[Redditolavoro] Da San Precario: la-coerenza-del-sindacato-nel-favorire-la-diffusione-della-precarieta

afuma afuma at eco.unipv.it
Fri Nov 19 13:14:15 CET 2010


Cara Matilde, hai perfettamente ragione. Dobbiamo lottare per consentire
il diritto alla scelta del lavoro e non solo il diritto al lavoro...

Andrea 

On Fri, 19 Nov 2010 12:12:02 +0100, "matilde" <matilde at inventati.org>
wrote:
> ottima analisi ma  chiedo:  e se un errore fosse anche l'aggrapparsi 
> disperatamente a lavori odiati, o dove non si è desiderati, invece di 
> lottare per un sistema di garantito e ben coperto passaggio da un lavoro

> all'altro?
> laura
> ----- Original Message ----- 
> From: "afuma" <afuma at eco.unipv.it>
> To: "Precog" <precog at inventati.org>; "Neurogreen" 
> <neurogreen at liste.comodino.org>; "Redditolavoro" 
> <redditolavoro at lists.ecn.org>
> Sent: Friday, November 19, 2010 11:49 AM
> Subject: [Redditolavoro] Da San Precario: 
> la-coerenza-del-sindacato-nel-favorire-la-diffusione-della-precarieta
> 
> 
>>
http://www.precaria.org/la-coerenza-del-sindacato-nel-favorire-la-diffusione-della-precarieta.html
>>
>> ****
>>
>> Sappiamo perfettamente  come certe idee, certe convinzioni, col passare
>> del tempo, possano mutare;  cambia la realtà che ci circonda e perchè
>> non
>> dovremmo cambiare il nostro modo di agire e pensare in essa? La
saggezza
>> popolare ha immortalato questa semplice ma importante conclusione con
il
>> motto ” errare è umano, perseverare è diabolico”.  Sappiamo anche che
in
>> una grande organizzazione come ad esempio la Cgil vi sono infinite
>> differenze comportamentali e attitudinali: in alcuni territori o
settori 
>> il
>> sindacato è più combattivo, la base militante è ben diversa dai quadri
>> burocratici e così via. Lo sappiamo bene noi che, pochi o tanti che
>> siamo,
>> abbiamo al nostro interno mille traiettorie sindacali diverse, molte
>> delle
>> quali fanno capo alla Cgil.
>>
>> Quindi la questione non è essere contro la Cgil a priori. Se domani il
>> più
>> grande sindacato italiano dovesse dire “ok, ci siamo sbagliati, d’ora
in
>> poi si cambia registro, uniamoci nella lotta contro la precarietà” noi
>> ne
>> saremmo solo felici. Non è una questione di pelle, bensì è una
questione
>> di dignità. Non possiamo farci prendere per il culo sempre. Non sono
>> sufficienti una campagna di marketing virale sulla precarietà, due
>> dichiarazioni alla stampa, tre vertenze giocate all’attacco, per
>> convincerci che l’andazzo è cambiato, anzi.  Prendiamo la Fiom (sempre
>> Cgil): siamo convinti che le aperture sulle questioni del reddito, dei 
>> beni
>> comuni, verso un impianto di diritti nuovo capace di tutelare chi non
lo
>> è
>> mai stato, siano aperture vere.
>>
>> Abbiamo dei dubbi su un’impostazione che ha una centralità troppo
>> sbilanciata su un lessico operaio, mentre noi pensiamo che il
cambiamento
>> si potrà avere solo attraverso l’adozione di “un punto di vista
>> precario”
>> con tutto quello che ciò implica. Su questo punto però ritorneremo, ora
>> è
>> poco rilevante. Ci basta dire, per concludere, che il percorso lanciato
>> dalla Fiom ha un ragionamento alle spalle e la dignità per essere
>> attraversato, e ad  esso guardiamo con interesse, seppur nelle
>> differenze.
>> La rete dei precari “non più disposti a tutto”, la manifestazione del
>> 27,
>> le roboanti dichiarazioni sul tema della produttività, sul piano
>> industriale, sulla competitività, invece non ci interessano. Anzi
>> aggiungiamo anche, il sucecsso del 27 verrebbe giocato dalla Cgil
contro 
>> la
>> Fiom, e contro lo sciopero generale, sempre più lontano. Siamo sicuri
di
>> voler avallare tutto ciò?
>>
>> La coerenza di un sindacato: è una storia lunga, leggendaria, ma non è
>> una
>> favola a lieto fine
>>
>> Tutto cominciò con il Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, che,
>> durante il discorso alla Fiera del Levante di Bari, nel 1996 pronunciò
>> la
>> storica frase “Scordatevi il posto fisso!”.
>> La dichiarazione d’intenti trova un immediata applicazione nella Legge
>> n.196 del 27 luglio 1997, nota ai più come Legge Treu, che istituiva in
>> Italia il lavoro interinale. Tale legge ha avuto l’avvallo dei
sindacati
>> e
>> dei partiti della sinistra. Il voto favorevole era stato giustificato
da
>> due ragioni. Le forme di flessibilità  avrebbero interessato “le 
>> qualifiche
>> di elevato contenuto professionale” (art. 4). Il sindacato avrebbe 
>> vigilato
>> tramite i contratti collettivi e garantito contro gli abusi. Come mai
>> allora il lavoro interinale, grazie alla firma di Cgil, Cisl e Uil nei
>> contratti collettivi di cui sopra, è stato introdotto nel settore
>> artigianale (1999), nel settore dell’edilizia (1999), nel settore
>> metalmeccanico e nel settore pubblico (agosto 2000)? Dove sta in questi
>> settori l’elevato contenuto professionale?
>>
>> Ma veniamo a tempi più recenti. Nel maggio 2004, vi è il rinnovo
>> contratto
>> tessili-abbigliamento. Vengono introdotte norme sul tempo determinato, 
>> il
>> job sharing e l’apprendistato che recepiscono interamente il decreto 
>> 368/01
>> che consente ai padroni di introdurre tali contratti atipici per un
certo
>> ammontare, non sempre verificabile. La stessa Cgil si era pronunciata
>> contro tale decreto. Perché allora firma il contratto? L’abitudine di
>> dichiararsi contro una legge ma poi firmare i contratti che ne
consentono
>> l’applicazione (soprattutto se si tratta di aumentare la precarietà)
>> raggiungerà il parossismo dopo il varo della Legge (30), impropriamente
>> nota come Legge Biagi.
>>
>> Negli anni recenti, occorre ricordare  il caso dell’accordo su Atesia,
>> una
>> firma che ancora oggi è una ferita aperta. Si tratta di una storia
>> emblematica. In Atesia operavano più di 2000 precari, situazione
simbolo
>> della precarietà. In seguito all’intervento del Ministro Damiano e
della
>> Cgil, sulla base della distinzione tra inbound e outbound, alcune
figure
>> precarie vengono sottoposte a stabilizzazione del posto del lavoro. Una
>> stabilizzazione che tuttavia richiede alcuni sacrifici in termini di
>> orario, salario e perdita di contributi previdenziali. Di fronte al
>> classico ricatto: o accetti queste condizioni peggiorative (rispetto a
>> ciò
>> che ti spetterebbe) oppure rischi il posto di lavoro, la maggior parte
>> dei
>> precari ha accettato.
>>
>> Oggi si trova a guadagnare poco più di 800 euro al mese in condizioni
>> lavorative pessime e senza che gli anni con contratto precario siano
>> stati
>> riconosciuti come contribuzione previdenziali. Quei pochi che non hanno
>> accettato obtorto collo la firma voluta dalla Cgil e hanno fatto causa,
>> oggi, dopo le sentenze favorevoli della pretura del lavoro di Roma nel
>> giugno del 2010, si trovano a poter scegliere se essere ammessi al
tempo
>> indeterminato con condizioni contrattuali migliori (se vogliono) o
avere 
>> un
>> risarcimento che varia tra gli 80.000 e 100.000 euro. Un bel risultato,
>> si
>> direbbe.
>>
>> Il  caso Atesia non è isolato, ma paradigmatico e fa scuola  (vedi ad
>> esempio Telecom). Numerosi sono gli esempi di come la Cgil pur di
>> arrivare
>> ad una firma più o meno concertativa spinge i propri aderenti a firmare
>> contratti capestro. Ultimissimo caso è quello a noi vicino di Rho
Fiera.
>>
>> In
>> una giungla di subfornitura e subappalti con condizioni lavorative più
o
>> meno di tipo feudale (senza neanche avere la certezza di essere pagato,
>> come hanno amaramente constatato i dipendenti della Best Union),  la
>> società Milano Fiera decide di sbarazzarsi di circa 85 dipendenti su
>> 300.
>> Immediatamente la Cgil inizia una trattativa che porta al non rinnovo
di
>> contratti per alcune figure precarie e alla Cassa Integrazione per gli
85
>> dipendenti considerati in esubero, senza neanche la certezza ella
>> riassunzione. Tutto ciò avviene ponendo i lavoratori di fronte
>> all’aut/aut
>> di dire sì o di rischiare la perdita del lavoro. A neanche pochi mesi 
>> dalla
>> firma dell’accordo, gli esuberi si sono già moltiplicati…… Chissà come
>> mai.
>> Sul caso Fiera sta oggi intervenendo San Precario.
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