita dal medesimo una proposta
unilaterale, proposta cioè da sottoporre al Senato Accademico che si riunirà
straordinariamente Venerdì 24 Settembre per l'approvazione finale di questa
decisione.
La riunione dei ricercatori è continuata poi con gli interventi di
numerosissimi partecipanti, per la maggior parte ricercatori del polo di
Bologna, di Forlì e di Cesena, ma anche studenti e un dottorando.
La più parte delle persone intervenute durante le tre ore di assemblea hanno
espresso valutazioni politiche concordi nell'utilizzare l'"indisponibilità"
didattica come strumento di protesta utile al rinvio dell'AA 2010/2011, al
fine di organizzare una contestazione permanente per informare l'opinione
pubblica sulle ragioni della protesta, sui contenuti della Riforma Gelmini e
sul perché si voglia cambiare questa legge; per riflettere insieme a
studenti, docenti, genitori e liberi cittadini sul futuro della scuola e
dell'Università e per lanciare un messaggio forte e deciso al Governo e a
tutte le forze politiche affinché blocchino l'iter parlamentare del Ddl
Gelmini e ne modifichino i contenuti.
Sono tanti i ricercatori che hanno annunciato pubblicamente la loro
decisione di rinunciare all'insegnamento e che hanno ribadito che la loro
non è una protesta corporativa, ma una lotta comune a tutte le componenti
del mondo Accademico e scolastico e alla quale, quindi, si auspicherebbe
l'adesione di professori ordinari, associati, dottorandi, studenti, ecc.
Un ricercatore di Scienze della Formazione ha informato i presenti che i
colleghi della sua Facoltà ad avere consegnato i moduli di "indisponibilità"
sono più della metà; per quanto riguarda Chimica industriale, invece, la
percentuale di indisponibili è di cento su cento.
C'è anche chi ha optato per la non astensione dalla didattica, è il caso dei
ricercatori della Facoltà di Giurisprudenza, più della metà dei quali non
intende rinunciare agli incarichi, pur dichiarando di volersi impegnare in
altre forme di protesta, le quali, però, nonostante le sollecitazioni di
qualche partecipante alla riunione, non sono state precisate.
E' stata una minoranza di persone che è intervenuta esprimendo la propria
contentezza riguardo alla decisione del rettore di rinviare le lezioni di
una settimana, e che ha dichiarato di volersi mobilitare durante questo
lasso di tempo con iniziative di protesta, ma prevedendo, dopo questo
periodo, la fine delle mobilitazioni; è stata una minoranza di persone, in
pratica, ad avere sostenuto di accontentarsi di una settimana di
contestazione dopo la quale, però, si vorrebbe tornasse tutto alla
normalità.
La maggioranza dei partecipanti intervenuti, invece, ma anche di quelli non
intervenuti, a giudicare dal rumore degli applausi dopo ogni intervento più
radicale, ha sostenuto l'inutilità di una protesta limitata ad una durata di
una settimana e l'intenzione di rinunciare alla didattica e di attivarsi
affinché anche le altre componenti accademiche, e soprattutto gli studenti,
partecipino a questa mobilitazione con iniziative da concordarsi nelle
riunioni a venire. Ha sottolineato, inoltre, che la controparte del
movimento di protesta non è il rettore dell'Università di Bologna, le cui
decisioni non devono essere considerate come vincolanti, bensì il Governo di
questo Paese, e finché l'iter parlamentare della Riforma Gelmini non sarà
bloccato, ha dichiarato, il movimento di lotta non si deve assolutamente
fermare.
Per questo motivo, ha chiaramente espresso un giovane dottorando
dell'Università di Bologna, è necessario lavorare fin da subito per
coinvolgere il maggior numero di persone possibile nel movimento, per
spiegare agli studenti il perché del rinvio delle lezioni e per organizzare,
quindi, momenti di incontro, assemblee di Ateneo e di piazza, manifestazioni
e qualsiasi altra iniziativa che costituisca un momento di informazione e di
riflessione sul tema dell'Università e della scuola pubbliche.
A questo proposito è stato proposto di utilizzare la "notte dei
ricercatori", iniziativa prevista per Venerdì 24 Settembre, come occasione
per parlare di questo movimento di protesta ed è stata fissata per Venerdì
24 Settembre dalle 17 alle 19 in Via Zamboni 38 un'assemblea di Ateneo degli
studenti e dalle 19 in poi una riunione pubblica, aperta a tutti, in Piazza
Verdi per continuare a discutere della mobilitazione.
Bologna, 23/09/2010 Collettivo studenti SU LA TESTA
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