[Redditolavoro] Fwd: sulla vicenda fiat di pomigliano

lav tavolo4 at gmail.com
Thu Jun 17 19:15:00 CEST 2010



-------- Messaggio originale --------
Oggetto: 	sulla vicenda fiat di pomigliano
Data: 	Thu, 17 Jun 2010 18:06:24 +0200 (CEST)
Mittente: 	Laura <laura.pauletto at libero.it>
Rispondi-a: 	Laura <laura.pauletto at libero.it>
A: 	<laura.pauletto at libero.it>





     Ogg: io cerco la T-I-T-I-N-A (la libertà delle alternative)

     Sulla vicenda della Fiat a Pomigliano un bell'articolo di Luciano
     Gallino, dal titolo "/La globalizzazione dell'operaio" /(Repubblica
     del 14-06-2010), spiega - credo - benissimo cosa Guido Viale intende
     con l'acronimo T.I.N.A.: "There is no alternative".

     T.I.N.A. è la silloge del pensiero unico imposto dai detentori del
     potere, e volta per volta, ci ricorda Viale sul Manifesto del
     16-06-2010 ("/Ma l'alternativa a Marchionne c'è/") ha cambiato
     faccia: "/prima liberismo (a parole, con grande dispendio di
     diagrammi e formule matematiche, ma senza mai rinunciare agli aiuti
     di stato e alle pratiche monopolistiche); poi dirigismo e
     capitalismo di stato (per salvare banche, assicurazioni e giganti
     dell'industria dai piedi d'argilla dal precipizio della crisi); per
     passare ora a un vero e proprio saccheggio, usando come fossero
     bancomat salari, pensioni, servizi sociali e «beni comuni», per
     saldare i debiti degli Stati messi in crisi dalle banche appena
     salvate. Così la ricetta che non contempla alternative oggi è
     libertà dell'impresa; che va messa al di sopra di sicurezza, libertà
     e dignità, ovviamente dei lavoratori, inopportunamente tutelate
     dall'art. 41 della Costituzione italiana/"...

     Tornando all'analisi di Gallino, una circostanza da egli rilevata mi
     ha particolarmente colpito: "/Ben 19 pagine sulle 36 del documento
     Fiat consegnato ai sindacati a fine maggio sono dedicate alla
     "metrica del lavoro."... (Si propone) l´adozione a tappeto dei
     criteri organizzativi denominati World Class Manufacturing (Wcm, che
     sta per "produzione di qualità o livello mondiale")... Il contenuto
     lavorativo utile di ogni secondo deve essere il più elevato
     possibile. L´ideale nel fondo della Wcm è il robot, che non si
     stanca, non rallenta mai il ritmo, non si distrae neanche per un
     attimo. Con la metrica del lavoro si addestrano le persone affinché
     operino il più possibile come robot/"...

     Questa storia mi ha fatto pensare a quando Charlot fa l'operaio nel
     film "Tempi moderni" (1936), producendo una efficacissima satira di
     quel macchinismo ("capitalista" o "socialista") che pretende di
     schiacciare l'uomo in nome della razionalità scientifica e
     dell'efficienza.

     Ottenendo- la tecnocrazia macchinista - ovviamente risultati opposti
     a quelli che la sua ideologia propina.

     La filosofia che la FIAT - e l'industria dell'auto in genere -
     praticano - la robotizzazione e schiavizzazione dell'essere umano -
     è infatti foriera di difetti di produzione. Centinaia di migliaia di
     veicoli debbono subire una riparazione, con costi speventosi per le
     aziende... e gli errori si verificano proprio in virtù della totale
     estraneazione dei lavoratori dal prodotto.

     Fretta, ripetitività, monotonia fanno, oltretutto, le pandine cieche...

     In una scena del film citato, per il resto muto, Charlot canta - è
     l'unico momento in cui si sente la sua voce - la celebre canzone
     della Titina.

     "/Io cerco la Titina, la cerco e non la trovo,/

     /Titina, mia Titina, chissà dove sarà..."/

     //

     Titina può essere intesa sia come la compagnia sessuale, in senso
     lato, sia come l'utopia che conduce alla felicità.

     Possiamo ritagliarle addosso un acronimo, in un inglese non
     perfetto, contrapposto per senso a T.I.N.A., così come Charlot
     rivendicava la concezione altra della libertà dell'individuo umano
     contro l'oppressione della megamacchina sociale: There is total
     insecurity, (we) need alternatives.

     Traduzione: *viviamo in totale insicurezza, necessitiamo di
     alternative*.

     Gli operai di Pomigliano non sono in condizioni di scegliere: hanno
     il coltello puntato alla gola e gli si chiede "o la borsa o la vita".

     Se la scelta collettiva è lavorare senza diritti o non lavorare per
     niente, è inevitabile cedere all'arcigna Zia T.I.N.A.

     Non c'è scelta in stato di necessità.

     Il problema è chi li ha messi in questa condizione disperata, e,
     purtroppo, non solo solo i cattivi capitalisti, ma anche e
     soprattutto i "sinistrati" ed i sindacalisti che da anni, nella
     cultura profonda, sono diventati i primi seguaci della Zia T.I.N.A.,
     vale a dire della logica della crescita guidata dal profitto, della
     competizione globale, della globalizzazione finanziaria.

     Il 25 giugno la CGIL ci richiama in piazza a livello nazionale ed
     ancora una volta è Zia T.I.N.A. a dettare i contenuti di questa
     iniziativa.

     Che significato ha, infatti, protestare perchè non paghino solo i
     "soliti noti" e chiedere investimenti per la crescita, quando invece
     non dobbiamo pagare affatto per salvare banchieri e speculatori e
     questo meccanismo economico (il cui sbocco è la distruzione degli
     uomini e del Pianeta) va rimpiazzato con un altro completamente diverso?

     Conclude così il suo articolo Luciano Gallino:

     "/Non ci sono alternative. Per il momento purtroppo è vero. Tuttavia
     la mancanza di alternative non è caduta dal cielo. È stata costruita
     dalla politica, dalle leggi, dalle grandi società, dal sistema
     finanziario, in parte con strumenti scientifici, in parte per
     ottusità o avidità. Toccherebbe alla politica e alle leggi provare a
     ridisegnare un mondo in cui delle alternative esistono, per le
     persone non meno per le imprese/".

     In sostanza, mandiamo in pensione T.I.N.A. e frequentiamo al suo
     posto la T.I.T.I.N.A.!

     Noi, che ancora abbiamo un cervello che non ci siamo bevuti ed un
     cuore non indurito, alcune sue tracce le abbiamo già trovate.

     Ci mette sulla buona strada lo stesso Guido Viale:

     "/L'alternativa è la conversione ambientale del sistema produttivo -
     e dei nostri consumi - a partire dagli stabilimenti in crisi e dalle
     fabbriche di prodotti obsoleti o nocivi, tra i quali l'automobile
     occupa il secondo posto, dopo gli armamenti. I settori in cui
     progettare, creare opportunità e investire non mancano: dalle fonti
     di energia rinnovabili all'efficienza energetica, dalla mobilità
     sostenibile all'agricoltura a chimica e chilometri zero, dal
     riassetto del territorio all'edilizia ecologica. Tutti settori che
     hanno un futuro certo, perché il petrolio costerà sempre più caro -
     e persino le emissioni a un certo punto verranno tassate - mentre le
     fonti rinnovabili costeranno sempre meno e l'inevitabile perdita di
     potenza di questa transizione dovrà essere compensata
     dall'efficienza nell'uso dell'energia. L'industria meccanica - come
     quella degli armamenti - può essere facilmente convertita alla
     produzione di pale e turbine eoliche e marine, di pannelli solari,
     di impianti di cogenerazione. Poi ci sono autobus, treni, tram e
     veicoli condivisi con cui sostituire le troppe auto, assetti
     idrogeologici da salvare invece di costruire nuove strade, case e
     città da riedificare - densificando l'abitato - dalle fondamenta/".

     Ma l'alternativa potrebbe essere ancora più complessa.

     Potrebbe essere fatta anche di:

     - grande redistribuzione del lavoro e della ricchezza reale con
     aumenti di salari, stipendi, pensioni e introduzione del reddito
     base di cittadinanza;

     - riforma fiscale ecologica, tassare le grandi ricchezze patrimoniali;

     - snellimento di un'economia "per i diritti" verso una stato
     stazionario con minor consumo di materia ed energia, emissioni
     basse, rifiuti zero, nessuna scoria radioattiva in quanto il ciclo
     produttivo dell'atomo (civile-militare) viene chiuso;

     - divieto di importazione per beni che siano stati prodotti
     schiavizzando gli uomini o devastando l'ambiente

     - riappropriazione della sovranità monetaria e nazionalizzazione
     delle grandi banche;

     - chiusura delle Borse in quanto casinò speculativi (se già la
     Merkel vieta le vendite allo scoperto potremmo andare avanti nella
     stessa logica e impedire le transazioni a breve, introdurre la Tobin
     Tax, bandire prodotti come CDS e CDO...).

     Ed altre soluzioni immaginabili, con relativi scenari di adattamento
     graduale alle condizioni esistenti.

     Per trovare la T.I.T.I.N.A., insomma, avremmo bisogno di discutere,
     organizzarci, scioperare almeno a livello europeo, sulla base di un
     diverso concetto della ricchezza sociale (è la nostra Terra, l'unica
     che abbiamo) e di una idea globale di alternativa: solo così, e non
     "tetto per tetto", "valle per valle", potremmo metterci nelle
     condizioni di respingere al mittente i ricatti di Marchionne e dei
     suoi consimili.

     Di qui il mio appello finale: tra le donne e gli uomini, chi è
     disposto ad affiancarmi nella ricerca, gioiosa e doverosa, della
     T.I.T.I.N.A.?

     Si faccia vivo e mi risponda, per favore!

     (Nei file allegati gli articoli citati di Luciano Gallino e di Guido
     Viale)







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