[Redditolavoro] Il contributo della Rete al Convegno di Orvieto "Per Non Morire di Lavoro"_II° edizione

cobas sc ravenna cobasravenna at libero.it
Wed Nov 10 18:14:46 CET 2010


La Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro segnala questo Convegno
nell’intento di avanzare nella lotta generale contro i padroni assassini e i
governi loro complici.

 

Facciamo appello a organizzare una settimana di mobilitazione in tutti i
posti di lavoro e sul territorio dal 5 al 11 dicembre

l'appello nazionale e il calendario delle iniziative sarà definito per la
fine della prossima settimana

aderire- contattare - scrivere e proporre sin da subito

bastamortesullavoro at g.mail.com

 

 

 

Il testo che segue è l’intervento della Rete nazionale per la sicurezza nei
luoghi di lavoro che verrà letto al Convegno

 

Orvieto 13 Novembre 2010

sala del governatore - palazzo dei sette

a partire dalle ore 11.00

 

 

 

La Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro saluta gli organizzatori e i
partecipanti al II° Convegno ad Orvieto e, pur non potendo partecipare
direttamente, con questo intervento intende comunque dare un contributo per
avanzare nell'unità della lotta contro le morti sul lavoro. 

 

Giovedì 4 novembre a Paderno Dugnano abbiamo visto lo spettro di una nuova
Thyssen con 7 operai bruciati in un impianto di smaltimento di rifiuti
pericolosi, 3 sono in gravissime condizioni e 2 rischiano la vita. Ancora
una volta a mettere a rischio la vita degli operai, di cui moltissimi sono
immigrati, è tutto il sistema a comando padronale, con i subappalti, le
facili autorizzazioni delle istituzioni a padroni senza scrupoli, l'assenza
di controlli, la mancanza d'azione dei sindacati. Ancora una volta eventi
tragici che non sono “fatalità”, ma sono causati dal primato del profitto ad
ogni costo perseguito dai padroni, da un sistema per cui la vita umana non
vale niente.

La battaglia per la sicurezza e la salute dei lavoratori e delle popolazioni
è una battaglia da sviluppare in forme nuove e la Rete nazionale per la
sicurezza sul lavoro è lo strumento che può incidere nei rapporti di forza
tra operai e padroni e creare un movimento capace di contrastare le
politiche dei governi. Una battaglia di “civiltà” che non può avanzare a
livello delle singole aziende ma solo come battaglia nazionale, non solo
sindacale ma anche politica, culturale, che mette insieme tutte le energie
disponibili su questo terreno e crescere nella determinazione di condurre
una guerra, perchè è guerra quella che padroni e governi stanno portando
avanti contro i lavoratori che solo il rovesciamento del loro sistema può
risolvere a vantaggio dei lavoratori .

Abbiamo dato vita alla Rete il 26 ottobre, 2 mesi prima la strage della
Thyssen. Abbiamo messo in campo una “marcia-carovana”, un movimento che ha
attraversato molte città dove sono accaduti morti e stragi sul lavoro,
città-simbolo che parlano a tutti.

Abbiamo costruito con pochissime forze la manifestazione nazionale il 6
dicembre a Torino, costruito a partire dai diversi posti di lavoro, in
diverse città e abbiamo portato in piazza 5 mila persone con un corteo
partito dai cancelli della Thyssen. 

Dopo, ad aprile, è stata la volta della fabbrica della morte, l’ILVA di
Taranto, che manda a morire tantissimi operai e provoca morte e malattie
gravi tra la popolazione. Ed abbiamo organizzato una manifestazione a
Taranto e, anche in questo caso, l'appello è stato raccolto da 5 mila
persone.

Poi è stata la volta della manifestazione davanti al Tribunale di Torino al
processo Eternit, il più grande processo, d’interesse mondiale, sulla
questione amianto.

Appena insediato questo governo lo abbiamo “assediato” con un presidio
mentre una nostra delegazione incontrava un rappresentante di Sacconi il 20
giugno a Roma e abbiamo portato le nostre delegazioni al parlamento in
occasione della discussione del Testo Unico.

I processi sono anch'essi un terreno di scontro e abbiamo organizzato
presidii, denunce e controinformazione costante a quello della Thyssen,
Eternit e Ilva.

Ci siamo battuti per la difesa dei lavoratori e delegati combattivi
licenziati per rappresaglia dai padroni con campagne a sostegno e per il
reintegro di De angelis, Andrea Pianeta, di Salvo Palumbo della Fincantieri
di Palermo.

Abbiamo condotto una campagna contro la precarietà a partire
dall'occupazione dell'agenzia interinale di Ravenna, l'Intempo, per
rivendicare, nella città della strage della Mecnavi, giustizia per la morte
di Luca Vertullo, un giovane operaio poco più che ventenne morto al porto al
suo primo giorno di lavoro, dopo solo un'ora di lavoro. L'agenzia è della
CGIL e noi l'abbiamo occupata per non fare spegnere i riflettori sulla
vicenda, per contrastare il caporalato legalizzato dalle leggi Treu e Biagi
e per questo siamo stati denunciati. E' stata un'azione per contrastare
realmente la precarietà perchè, come il convegno nazionale a Ravenna del 13
marzo dimostra, le agenzie interinali possono uccidere!

Abbiamo condotto tante altre iniziative ancora nelle città delle stragi
delle cisterne, fino alla manifestazione di Viareggio ad un anno della
strage.

Questo è stato il nostro lavoro ad oggi. Ma le energie sono ancora
insufficienti, ci sono molte resistenze ad unirsi per fare avanzare a
livello nazionale questa battaglia.

E oggi i padroni sono ancora più arroganti di ieri e vogliono sfruttarci
come schiavi e schiacciarci se li contrastiamo, e dalla loro hanno i
sindacati, ad eccezione della fiom, attivamente impegnati a sostenere i
diktat padronali. La concertazione è cambiata in corporativismo, i contratti
nazionali non valgono più e così avanza il fascismo padronale, con la Fiat
in testa. Bassi salari, precarietà, lavoro nero, aumento dei ritmi di lavoro
fanno aumentare il rischio di lasciarci la pelle nei luoghi di lavoro. E se
sei precario o immigrati i rischi aumentano ancora di più.

Il governo Berlusconi, con il ruolo di punta dei ministri Sacconi e
Tremonti, sta mettendo in campo tutto il suo odio di classe contro i
lavoratori con il collegato lavoro, apripista per la cancellazione dello
Statuto dei lavoratori, con il taglio ulteriore ai controlli ispettivi di
apparati di vigilanza, controllo e prevenzione che devono “collaborare” con
le aziende, come ha scritto nella circolare il min. Sacconi (e in molti casi
questo lo fanno già, come le stragi della Thyssen e di Capua hanno
dimostrato), con lo smantellamento del Testo Unico sulla sicurezza, con la
depenalizzazione e la riduzione delle sanzioni agli imprenditori colpevoli
di infortuni o morti per e sul lavoro, con la cancellazione del registro
degli infortuni (sarà obbligatorio segnalare solo quegli infortuni sul
lavoro che comportino lesioni con prognosi maggiore ai 14 giorni, mentre
erano 3 nella vecchia normativa). 

Con la Finanziaria ha soppresso un istituto come l’ ISPESL, unico ente di
ricerca nel settore della prevenzione della sicurezza del lavoro e in cambio
ci ha voluto umiliare col vergognoso spot sulla sicurezza che dice che la
“sicurezza sul lavoro la pretende chi si vuole bene” come se i lavoratori
fossero gli unici responsabili dei propri infortuni, delle proprie morti e
delle malattie professionali.

Ogni giorno ci martella con la “riforma della giustizia”: ma di quale
giustizia parlano Berlusconi ed i suoi ministri? Dopo 16 mesi ancora non si
conoscono i nomi degli indagati della strage di Viareggio, nessun padrone ha
pagato per i suoi crimini; nelle aule dei Tribunali, con la sola eccezione
di Torino, le morti/stragi sul lavoro non vengono sanzionate come omicidio
volontario; la catena di appalti e subappalti rende difficile
l'individuazione di specifiche e chiare responsabilità. Nessuna parola o
norma per velocizzare i processi e i risarcimenti per le vittime sul lavoro
e dei loro famigliari! Nessuna parola per inasprire le pene: per omicidio
colposo il massimo della pena sono 5 anni! Vogliono il processo “breve” e le
prescrizioni per assolvere i padroni! E risarcimenti negati ai lavoratori
immigrati, come dimostra la sentenza di un giudice di Torino.

Questo governo, che persino la Corte di giustizia UE ha condannato per la
deroga sul coordinatore della sicurezza nei cantieri, ci offre pure
l'insulto di un Tremonti che dichiara che “la sicurezza sul lavoro è un
lusso che (padroni è governo, ndr) non possiamo più permetterci.”

E a questa condizione di moderno schiavismo che ci vogliono condannare
quando Sacconi e Marchionne ripetono all'unisono: “superare la logica del
conflitto nei rapporti di lavoro”. 

Bisogna costruire una nuova campagna nazionale e una nuova manifestazione
nazionale di lotta e di combattimento nel senso letterale della parola, a
partire dalla settimana di mobilitazione che abbiamo lanciato dal 5 al 11
dicembre da realizzarsi a livello territoriale e nei luoghi di lavoro.

Dobbiamo preparare lo sciopero generale contro padroni e governo.

Il processo Thyssenkrupp diventa centrale per contrastare i piani padronali
che passano anche dai Tribunali. Quella strage è il simbolo di tante stragi
sul lavoro, della giustizia negata in tanti processi: per questo facciamo
appello ad unirsi alla Rete nel manifestare all'ultima udienza prima della
sentenza.

Dobbiamo costruire una campagna a difesa della vita dei lavoratori immigrati
che stanno pagando pesantemente lo sfruttamento, con una legislazione
razzista complice che li costringe al ricatto del contratto/permesso di
soggiorno. Ce lo ricordano gli operai immigrati di Paderno Dugnano e la
lotta sulla gru degli immigrati di Brescia, come la rivolta di Rosarno e gli
scioperi a Castel Volturno.

 

Le campagne che proponiamo hanno bisogno di nuove energie, di unità nella
Rete, di combattimento reale per una rivoluzione politica e sociale che
metta fine al sistema del primato del profitto sulla vita degli operai e dei
lavoratori.

 

Rete nazionale per la sicurezza nei luoghi di lavoro.

 

 

 

 

 

 

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