[Redditolavoro] la fiom alla Indesit firma l'accordo con fim uilm ugl per gli esuberi del gruppo

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Fri Sep 10 07:55:43 CEST 2010








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09-09-2010



COMUNICATO STAMPA



Anche alla Indesit, come nell'accordo alla Fiat di Pomigliano, il ruolo del 
ministro  del lavoro Sacconi si dimostra essenziale per far passare i piani 
dei padroni per mantenere alti i loro profitti  sulla pelle degli operai.



Così dopo aver annunciato nell'intervista il giorno prima dell'incontro al 
minstero (sole 24 ore del 8 settembre) dall'amministratore delegato della 
Indesit Marco Milani che l'obbiettivo è di risolvere velocemente la vertenza 
con il sindacato:"perchè se non troviamo ora una soluzione che sia la meno 
dolorosa possibile guardando al medio termine, alla lunga la situazione 
potrebbe diventare molto più complicata".





nell'incontro di ieri a roma al ministero del lavoro con la "mediazione" 
diretta del ministro Sacconi, fim-fiom-uilm-ugl e indesit hanno sottoscritto 
un verbale che sempre lo stesso giornale di confindustria definisce come il 
"primo accordo per gli esuberi del gruppo indesit".



in sintesi da oggi indesit potrà iniziare il processo di ricollocamento, di 
trasferimento nelle altre sedi e di incentivazione all'esodo dei 500 
lavoratori degli stabilimenti di brembate e refrontolo e il tutto dovrà 
avvenire in "costanza di produzione negli stessi stabilimenti come primo 
tassello della realizzazione del suddetto piano".



a novembre si farà  una verifica "dello stato di avanzamento dei processi 
avviati" con riferimento al ricollocamento dei dipendenti (l'azienda ha 
stanziato una dote fra i 10 e i 20 mila euro per favorire le riassunzioni) e 
alla prosecuzione del confronto con i sindacati sul piano industriale italia 
che comprende investimenti per 120 milioni e la chiusura dei 2 stabilimenti 
citati sopra.



in sintesi secondo l'azienda il punto è che i 2 siti non competitivi: 
producono meno di quanto sarebbe necessario per bilanciare i costi.

a brembate indesit produce ogni anno 300mila lavatrici a caricamento 
dall'alto, a refrontolo 10mila pezzi cosidetti speciali. in totale il gruppo 
produce 13 milioni di pezzi all'anno.

riteniamo necessario accorpare le 2 produzioni agli stabilimenti a casera e 
fabriano...



sempre ad milani nell'intervista del giorno prima ribadiva:"tagli necessari, 
ma pronti a discutere di flessibilità con i sindacati"....per ridurre le 
pause da 30 a 20 minuti e intrvenire su turni e orario di lavoro...."tutto 
questo avverrà all'interno del contratto nazionale".



come già successo qualche anno fa negli accordi aziendali sottoscritti  vedi 
l'articolo "Accordi di flessibilità al nord" del sole 24 ore del 16 
settembre 2007, che mette in luce come "a livello locale si firmino accordi 
anche molto innovativi su flessibilità e straordinario".

Alla Indesit company un gruppo che in italia conta 5500 dipendenti con 
stabilimenti (torino, treviso, bergamo, fabriano, ascoli piceno, caserta), 
come dice soddisfatto il responsabile delle relazioni industriali,è stato 
"ottenuto" nel contratto aziendale, "firmato l'anno scorso in tre mesi e 
senza un'ora di sciopero, che toglie i tetti alla flessibilità. Per 
bilanciare la scelta, i lavoratori finiscono in un "bacino" al quale la 
società deve attingere per le assunzioni, con un criterio di anzianità 
aziendale. "abbiamo reso l'azienda flessibile superando il concetto di 
precarietà e sostituendolo con la sfida: se cresciamo, aumentano gli 
occupati".

Altro elemento di garanzia, i contratti a termine vengono trasformati a 
tempo indeterminato in 48 mesi, un limite che però gradualmente si 
abbasserà.

"abbiamo eliminato il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e con un uso 
attivo e passivo della flessibilità affrontiamo i picchi di lavoro", 
continua stango. Un accordo firmato da tutti fiom compresa.




ma ritornando all'accordo odierno la multinazionale ricorda che un programma 
analogo di ricollocamento è stato attuato per alcuni siti inglesi: il 70/80% 
degli esuberi è stato ricollocato in 6 mesi. lo stesso dovrebbe avvenire nel 
bergamasco dove il tasso di disoccupazione è del 4 % e considerando anche 
l'eventuale trasferimento in altre sedi del gruppo in italia.



non ha caso l'economista del corriere della sera di vico il 2 settembre 
parlava di:

"Indesit, a Brembate Sopra la Pomigliano della lavatrici"...........


Insieme al più famoso Sergio Marchionne c'è un altro top manager che si sta 
ponendo da qualche tempo la stessa inquietante domanda: "Ci sono ancora le 
condizioni per produrre in Italia consistenti volumi di lavatrici e 
frigoriferi?". Marco Milani è da sei anni l'amministratore delegato della 
Indesit, il gruppo che fa capo all'ex presidente della Confindustria 
Vittorio Merloni, considerato negli ambienti sindacali tutt'altro che un 
falco.



Come si può constatare tra il caso Fiat e quello Indesit ci sono sicuramente 
analogie ma anche differenze. La produzione di elettrodomestici somiglia 
molto all'auto perché sono entrambi beni di consumo durevoli e richiedono in 
fabbrica il ricorso alla linea di montaggio quindi rendono decisivo il 
negoziato sulle pause e sulla flessibilità.
Contrariamente a Marchionne, che è andato persino al Meeting di Rimini, 
Milani sta attentissimo a non esporsi, ma la sensazione è che stia per 
iniziare l'autunno più lungo delle relazioni industriali made in Italy. Non 
solo a Pomigliano.















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