[Redditolavoro] POMIGLIANO: L’ ARROGANZA, L’ INFAMIA, LA VERGOGNA!

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Wed Jun 23 08:28:58 CEST 2010


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Sent: Tuesday, June 22, 2010 7:04 PM
Subject: [Redditolavoro] POMIGLIANO: L’ ARROGANZA, L’ INFAMIA, LA VERGOGNA!


Piaggio: operai in sciopero

per Pomigliano d’Arco



In più di mille per il corteo e la manifestazione davanti alla direzione 
dell’azienda delle due ruote

Pontedera (da: La Nazione), 22 giugno 2010 -

Oltre 1.000 operai della Piaggio, il 48% secondo fonti 'ufficiali', hanno 
scioperato ieri per due ore in solidarietà al fronte del no, sostenuto dalla 
Fiom, all’accordo di Pomigliano d’Arco.

 Dove la Fiat chiede più lavoro, dunque e meno assenze e più turni, come 
requisito essenziale, ha detto l’amministratore delegato Marchionne, per 
portare in Campania la produzione della Panda oggi effettuata in Polonia.

 Già era stata effettuata un’ora di sciopero la settimana scorsa, ma questa 
manifestazione è stata più partecipata e più visibile perché attuata con 
mini corteo, presidio e comizio davanti la direzione, sul viale Piaggio. Non 
sono mancate critiche all’azienda della Vespa.

 E visto il muro contro muro tra Fiom e gli altri sindacati (ma con problemi 
anche all’interno della Cgil) nella manifestazione di ieri non sono mancate 
critiche alla Uilm, che a Pomigliano è il primo sindacato, e alle alle 
sigle.



Ma la Uilm controbatte con una nota in cui 'invita' la Fiom "a fare più 
sindacato e meno politica" registrando invece un atteggiamento che alla Uilm 
appare contrario. "Con la preoccupazione che Fiom possa aiutare i padroni a 
rigurgiti di lotta contro il proletariato".





----Messaggio originale----
Da: dino erba
Data: 22/06/2010 11.30
A: circ.pro.g.landonio at tiscali.it
Ogg: POMIGLIANO : L’ ARROGANZA, L’ INFAMIA, LA VERGOGNA!

lun, 21 giu @ 22:59 OPERAIO CONTRO



SEI CONSIGLI PRATICI PER UNA GIORNATA CHE FA STORIA


PUBBLICHIAMO IL TESTO DEL VOLANTINO CHE SARA' DISTRIBUITO IL 22 GIUGNO ALLA 
FIAT DI POMIGLIANO1 Marchionne è isterico ed ha ragione di esserlo. La FIOM, 
il sindacato che organizza la maggioranza degli operai ha detto NO all’accordo. 
Qualunque sia il risultato del referendum gli operai iscritti alla FIOM e i 
loro sostenitori sono liberi di organizzare gli scioperi e le proteste 
necessarie per difendere i loro diritti conquistati con più di cento anni di 
lotta. 2 La scelta più conseguente di fronte a questo referendum, che è una 
truffa, è quella di non andare a votare. Con meno della metà di votanti 
perde anche formalmente qualunque valore. La Fiat lo sa ed ha imposto a 
tutti la presenza. I tabulati dei voti andranno nelle mani della direzione e 
sarà facile individuare “i non interessati” che verranno condannati al 
licenziamento.3 La presenza massiccia di tutti gli operai in fabbrica può 
diventare un’occasione buona per organizzare dall’interno il boicottaggio 
del voto. Uno sciopero al momento di andare alle urne con un corteo che 
abbandona lo stabilimento diventa un evidente rifiuto collettivo . Difficile 
da realizzare ma non impossibile.4 Spinti a partecipare con la paura di 
rappresaglie, impossibilitati ad una protesta collettiva ci rimane una sola 
scelta: votare e votare NO. Qui sta il punto, Marchionne vuole un SI unanime 
sul suo piano e se lo deve sognare.Se i NO assieme alle astensioni ed alle 
schede bianche e nulle superano il 50% il referendum è comunque fallito. 
Tutti dicono che vinceranno i SI ma il problema è con quali percentuali? Se 
i SI non raggiungeranno il 70% degli aventi diritto al voto la FIAT ha perso 
la partita del famoso coinvolgimento. Un 30% degli operai che non ci stanno 
sarà un bel problema.Truccheranno le schede? Se i SI non saranno sufficienti 
è possibile, hanno in mano il controllo totale dei seggi. Ma devono stare 
attenti, i conti li sappiamo fare anche noi.5 Marchionne ha già fregato gli 
operai polacchi; gli ha imposto le sue condizionicapestro; quelli hanno 
accettato e oggi finiscono in mezzo ad una strada. Votando SI,se mai 
Pomigliano ripartiràsarà sempre in pericolo, basterà trovare da qualche 
parte operai disposti a scenderepiù in basso e la fine sarà segnata. Votare 
SI vuol dire esporre la fabbrica alpericolo di chiusura, chi potrà opporsi 
se i conti del mercato non tornano? Forse glioperai che si sono piegati 
senza resistere al ricatto del padrone? Forse i capisempre pronti a capire 
le necessità della direzione? Forse i chiacchieroni politiciche stanno 
facendo chiudere Termini Imerese nel più assoluto silenzio. 6 Meno saranno i 
SI al piano Fiat, più saremo forti come operai, più la fabbrica saràdifesa. 
Se ci è permesso usare gli stessi sistemi della FIAT mettiamo Marchionne 
difronte ad un legittimo ricatto o ci riporta al lavoro rispettando i nostri 
diritti ele leggi che li regolano oppure sarà il diretto responsabile delle 
tensioni socialiche il tentativo di chiudere Pomigliano scatenerà in tutta 
la regione. Marchionne non ha rispetto per gli operai, tantomeno per la FIOM 
e nemmeno per isindacalisti che gli hanno fatto da tappeto. A Pomigliano 
deveabbassare la cresta.(IN ALLEGATO IL VOLANTINO DA STAMPARE)POMIGLIANO : L’ 
ARROGANZA, L’ INFAMIA, LA VERGOGNA! Fiat di Pomigliano d’Arco (NA). Firmato 
l’accordo che segna lo spartiacque delle “nuove relazioni industriali”. D’ora 
in avanti ogni impresa potrà arrogarsi il diritto di ricattare i propri 
lavoratori (quelli rimasti): o accettate le mie piattaforme o chiudo.Dopo 
aver ricevuto, da governi di ogni colore, sovvenzioni pubbliche a iosa, 
appoggi politici di ogni tipo, incentivi, ruffianismi sindacali di ogni 
provenienza, la Fiat mette una pietra tombale ai Contratti Collettivi di 
Lavoro ed al diritto di sciopero.Più turni di lavoro, meno pause, più 
straordinari obbligatori, limitazione del diritto di sciopero e del 
pagamento della malattia. Un pacchetto da prendere tutto insieme o da 
lasciare. Operai coinvolti: 5200 come dipendenti diretti, 10.000 dell’indotto.Il 
tutto in nome della “competitività”, facendo arrivare dalla Polonia la Nuova 
Panda (250.000 auto annue da produrre, contro le attuali 45.000 di altre 
gamme).Se vuoi lavorare devi essere un robot  (vedi WCM, o “Nuova Metrica 
del lavoro”) e  devi produrre “come un orologio svizzero”, secondo Sergio 
Marchionne, AD Fiat.Per Governo ed Industriali, parola di Tremonti, “è 
finito il conflitto tra capitale e lavoro “.Sarebbe invece il caso di dire 
che il capitale schiaccia sempre di più il lavoro; ma non pretendiamo che 
parlino tanto chiaro da  Associazioni  di Sfruttatori  e da politici che 
sono da sempre sul loro libro paga. Per i sindacati firmatari dell’ennesimo 
accordo infame ai danni dei lavoratori che dicono di rappresentare (CISL, 
UIL, UGL, FISMIC), si tratta di “un accordo sensato ed innovativo”. Parola 
di Raffaele Bonanni, segretario nazionale CISL. Ormai sono decenni che 
queste sigle sono le capofila della svendita premeditata di tutte le 
conquiste operaie di fine anni ’60-inizio anni ’70. Fosse dipeso da loro, e 
dagli accordi che ci hanno fatto ingoiare, l’ Italia non dovrebbe avere 
praticamente disoccupazione. Sono stati regalati infatti ai padroni salari, 
licenziamenti, straordinari, flessibilità selvaggia del lavoro, 
produttività…e chi più ne ha ne metta…In cambio di cosa? Di una massa 
crescente di disoccupati e precari, in ogni settore.Ma anche i “sinistri” 
devono essere totalmente chiamati a rispondere del loro collaborazionismo. 
Altro che CGIL “sindacato d’opposizione” ! Opposizione a cosa? Epifani, dall’inizio 
di questa vicenda, ha detto chiaramente che prima di tutto vengono gli 
investimenti… mettendo così nei guai la FIOM, la quale, pur disposta ad 
ingoiare la cosiddetta “riorganizzazione del lavoro” (= + sfruttamento), 
dovrà ora prendere atto dell’esito scontato del referendum tra i lavoratori 
ricattati, e limitarsi a salvarsi l’anima con la mancata apposizione della 
firma all’accordo. La CGIL è ormai anch’essa un carrozzone parlamentare che 
non può difendere in nulla i lavoratori dal forsennato attacco padronale 
nella crisi.I lavoratori possono risalire la china contando solo sulle 
proprie forze; collegandosi tra realtà di lotta, formando comitati di 
sciopero nelle aziende, coordinando iniziative comuni coi loro compagni di 
classe e d’impresa, in Europa e nel mondo. Nel caso della Fiat, coi 
lavoratori polacchi, innanzitutto. Nella lettera che riportiamo nel retro un 
gruppo di lavoratori della FIAT di Tichy denuncia l’opera di divisione e 
ricatto della FIAT sui lavoratori polacchi e italiani. E concludono:“E’ 
chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare 
a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i 
nostri interessi internazionalmente. Per noi non c’è altro da fare a Tychy 
che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere.”L’unione e la lotta 
internazionale dei lavoratori è l’unica soluzione per non farsi schiacciare 
dai padroni, dai politicanti borghesi di ogni colore, dai burocrati dei 
sindacati collaborazionisti e statali, per preparare il futuro della nostra 
classe.Combat – Commissione Lavoro“ Un episodio di meravigliosa 
sussidiarietà “ (M. Sacconi)Il ministro Sacconi, inebriato dal sole di Santa 
Margherita Ligure e non sopportandopiù di tanto il vino frizzante, ha 
parlato in relazione alla proposta Fiat di Pomiglianodi “meravigliosa 
sussidiarietà”, ignorando che il termine, in senso etimologico,significa 
“portare aiuto” (sussidium afferre) e che la sussidiarietà può essere“verticale” 
(il rapporto Stato Regione Provincia Comune) oppure “orizzontale”(riguardante 
il rapporto pubblico privato nei servizi) ma che non c’entra un cazzo nelle 
relazioni industriali. In ogni caso c’entri o meno la sussidiarietà e il 
vinellofrizzante confindustriale, il caso Pomigliano va inquadrato in quella 
che ormai sipalesa come una mondializzazione senza veli e senza copertura 
ideologica: cessionedi diritti in cambio di lavoro, di questo si tratta e 
poiché in cambio di quello si cedonodiritti acquisiti con fatica in passato 
quel lavoro (salariato) assume di fatto vestigiaservili. Del resto politici, 
analisti, industriali e giornalisti compiacenti non hannoormai più remore 
nel dire apertamente che il problema non è quello (non lo è maistato) di far 
crescere i salari e le condizioni di lavoro nei paesi “emergenti”, maquello 
di far scendere i nostri al loro livello. L’obiettivo dichiarato è dunque 
allineareprogressivamente salari e condizione di lavoro nei paesi europei a 
quelli. E’ quiquindi, in questo snodo di storia contemporanea, che la 
vertenza di Pomiglianoassume un valore simbolico e non solo di svolta: o si 
accettano le condizioni imposteda Fiat - che va ricordato è indisponibile a 
qualsiasi forma di trattativa - erodendofinanche il margine “riformistico” 
posto dalla Fiom e dunque si ridisegnano irapporti di forza a vantaggio del 
padronato, più di quanto non lo siano già oggi,oppure si scende in lotta e 
ci si ribella aprendo una strada che nessuno può saperedove potrebbe 
portare. Va ammesso che davanti alla prospettiva di restare senzalavoro in 
una città e in una regione in cui la disoccupazione, soprattutto 
quellagiovanile, è molto alta, la maggioranza dei lavoratori di Pomigliano 
saràprobabilmente orientata ad accettare le condizione imposte da Fiat, 
condizioni chevorremmo ricordare sono durissime e in deroga al contratto 
nazionale. Tra le altre,allo scopo di utilizzare gli impianti 24 ore su 24 e 
6 giorni alla settimana, sabatocompreso, i lavoratori dovranno lavorare su 
tre turni giornalieri di otto ore. L’ultimamezz’ora sarà dedicata alla 
refezione (il che significa non toccare cibo per almenootto ore) l’azienda 
potrà richiedere 80 ore di straordinario a testa (due settimane inpiù di 
lavoro l’anno) senza accordo sindacale. Le pause saranno ridotte da 40 a 
30minuti, ma soprattutto, è questo uno degli aspetti più odiosi richiesti da 
Fiat, leeventuali perdite di produzione a causa di interruzione delle 
forniture (casoabbastanza frequente quando la componentistica proviene da 
tutt’altre aziende achilometri di distanza) dovranno essere recuperate o 
nella mezz’ora di fine turno(giusto quello della refezione) o nei giorni di 
riposo individuale, in deroga alcontratto nazionale. Una parte poi del 
documento Fiat è dedicata alla cosiddetta“metrica lavorativa”, ovvero al 
metodo di determinare i movimenti che un operaiodeve compiere per effettuare 
una certa operazione e i tempi in cui la deve fare,insomma un sistema 
computerizzato e meccanizzato atto a spremere fino all’ultimagoccia il 
lavoro vivo perché nulla di ciò che produce valore vada sprecato. Inoltre, 
neldocumento, con un atto gravissimo di arroganza, si chiede alla componente 
sindacaleche non ha ancora accettato la proposta di accordo di istruire i 
lavoratori nellarinuncia allo sciopero, togliendogli così di fatto l’unica 
modalità di resistenza enegando sul piano formale un diritto costituzionale. 
Siamo dunque, come si diceva,ad una svolta: se in Polonia o in qualunque 
altro luogo un operaio lavora accettandocondizioni di sfruttamento 
durissime, non si capisce perché le case automobilistichein concorrenza fra 
loro debbano rinunciare ad imporre queste condizioni. Le stessemodalità sono 
portate avanti dalla Volkswagen, dalla Toyota o dalla General Motors.Ne più 
né meno.Che fare ? Effettivamente sembra non ci siano alternative.Per ora le 
notizie che ci giungono dicono di una resistenza della Fiom , ma 
isolatapoliticamente e dalla stessa C.G.I.L . Per quanto e come potranno 
resistere?Autorevoli commentatori in nome della “responsabilità” dicono che 
“realisticamente”non ci sono alternative, che l’accordo deve essere 
accettato, pena la responsabilitàche non ci siano gli investimenti da parte 
di Fiat. I lavoratori incalzati da unagiornalista sul che cosa faranno nel 
caso in cui la Fiat dovesse rimanere in Polonia aprodurre, hanno, del tutto 
comprensibilmente, “balbettato”. A domanda rispondevanocon domanda, elusivi, 
chiedevano senso di responsabilità all’azienda, si appellavanoall’etica, 
facevano “tenerezza”, una scena straziante, però del tutto comprensibile 
perchi sa bene che il lavoro (salariato) è maledizione ma anche fonte di 
sopravvivenza,(“pochi maledetti e subito”), e comprensibile a chi arriva da 
quel mondo, un mondofatto di gente che spesso non ha coscienza della propria 
forza, del fatto che ilcapitalismo potrebbe scomparire dall’oggi al domani 
se solo i lavoratori, tutti ilavoratori lo volessero e visto quello che il 
capitalismo, da decenni, ha ormai daoffrire a tutte le latitudini: briciole 
di lavoro salariato da accettare a qualunquecondizione.Forse però è giunto 
il momento di dire a quei lavoratori, con tutto il rispetto da partedi chi 
un lavoro ce l’ha, che non rimane loro che lottare, con le modalità e le 
formeche loro e solo loro riterranno più opportune, senza chiedere niente a 
nessuno erivolgendosi solo a chi si trova nelle loro stesse condizioni (i 
loro compagni polacchinella fattispecie).Si tratta di uno scontro più 
avanzato rispetto al caso della Inse a Milano e piùdrammatico: lì hanno 
trovato un padrone interessato a rilevare l’azienda. APomigliano nessuno 
farà l’investimento se non la Fiat a quelle condizioni.Prendere o lasciare. 
In questo caso i lavoratori non hanno che da perdere le lorocatene. E allora 
diciamo con rispetto a quei lavoratori “prendetevela la fabbrica,occupatela” 
altro che il campo da calcio che il dott. Marchionne ci 
vorrebbecostruire!Alfio Colombo


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