[Redditolavoro] Aggressione dopo manifestazione contro Israele

CobasSindacatodiClasse cobasta at libero.it
Mon Jun 7 11:46:00 CEST 2010




Ricevuto da una volontaria internazionale di ARCS che lavora in Libano e
che, di ritorno a Roma, ha partecipato alla manifestazione.


12 ore dopo, ancora non ci credo. Ancora mi girano le palle. Ancora quel
senso di incazzatura, frustrazione, rabbia. Saranno i 3 mesi di corso
sulla non violenza, la comunicazione orizzontale e tutte le belle parole
che poi ti chiedi a cosa sono servite.

Alla manifestazione ieri eravamo veramente quattro gatti.  Poche
bandiere, qualche slogan, mamme velate con bambini nel passeggino,
qualcuno vende fischietti, qualcun altro una kefiah, più una rimpatriata
di amici che altro. Una bella atmosfera. Dopo un’oretta di chiacchiere,
il corteo si muove, direzione piazza del Popolo. Da piazza della
Repubblica risaliamo via Orlando, poi scendiamo a piazza Barberini, due
chiacchiere, una birra. A Trinità dei Monti ormai ci siamo tutti
sciolti. Dietro di noi, un’armata di carabinieri in assetto antisommossa
“e che deve succedere??”. Ci fanno quasi pure ridere.
Dai, sono le sette e mezzo, io e Sergio decidiamo di rincamminarci verso
la stazione. Prendiamo la metro? No dai, è bello, facciamo due passi per
Roma.
Risaliamo via di Quattro Fontane, poi svoltiamo per tornare a piazza S.
Susanna. Sempre in chiacchiera. Nessun distintivo, nessuna bandiera.
Siamo due passanti come tanti altri, l’idea nemmeno mi sfiora il cervello.
All’incrocio con la piazza, quattro pischelli in motorino, scarabeo,
polo col colletto rialzato, casco a “scodella”, ci chiedono, senza
nemmeno troppo fingere di fare gli attori, se “le strade erano libere,
la manifestazione è passata, è finita, ma voi venite da lì”. Non ci
torna, ma lì per lì non ci pensiamo. Certo, salta agli occhi che mai
avrebbero pensato di unirsi alla manifestazione. Io, ingenuamente, penso
che forse “volevano solo evitarci”, a noi zecche comuniste che
manifestiamo per quel popolo ancora più zecca e comunista dei palestinesi.
Proseguiamo, arriviamo in piazza S. Susanna, svoltiamo a destra per via
Orlando.

Succede in un attimo.
Il ragazzetto dal colletto rialzato si avvicina da dietro, finge una
telefonata al cellulare. Sergio lo vede con la coda dell’occhio, io
sento solo un botto, il botto del casco sulla testa di Sergio. Agguanta
Sergio da dietro e inizia a colpirlo violentemente con il casco. Lo
stringe, lo butta a terra sul marciapiede e continua a picchiarlo con il
casco, gli tira dei calci in petto. È un pestaggio in piena regola.
Io inizio ad urlare. Non mi viene in mente di strapparlo, di tirargli un
calcio, nonostante tiri calci per sei ore alla settimana, ma urlo come
una pazza, lo inseguo in quei tre metri tra marciapiede, macchine
parcheggiate e strada. Accanto, in strada, gli altri tre lo aspettano in
motorino. Lui, finita la sua bravata, urla un “Forza Israele” che suona
più fuori luogo che mai, monta in sella e scappano. Dieci secondi di
terrore. Di rabbia, di un’aggressione più inutile e gratuita che mai.
Rimaniamo lì, nella folla dei passanti, increduli, mentre spiego al 113
che sì siamo stati aggrediti, no non ci siamo fatti male, sì ho preso la
targa “però non so se è giusta”, “è giusta o no?!” mi fa il poliziotto
al telefono, ma che ne sooooo gli vorrei urlare, dov’eravate voi, quando
fino a 5 minuti fa eravamo ricoperti di carabinieri e nemmeno una scorta
al corteo che si scioglie. Aspettiamo inutilmente una fantomatica
volante che “è in arrivo”. Dopo un’ora decidiamo di andarcene, ormai non
c’è più nessuno.

Una bravata del cazzo, un’azione finto-dimostrativa di pischelli che non
sanno nemmeno di cosa parlano, ma che non hanno niente di meglio da fare
durante il giorno probabilmente. Non i fasci di Casa Pound, non gli
scontri in piazza con il Forum Palestina, no. 4 sedicenni dalla testa
bacata, occhi neri di odio de che non se sa, che per fare i fighetti del
pomeriggio e avere qualcosa da raccontare agli amichetti di Ponte Milvio
il sabato sera, decidono di improvvisarsi piccole SS e di colpire un
ragazzo e una ragazza. Isolati. Poveri scemi, mica vanno a colpire il
corteo, mica vanno a rompere le scatole agli organizzatori, mica
scelgono i cristoni bardati di kefieh. No. Scelgono due così. Che se non
eravamo noi, sarebbe stato qualcun altro dopo di noi.

Fa incazzare, ma fa anche paura.
Attenti, stiamo attenti d’ora in poi, che qui, zecche, froci e tutti
quanti, siamo a rischio “punizione” gratuita. Che qui c’è una parte
della società che si sente autorizzata, intoccabile, impunita, ad andare
in giro a picchiare chi “devia”, mossi da un’ignoranza che spaventa, da
un odio montato a tavolino che fa impressione. Sarebbero ridicoli, se
non andassero in giro a fare male.

È questo il desolante panorama di questo paese.
Stiamo attenti.

Costanza


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