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Sun Jun 6 12:29:02 CEST 2010




 dichiarazione del PCI(maoista) sul deragliamento ferroviario
“non siamo coinvolti nel sabotaggio della linea ferroviaria.
Ciononostante siamo stati falsamente implicati”.
Il PCI (maoista) chiede alle autorità ferroviarie indiane di
ripristinare i treni.

Nota:
a seguito del deragliamento costato la vita a oltre cento persone e il
ferimento di moltissimi altre che viaggiavamo sul Gnaneswari Express, le
ferrovie avevano previsto di posticipare alla notte il servizio su
quella tratta e di riformulare di conseguenza l’intero orario dei treni.
In risposta il PCI (maoista) il 29 maggio ha emesso un comunicato
pubblicato il 30 maggio dal quotidiano bengalese Ananda Bazar Patrika di
Kolkata (Calcutta), a pag. 7, con il titolo “i maoisti chiedono alle
ferrovie di ripristinare i treni senza timore”

Le autorità ferroviarie possono far marciare i loro treni secondo
l’orario. Non c’è niente da temere. Sabato, a nome del Comitato del
PCI(maoista) di quello stato, Akash ha dichiarato alla stampa: “Non
siamo coinvolti nel sabotaggio della linea ferroviaria. Ciononostante
siamo stati falsamente implicati. Non c’è necessità di sospendere il
servizio per timore di sabotaggi maoisti. Le autorità ferroviarie
facciano marciare i loro treni. Da parte nostra non ci verrà nessun danno”.
Affermano i maoisti: “Il nostro appello a realizzare un “periodo nero”,
dal 23 maggio al 2 giugno, non era diretto contro le ferrovie. Esso
aveva come obiettivo, oltre che il carovita e le operazioni delle forze
di sicurezza, la politica del governo centrale di svendita delle
partecipazioni nel settore pubblico, di ampliamento dell’assistenza USA
nel settore della difesa e di creazione zone economiche speciali. Il
nostro obiettivo era fare propaganda ed elevare nel popolo la coscienza
di questi problemi. Il nostro programma comprendeva l’esposizione di
distintivi neri e cortei ma niente contro le ferrovie.
Ancora dicono i maoisti “ogni qual volta lanciamo un’iniziativa contro
le ferrovie o un appello a fermare il servizio, questo è comunicato
ufficialmente, molto tempo prima” … Akash ha proseguito: “Non sappiamo
chi sia coinvolto nel sabotaggio, ma sappiamo che proprio quel giorno
hanno condotto operazioni contro quadri del PCI(M) in 32 villaggi
nell’area dei distretti di polizia di Manikpara e Kotwali, abbattendo
case, torturando donne e provocando grande rabbia e malcontento popolare”.
Respingendo la richiesta di aprire un’inchiesta da parte del CID,
controllato dal governo del West Bengala e del CBI, controllato dal
governo centrale, i maoisti hanno dichiarato: “Sono entrambe istituzioni
di parte. Saremmo favorevoli a una commissione d’inchiesta neutrale
composta da intellettuali, scienziati e ingegneri ed esperti non
governativi. Lasciamo che siano loro a scoprire chi ha commesso il
sabotaggio e perché, vogliamo un’inchiesta indipendente. Vogliamo che
venga fuori la verità”.
Il Sunday Hindustan Times ha riportato solo una breve parte della
dichiarazione nella sua edizione di Calcutta del 30 maggio, col commento
“I maoisti ora vogliono un’inchiesta indipendente”. Vi si legge: “Sabato
i maoisti hanno ancora una volta negato di aver avuto parte alla
tragedia. Akash, rappresentante del PCI(M) in quello stato, ci ha
dichiarato in una comunicazione telefonica da una località imprecisata
che la sua parte sarebbe favorevole all’inchiesta da parte di “un gruppo
indipendente di intellettuali”.

Cittadini preoccupati.



__________ Informazione NOD32 5175 (20100605) __________

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