[Redditolavoro] pd nucleare

cybergodz cybergodz at ecn.org
Tue May 11 16:07:53 CEST 2010


eccoli, ahah...

http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/223074/

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«Un Pd nucleare»
Pubblichiamo qui di seguito la lettera che un nutrito gruppo di
intellettuali, scienziati, imprenditori, parlamentari, hanno spedito a
Bersani, chiedendogli che il Pd non chiuda la porta all'energia
nucleare, che non ceda a una tentazione demagogica e antiscientifica, e
lo invita a rendersi conto che il problema energetico prescinde dalle
maggioranze di oggi e inciderà sulla vita del nostro paese per un lungo
futuro.
Le firme in calce alla lettera, che sarà pubblicata oggi anche sul
"Corriere della Sera", sono state raccolte su iniziativa di due nostri
collaboratori, Chicco Testa e Umberto Monopoli.
Caro Segretario, chi ti scrive segue con attenzione l'esperienza del
Partito democratico. Alcuni sono impegnati anche nella vita del Pd. E
apprezzano il lavoro che stai facendo per dare al Pd concretezza e
radicamento, ponendo al centro della sua iniziativa i temi del lavoro e
della insufficiente struttura produttiva italiana. Oltre naturalmente
alla questione più generale e importante delle regole della democrazia
italiana. Vorremmo dare un contributo serio a questa discussione.
Tornando ai fondamentali come si dice e cercando di approfondire le
questioni con rigore intellettuale e scientifico. E con spirito concreto.

Fra le grandi questioni irrisolte del nostro Paese vi è il problema
energetico. I dati ti sono chiari: importiamo più dell'80 per cento
dell'energia primaria di cui abbiamo bisogno, principalmente, da Paesi
geopoliticamente problematici. Produciamo l'energia elettrica per il 70
per cento con combustibili fossili. Circa il 15 la importiamo
dall'estero e prevalentemente di origine nucleare. Se non la
importassimo la nostra dipendenza dai combustibili fossili (gas e
carbone in primo luogo) salirebbe oltre l'80 per cento. Con le
rinnovabili, se escludiamo l'idroelettrico, patrimonio storico del
nostro Paese, ma praticamente non aumentabile, produciamo circa il 6 per
cento. L'energia solare per la quale sono stati investiti fino a ora
circa 4 miliardi, ben ripagati dai generosi incentivi concessi fino a
oggi dal sistema elettrico italiano, contribuisce al nostro fabbisogno
elettrico per lo 0,2 per cento.

Risultato: emissioni di CO2 e di inquinanti atmosferici molto alte,
costo delle importazioni molto elevate e continuamente esposto al
rischio "prezzo del petrolio", sicurezza energetica in discussione, come
si è visto qualche anno fa con la crisi fra Russia e Ucraina, prezzi
dell'energia elettrica mediamente più elevati del 30 per cento rispetto
agli altri Paesi, in particolar modo europei.

Una situazione che richiederebbe scelte ragionate, risposte strutturali
"sostenibili" oltre che efficaci sia in termini di riduzione dello
sbilanciamento strategico del mix energetico nazionale, sia in termini
di miglioramento del suo impatto ambientale complessivo.
Per definire tali scelte a nostro avviso tutte le opzioni dovrebbero
essere considerate, nessuna esclusa, inclusa quella nucleare, non come
"la" soluzione ma come "parte della" soluzione.

L'energia nucleare, quasi ovunque, nel mondo industrializzato è vista
come un'insostituibile opportunità che contribuisce alla riduzione del
peso delle fonti fossili sulla generazione di energia elettrica,
compatibile con un modello di sviluppo eco-sostenibile.

Dal punto di vista ambientale non vi è programma internazionale
accreditato per la riduzione della CO2 che non preveda anche il ricorso
all'energia nucleare e non vi è un solo studio internazionale che affidi
alle sole rinnovabili il compito di ridurre il peso dei combustibili
fossili.

Ed invece tutti gli accenti che sentiamo oggi nel Pd prescindono
dall'analisi di questi dati e fatti.
Come ha autorevolmente affermato il presidente americano Barack Obama:
«Io credo che la creazione di lavori verdi sarà il traino della nostra
economia per un lungo periodo. Per questo abbiamo destinato un grande
ammontare di denaro per l'energia solare, quella eolica, il biodisel e
tutte le altre fonti di energia pulita. Nello stesso tempo,
sfortunatamente, per quanto velocemente crescano queste fonti avremo un
enorme fabbisogno di energia, che non potrà essere soddisfatto da queste
fonti. E la domanda è: "Da dove verrà quest'energia?" L'energia nucleare
ha il vantaggio di non emettere gas serra e dobbiamo avere il coraggio
di riconoscere che Paesi come la Francia e il Giappone e altri Paesi
sono stati molto più aggressivi nel ricorrere all'energia nucleare e con
molto più successo, senza alcun incidente. Siamo consapevoli dei
problemi legati al combustibile esausto e alla sicurezza, ma siamo
fermamente convinti che questa via sia da percorrere se siamo
preoccupati per il cambiamento climatico».

Ed è proprio, a nostro parere, dalla cooperazione fra le diverse
opzioni, innovazione tecnologica ed efficienza energetica nella
produzione e nel consumo, rinnovabili, fossili sempre più puliti e
nucleare, che si può individuare la soluzione al duplice problema che
abbiamo di fronte: disporre di energia elettrica e ridurre l'impatto
ambientale. Senza preclusioni.

Siamo l'unico Paese del G8 che non produce energia dal nucleare.
L'Europa produce circa il 30 per ento della sua energia elettrica con il
nucleare. Nell'Europa dei 27 ben 15 Paesi possiedono impianti nucleari,
12 (Gran Bretagna, Francia, Svezia, Polonia, Lituania, Romania,
Bulgaria, Finlandia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia)
hanno annunciato nuovi piani di espansione nucleare. Paesi, un tempo
considerati in via di sviluppo, come la Cina, l'India, il Brasile sono
fra i primi investitori mondiali in nuovi impianti nucleari. Grandi
Paesi produttori di petrolio stanno oggi lanciandosi convintamente nella
costruzione di nuove centrali.

Sebbene la legge che reintroduce la possibilità di utilizzo del nucleare
contenga forzature e punti sbagliati e ci siano limiti nell'azione di
governo per la realizzazione dell'annunciato programma nucleare,
riteniamo che non sia in alcun modo giustificata l'avversione al
reingresso dell'Italia nelle tecnologie nucleari .
Gli errori del Governo meritano una puntuale sottolineatura da parte
dell'opposizione e le prese di posizione dei gruppi parlamentari del Pd
nelle sedi competenti si sono ispirate a una logica di contestazione di
merito.

È incomprensibile, invece, la sbrigatività e il pressapochismo con cui,
spesso, da parte di esponenti del Pd, vengono affrontati temi che
meriterebbero una discussione informata e con dati di fatto.
Abbiamo nel Paese sentito parlare di "masserie fosforescenti" e altre
falsità di questo genere, che cozzano contro il buon senso e ogni
spirito di razionale e serio approccio al problema.

Basterebbe attraversare il confine e visitare centrali nucleari francesi
vicine ai castelli della Loira o quelle nelle vallate svizzere per
capire l'enormità di tali affermazioni.

O ancora per quel che riguarda i costi del programma nucleare:
incomprensibile senza una discussione completa su tutti i dati di
riferimento (costi di generazione del KWh, costo del combustibile,
durata di vita delle centrali eccetera) e senza confronti con i costi
delle alternative in caso di rinuncia al programma nucleare.

Per non dire del tema della sicurezza che punta a sottacere il track
record di sicurezza degli impianti nucleari che non ha paragoni con
quello di ogni altra filiera energetica .
Le tecnologie nucleari sono, ormai, essenziali e diffuse nel campo
sanitario, industriale e della ricerca.
Il tema dello smaltimento, del deposito e della sicurezza di tutti i
rifiuti nucleari, ad esempio, ci riguarda indipendentemente dalla scelta
di costruire nuove centrali. E costituisce un grande tema di ricerca e
innovazione tecnologica.

Infine. Crediamo che a te non faccia difetto la sensibilità di capire
l'importanza per l'industria italiana di partecipare di nuovo a un
processo internazionale di sviluppo del nucleare che significherà
investimenti significativi in tecnologia, infrastrutture e servizi. E
nello sviluppo di occupazione qualificata.
Caro Segretario, occorre evitare il rischio che nel Pd prenda piede uno
spirito antiscientifico, un atteggiamento elitario e snobistico che
isolerebbe l'Italia, non solo in questo campo, dalle frontiere
dell'innovazione. Ampi settori di intellettualità tecnica e scientifica,
che un tempo guardavano al centrosinistra come alla parte più aperta e
moderna dell'Italia, non ci capiscono più e guardano altrove. Noi ti
chiediamo di prendere atto che il nucleare non è né di sinistra, né di
destra e che, anzi, al mondo molti leader di governi di sinistra e
progressisti puntano su di esso per sviluppare un sistema economico e
modelli di vita e di società eco-compatibili: Brasile con Lula, Usa con
Obama, Giappone con Hatoyama, Gran Bretagna con Brown.
Noi ti chiediamo di garantire che le sedi nazionali e locali del Pd, gli
organi di stampa, le sedi di riflessione esterna consentano un confronto
aperto e pragmatico.
Riterremmo innaturale e incomprensibile ogni chiusura preventiva su un
tema che riguarda scelte strategiche di politica energetica, innovazione
tecnologica e sviluppo industriale così critiche e con impatto di così
lungo termine per il nostro Paese.

Sen. Umberto Veronesi direttore scientifico Istituto Europeo di
Oncologia, Giorgio Salvini presidente onorario Accademia Lincei
Margherita Hack astrofisica, Carlo Bernardini professore emerito di
Fisica Università di Roma - Direttore di "Sapere", Enrico Bellone
ordinario di Storia della Scienza, Edoardo Boncinelli professore di
Biologia e Genetica, Gilberto Corbellini docente di Storia della
medicina - Università di Roma, Marco Ricotti professore Politecnico di
Milano, Ernesto Pedrocchi professore Politecnico di Milano, Roberto
Vacca scienziato e scrittore, Franco Debenedetti economista, Emilio
Sassoni Corsi presidente Unione Astrofili Italiani, Marco Carrai ad
Firenze Parcheggi, Luigi de Paolis professore Università Bocconi, Chicco
Testa imprenditore, Umberto Minopoli manager, On. Erminio Quartiani, On.
Francesco Tempestini, Sen. Enrico Morando, Sen. Tiziano Treu, Sen.
Pietro Ichino, Sen. Andrea Margheri, Amedeo Lepore professore Università
di Napoli, Carlo Pedata professore, Mario Bianchi professore, Riccardo
Casale professore, Marino Mazzini professore Università di Pisa, Bruno
Neri, professore Università di Pisa, Giovanni Forasassi Professore
Università di Pisa, Giorgio Turchetti docente Università Bologna,
presidente Centro A. Volta,Carlo Artioli ingegnere nucleare Enea,
docente Master Nucleare Bologna, Sandro Paci Università di Pisa -
docente di Impianti Nucleari - presidente Corso di Laurea, Davide Giusti
ingegnere nucleare Enea - docente Master Nucleare Bologna, Ettore
Lomaglio Silvestri professore, Domiziano Mostacci ingegnere nucleare -
docente Università di Bologna, Roberta Musolesi insegnante, Guido Fano
fisico - docente Università di Bologna, Giorgio Giacomelli fisico -
docente Università di Bologna, Vincenzo Molinari professore emerito di
Fisica Università di Bologna, Marco Valenzi ricercatore, Paolo Mautino,
Francesco Romano ingegnere, Aldo Amoretti sindacalista e consigliere
Cnel, Fabrizio Rondolino giornalista, Maria Giovanna Poli giornalista,
Myrta Merlino giornalista, Gianfranco Bangone direttore di "Darwin",
Anna Meldolesi giornalista scientifica, Vincenzo Rosselli imprenditore,
Angelo Tromboni imprenditore, Antonio Napoli imprenditore, Maria Luisa
Mello imprenditore e fisico, Giuseppe Gherardi ingegnere nucleare Enea,
Francesco Pizzio ingegnere nucleare, Silvia De Grandis ingegnere
nucleare e imprenditrice, Giuseppe Bolla ingegnere, Giulio Bettanini
ingegnere elettrotecnico, Andrea Gemignani presidente Confindustria
Livorno, Herman Zampariolo presidente Vona Energy, Giulio Valli
dirigente Enea - Galileo 2001, Adolfo Spaziani direttore generale
Federutility, Giovanni Bignami astrofisico, Massimo Locicero economista,
Paolo Saracco fisico, Mauro Giannini direttore Dipartimento di Fisica
Università di Genova, Fabrizio Candoni manager, Anna Ascani manager,
Francesco Semino manager, Raffaella Di Sipio manager, Pietro Costantino
manager, Silvio Simi manager



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