[Redditolavoro] [Fwd: I: [psichiatriafuckyou] Fwd: Fwd: Ancora arresti a Torino - Un appello da Milano - La situazione a Modena e a Bologna]

telviola at ecn.org telviola at ecn.org
Thu May 13 13:23:40 CEST 2010


---------------------------- Original Message ----------------------------
Subject: I: [psichiatriafuckyou] Fwd: Fwd: Ancora arresti a Torino - Un
appello da Milano - La situazione a  Modena e a Bologna
From:    "marco cavallo" <punkina150 at yahoo.it>
Date:    Thu, May 13, 2010 11:36 am
To:      collettivo at yahoogroups.com
         controiltso at yahoogroups.com
         fori-sociali at yahoogroups.com
         libertari at yahoogroups.com
         telviola_t28 at inventati.org
         telviola at ecn.org
         transiti_inconsci28 at yahoo.it
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--- Mer 12/5/10, peste <lapeste@ ha scritto:


Da: peste <lapeste at Oggetto: [psichiatriafuckyou] Fwd: Fwd: Ancora arresti
a Torino - Un appello da Milano - La situazione a Modena e a Bologna
A: "psichiatriafuckyou" <psichiatriafuckyou at yahoogroups.com>
Data: Mercoledì 12 maggio 2010, 17:00


 






---------- Forwarded message ----------
From: Andrea Andrea <ilsalasso@>
Date: 2010/5/12
Subject: Ancora arresti a Torino - Un appello da Milano - La situazione a
Modena e a Bologna
To: lista radio <blackout-list@ inventati. org>, anti-cie
<Anti-cie at inventati. org>




Prove di (molta) forza
Irruzione della polizia, all’alba di questa mattina, dentro a tre case
occupate torinesi (l’Asilo di via Alessandria, il Mezcal di Collegno e
il Barocchio di Grugliasco), un Centro sociale (l’Askatasuna di corso
Regina Margherita) ed alcune case private di compagni. Il quadro non è
ancora chiarissimo. Quel che si sa di sicuro è che l’operazione è
frutto delle indagini sugli scontri avvenuti durante il primo sgombero de
Lostile di corso Vercelli, il dieci dicembre scorso. Pure di sicuro si sa
che gli agenti hanno notificato degli obblighi di firma ad alcuni compagni
e che altri sono stati messi agli arresti domiciliari, ma non si conoscono
con chiarezza in quanti complessivamente siano stati sottoposti a queste
misure cautelari. E ancora, di almeno due compagni si sa che sono stati
portati in Questura, ma non si conosce la loro destinazione finale.
Per intanto, vi invitiamo a seguire gli aggiornamenti su Radio Blackout e
su Indymedia Piemonte.
E a rileggervi i resoconti sullo sgombero de Lostile di Corso Vercelli:
Prove di forza: leggi un resoconto del primo sgombero de Lostile.
Memoria: leggi il racconto di un pestaggio durante il primo sgombero de
Lostile.
Prove di forza / 2: leggi un resoconto del secondo sgombero de Lostile.
Aggiornamento ore 10,30. Una gran bella maxi-operazione, quella di questa
mattina. Ora che se ne delineano meglio i contorni (3 compagni arrestati,
4 ai domiciliari, 9 sottoposti all’obbligo di firma),  la riconosciamo
perché in effetti già ai tempi degli arresti di febbraio, gli inquirenti
avevano spiegato che i fascicoli aperti parallelamente erano più d’uno
e che tutti avrebbero riservato sorprese. Questa estate le misure contro
(alcuni) studenti, poi appunto quelle contro (alcuni) antirazzisti, ed ora
è il faldone “sgomberi” a dare i suoi frutti. Per tutti: arresti
preventivi e tentativi più o meno goffi di disegnare contesti associativi
intorno ai singoli episodi di lotta. Per le 11.30 i dirigenti della
Questura hanno annunciato una conferenza stampa nella quale scopriranno le
carte: vedremo quanto saranno truccate e se, dopo tanto dispiegamento di
forze, faranno l’ennesima figura barbina.



Un appello da Milano«Una sera d’estate Joy, una ragazza nigeriana
vittima di tratta, porta il proprio materasso fuori dalla cella del Centro
di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano. Preferisce
dormire nel corridoio, dove fa più fresco.

Durante la notte si sveglia di soprassalto: sul suo corpo le mani di
Vittorio Addesso, ispettore-capo del Cie, che si è sdraiato sopra di lei.
Joy lo respinge con forza e decisione, altre donne la sostengono.
Un “normale” episodio di brutale ­e sessista amministrazione
all’interno di un Cie, dove gli aguzzini dominano incontrastati, forti
delle connivenze dei gestori di quei lager per immigrate/i.
Alcuni giorni dopo nel Cie di Milano scoppia la rivolta contro il
“pacchetto sicurezza”. Joy e le altre donne che l’avevano aiutata
vengono brutalmente picchiate, nude, dall’ispettore Addesso e colleghi,
e arrestate: una chiara rappresaglia da parte di chi mette in atto ricatti
sessuali e molestie e non intende accettare il rifiuto.
Durante le udienze del processo ai rivoltosi, Joy denuncia la tentata
violenza da parte dell’ispettore. Hellen, sua compagna di stanza,
conferma l’accaduto, diventando la sua testimone.
La Croce Rossa, nella figura del responsabile Massimo Chiodini, copre
l’ispettore-capo di polizia. La giudice, voce della “giustizia”
italiana, denuncia entrambe le donne per calunnia.
Tutte e cinque le donne imputate vengono condannate a sei mesi di carcere
per la rivolta. A febbraio, terminata la pena, vengono riportate in un
Cie, dove a tutt’oggi si trovano rinchiuse ­ tutte tranne una ­con la
prospettiva di essere deportate in Nigeria, una prospettiva che per Joy ed
Hellen, come per tante/i altre/i, equivale ad una condanna a morte.
L’8 giugno a Milano si terrà l’incidente probatorio, udienza durante
la quale si troveranno faccia a faccia Joy, Hellen e Vittorio Addesso.
Con Joy, dietro a Joy, vi sarà tutto il mondo dei Cie, fatto di
controllo, intimidazioni, abusi e violenze sui corpi rinchiusi. Dietro
Vittorio Addesso starà tutta la gerarchia degli aguzzini, fino ad
arrivare in alto, al ministero dell’interno e ad uno stato che vuole,
gestisce e controlla quei lager. Uno stato che, nella figura di un suo
servo, si troverà per l’ennesima volta come parte accusata in un’aula
di tribunale da cui, molto probabilmente, ne uscirà assolto.
Ma non è da quell’aula di tribunale che ci aspettiamo una rottura con
un consolidato meccanismo di violenze, abusi e ricatti, meccanismo che si
esplicita quotidianamente dentro le mura di ogni Cie. È urgente la presa
di posizione di ognuna/o di noi contro le complicità che permettono
l’esistenza di un lager di stato e coprono gli abusi che vi avvengono
quotidianamente.
Per questo l’udienza che si terrà a Milano l’8 giugno, preceduta da
una settimana internazionale di lotta contro le deportazioni, chiama tutte
e tutti a fare una scelta di parte, ad opporsi e ad esserci.
Una mobilitazione fattiva che arrivi a concretizzare il vero obiettivo: la
lotta per la distruzione di tutti i Cie, che è anche lotta per la nostra
libertà e la nostra autodeterminazione all’interno di un
paese-laboratorio sociale governato da uno stato di polizia. Invitiamo chi
non può partecipare al presidio, che si terrà a Milano in tale data, ad
organizzare iniziative nel territorio in cui vive.»


Fare del bene
«Sono obbligato a gestire una situazione che supera ampiamente le mie
capacità e la mia volontà. […] Credevamo, come associazione cattolica
di poter essere in qualche modo di aiuto a questi infelici e di
contribuire anche a un miglior quadro legislativo nei loro confronti. Ora
assistiamo sbigottiti a una crescita incontenibile di violenze verbali e
materiali che impongono scelte».
Come sapete, il “business umanitario” campa di mascheramenti
ideologici, appalti sostanziosi e pacche sulle spalle. E così Daniele
Giovanardi, il Governatore della Confraternita della Misericordia di
Modena, qualche anno fa ha curato addirittura un opuscolo per giustificare
da un punto di vista cattolico ben osservante gli affari che lui e i suoi
uomini fanno gestendo i Cie emiliani. Dategli una occhiata e, più che
nausea o sorpresa, proverete una specie di vertigine: la vertigine dello
slittamento pauroso di senso, per cui posti circondati da sbarre (da dove
non si può uscire e dove nessuno entra volontariamente ma solo trascinato
a forza dalla Polizia) diventan luoghi dove rifugiarsi in cerca di
“accoglienza, un letto e un pasto caldo” oppure dove… portare a
termine gravidanze altrimenti difficoltose! Neanche menzogne, ma parole
che divorziano dai propri significati e che se ne vanno in giro per il
mondo a piantar confusione.
Fantasioso nella produzione ideologica, fortunato negli affari, Daniele
Giovanardi ha avuto ultimamente qualche guaio con le pacche sulle spalle.
Anche perché invece di pacche ogni tanto gli sono arrivate sberle: la
più clamorosa è stata l’irruzione di dieci giorni fa dentro al Duomo
di Modena di un gruppo di compagni che han voluto dimostrare di aver
capito che a coprir la Misericordia e i suoi affari ci stanno anche gli
apparati ecclesiali cittadini e che si può esser irrispettosi fino al
punto di bussare pure a quella porta là. Spiazzato da questi sviluppi
inattesi, Giovanardi ha passato una settimana intera a puntualizzare e a
rassicurare, a scusarsi ed intanto pure ad accusare - fino a minacciare
fittiziamente di gettare la spugna per difendere la sicurezza e il buon
nome della curia cittadina.
Date una occhiata alla querelle modenese dell’ultima settimana su Scheggia.
Ascoltate la voce di questo recluso del Cie di Bologna, che ci racconta le
condizioni di vita dentro al Cie gestito dalla Misericordia:

Leggete il riassunto che fanno i compagni bolognesi della situazione in
via Mattei degli ultimi giorni.
«Ieri, 10 maggio 2010, un gruppo di solidali con i reclusi del Cie di via
Mattei a Bologna si è ritrovato sotto le mura per un Presidio con musica
e interventi. La risposta è stata immediata, con battiture e urla.
Continua a pag. 26923




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