[Redditolavoro] [Fwd: I: [psichiatriafuckyou] [Canapisacrew] APPELLOX OK]

telviola at ecn.org telviola at ecn.org
Tue May 11 11:33:56 CEST 2010


---------------------------- Original Message ----------------------------
Subject: I: [psichiatriafuckyou] [Canapisacrew] APPELLOX OK
From:    "brazo aieie" <transiti_inconsci28 at yahoo.it>
Date:    Tue, May 11, 2010 11:05 am
To:      "CENTRO SOCIALE" <csaexcanapificio at libero.it>
         controg8 at yahoogroups.com
         controiltso at yahoogroups.com
         "Sinistra Critica" <sinistracritica1 at yahoo.it>
         telviola at ecn.org
         fat at inrete.it
         fori-sociali at yahoogroups.com
         --------------------------------------------------------------------------



--- Lun 3/5/10,  ha scritto:


Da: mari41 at interfree.it <>
Oggetto: [psichiatriafuckyou] [Canapisacrew] APPELLOX OK
A: psichiatriafuckyou at yahoogroups.com
Data: Lunedì 3 maggio 2010, 17:13


 



 
CANAPISA X (vers.10)
29 Maggio ore 17 P.zza S.Antonio - Pisa

FESTEGGIAMO 10 ANNI....ma la storia è lunga e NON FINISCE QUI.......
............ ......... ......... ......... ......... ......... .........
......... ......... ......... ......... . ............ ......... .........
......... .....
Breve analisi della questione proibizionista in Italia negli ultimi 17 anni.
 
Era del 1993 il referendum che depenalizzava il consumo di tutte le
sostanze, la legalizzazione almeno della cannabis sembrava ormai alle
porte. Nei primi anni del 2000 era ancora forte e diffusa tale
convinzione: la legalizzazione della cannabis non solo era una cosa
possibile ma forse anche imminente.
Il 2000 era anche l'anno della Prima Conferenza governativa sulle droghe a
cui partecipava anche il primo gruppo di persone che avrebbe dato vita al
movimento di CANAPISA, in rete con il neonato Movimento Di Massa
Antiproibizionista.
Quella conferenza, presieduta dall'ora ministro delle polit iche sociali
Livia Turco, aveva fatto credere che la strada della legalizzazione della
cannabis e della messa in campo di politiche pragmatiche in materia fosse
stata concretamente intrapresa e che avrebbe condotto presto al
superamento di quel proibizionismo repressivo ispirato ad una ipocrita
retorica di una società libera dalle droghe.
Da quel momento in poi l'azione istituzionale invece di avanzare nella
direzione descritta, intraprese una veloce corsa in direzione del
moralismo e della messa al bando di qualsiasi discorso al riguardo che non
fosse di matrice repressiva, con la salita al potere del governo
Berlusconi. Questa tendenza istituzionale si realizzò pienamente ed
ufficialmente con la legge Fini Giovanardi del 2006, in occasione del
pacchetto sicurezza in merito alle olimpiadi invernali di Torino. Con
queste nuove norme in materia di sostanze stupefacenti tutte le sostanze
illecite vengono equiparate e vengono aggravate le sanzioni penali ed
amministrativi per il semplice possesso di piccole quantità e del
consumo. Le conseguenze le viviamo ancora oggi: aumento degli arresti e
delle sanzioni; diffusione di vecchie e nuove droghe, sempre più
capillare e radicata, in tutti gli strati sociali e nei più disparati
ambienti della vita quotidiana, quasi a diventare un elemento
 indispensabile al mantenimento degli stili di vita più in voga, una vera
e propria moda degli integrati, non più la moda dei marginali e dei
diversi, un abitudine dei disadattati, ma un'attività per restare al
passo con i tempi.
Nel complesso fonti di polizia stimano una crescita dei volumi complessi
nel commercio di droghe illecite, in particolare di quelle più pesanti, a
fronte di un aumento degli arresti per cannabis risultano ridotti i
quantitativi sequestrati di quest'ultima. Secondo l'Ossevatorio Europeo
delle Droghe e delle Tossicodipendenze (OE DT) tra i paesi ad alto consumo
di cocaina troviamo l'Italia, mentre per l'eroina, dalla metà degli anni
novanta all'inizio degli anni 2000 si registra un calo dei consumi e delle
problematiche connesse, tra il 2006 e il 2007 se ne evidenzia un
incremento. Nel 2008 a Roma si è stabilito il triste primato delle morti
correlare all'uso di eroina: 83 morti in un anno, secondo il capo della
squadra mobile romana.
La legge Fini Giovanardi paradossalmente può essere assimilata ad una
legge di politica economica che impone un mutamento negli assetti del
mercato nero delle droghe. Vuole imporre una certa riduzione dello spaccio
per le strade, pur non riuscendo ad eliminarlo del tutto, fa crescere i
circuiti
insospettabili, specialmente di cocaina.
Essendo per sua natura fuori legge, un mercato nero è completamente
liberalizzato, l'unica regola che è uguale per tutti è quella della pe
na. Al di là di questo fatto non esistono altre regole che valgono per
tutti; se non quelle imposte e definite non dal buon senso, dal libero
accordo e dall'onestà, come in un mercato alla luce del sole, ma dal
sopruso, dalla violenza, dall'inganno e dalla forza da parte di gente
senza scrupoli spesso facenti parte di minoranze militarmente e
politicamente organizzate: LE NARCOMAFIE.

Canapisa X

 
Nel 1999 nasceva a Pisa un gruppo di discussione sul tema delle droghe che
avrebbe dato inizio al movimento del 1° Canapisa nel 2001. Quella che
sarebbe stata una manifestazione cittadina, poi regionale e poi nazionale,
era allora rappresentata dall'attività di un collettivo di persone che si
chiamava Laboratorio Pirata. La particolarità di questo collettivo era
quella di essere formato da consumatori di sostan ze che volevano
diventare più consapevoli delle loro azioni, autotutelarsi e così
salvaguardare la propria salute quando avessero deciso di usare una 
qualche sostanza. Non soddisfatti dalle informazioni che si trovavano più
facilmente sull'argomento, spesso di natura terrorizzante, e lontane dalla
realtà variegata che si palesava davanti ai loro occhi, intraprendevano
questo viaggio/avventura alla ricerca di
informazioni sull'argomento. Da allora questo percorso non si è più
fermato ed ha condotto i suoi protagonisti ad approfondire l'argomento
droghe a 360 gradi.
 
 
In dieci anni di esperienze e di ricerche risulta evidente che a
guadagnarci dal proibizionismo non sono sicuramente i consumatori, e tanto
meno le loro famiglie, o i loro cari. A guadagnarci veramente da tutta
questa sporca vicenda sono le criminalità organizzate, mentre gli
apparati preposti al recupero e alla repressione hanno un ruolo abbastanza
ambiguo nella questione del proibizionismo: di fatto queste istituzioni
sembrano apparire come una vera e propria industria integrata la cui merce
sono i drogati. Più drogati ci sono più crescono i volumi di affari.
 
L'industria delle droghe proibite alimenta il mercato nero delle sostanze
ed è capace di fornire un'enorme liquidità monetaria immediata che
tramite il riciclaggio rientra in circolazione e così alimenta il sistema
monetario ufficiale.
L'industria dei farmaci alimenta il mercato legale del trattamento che dal
canto suo sostiene per interesse la medicalizzazione dell'uso di droghe.
Gli apparati preposti al la repressione ed al recupero, anche quando
questi apparati dello Stato sono composti da persone oneste, convinte di
fare del bene e di agire nella giustizia, si ritrovano ad essere meri
esecutori di ordini provenienti dall'alto. Il loro lavoro si riduce a
produrre drogati e a far passare il fenomeno droghe come un problema di
sicurezza e di ordine pubblico.
Mentre gli antiproibizionisti portano avanti una critica legittima e
necessaria affinché le cose migliorino sempre, il Comune di Pisa in
armonia con la politica del governo scaglia gravi accuse al movimento
antiproibizionista, attaccando frontalmente il diritto stesso a
manifestare. La critica alla legislazione in materia di sostanze
stupefacenti e la libera discussione sull'argomento è oggi additata come
istigazione al consumo. Il Comune di Pisa si allinea alla strategia
antidroga di Giovanardi e Fini, i redattori dell'ultima modifica in senso
punitivo della l egislazione italiana in materia. Ancora una volta le
istituzioni mostrano la loro ottusità e chiusura ad ogni cambiamento. Non
avendo discorsi validi da usare per affrontare la vicenda,
nell'impossibilità di difendere un proibizionismo ormai indifendibili, le
autorità comunali, nascondendosi dietro un'ipocrita critica alle
modalità “inappropriate” del movimento antiproibizionista,
 provano di fatto a negare il diritto ad esprimere liberamente il
dissenso, cercano di imbrigliarne le manifestazioni. Questa è cultura
proibizionista. L'atteggiamento di chiusura delle istituzioni nei
confronti di Canapisa non permette di discutere della vera questione che
è oggetto della manifestazione: le politiche proibizioniste. Per il
comune di Pisa la vicenda riguarda solo le istituzioni “competenti”,
che se ne occupano con “attenzione (SIC!) e serietà”. La questione
del proibizionismo riguarda proprio tutti, in primis tutti quelli che
vivono da vicino o direttamente le problematiche legate all'abuso di
droghe, compreso l'alcol.
I giovani spesso usano linguaggi incomprensibili e forme molto criticabili
per esprimere il loro pensiero, ma sta alla lungimiranza della classe
politica il compito di interpretare ed intercettare le istanze in esse
contenute. L'amministrazione locale di Pisa sta mostrando una scarsissima
capacità in questa direzione. Non è con la proibizione che si affrontano
le questioni, è una scorciatoia dal corto respiro. Ai posteri l'ardua
sentenza.
 
Oggi il cuore della nuova strategia proibizionista sta nell'aver fatto
confluire tutte le sostanze illecite in un'unica tabella e nell'aver
stabilito per tutte la stessa pena detentiva in caso di reato (cresciute
le pene per le droghe leggere, diminuite invece per quelle pesanti).
L'effetto più evidente di questa politica di fatto è stata la crescita
dell'offerta di droghe che prima erano considerate pesanti.
Da un punto di vista comunicativo l'appiattimento del discorso provocato
dall'idea che tutte le sostanze sono uguali ha fatto perdere ancora più
credibilità ai discorsi ufficiali che impedendo al tempo stesso ogni
discorso differente, teso ad approfondire l'argomento droghe, sta
producendo un'ignoranza diffusa che aumenta i rischi derivanti
dall'assunzione. Il presupposto ridicolo da cui parte il sig. Giovanardi e
a quanto pare anche il Comune di Pisa è quello secondo il quale: se le
sostanze sono illegali, non ne è consentito alcun uso e per questo ogni
discorso che non dica che fanno male è da considerare istigazione al
consumo. In questo discorso Canapisa è una manifestazione ai limiti della
legalità. Solo le istituzioni preposte possono occuparsene, tutti gli
altri soggetti che ne parlano devono essere censurati, criminalizzati e
perseguitati, quando lo fanno senza rispetto del Codice
Ultraproibizionista Ufficale. Questo è un atteggiamento
 che esclude ogni possibilità di crescita di consapevolezza sociale e
collettiva sull'argomento, va contro l'essenza stessa di avanzamento
della ricerca scientifica e sociale; è come dire che tutte le droghe
fanno male e basta, ogni critica alla legge in questione è reato di
istigazione a violare la legge stessa; è propaganda al consumo; è una
manifestazione “caricaturale”.
E' invece forte convinzione del movimento di Canapisa che affermare il
fatto che tutte le droghe dichiarate illegali facciano male allo stesso
modo e a qualsiasi condizione e a qualunque soggetto è un'informazione
talmente falsa che fa perdere molta credibilit&agr ave; all'informazione
ufficiale in materia. Proprio questa perdita di credibilità tra i più
giovani, che si ritrovano a verificare direttamente la falsità delle
informazioni ufficiali, crea paradossalmente la vera istigazione al
consumo. Infatti in quasi un secolo di proibizionismo i consumi e i
traffici di droghe sono in crescita continua, quello delle droghe sembra
essere un mercato senza crisi, che cresce anche quando il resto
dell'economia ristagna.
L'antiproibizionism o parte dal presupposto che le persone siano capaci di
un giudizio critico, che siano capaci di valutare i rischi, specialmente
quelle che riguardano la propria persona, naturalmente quando si
posseggono le informazioni necessarie per farsi un'idea. I fattori di
rischio per le droghe esistono non è proprio il caso di negarlo, ma
affermare che essi variano da sostanza a sostanza, da persona a persona,
nel tempo e nello spazio, cos&igr ave; come nella dose e nella qualità è
altrettanto innegabile. Altrimenti, come sta avvenendo, si favorisce
indirettamente il consumismo e non di disincentivarlo, come a parole si
propone l'attuale strategia proibizionista. La comunicazione del governo
in materia sta producendo nei fatti il risultato opposto. Sembra essere
una strategia di marketing messa in campo dalle narcomafie.
 
APPELLO ANTIPROIBIZIONISTA
 
E' sempre più forte l'idea che i problemi derivanti dall'uso di sostanze
sarebbero ben poca cosa se non ci fosse il proibizionismo. A causa delle
leggi antidroga i consumatori diventano criminali costretti ad una vita
clandestina o in parte segreta, con tutti i rischi che ne conseguono.
Le morti per droghe pesanti sono riconducibili spesso ai mix effettuati
nel mercato nero, per aumentarne il peso e così i ricavi; le sostanze di
taglio sono tra le principali cause di morte dei consumatori. Le morti per
ecstasy sono inferiori al numero delle morti da caduta dal cavallo e
nessuno si sognerebbe di vietare di andare a cavallo. Le morti per
cannabis sono pari a zero quando le morti per alcol sono un numero
spropositato e, anche in questo caso, nessuno immaginerebbe un
proibizionismo dell'alcol, anzi di questo ne esiste un enorme sistema
commerciale ed industriale (es. Vinitaly).
Gli statunitensi sperimentarono il proibizionismo dell'alcol e i risultati
sono stati ben osservati: crescita esponenziale dei profitti illeciti,
diffusione di alcolici edulcorati, di bassissima qualità e nocivi anche
in piccole quantità, crescita dei fenomeni di abuso, esasperazione dei
conflitti. QUESTI SONO I RISULTATI DEL PROIBIZIONISMO!
Pensiamo fermamente che solo tramite la crescita di una libertà informata
e consapevole sulle droghe si possa ridurre il consumismo di sostanze
stupefacenti. Sosteniamo che la questione del consumo delle droghe sia un
fenomeno sempre esistito, impossibile da cancellare, connaturato nella
storia antropologica dell'umanità. Del fenomeno ne devono essere
affrontati i problemi che ne possono derivare concretamente, quando e come
si verificano, in modo realistico e coerente, non servono tabù, moralismi
ed ipocrisia.
Spesso infatti l'abuso di droghe è il riflesso di altre problematiche
sociali, come ad esempio l'insostenibilità dei ritmi lavorativi e di vita
diventati disumani.
Gli antiproibizionisti pensano che tutto questo sia evitabile: basta
mettere in campo politiche sugli stupefacenti ispirate ai principi
antiproibizionisti e sviluppare pol itiche di inclusione e solidarietà
anziché di esclusione e repressione.
Le campagne terroristiche in materia che arrivano ad attaccare il diritto
stesso a manifestare un'opinione differente dal discorso ufficiale
producono solo danni, inibiscono alle generazioni presenti e future la
possibilità di essere informate e di crescere con consapevolezza.
Quello delle droghe è un fenomeno sociale e umano, la vera questione da
risolvere è quella del proibizionismo. E' sempre più indispensabile una
politica pragmatica sulle droghe.
Canapisa manifesta la necessità sempre più urgente che tali politiche
vengano messe finalmente in pratica.
 















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