[Redditolavoro] Fw: Basta sfruttamento, basta morti di immigrati sul lavoro, basta razzismo!
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cobasta at libero.it
Thu May 13 05:44:15 CEST 2010
Basta sfruttamento, basta morti di immigrati sul lavoro, basta razzismo!
Supersfruttato, con un salario da fame, invisibile dopo il lavoro come tutti i suoi compagni. Ma Ameur Ghrairi, tunisino di 24 anni, è morto durante la raccolta delle arance a Ribera, in provicia di Agrigento perchè il trattore era in sovraccarico e i soccorsi sono arrivati in ritardo.
Ancora una volta c'è voluta una rivolta dei moderni schiavi immigrati per rompere il silenzio. Un'ennesima morte sul lavoro di un lavoratore immigrato che richiede una mobilitazione a livello nazionale.
Basta sfruttamento, basta morti di immigrati sul lavoro, basta razzismo!
Per questo, come Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, rilanciamo la proposta lanciata ai comitati immigrati:
Ai lavoratori immigrati,
al Congresso dei Comitati immigrati del 24-25 a Roma è stato deciso di realizzare una campagna sulla sicurezza sul posto di lavoro per i lavoratori immigrati. Gli infortuni sul lavoro ai danni dei lavoratori stranieri in Italia aumentano di anno in anno: 124.828 nel 2005 (13,3% sul totale nazionale), 129.303 nel 2006 (13,9%), 140.785 nel 2007 (15,4%) e 143.561 nel 2008 (16,4%) con 189 casi mortali. Sono dati INAIL del 2010 che presumono la regolarità del rapporto di lavoro e che tutti gli infortuni vengano denunciati. Ma sappiamo che la realtà non è così.
E' una campagna necessaria perchè su questo tema non c'è stata ancora una mobilitazione specifica in Italia che denunci la condizione di "invisibilità" nelle fabbriche, nei cantieri, nelle campagne, dei lavoratori immigrati e che lotti per la difesa dei diritti, a partire da quelli della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, e della dignità di esseri umani che lavorano e faticano e non di moderni schiavi sfruttati per il profitto dei padroni italiani.
Con la manifestazione del 17 ottobre dello scorso anno, con la recente rivolta di Rosarno e lo sciopero del 1° Marzo, i lavoratori immigrati hanno ribadito proprio questo e intendono andare avanti a testa alta per non essere ricacciati nell'"invisibilità" dell'oppressione quotidiana.
Come Rete Nazionale per la sicurezza sul lavoro ci battiamo contro la guerra "incivile" ai lavoratori che il padronato porta avanti, con i governi loro amici e, oggi ancora più, con il governo Berlusconi-Bossi.
Ai padroni non gli basta averci rubato i salari, negato i diritti nei luoghi di lavoro dove l'unica "legge" è la dittatura padronale, dopo averci condannati ad una precarietà senza fine, ma hanno creato le condizioni perchè andare a lavorare è come andare in guerra. Profitti e vita, salute, degli operai sono una contraddizione.
Ma la condizione dei lavoratori immigrati è ancora peggiore perchè umiliata dal razzismo di stato che incita ai peggiori istinti xenofobi tra le masse per dividere, ricattare e sfruttare meglio con salari inferiori, precarietà e lavoro nero, senza ammortizzatori sociali, senza stato sociale. Il legame permesso di soggiorno-contratto di lavoro è la sintesi del moderno schiavismo.
Per questo abbiamo partecipato come Rete al Congresso degli immigrati portando il nostro contributo -una mozione che riproponiamo al termine di questo appello- sulla battaglia contro le morti sul lavoro dei proletari immigrati.
Il 1° Congresso dei comitati immigrati ha detto chiaramente che l'unità con i proletari italiani è l'unica strada che rende più forti gli sfruttati.
E' ora di percorrerla seriamente assieme.
Siamo dello stesso sangue, appartenenti alla stessa classe oppressa.
Dobbiamo preparare una mobilitazione nazionale per l'autunno e raccogliere le forze e le adesioni necessarie per farla riuscire.
Come Rete vi proponiamo almeno tre iniziative di rilievo nazionale per i prossimi 2 mesi. Una al nord (Milano, Brescia?), una al centro (Massa Carrara?) e una al sud (potrebbe coincidere con la due giorni nazionale dei comitati immigrati a carattere seminariale in luglio a Reggio Calabria).
Realizziamole assieme con assemblee, mozioni da firmare nei luoghi di lavoro, presentazione libri, spettacoli teatrali,film.
Mozione proposta
Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
Immigrazione e morti sul lavoro
Il supersfruttamento, lo schiavismo, il ricatto del lavoro in ogni condizione provoca sempre più morti di operai immigrati, nei cantieri, nelle fabbriche, nelle campagne.
Quando muoiono nessuno se ne occupa, spesso non hanno familiari vicino, sono alla mercé della legge del padrone.
È ora di mobilitarsi
Costruiamo una campagna nazionale autorganizzata con l'adesione e la partecipazione di tutte le realtà impegnate nella lotta contro le morti sul lavoro, la precarietà, lo sfruttamento, per i diritti dei proletari contro il razzismo, le leggi anti-immigrati e i lager CIE.
Per adesioni, info, materiali:
Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
bastamortesullavoro at gmail.com
Ameur, 24 anni travolto dal mezzo. La Procura di Agrigento indaga: soccorsi in ritardo?
La rivolta Gli immigrati incrociano le braccia, protesta in municipio: più sicurezza
Momenti di tensione quando gli stagionali si sono diretti in città
CATANIA
www.unita.it
Muore schiacciato dal trattore
Tunisini in rivolta negli aranceti
Aveva 24 anni, Ameur era uno dei tanti immigrati che faticano nella raccolta delle arance a Ribera, in provicia di Agrigento. È morto schiacciato dal trattore, forse troppo carico. Sciopero e proteste degli immigrati.
Questa volta è toccata ad un tunisino, Ameur Ghrairi, fare salire l'indecente statistica dei morti sul lavoro.
Aveva ventiquattro anni e lavorava a Ribera nella raccolta delle arance. Aspettava che
finisse la stagione per spostarsi a Pachino, nel sud est della Sicilia dove per tutta
l'estate gli extracomunitari rappresentano la principale forza lavoro nella raccolta dei
pomodori.
Era arrivato da circa otto mesi a Ribera, un grosso centro agricolo in provincia di
Agrigento. Lavorava nei campi ed era benvoluto da tutti.
I suoi compagni lo descrivono comeun ragazzo tranquillo, con la testa sulle spalle.
Uno che lavorava sodo e non aveva grilli per la testa.
Era venuto in Italia per mettere da parte un po'di soldi e costruirsi un domani in
Tunisia o forse anche in Italia.
Per Ameur Ghrairi non ci sarà nessun domani. E'morto schiacciato dal trattore che
stava guidando.
Il mezzo carico di frutta si è ribaltato e il giovane è rimasto sotto. Forse il carico era
eccessivo, forse qualcosa non andava nel mezzo. Tutti interrogativi ai quali dovrà dare
risposta l'indagine condotta dai carabinieri su delega delal Procura della Repubblica di
Sciacca. Da capire anche quanto possa aver influito la rapidità dei soccorsi. Quando è
arrivato in ospedale, portato da alcuni compagni di lavoro, per Ameur non c'era più
nulla da fare. Non è ancora chiaro se sia morto sul colpo, oppure se un intervento più
rapido dei soccorsi avrebbe potuto salvargliela vita. Il giovane infatti era solo al
momento dell'incidente e ci si è accorti deldramma solo dopo qualche tempo. A dare
una risposta a questo quesito fondamentale sarà il risultato dell'autopsia disposta sul
cadavere della vittima dall'autorità giudiziaria.
LA REAZIONE
A Ribera la notizia della morte di AmeurGhrairi hascatenato in brevissimotempo
la reazione degli extracomunitari che lavorano nelle campagne della zona. A Ribera,
nella valle del fiume Verdura, si coltiva una particolare varietà di arance a maturazione
tardiva molto apprezzate dal mercato. Per la raccolta ogni anno arrivano centinaia di
lavoratori extra comunitari, in larga parte tunisini e rumeni, molti di loro sono in
regola con il permesso di soggiorno, ma ciò nonostante sono impiegati in condizioni
non sempre ottimali sia sul piano della retribuzione che su quello dei contratti e della
sicurezza. E proprio la richiesta di sicurezza e di migliori condizioni di lavoro ha
portato lunedì mattina, subito dopo la diffusione delle notizie sulla morte di
Ameur, i lavoratori extra comunitari ad incrociare le braccia inuno sciopero
spontaneo. I lavoratori si sono riuniti sotto il Municipio e non sono mancati alcuni
momenti di tensione.
Oltre a gridare la rabbia e il dolore per la morte del loro giovane connazionale,
i lavoratori extracomunitari hanno protestato duramente, chiedendo migliori condizioni di lavoro, più sicurezza e una maggiore integrazione nel tessuto sociale del
paese.
Come accade spesso in quasi tutti i centri agricoli che impiegano manodopera
stagionale straniera, anche a Ribera gli extra comunitari dopo il lavoro massacrante
nei campi sono tenuti al margine e non hanno alcuna occasione di integrazione
con il resto del paese. A sera questi uomini che si sono spaccati la schiena per l'intera
giornata diventano dei fantasmi. Molti vorrebbero che finito il lavoro semplicemente
non esistessero.
A Ribera subito dopo il dramma è anche arrivato Hedi Snoussi un funzionario del
Consolato di Tunisia, che si è incontrato con gliamministratori e gli investigatori e
quindi ha rassicurato i suoi connazionali sull'accuratezza delle indagini e sull'impegno delle autorità per assicurare migliori condizioni sul lavoro
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